Questo pomeriggio, martedA� 10 giugno – ore 18:00, la Biblioteca di Trento accoglie un ospite d’eccezione: lo scrittore triestino di lingua slovena Boris Pahor, invitato per parlare del suo capolavoro, il romanzo autobiografico “Necropoli” (Fazi Editore).
Tradotto finalmente anche in italiano a oltre quarant’anni dalla sua prima edizione, “Necropoli” A? il racconto struggente dei mesi di prigionia trascorsi da Pahor nel campo di concentramento di Natzweiler-Struthof sui Vosgi, dove fu mandato dalla Gestapo perchA� appartenente alla Resistenza slovena.
L’occasione del racconto nasce da una visita che lo scrittore compie anni dopo nei luoghi della sua prigionia: una sorta di doloroso pellegrinaggio che dA� inizio al flusso della memoria. Compaiono cosA� le immagini indelebili di quei giorni in balA�a del Male assoluto: i volti, i nomi, le storie dei compagni, gli episodi di straordinaria generositA� umana e quelli di infinita degradazione, il lavoro svolto come infermiere, i carcerieri, il freddo, la neve, la fame, i forni, la morte nell’aria.
Un libro bellissimo, costruito e scritto magistralmente, colmo di sofferenza eppure illuminato dalla straordinaria vitalitA� di Pahor, che da quella esperienza A? uscito terribilmente segnato ma miracolosamente ancora integro.
L’incontro con Pahor sarA� introdotto da Enrico Rossi.
Hanno scritto di “Necropoli”:
A�Un libro sconvolgente, la visita a un campo della morte e il riaffiorare di immagini intollerabili descritte con una precisione allucinata e una eccezionale finezza di analisiA�. (Le Monde)
A�Un memoir indimenticabile ed evocativo. Con la sua voce intensa e originale Pahor penetra nel cuore dei lettori e li conduce nel luogo dove perse la maggior parte dei suoi compagni e molto di sA�A�. (Kirkus Review)
A�Non ca��A? modo di evitare lo sguardo coraggioso e diretto di Boris Pahor. Il suo nome A? stato giustamente accostato a quello di Primo Levi, Imre KA�rtesz e Robert AntelmeA�. (SA?ddeutsche Zeitung)