VenerdA� 3 dicembre
ore 20.45
Sala SocietA� Filarmonica
Trento
www.filarmonica-trento.it
Isabelle Faust, violino
Alexander Melnikov, pianoforte
L. van Beethoven
(1770 – 1827)
Sonata n. 2 in La magg. op. 12
Allegro vivace a�� Andante piA? tosto. Allegretto a�� Allegro piacevole
R. Schumann
(1810 – 1856)
Sonata in la min. / magg. (F-A-E)
II. Intermezzo a�� IV. Finale
R. Schumann
Romanza op. 94
L. van Beethoven
Sonata n. 2 in do min., op. 30
Allegro con brio a�� Adagio cantabile a�� Scherzo: Allegro a�� Finale: Allegro
La vittoria al Leopold Mozart Competition del 1987, a 15 anni, ha favorito la carriera da solista di Isabelle Faust; in Christoph Poppen, a lungo primo violino del Cherubini Quartet, ha trovato la��insegnante ideale per coltivare parimenti la musica da camera e quella solistica. Sia nella��affrontare Sonate che Concerti, Isabelle cerca costantemente il dialogo e lo scambio di idee musicali. Dopo aver vinto il Concorso Paganini nel 1993, si A? trasferita in Francia, dove ha approfondito il repertorio francese. Si A? imposta alla��attenzione internazionale con le prime registrazioni a�� le Sonate di BartA?k, Szymanowski e JanA?cek a�� e ha gradualmente affrontato la letteratura piA? significativa del repertorio violinistico. Un numero crescente di orchestre e direttori apprezzano le qualitA� di Isabelle Faust, da Claudio Abbado a Daniel Harding, dalla Boston Symphony ai Berliner Philharmoniker. Isabelle suona lo Stradivari a�?Bella Addormentataa�? del 1704.
Alexander Melnikov A? considerato uno dei migliori pianisti russi. Ea�� nato a Mosca nel 1973 e ha studiato al Conservatorio Tchaikovsky diplomandosi nel 1997. Nel ruolo prediletto di camerista Melnikov si esibisce con Natalia Gutman, Yuri Bashmet e in piano-duo con Andreas Stayer; attualmente forma un duo con Isabelle Faust. Dal 2002 insegna pianoforte al Royal Northern College of Music di Manchester.
La Sonata n. 2 in La maggiore per violino e pianoforte appartiene al ciclo delle tre sonate op. 12, composte fra il 1797 e il 1798 a Vienna e dedicate ad Antonio Salieri, da cui Beethoven aveva preso alcune lezioni sulla prassi esecutiva della musica vocale italiana. Si tratta di un lavoro relativamente giovanile e i modelli a cui il musicista fa riferimento sono quelli tipici dello stile classico viennese di Haydn e Mozart. Se un legame con i suoi predecessori A? ancora riscontrabile nella��Allegro vivace iniziale, intenso e brillante ma alquanto convenzionale, nel secondo movimento, dalla��andamento pacato (introdotto dal solo pianoforte che presenta la melodia) si avverte subito la��impronta beethoveniana. Lo stesso vale per la��Allegro finale in cui A? possibile riconoscere stilemi tipici del linguaggio che il genio di Bonn utilizzerA� anche nelle successive composizioni. La maturazione artistica di Beethoven si A? giA� completata nella Sonata n. 2 op. 30 del 1802; dedicata allo zar Alessandro I di Russia, venne pubblicata a Vienna la��anno successivo. Il brano, definito dagli studiosi cupo ed eroico, si apre con le battute iniziali affidate al pianoforte che espone il primo tema; la melodia viene ripresa immediatamente dal violino con accenti marcatamente drammatici, comunicando alla��ascoltatore la tipica tensione emotiva presente nella��opera beethoveniana. La scelta della tonalitA� in do minore, che contraddistingue diversi lavori del musicista tedesco, esprime il carattere tragico del brano stesso. La scrittura pianistica, grazie anche alla��evoluzione tecnologica avvenuta in quegli anni sulla parte meccanica dello strumento, si avvicina ai modelli piA? avanzati delle sonate solistiche e precede di appena due anni la piA? famosa Sonata a Kreutzer (1803). Stesso discorso vale per la stesura del violino, caratterizzata da una parte impegnativa e densa di difficoltA� tecniche. Il musicologo Sergio Chierici ha giustamente osservato che con questa sonata, A�si esce definitivamente dal terreno proprio del dilettantismo illuminato di fine secoloA�.
Le Drei Romanzen op. 94, scritte per strumento solista (oboe, violino o clarinetto) e pianoforte, furono composte nel dicembre 1849 e pubblicate nel 1851 a Bonn dalla��editore Simrock. Nel panorama della produzione schumaniana, le tre romanze appartengono a quel repertorio musicale cameristico che trova il suo ambito esecutivo ideale nella��intimitA� delle mura domestiche, in un ambiente salottiero tipico del mondo romantico, dove le persone si incontravano per il piacere di fare musica. Il fatto stesso che la parte solistica possa essere affidata a tre strumenti differenti, rende i brani piA? abbordabili dal punto di vista tecnico, mettendo piuttosto in risalto la��aspetto lirico-melodico delle romanze. Sebbene la cantabilitA� del violino appaia in tutto il suo fascino, il pianoforte non si limita ad un compito subordinato di accompagnamento ma presenta una scrittura autonoma che si pone in confronto paritetico con lo strumento a corde e gli esecutori concertano spesso fra di loro, scambiandosi il ruolo di protagonista.
La F.A.E. Sonate, concepita da Robert Schumann, Albert Dietrich e Johannes Brahms nella seconda metA� della��ottobre 1853, fu completata nella��arco di due settimane. Probabilmente venne eseguita il 28 di quel mese da Clara Schumann e dal violinista Joseph Joachim, a cui i tre musicisti avevano dedicato il brano, con la condizione che la��esecutore provasse ad indovinare chi fossero gli autori dei diversi movimenti assemblati insieme. Schumann si dedicA? alla stesura del secondo e della��ultimo tempo; il tema melodico utilizzato dal compositore inizia con le note fa, la, mi (chiaramente riconoscibili nella��esordio del violino) da cui il titolo F.A.E. che corrisponderebbe anche alla��acronimo relativo al motto a�?Frei aber Einsama�� (Libero ma solo). Il brano non fu dato subito alle stampe e Schumann riutilizzA? il materiale musicale per inserirlo nella Sonata n. 3 per violino e pianoforte realizzata nel medesimo periodo.
Salvatore de Salvo Fattor
ottimo articolo!!!