giovedì , 21 Novembre 2024

MIGRAZIONI: Come un fiume, storia dei migranti trentini

600A�spettacolo teatrale prodotto dalla��Associazione culturale ATTI con il sostegno della��Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento e dedicato alla storia dei trentini emigrati nei confini della��Impero austro-ungarico.

Nella seconda metA� della��Ottocento le migrazioni, che per il Trentino come per larga parte della��arco alpino erano state fino ad allora stagionali, cambiarono natura facendosi, per intere vallate e intere classi sociali, permanenti: un fiume di umanitA�, che cercava il suo mare.

A partire dagli anni Ottanta del secoloA�a�� oltre a una moltitudine che fu indirizzata sulle rotte transoceaniche a�� alcune migliaia di persone lasciarono la loro terra per destinazioni nominalmente a�?internea�? alla��Impero, ma in realtA� lontane per distanza geografica, lingua, cultura materiale, religione.

Queste persone migrarono a�� soprattutto dalla Valsugana, e la prima a Borgo A? un omaggio a loro a�� verso altri territori della duplice monarchia danubiana, principalmente Austria occidentale, Bosnia ed Erzegovina, Romania, Ungheria. Per lungo tempo questi eventi sono rimasti in parte sconosciuti e intrappolati nelle pieghe della storia europea, riemergendo solo dopo il dissolversi della cortina di ferro. Da allora i rapporti con quelle comunitA� si fecero perA? particolarmente forti e ricchi di scambi.

A loro e ai loro discendenti, il cui destino si identificA? ben presto col destino delle piccole patrie che li avevano accolti, questo lavoro A? dedicato. Non di sole traversA�e a�� e talvolta migrazioni ulteriori e dolorosi ritorni a�� sono fatte le loro vicende, ma anche e soprattutto di energie vitali travasate altrove, della��orgoglio di un cognome, una canzone, una preghiera, una��espressione di famiglia in una lingua soave.

E con queste suggestioni oggi spesso si torna, si riscopre, si porta un bagaglio di esperienze e di curiositA� che apre a noi a�� che siamo rimasti a�� piA? vasti orizzonti, nuove prospettive e fecondi scambi. Attraverso di loro, e grazie a loro, ricordiamo la diaspora trentina, invisibile a chi non la conosce e cosA� reale per chi la��ha vissuta.

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