Dopo Cazzannelli, Sommaruga e Maione, Robert Akrawi A? l’autore che completa il progetto espositivo di Phf Photoforma per il 2010, basato sul doppio filone del paesaggio naturalistico e sul reportage sociale.
Originario della��Iraq, naturalizzato americano e sposatosi con una��italiana, Robert Akrawi possiede una personalitA� poliedrica e assai ricca sotto il profilo intellettuale.
Egli appartiene ad una enclave religiosa cristiana che, da generazioni, tramanda la saggezze della cultura aramaica (nei villaggi ove ha avuto luogo la��infanzia di Robert, si parla ancora un dialetto aramaico, chiamato Sureth e nelle liturgie si usa la��aramaico, che era la lingua di GesA?). La sensibilitA� che egli impiega con straordinaria efficacia espressiva nel proprio lavoro di ricerca fotografica si A? sviluppata in ambiti socio-culturali non sempre favorevoli. Ricordiamo, solo brevemente, che le minoranze cristiane irachene sono state soggette a grandi e sistematiche persecuzioni.
SensibilitA� e particolare condizione professionale, consentono alla��autore di essere testimone, in luoghi e terre impossibili, di realtA� umane assolutamente peculiari.
La selezione proposta presso lo Spazio Espositivo Pretto A? costruita con tredici immagini nella gallery esterna ed altrettante alla��interno del negozio Pretto. La rassegna A? stata costruita visionando centinaia di scatti e, per precisa scelta della��autore, propone il titolo a�?Unaltered Cameroona�?.
La��autore indica una cosa che gli A? rimasta impressa nella mente in maniera indelebile: il mondo che ha fotografato, nonostante le oggettive condizioni socio-economiche in cui versa, possiede qualcosa di unico ed a�?inalteratoa�?. AldilA� della precisione legata alla traduzione letterale della��aggettivo, la��accezione a cui pensa Robert per il suo lavoro A?, con ogni probabilitA�, quella di a�?incontaminatoa�?.
Robert Akrawi, infatti, riuscendo a fotografare gruppi sociali quanto mai diversi e alla��interno dei loro ambienti quotidiani (familiari o pubblici), si A? imbattuto in situazioni in cui la gente ha sempre dimostrato una gioia istintiva per ciA? che la vita offriva loro.
Questa idea, ovviamente, non A? la prevedibile e romantica banalitA� occidentale che assegna a questi luoghi un fascino particolare solo perchA� a�?diversia�?. Proprio rispetto alla��esito espressivo della��indagine fotografica, lo statuto di diversitA� di alcune situazioni (che in alcuni casi rasenta la��indigenza vera e propria e segna paurosamente il divario fra chi possiede tutto e chi non ha quasi nulla), non puA? essere, tout-court, un alibi con cui certificare la��originalitA� di un lavoro. La riflessione di Akrawi (che vive fra la��Italia e Detroit), e che conosce assai bene queste facili a�?trappolea�?, si spinge ben oltre.
Superando il consunto approccio reportagistico, la��autore entra in una dimensione di a�?contattoa�? con le persone che ritrae che A? originalissima e feconda. Non solo sotto il profilo fotografico (evidenza che sarebbe di per sA� giA� qualificante), ma anche, e con ben altra statura, in quello socio-antropologico.
La fotografia di Akrawi A? diretta, partecipata, empatica. Fra lui ed il soggetto ritratto A? quasi sempre manifesta la��intenzionalitA� del fotografo a voler riprendere le situazioni. E tuttavia, la grande capacitA� comunicativa di Robert, che talvolta nel suo sguardo appare dotata di un particolare magnetismo, riesce a spingerlo dentro le situazioni con la��impiego di lunghezze focali apparentemente improbabili (se non addirittura impossibili) per il tipo di lavoro affrontato (il grandangolare della��autore contempla la realtA� e, al tempo stesso, la distorce…). La creativa ripresa di Akrawi, praticata con gli azzardati tagli dal basso e le angolature prospettiche al limite del surreale, dimostra che ci troviamo di fronte ad un fotografo maturo, etico e molto preparato.
Akrawi riesce a farsi coinvolgere nelle situazioni in maniera talmente empatica da poter ritenere, alla fine, che il fatto che egli abbia in mano una camera per riprendere fotografie, sia un mero accidente.
Con questo approccio metodologico, reso possibile dal background culturale e sociale di Akrawi, ecco che i ritratti dei bambini camerunesi, delle donne affaccendate ai lavori, degli anziani, dei a�?guerrieria�? che chiedono una posa, di improvvisate a�?modellea�? danzanti nella��acqua, divengono straordinarie icone di un racconto fotografico ricco e appassionante. Sequenze costruite con le espressioni dei volti, le luci, le ombre, le atmosfere, che ci rendono partecipi, con la stessa empatia utilizzata dalla��autore, di questo avvincente tessuto narrativo.
Fra i tanti, incredibili itinerari visivi identificati da Robert Akrawi, quello sui bambini camerunensi (ritratti in posa singola o in gruppo) A? il piA? avvincente. Dai loro sorrisi e dai loro occhi emerge, sempre, una straordinaria a�?forza vitalea�?: guardano spesso, divertiti, nella fotocamera della��autore e sembrano voler riscattare, attraverso la loro gioia spontanea, una condizione sociale che viaggia sul labile confine della precarietA� esistenziale. Grazie alle sue invenzioni, Akrawi riesce a farci scorgere, con ammirevole precisione calligrafica, i segni evidenti di tale antinomia.
Materiale visivo fecondo: per la nostra sempre piA? distratta cultura fotografica e, ancor piA?, per la nostra mente.
La mostra A? visitabile dal 21 agosto al 16 settembre 2010.
Per maggiori informazioni:
Spazio Espositivo Pretto
info@prettoexpo.org