Procede con un altro interessante ed inconsueto appuntamento, la terza giornata del “Festival l’arte dell’incontro…i Cantori degli Ultimi…pensando a De Andrèâ€?: un “happeningâ€? fra musica e parole alla presenza di alcuni di quelli che amiamo definire “Cantori degli Ultimiâ€? in rappresentanza di diverse “aree di azioneâ€? come quella della musica, del teatro, della scrittura, della parola, della testimonianza e dell’impegno.Il Festival dell’Arte e dell’Incontro è stato ideato e creato pensando alla musica ed alla parola, ed in particolare alla loro straordinaria capacità comunicativa, che è nata l’idea di questo insolito happening, di questa sorta di “potlachâ€?: quando si pensa all’incontro come ad un’arte può venire alla mente il nome di questo antico rito degli Indiani d’America. Una cerimonia basata sull’incontro e sullo scambio, indicata come il rito del dono gratuito, la negazione del lusso e del superfluo, una pratica dove non esiste il concetto di “ultimoâ€?.
Questa sera, giovedì 26 luglio, nella stupenda piazza di Pinzolo tutti si metteranno in gioco per dare vita ad un momento vero di incontro e di scambio, per condividere le proprie ricchezze, per creare spazi di serenità , per comunicare, per farsi ascoltare e per ascoltare. dove l’incontro altro non sarà che una modo per attingere a quelle forze invisibili che si hanno in comune, allo scopo di renderle sempre più chiare per la mente, sempre più care al cuore.
Il tutto con l’aiuto dell’arte dell’incontro e della sua straordinaria capacità di comunicare, di emozionare, di creare e con gli occhi rivolti verso i meno fortunati, i cosiddetti “ultimi�.
Gli Indiani d’America sono infatti convinti che l’eccedenza, il lusso, siano l’origine dell’ingiustizia, della violenza e dei conflitti fra gli abitanti della Terra. Per mantenere la serenità sociale è quindi opportuno “sbarazzarsene”, sbarazzarsi di quella che chiamano “la parte maledettaâ€?.
Ecco che, attraverso il potlach, queste tribù si incontrano ed espongono, esibiscono la loro ricchezza ed il favore goduto presso gli dei, scambiandosi fra di loro cibo e regali, senza la trappola del mercato e del valore materiale, donandola e distribuendola in maniera naturale.
Un vero e proprio rito basato sull’incontro, unico nel suo genere, che sembra la materializzazione della filosofia che ha sempre accompagnato i cosiddetti “cantori degli ultimi�, artisti e uomini come De Andrè; si perché questo straordinario personaggio del 900 ha fatto dell’ arte dell’ incontro la base della sua ricerca e della sua creazione, applicando la regola dell’incontro disinteressato. E le canzoni di De Andrè hanno la forza e l’intensità di un rito, come è quello del potlach, un rito che riesce a dare dignità anche a quelli a cui è stata negata.
Dare voce agli ultimi, ai diversi, a quelli che popolano i margini della vita e della mente, alle vere vittime della “parte maledetta�, significa essere riusciti a dare vita a quella che viene definita “arte dell’incontro� e che, come tutte le arti, mette l’uomo e la sua dignità al centro della sua stessa esistenza.