domenica , 22 Dicembre 2024

IL SONNO DI GAIA

Ho un ricordo abbastanza nebuloso del mio primo periodo da mamma. Allattavo, molto. Dormivo, poco.

Mia figlia, alla faccia di chi vuole i bambini piccoli, paciosi individui dediti alla pennichella, aveva un ritmo sonno-veglia, scostante, frammentario e assolutamente illogico. Non avevi mai idea di quando come e per quanto avrebbe dormito, cosa che, alla lunga, aveva mandato in subbuglio il mio sistema nervoso.

Una cosa era perA? abbastanza costante: si dormiva tutta la notte, nel letto tutti insieme e con la tetta pronta per sedare qualsasi eventuale risveglio (e erano molti).

Il problema vero era la sveglia: la giornata di Gaia cominciava ben prima di quella del gallo (credo fosse suo compito svegliarlo, non mi spiego altrimenti le urla strazianti al primo albeggiare) e la mia con lei.

Avete presente quel proverbio africano? a�?Non importa che tu sia un leone o una gazzella, quando sorge il sole comincia a correre?a�? ecco, Gaia la��aveva interiorizzato talmente bene che appena sorgeva il sole bisognava inziare a correre. O meglio io correvo, lei stava imbronciata nel marsupio in attesa di qualcosa che la contrariasse.

La prima volta che si A? svegliata oltre le 7.30, io e mio marito eravamo cosA� smarriti che abbiamo pensato fosse il caso di festeggiare. Caso vuole che 9 mesi dopo sia nato nostro figlio.

Tanto il risveglio di Gaia era pressante, tanto il suo addormentamento era lento. Un vero incubo, sorvoliamo sul complicatissimo a�?ritoa�? di passaggio dalla veglia al sonno a cui dovevano sottostare (merita un capitolo a sA?), ma non potrA? mai dimenticare le intere ore, passate a convinceremia figlia che a�?si A? proprio ora di abbandonarsi a Morfeoa�?.

Gaia voleva essere ninnata in braccio, voleva la storia, voleva le coccole, le carezze e il biberon pieno di latte.

Gaia voleva che qualcuno stesse con lei finchA? non si era completamente, totalmente addormentata cosa che richiedeva un tempo solo di poco inferiore a quello necessario per la costruzione di un prefabbricato.

Ma poi alla lunga riuscivanmo a farla dormire e finalmente avevamo un poa�� di pace… almeno finchA� non si svegliava fuori per la notte….

La difficoltA� nel sonno dei bambini A?, ahimA?, una questione molto frequente che i genitori riportano.

Dormire adeguatamente A? importante sia per i bambini stessi, sia per i genitori. Il sonno per i neonati permette di completare la maturazione del proprio sistema nervoso e poi con la crescita, permette di porre le basi per i numerosi apprendimenti che si fanno durante la giornata. Per i genitori diventa particolarmente importante nei primi anni di vita per il fatto che devono svolgere una fondamentale funzione di base sicura per i propri figlioletti. E come fare ad essere tranquilli e rassicuranti quando la notte non si riesce a chiudere occhio e a recuperare le energie necessarie per affrontare la giornata?

Come prima cosa occorre tener presente che il sonno dei bambini nei primi tre anni di vita A? diverso da quello adulto. I bambini tendono a svegliarsi piA? facilmente e piA? frequentemente degli adulti. Inoltre, rispetto alle capacitA� di regolare il passaggio dalla veglia al sonno, nei neonati non A? ancora sviluppata ma a partire dai 3-4 mesi un bambino non A? piA? cosA� dipendente dalla��intervento adulto per addormentarsi perchA� inizia a possedere delle capacitA� autonome di autoregolazione.

