LunedA� 12 novembre alle ore 20.45 alla Sala SocietA� Filarmonica di Trento si esibirA� il Trio di Parma.
Ivan Rabaglia, violino
Enrico Bronzi, violoncello
Alberto Miodini, pianoforte
A. Dvorak
(1841-1904)
Trio n. 1 in Si bem. magg. op. 21
Allegro molto a�� Adagio molto e mesto a�� Allegretto scherzando a�� Finale: Allegro vivace
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A. Dvorak
Trio n. 4 in mi min. op. 90 a�?Dumkya�?
Lento maestoso a�� Poco Adagio a�� Andante a�� Andante moderato a�� Allegro a�� Lento maestoso. Vivace
Un complesso giunto ormai alla piena maturitA� artistica, un prezioso gioiello di famiglia: questo A?, oggi, per la��Italia, il Trio di Parma formatosi nel 1990 al Conservatorio di Parma e perfezionatosi con il Trio di Trieste alla Scuola di Musica di Fiesole e alla��Accademia Chigiana di Siena. La sua brillante carriera si A? alimentata con le vittorie al Concorso Internazionale a�?Vittorio Guia�? di Firenze, al Concorso di Melbourne, alla ARD di Monaco e al Concorso di Lione.
Nel 1994 la consegna del a�?Premio Abbiatia�? da parte della��Associazione Nazionale della Critica Musicale quale miglior complesso cameristico, non A? stata altro che la conferma di una consacrazione ormai internazionale. Dalla Filarmonica di Berlino alla Carnegie Hall, dal Lincoln Center di New York alla Wigmore Hall di Londra, Festival di Lockenhaus, SocietA� del Quartetto di Milano ecc. le esibizioni del Trio si sono succedute in un crescendo di successi confermati da collaborazioni con altri musicisti quali Vladimir Delman, Pavel Vernikov, Alessandro Carbonare e registrazioni radiofoniche e televisive.
Ammirazione hanno suscitato pure le incisione discografiche, con le opere integrali di Brahms, Beethoven e Ravel per la rivista Amadeus. Il Trio di Parma A? anche impegnato didatticamente in vari Conservatori italiani, al Mozarteum di Salisburgo e alla Scuola di Musica di Fiesole. Ivan Rabaglia suona un G. B. Guadagnini costruito a Piacenza nel 1744 ed Enrico Bronzi un V. Panormo costruito a Londra nel 1775.
La��op. 21: un Allegro molto iniziale dove il materiale tematico da��esordio sembra psicologicamente autobiografico con una melodia proveniente dai reconditi recessi della��anima (cioA? dalla tradizione, dalla geografia sentimentale della patria), la��immediato scatto ritmico-eroico (la��adesione alle magnifiche sorti e progressive della��umanitA�) del segmento successivo, a sua volta abbandonato per una specie di trenodia funebre, salvo raggiungere un schubertiano tema puntato, capace di svolte danzanti. Alla freschezza della��invenzione tematica non manca una ferrosa soliditA� di costruzione nel rispetto della classica forma sonata. Atmosfere meditative e dunque a�?patriottichea�?, padroneggiate dal violoncello, risuonano nel tempo lento, condotto alla��espressione solenne di una identitA� collettiva, rispecchiata pure in uno scherzo dalle movenze leggiadre. Forse solo il Finale allude ad un romanticismo di stampo a�?brahmsianoa�? con il suo tormentato motivo iniziale, mosso in sinuose figure di crome.
Nel Trio op. 90 in mi minore a�� dalla��op. 21, composta nel 1875, sono trascorsi sedici anni, utili a rafforzare la personalitA� compositiva di Dvorak a�� il disegno identitario diventa piA? che esplicito, abbracciando decisamente il criterio di un contenuto espressivo cui subordinare la��organizzazione strutturale: ne esce una partitura mobilissima, continuamente cangiante (la��agogica conta una quarantina di scarti di movimento), una architettura narrativa dove temi eroici, gioiosi e danzanti si alternano a tratti intimistici e nostalgici, in una successione che evita sviluppi ed elaborazioni.
Similmente alle sequenze di un film, le idee musicali-fotogrammi si susseguono raccontando lo a�?spirito di un popoloa�? , come la dumka, appunto, canto popolare di origine russa, ma anche vera e propria forma poetica, a�?ballata elegiaca celebrativa di grandi eroi, canto epico eletto a ricordare le gesta dei cosacchi alla conquista di pace e libertA�a�?.