La��ateneo presenta il suo a�?Million Dollar Mana�?: il Centro di biologia integrata porta a Trento il giovane e brillante ricercatore Sheref Mansy e con lui un finanziamento record per studiare la��origine della vita.
Obiettivo: ricostruire in laboratorio la prima cellula comparsa sulla Terra.
Sheref Mansy, classe 1975, giovane e brillante ricercatore statunitense della��UniversitA� di Denver in Colorado, resterA� in Italia per i prossimi cinque anni per fare ricerca presso il CIBIO, ilA�Centro di biologia integrata della��UniversitA� di Trento. La sua missione sarA� quella di studiare la��origine della vita, lavorando alla sintesi di una cellula artificiale. La notizia, che circola giA� da qualche tempo negli ambienti scientifici, suscita interesse anche fuori dai confini del mondo accademico per il calibro dello scienziato e per la ricca a�?dotea�? che porta con sA� a Trento: complessivamente un milione di dollari, da spendere per fare ricerca.
Sheref Mansy, infatti, nonostante la giovane etA�, si A? giA� distinto a livello internazionale per i suoi studi di biologia sintetica e per questi ha ricevuto il consistente finanziamento messo a disposizione dalla Fondazione Armenise-Harvard per il programma Career Development Awards. Ogni anno la Fondazione sostiene uno o due scienziati dotati di particolari capacitA� con la��obiettivo di contribuire a creare nuove aree di ricerca nel settore delle scienze biologiche nel nostro Paese, incentivando la mobilitA� internazionale e favorendo rapporti di collaborazione tra gli scienziati italiani e la Harvard Medical School di Boston (HMS).
Dal 1996 fino ad oggi la Fondazione ha investito in Italia oltre 14 milioni di dollari creando 12 laboratori per i beneficiari del Career Development Award, finanziando tre PhD presso la Harvard Medical School e premiando 21 giovani giornalisti scientifici. Per il 2009 la Fondazione ha dunque deciso di credere in Sheref Mansy che, per portare avanti la sua attivitA� di ricerca a�� vale a dire per pagare il suo stipendio e quello degli altri membri del suo gruppo e per sostenere le spese per le apparecchiature necessarie a�� riceverA� un finanziamento di 200mila dollari la��anno per cinque anni. E proprio a Trento Sheref Mansy ha scelto di investire per proseguire la sua promettente carriera scientifica, convinto dalle ottime premesse del centro CIBIO e dalla��attenzione che da qualche tempo la��Ateneo trentino riserva agli studi sulla biologia integrata.
Per la��UniversitA� di Trento riuscire a battere la��agguerrita concorrenza internazionale e ad attrarre un giovane talento statunitense A? un ulteriore segnale della positiva reputazione che la��ateneo si sta conquistando nella comunitA� scientifica, soprattutto in settori emergenti e strategici come quelli legati alle scienze della vita.
La��attivitA� di ricerca di Sheref Mansy, infatti, si concentra proprio sulla replicazione cellulare: quella proprietA�, affascinante e al tempo stesso ancora misteriosa, che costituisce il fondamentale presupposto della vita sulla Terra. A Trento Sheref Mansy proseguirA� la sua attivitA�, premiata recentemente da una pubblicazione sulla��importante rivista a�?Naturea�?, cercando di dare sostanza alla��intuizione secondo cui la vita comincerebbe da semplici vescicole, prima che da cellule. E lo farA� tentando di ricreare in laboratorio delle cellule artificiali, partendo da componenti biologici primari, in modo da osservare piA? facilmente i meccanismi di replicazione genetica alla��interno delle vescicole che stanno alla base della divisione cellulare.
Le competenze e le tecnologie che entreranno in campo in questa indagine sono fortemente transdisciplinari: vanno infatti dalla chimica delle proteine e dei lipidi alla biologia molecolare, dalla biofisica alla nuova biologia sintetica.
Ma che cosa��A? in realtA� la vita? E come si puA? ricostruire qualcosa che giA� di per sA� A? tanto difficile da definire? a�?Queste domande mettono in luce come la riproduzione in laboratorio di strutture analoghe alle cellule primordiali sia una sfida formidabilea�?, commenta Alessandro Quattrone, direttore del CIBIO di Trento e artefice del contatto con Mansy. a�?Purtroppo non esistono in natura indizi che ci possano suggerire come fosse la prima cellula comparsa sulla Terra, e di come la stessa si sia moltiplicata e sia evoluta. La ricostruzione in laboratorio di questo processo ancestrale, che risale a circa 3,5 miliardi di anni fa, non ci permetterebbe soltanto di capire finalmente quali fenomeni chimici presiedono alla��emergere della vita, ma anche di realizzare applicazioni di importanza cruciale in ambito, ad esempio, di sostenibilitA� ambientale: penetrare il segreto piA? basilare della vita per riconciliarci, in un certo senso, con essa.a�?
a�?Per cominciare questo cammino, come ricercatori, partiremo dal basso a�� spiega Sheref Mansya�� osservando e tentando di ricreare la ricca varietA� di fattori e condizioni, come la concentrazione di proteine, la��attrazione di ioni, la viscositA� o la��attivitA� enzimatica, che caratterizzano una vescicola. Questo innovativo approccio dal basso rende piA? evidente come le differenti reazioni biochimiche si influenzino la��un la��altra e come si combinino nel formare una cellula perfettamente funzionante. In questo modo A? piA? facile comprendere quali siano i requisiti minimi di cui le cellule devono essere in possesso per replicarsi e per far emergere la vita. CiA? serve anche per capire, attraverso tecniche spettroscopiche, come esse si evolvano in natura dando origine a sistemi piA? complessi, che vengono poi compartimentali, a cominciare dalla strutturazione e poi dalla replicazione del materiale di immagazzinamento
della��informazione genetica, il DNA. CosA� i primi passi che muoveremo nel comprendere questo meccanismo e nel riprodurre la cellula ancestrale partiranno proprio dalla ricostruzione dei compartimenti che danno luogo al processo di replicazione cellulare.a�?
Un lavoro con la stessa finalitA� di quello realizzato recentemente da alcuni altri gruppi di ricerca (ad esempio della��universitA� americana di Harvard) che hanno modellato in laboratorio una cellula primitiva (o protocellula) in grado di costruire, copiare e contenere il DNA, partendo perA? da un approccio a�?dalla��altoa�?, che non permette di acquisire tante preziose informazioni.
Una��avventura scientifica affascinante, che ha inizio presso il CIBIO della��UniversitA� di Trento.
Per maggiori informazioni:
Ufficio Stampa della��UniversitA� degli Studi di Trento
Via Belenzani, 12 a�� 38100 Trento, Italy
tel. +39 0461/881131-1136
fax +39 0461/881247
ufficio.stampa@unitn.it