In parole piA? semplici a partire da questa etA� i bambini sono in grado di trovare delle strategie autonome per addormentarsi e riaddormentarsi, se A? data loro la possibilitA� di farlo. Un bambino di 3-4 mesi, seppur con le proprie caratteristiche specifiche, A? pronto per dormire nel proprio lettino fino al mattino senza interrompere troppe volte il sonno del genitore. I genitori, perA?, devono riuscire ad equilibrare il proprio intervento sulla base delle capacitA� mostrate dal bambino, cercando a volte di resistere alla tentazione di intervenire nella��immediatezza. Per far si che il proprio figlioletto impari ad addormentarsi da solo diventa fondamentale gestire con equilibrio il bisogno del bambino di essere protetto e accudito e il bisogno di conquistare in autonomia proprie abilitA� auto regolative. Occorre evitare che il bambino, per addormentarsi, diventi dipendente dal contatto con la mamma o da altri interventi e occorre, invece, favorire le capacitA� auto regolative che il bambino inizia a possedere. Ad esempio, nei primi mesi il bambino A? in grado di calmarsi succhiandosi il dito e nei mesi successivi stringendo un orsacchiotto. Diventa utile a tal fine, la��intervento del padre nelle pratiche di accudimento giA� nei primi mesi di vita e diventa fondamentale iniziare a diversificare gradatamente gli interventi del genitore. Ad esempio, se il bimbo piange anche se ha mangiato da poco ed A? appena stato cambiato, forse ha solo bisogno di essere calmato e rassicurato ed ecco, quindi, che diventa importante evitare di offrire il seno per alimentarlo e offrire, invece, una carezza o un massaggio.

La scelta di dormire tutti nel lettone A? una scelta personale di ciascuna famiglia che puA? essere presa per desiderio di vicinanza affettiva, ma a volte anche per disperazione! Il calore e gli odori dei propri genitori ha, infatti, un grande potere calmante per il bambino. Ea�� importante sottolineare, perA?, che a partire dai 3-4 mesi, esso non costituisce un bisogno del bambino il quale, invece, ha bisogno di essere portato gradualmente alla��autonomia cosA� come accade di giorno.

Anche i risvegli precoci, al pari dei frequenti risvegli durante la notte e della difficoltA� di addormentamento, possono essere davvero pesanti per i genitori. Contrariamente a quello che si pensa, un bambino puA? risvegliarsi precocemente sia perchA� ha dormito abbastanza, sia perchA� ha dormito poco e male. CiA? che A? importante, quindi, A? fare una valutazione corretta del ritmo di sonno del bambino (quante ore dormite, di giorno e di notte, orario dei sonnellini e della��addormentamento serale, umore e aspetto riposato o meno dopo la sveglia..) e spostare o adattare gradatamente la��orologio biologico del proprio figlioletto.

PiA? il bambino allena queste sue capacitA� auto regolative sin da piccolo, piA? riuscirA� ad abbandonarsi gradatamente al sonno con serenitA�, fiducioso nelle proprie capacitA�. Con la crescita sarA� in grado di gestire meglio tutte quelle paure legate alla separazione dai propri genitori che sono solite tormentare le notti di molti bambini e, di conseguenza, di mamma e papA�.

 

mamma esaurita Stefania Da��Elia

psicologa dott.ssa Serena Costa

 

 

Credits:A�Alessandro Zangrilli (Own work) [Public domain], via Wikimedia Commons

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3 commenti

  1. Ostetrica Sara Notarantonio

    Cara Psicologa, vorrei intervenire in merito all’articolo sopra scritto. Lei scrive “a partire dai 3-4 mesi un bambino non è più così dipendente dall’intervento adulto per addormentarsi perché inizia a possedere delle capacità autonome di autoregolazione.” Nei primi mesi di vita il neonato ha un ritmo sonno-veglia che è frammentano in periodi di 3-4 ore distribuiti nell’arco delle 24 ore.
    Bisogna rendersi conto che:
    -Non dormire per tutta la notte fino a un’età di 3-4 anni è un comportamento normale e sano per i bambini.
    -Il bambino non è difficile e non vuole manipolare la madre, ma è normale e sano e si comporta in modo appropriato per la nostra specie.
    Una volta che si comprendono queste semplici verità, diventa più facile occuparsi del bambino durante la notte.

    Un neonato a 3-4 mesi non è assolutamente autonomo in quanto ricerca nella sua mamma un punto di riferimento costante sia di giorno che di notte e bisognerebbe ricreare i 9 mesi di endogestazione e lei psicologa dovrebbe saperlo.

    E’ il sonno condiviso, il contatto pelle pelle a rendere un neonato autonomo e sicuro, ad accellerare lo sviluppo celebrare e rendere la notte più serena. Di certo non l’isolare un neonato in una camera senza l’odore e il contatto con la sua mamma, la persona con la quale è stato per 9 mesi giorno e notte. E se smette di piangere e si addormenta nel suo lettino, in un’altra stanza è perchè si è rassegnato alla situazione ma questo crea in lui una prima ferita.

