Duplice appuntamento con la Galleria civica G. Segantini di Arco che, fino al 28 febbraio vi invita alle esposizioni: A�Leonardo Bistolfi. I monumenti per Giovanni SegantiniA� e “La pittura dell’800. Verso la luce“.
La prima mostra, installata presso la Galleria Civica G. Segantini di Arco, scandisce un momento storico significativo quale il centennale dall’inaugurazione del monumento eretto dalla cittA� in memoria di Segantini. La seconda esposizione, che invece si trova presso il Museo Rocca di Riva del Garda, rappresenta una ventina di opere che permettono di rivivere la tensione verso la luce della pittura di fine Ottocento.
A�Leonardo Bistolfi. I monumenti per Giovanni SegantiniA� All’indomani della scomparsa di Giovanni Segantini (avvenuta il 28 settembre 1899 sulla cima dello Schafberg, in Engadina), Arco si mobilita per onorare l’artista. Nasce un comitato pro monumento, che in breve coinvolge tutti i protagonisti della vita sociale e culturale della cittadina, per allargarsi successivamente ad altri Comuni, enti, associazioni, personaggi di spicco al di fuori dei confini del Trentino. Il nome di Leonardo Bistolfi, quale amico di Segantini e valente scultore, A? suggerito da Alberto Grubicy, mercante d’arte e mecenate del pittore. L’inaugurazione del monumento avviene dieci anni piA? tardi, il 24 ottobre del 1909.
Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato, 1859 a�� La Loggia, 1933) si forma all’Accademia di Brera a Milano e all’Accademia Albertina di Torino, venendo a contatto con il movimento della Scapigliatura lombarda. Diventa in breve un apprezzato scultore, esponendo sul finire del secolo anche alla Biennale di Venezia.
Per Segantini realizza due monumenti: nel 1906 quello per la tomba dell’artista a St. Moritz (attualmente collocato sulla scala di ingresso del museo segantiniano della cittA� elvetica) e nel 1909 quello per la cittA� natale del pittore divisionista. Due monumenti fra loro nettamente diversi, il primo simbolista, teso ad evocare a�?La Bellezza liberata dalla materiaa�? attraverso una figura femminile scolpita senza veli che fuoriesce dal blocco di marmo, il secondo piA? tradizionale, che raffigura l’artista in abiti da montagna con una tavolozza di colori, in piedi su un profilo roccioso.
Nella mostra promossa dal Dipartimento del Contemporaneo, Progetto MAG a�� Museo Alto Garda e allestita alla Galleria civica G. Segantini di Arco, si analizzeranno i due monumenti attraverso documenti, disegni e una ventina di bozzetti e opere preparatorie. Tra le sculture esposte, il gesso del busto di Segantini, realizzato da Paolo Troubetzkoy nel 1896, al quale probabilmente Bistolfi si richiama nel realizzare il monumento di Arco (il gesso A? conservato presso il Museo di Riva), una teoria di teste in gesso collegate al monumento di St. Moritz, il bozzetto delle Alpi e altri gessi preparatori.
“La pittura dell’800. Verso la luce“, a cura di Giovanna Nicoletti.
Una ventina di opere per rivivere la tensione verso la luce della pittura di fine Ottocento: A? la proposta che il Dipartimento del Contemporaneo del Mag a�� Museo dell’Alto Garda a��A� si affianca alla mostra dedicata a Leonardo Bistolfi.
A? il 1863, in particolare, a segnare una svolta importante: in Francia opere-svolta di artisti come Edouard Manet e Alexandre Cabanel s’interrogano sulle possibilitA� espressive del linguaggio artistico, in un momento storico di rapida trasformazione, in cui la fotografia a�� con la sua sensazionale capacitA� di rendere la veritA� del dettaglio a�� spinge la ricerca verso il colore. A? cosA� che alla fine del secolo gli artisti si fanno attenti protagonisti d’una rinnovata percezione, e la pittura di paesaggio diventa il mezzo privilegiato per lo studio del vero e della luce.
Il percorso proposto dal Mag A? una delle possibili letture attraverso i segni affascinati dalla cultura da��oltralpe mediata dalle ricerche italiane, in particolare quelle legate alle vicende della complessa stagione tra impressionismo e divisionismo: Carlo Fornara, Enrico Cavalli, Lorenzo Peretti junior, Emilio Longoni, Giovanni Battista Ciolina, Bernardino Peretti e Giuseppe Pellizza da Volpedo testimoniano d’un momento in cui la��idea di natura e quindi di luce si sta affermando in un’arte nuova, di rottura con il passato. Specialmente per gli artisti italiani che si trovano a operare in terre di confine, infatti, le storie A�straniereA� s’intrecciano con le loro: il sentimento di sperimentazione e il desiderio di approfondire il proprio percorso culturale portano necessariamente e con un moto d’urgenza a guardare oltre confine.
Conquistati dalla ricerca della luce in alta montagna, sulla scia del lavoro di Giovanni Segantini, gli artisti attraverso la tecnica del divisionismo mettono in luce la��esperienza delle loro escursioni nei paesaggi delle terre di confine, dove molto spesso la composizione A? costruita sugli impianti segantiniani.
Per maggiori informazioni:
Galleria civica G. Segantini