La 5a edizione del Festival dell’Economia si A? conclusa ieri dopo quattro giorni di conferenze che anche quest’anno hanno registrato il tutto esaurito. Come al solito si sono viste lunghe file fuori dalle sedi degli incontri, sale spesso impossibilitate ad ospitare tutti, facce note in giro per il centro cittA� e borse arancioni.
Il Festival dell’Economia non accenna a veder diminuire il proprio pubblico che, nei giorni scorsi, ha addirittura preferito sedersi sui bolognini di Piazza Duomo pur di non perdere le conferenze con Milena Gabanelli, Roberto Saviano e gli altri. Ed A? proprio all’altro vero protagonista del Festival dell’Economia, il pubblico, cui dedichiamo questo spazio.
Ascolta le audiointerviste realizzate in giro per la cittA� di Trento ad alcuni partecipanti al Festival dell’Economia:
1) Intervista a Pietro e Federica
2) Intervista all’ecovolontaria Maria Grazia
3) Intervista a Thomas e Chiara
4) Intervista a Piero
5) Intervista ad Angelo
6) Intervista a Laura
7) Intervista a Christian
Martina Bridi
Il modo migliore per rispondere alle critiche di un uso improprio di denaro pubblico, per un evento che non dà una quantificazione chiara dei benefici, è quello di programmare un piano di assorbimento dei costi pubblici, sostituendoli con misure di project financing a 360°, a partire dal ruolo degli sponsor, per arrivare ad una corretta gestione dei costi, in particolare i costi per i relatori. La sfida per gli economisti del Festival è di misurarsi sul campo con l’economia della gestione reale. Dimostrare che con un corretto controllo di gestione, e una politica di marketing adeguata, si riesce a volorizzare l’evento Festival, per farlo vivere di risorse proprie, un evento Festival che possa generare valore aggiunto e che quindi si riesca ad autofinanziare. E’ questa la sfida che propongo per i prossimi tre anni. Certamente non si può pretendere di arrivare al break even subito, ma un lento ridimensionamento della voce finanziamento pubblico sarebbe davvero un segnale forte. L’economia non è solo teoria accademica, l’economia si basa su scelte che tendono a generare profitti. Se un Festival dell’Economia non ha come obiettivo quello di generare valore aggiunto, può veramente alimentare critiche di scarsa coerenza tra ciò che pretende di insegnare e l’esempio di sé stesso. Al di là del coordinamento accademico, che punta a definire l’aspetto contenutistico dei temi e dei relatori, c’è bisogno di fare un passo avanti. Affrontare il problema dei costi e utilizzare idee e proposte che valorizzano sinergie nel segno di trasformare l’evento in laboratorio culturale autofinanziato. Perché anche così la teoria economica si declina nella prospettiva dei fatti reali. Solo cosi si passa dalle parole ai fatti. Anche il solo fatto di imporre in un certo senso il glamour del festival ai relatori, che devono capire anche quanto il Festival dà a loro, in termini di visibilità , popolarità , riconoscimento sociale, successo. E questo va pesato, va quantificato. Parlare al Festival è un onore, e già il fatto di essere invitati dovrebbe rappresentare una gratificazione non indifferente a fronte di elevati cachet. Il Festival dell’Economia ha bisogno di una svolta manageriale, di fare un salto di qualità . Accanto al grande Tito Boeri, qualcuno l’ha definito il Mourinho del Festival (anche se lui è un milanista sfegatato), ci vorrebbe un Montezemolo della situazione, un uomo d’azienda, capace di creare denaro dall’evento, denaro che poi è risorsa indispensabile per l’organizzazione. Non è una brutta idea se nei prossimi giorni si assistesse ad una piccola campagna di mercato per trovare il manager adatto che sappia interpretare questa linea d’azione, e riesca a declinare tutto questo in iniziative concrete e vitali per la valorizzazione dell’evento. Auguro al comitato scientifico un buon lavoro, con l’auspicio che qualche spunto da questi ragionamenti sia utile per dare nuova linfa a questo Festival dell’economia che viene cosi apprezzato….Visto il successo dell’Itas in soli 10 anni di grande attività , si potrebbe partire coinvolgendo il mitico presidente con i baffi………….
FLAVIO BERTOLINI
Creare interesse e voglia di confrontarsi con i temi dell’economia è un obiettivo valido e condiviso a prescindere da una mera valutazione gestionale di un evento come il Festival dell’Economia. Già il fatto di coinvolgere le persone e appassionarle verso la cultura economica e sociale, è un risultato positivo. Ma c’è un fatto che negli ultimi tempi ha cambiato il quadro e cosi le regole: la crisi economica. E questo non è un tema da sottovalutare. Una buona economia domestica è diventata un’esigenza fondamentale per le famiglie trentine, e italiane in genere. Consumare meno, consumare meglio, sembra essere la regola per i portafogli sempre piu vuoti. E la gente si è attrezzata: ricerca dei saldi, passaparola sui luoghi migliori per l’acquisto, centri commerciali, gruppi d’acquisto solidale, sinergie per abbattere i costi inutili, i viaggi last minute, ….fino alle diete! Insomma l’interesse per l’economia domestica è imposta dalla crisi. Questa è la realtà . In un mondo così, c’è una sorta di omologazione alla corretta gestione delle risorse, ad un abbattimento degli sprechi e alla valorizzazione di idee e comportamenti virtuosi. Le regole cambiano anche da un anno all’altro, perchè lo scenario cambia. Chi avrebbe mai pensato ad una manovra correttiva alle porte dell’estate? Ma i nodi della Grecia e dei rischi di un elevato indebitamento sono arrivati al pettine! E’ così che qualsiasi iniziativa promossa con denaro pubblico deve trovare, in una logica di efficace ed efficiente programmazione, le sue motivazioni strutturali. Tagliare gli stipendi per tre anni….va bene….abolire gli enti inutili…va bene, costringere i soliti noti a “sacrifici”, …va bene…ma non si può prescindere dal ribadire che questo “vento” deve coinvolgere anche una manifestazione con il Festival dell’Economia. La qualità della gestione non è un lusso, un plus a cui si può anche rinunciare. E’ invece un dovere che il tempo di oggi richiede. Arrivare ad una sorta di pareggio di bilancio in 3 anni è possibile, e come tutte le sfide, l’importante è crederci. Ovviamente bisogna affrontare l’evento con un’ottica adeguata: gli occhi di un giornalista o di un intellettuale non possono “vedere” i centri di costo e le prospettive di business come possono farlo gli occhi di un uomo di mercato, d’impresa. E con tutti i giovani plurilaureati, “masterizzati” che ci ritroviamo in giro (anche al Festival come spettatori), che a livello accademico, di case history, risolvono problemi e situazioni anche piu complicate della gestione ottimale di un evento culturale, c’è da “pescare” a volontà !!! Anche solo provarci con un concorso di idee, penso che soluzioni ce ne sono tante, ed anche giovani, managers ambiziosi, motivati e preparati che accetterebbero una sfida di questo tipo, con grande entusiasmo, senza pretendere tanto in cambio. Visto che se poi si raggiungesse l’obiettivo, il valore dell’impegno profuso si ripagherebbe con il denaro pubblico risparmiato e il risultato sarebbe tale che garantirebbe a chi ha lavorato per raggiungerlo un futuro professionale veramente interessante. Sul campo avrebbe dimostrato le vere doti di un economista di prestigio.
FLAVIO BERTOLINI