Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler di Trento pubblica sulla rivista della Royal Society uno studio relativo alla diffusione della pandemia influenzale in Europa.
In Europa l’epidemia potrebbe diffondersi rapidamente da ovest verso est e colpire in misura diversa i vari Paesi. Nel caso di una pandemia influenzale, a causa dell’alta mobilitA� e della popolazione, l’Europa potrebbe dover affrontare una diffusione della malattia piuttosto rapida da ovest verso est e, in base alle marcate differenze nella struttura socio demografica delle diverse aree, l’impatto dell’epidemia potrebbe variare molto da paese a paese.
E’ questo in estrema sintesi, il risultato dello studio condotto dal ricercatore Stefano Merler della Fondazione Bruno Kessler di Trento in pubblicazione mercoledA�A�28 ottobre sulla prestigiosa rivista scientifica della Royal Society “Proceedings of the Royal Society B“.
L’impatto di una pandemia influenzale – emerge dallo studio – dipende in gran parte dalla dimensione dei nuclei familiari, dalla percentuale di studenti e lavoratori che compongono una popolazione e dalla mobilitA� di quest’ultima.
“Secondo lo scenario piA? plausibile del nostro studio“, spiega Merler, “la pandemia influenzale del virus A(H1N1), la cosiddetta influenza suina, potrebbe riguardare il 27% della popolazione italiana, in assenza di immunitA�A�al virus preesistente nella popolazione. A livello europeo, la popolazione colpita potrA� variare da un minimo del 23% in Bulgaria ad un massimo del 32% a Cipro. E tutto ciA? potrebbe determinare marcate differenze in termini di costi sociali, sia dal punto di vista clinico che economico“.
“Una certa frazione della popolazione” prosegue Merler “specialmente negli anziani, potrebbe presentare una naturale immunitA� al virus. In questo caso le percentuali potrebbero, fortunatamente, diminuire“.
Per realizzare lo studio, Merler – che lavora all’UnitA� di ricerca MBPA (Modelli predittivi per la medicina e l’ambiente) del Centro Information Technology alla Fondazione Bruno Kessler – ha messo a punto un modello matematico in grado di analizzare, per la prima volta con questo livello di dettaglio, la diffusione di un’epidemia in una popolazione di 515 milioni di individui. Sono state prese in considerazione le distribuzioni nelle diverse fasce d’etA� e le differenti composizioni dei nuclei familiari nonchA? gli spostamenti dovuti ai viaggi in treno e in aereo.
E’ risultato che nel 2007, 360 milioni di passeggeri hanno fatto viaggi internazionali attraverso paesi appartenenti all'”Europa a 27″ e 135 milioni di persone sono arrivate in questi paesi dall’esterno. PiA? dell’85% di questo trafficoA�A? rivolto verso i paesi occidentali, come Gran Bretagna, Spagna, Francia, Italia e Germania.
“Tutto questo“, spiega Merler, “determina un’alta sincronizzazione dell’epidemia a livello europeo con un chiaro pattern di diffusione ovest-est, come quello osservato nelle recenti epidemie di influenza stagionale“.
La ricerca “The role of population heterogeneity and human mobility in the spread of pandemic influenza” A? stata finanziata nell’ambito dei progetti europei Flumodcont ed Epiwork.