Alla Galleria Da��Arte il Castello, in via degli Orbi 25, a Trento, fino al 20 settembre 2010 A? ospitata la mostra “Petit VA?ritA?“.
A�PerchA�?A� A? la domanda assillante che i bambini continuano a porre agli adulti, formula inquisitoria che ubbidisce a un principio conoscitivo che permette loro di interrogarsi sul a�?funzionamentoa�? del mondo e sul a�?sensoa�? della vita. A? una domanda a cui non sempre A? facile o possibile dare una risposta; i bambini pretendono infatti che ogni spiegazione sia esauriente, oltre ogni ragionevole dubbio. Proprio come i bambini, anche la��arte non intende dare risposte, preferisce semmai porre interrogativi.
Per la stessa ragione si sono qui scelte alcune opere accomunate da un soggetto ricorrente: bambini e adolescenti che si trovano a contatto con i problemi (troppo grandi) del (loro piccolo) mondo, alle prese con dilemmi etici ed ecologistici, in balia delle proprie emozioni, tra crisi e perdite da��identitA�.
Eppure, ogni opera sembra rivelare una petit vA�ritA�, piccola perchA� vista non con gli occhi degli adulti ma con quelli dei piA? piccini. Sono ovviamente veritA� passibili da��inesattezze, di equivoci, di abbagli, che perA? trovano la loro ragion da��essere nella maieutica a�� che non a caso A? un metodo pedagogico, ma soprattutto un criterio di ricerca che consistente nella sollecitazione del soggetto pensante a ritrovare la veritA� [nascosta] in se stesso.
I disegni di Marco Mazzoni mostrano i volti di adolescenti i cui a�?incertia�? tratti somatici sembrano voler indicare una��identitA� che si deve ancora formare/affermare. I visi dipinti da Maurizio Carriero sono viceversa confusi, rassegnati, sbigottiti, animati da una materia mossa e vivace che ne esprime i turbamenti. Nelle opere di Matteo Pagani lo spazio bianco-asettico della tela A? uno spazio indeterminato (che puA? essere riempito dalla��immaginazione) dove dei fanciulli si trovano alle prese con alterne vicende. Le coordinate spazio-temporali vengono meno anche nel caso di Giorgio Rubbio, il quale accentra la��attenzione su figure che si dimostrano inadeguate di fronte alle meraviglie e ai cascami del mondo. Nelle opere di Armida Gandini delle bambine si trovano ad affrontare difficoltA� tanto inattese quanto imprevedibili (gabbie/serre che sono metafore della vita). Elisabetta Vignato a�� che da diversi anni indaga la��instabile universo della puerizia a�� evoca i ricordi della��infanzia attraverso personaggi e oggetti che assecondano i labili e umorali desideri connessi al gioco. Al mondo dei balocchi si rifanno le opere su carta di Mirko Baricchi: bambole che recano impresse sui propri corpi i segni di un tempo ormai perduto, che non [ca��]A? piA?. Nei dipinti di Andrea Buglisi dei giovani in abito elegante smettono i panni degli alunni per indossare quelli di piccoli filosofi e scienziati che cercano di plasmare (meglio ancora: plagiare) il mondo. Nella Encyclopaedia picta di Beatrice Pasquali si materializzano invece delle analogie e/o incongruenze che mettono in contiguitA� oggetti eterogenei, creando un compendio non troppo ligio al sapere pratico. Le presenze quasi fantasmatiche di Pastorello dichiarano la volontA�, resa fattiva, di darsi/crearsi un proprio corpo, mentre i volti di Carla Decarli sembrano dei libri aperti: in loro non ca��A? dissimulazione nA� ipocrisia, soltanto un sincero trasalimento interiore/infantilistico.
Prima ancora di comprendere, ca��A? in queste opere il desiderio di interrogare/interrogarsi. Ammesso e concesso che ogni domanda non [deve] trova[re] risposta, esse resistono alla��impulso di estorcere la veritA�, preferendo casomai distorcerla secondo le proprie aspettative. Non che gli artisti vogliano astenersi oppure allontanarsi del vero, sembrano perA? esimersi dalla��offrire risposte plausibili, tantomeno se banali, per lasciarsi semplicemente ammirare. BenchA� esistano molte piA? veritA� di quante siano in realtA� le domande, ciA? che non puA? e non deve mai mancare A? la curiositA�: per quanto piccolo possa essere, ca��A? un fondo di veritA� in ogni approccio al reale.