Mercoledì 10 ottobre ore 18.00 allo Spazio Alpino SAT di Trento in via Giannantonio Manci 57, L’ALTRA FACCIA DEL RECORD IN MONTAGNA: l’atleta, il limite, la performance, la solitudine e la condivisione.
E’ una sorta di tema sul “contro/record”, quello che la Sat propone mercoledì, 10 ottobre allo Spazio Alpino SAT, alle 18.00, per certi versi anticipando, o meglio introducendo il FESTIVAL DELLO SPORT di Trento, in programma dall’11 al 14 ottobre.
Molto spesso la dimensione del record è stata ed è tuttora rappresentata come il tradimento dello spirito più autentico di avvicinamento alla montagna.
In questa diffidenza nei confronti del tema del record esiste sicuramente un fondamento di verità, perché la montagna è un ambiente che non può essere ridotto a luogo di prestazione: l’immersione nella montagna in realtà coinvolge tutte le dimensioni dell’essere umano, e non di rado ci si rende conto che la montagna per chi la vive come esperienza intima, ha ben poco a che fare con il superamento di un record.
Non è infrequente infatti che la quiete della cima, la contemplazione della vastità degli orizzonti, la sensazione che non è la montagna che ci appartiene, nemmeno quando la”conquistiamo”, ma siamo noi che apparteniamo a lei.
Ed ancora : percepire la montagna come il luogo privilegiato della spiritualità, l’esperienza della solidarietà di cordata, la percezione che la morte è un compagno di viaggio che ci sta sempre a fianco, il senso di provvisorietà che la montagna porta con sé, ecco tutto questo spesso è ciò che maggiormente caratterizza il nostro vivere la montagna.
E tuttavia dobbiamo contemporaneamente tenere conto del fatto che la montagna è sempre anche un luogo in cui si vive il superamento del limite, che è lo spirito che anima ogni ricerca del record.
Questo superamento del limite ha sempre a che fare prima di tutto con se stessi, e in questo la montagna è un luogo diverso da altri. Come testimoniano le imprese, non solo alpinistiche e i record di Gianfranco Corradini.
Chi frequenta la montagna non è mai completamente immune da questa dimensione di superamento del limite, che deriva sostanzialmente dalle sfide che la montagna sembra porci davanti. Alcune che rappresentano quasi una provocazione (nel senso autentico di una “chiamata”) come le pareti per chi arrampica; altre perché la montagna rimane spesso un luogo inospitale, che ci rimanda a valle per poter continuare a vivere.
Tutto questo rappresenta la dimensione personale del record, che a differenza di molti sport, continua a coinvolgerci come alpinisti per tutta la vita.
Esiste poi una dimensione collettiva del record, un esempio può essere la camminata a piedi scalzi da Guinness di Andrea Bianchi, autore e fondatore della prima scuola italiana di barefoot hiking.
Il record della fila indiana più lunga al mondo di persone scalze in montagna è la dimostrazione che oggi è ancora possibile vivere in maniera collettiva un contatto intimo con la Natura, e che le azioni per fare questo sono spesso molto più vicine e accessibili di quanto si possa immaginare, come quella di togliersi le scarpe e camminare a piedi nudi su di un prato. L’uomo “civilizzato” è affascinato dal confronto con il “selvatico” perché sente che senza il contatto diretto con esso perderà una parte profonda del proprio Sè.
Per questo il richiamo del superamento del limite che lo separa dal mondo naturale è spesso irresistibile. In questo senso il record può nascondere una grande scoperta, e la montagna è uno dei luoghi elettivi per fare questa esperienza.
Andrea Bianchi e Gianfranco Corradini si confronteranno il prossimo mercoledì su questa sorta di dicotomia tra record, dimensione personale, dimensione pubblica e dimensione collettiva anche con l’aiuto di due filmati sulla loro attività.
Ingresso gratuito.