    La lascio con una ultima frase.
    Nel 1977, Lella Gandini intervistò una nonna del centro Italia, riguardo ai rituali di addormentamento del neonato nella sua famiglia. Ecco qua la sua illuminante testimonianza:

    “Quando vado a trovare mia figlia, che ha un bambino di un anno di nome Marco, la sera prima di addormentarlo lo mette nel suo lettino e chiude la porta della sua camera. Lo lascia piangere fino a che non si addormenta e aspetta ansiosa nell’altra stanza. Io non riesco a sopportarlo! Quando mia figlia era piccola io la tenevo tra le mie braccia e passeggiavo in camera cantando e cullandola per delle ore. Poi la mettevo nella sua culla, di fianco al nostro letto, molto delicatamente, per evitare che si risvegliasse e che si mettesse a piangere di nuovo. Ma mi ricordo anche che mia madre, che viveva con noi, mi diceva: “Io non vi capisco, voi donne moderne! Quando tu eri piccola, io ti mettevo nel letto con me, ti davo il seno e tutti si addormentavano tranquillamente. Ora io vi chiedo chi ha ragione?”

    (Intervista di L.Gandini in Stork H., Les rituels du coucher de l’enfant)

    Fonte: E.Balsamo, Sono qui con te

  2. Gentilissima,
    La ringrazio per il commento. Sebbene mi ritrovi d’accordo con Lei per la maggior parte delle cose, mi rendo conto di non essere stata completamente chiara nell’articolo.
    Con la frase “a partire dai 3-4 mesi un bambino non è più così dipendente dall’intervento adulto per addormentarsi perché inizia a possedere delle capacità autonome di autoregolazione.” non intendo assolutamente che il bambino sia già in grado di dormire da solo e che quindi vada lasciato solo a costo di lasciarlo piangere a squarciagola paventando una precocissima autonomia. ASSOLUTAMENTE NO! Forse questo lo suggerirebbe chi abbraccia la filosofia di Estivill illustrata nel suo famoso libro “Fate la nanna”.
    Con quella frase intendo dire semplicemente che il bambino a 3-4 mesi è in grado di iniziare quel percorso GRADUALISSIMO di autonomia che sta già affrontando durante il giorno e che va assolutamente adattato alle caratteristiche individuali del bambino stesso. Tutto ciò, per un genitore ovviamente non significa negare quel contatto fisico e percettivo di cui il bambino ha assolutamente bisogno per diventare sicuro come Lei ha giustamente ricordato; ma significa semplicemente trovare quel giusto equilibrio tra offrire la propria presenza rassicurante quando ne ha bisogno e offrire qualche momento in cui il bambino possa sperimentarsi da solo quando ci riesce.
    A tal proposito cito una frase di un famoso e autorevole pediatra, Brazelton nel libro “Il tuo bambino e…il sonno” a pag.2:
    “Il sonno di un neonato è diverso da quello adulto. Il sonno è essenziale per lo sviluppo del bambino, ma esso stesso si trasforma man mano che il bambino cresce. […]. Per il bambino imparare a dormire è parte del processo che lo porta a diventare autonomo. Per il genitore insegnare al proprio figlio a dormire significa essere capace di separarsi, di fare un passo indietro per consentire al bambino ad “imparare” ad essere autonomo durante la notte.”
    Da un punto di vista psicologico aggiungo ciò che afferma lo psicologo Massimo Ammaniti nel “Manuale di psicopatologia dell’infanzia” a pag. 245:
    “Nei primi 3 anni di vita, lo sviluppo di pattern regolari e stabili del ciclo sonno-veglia si organizza attraverso il sistema dinamico di mutua regolazione bambino-caregiver e i disturbi del sonno che insorgono precocemente si associano spesso ad un disturbo della regolazione che può trovare le sue cause in una relazione di attaccamento insicuro o in un disturbo della relazione bambino-caregiver”.

  3. sara notarantonio

    Cara Psicologa non sono d’accordo con lei in merito alla frase ” trovare quel giusto equilibrio tra offrire la propria presenza rassicurante quando ne ha bisogno e offrire qualche momento in cui il bambino possa sperimentarsi da solo quando ci riesce.” Lei promuove la cultura di basso contatto, dove si insegna al bambino a distaccarsi in modo precoce dalla madre per favorire la sua autonomia. Questo è un suggerimento che ostavola la pratica del sonno condiviso e dell’allattamento notturno, in nome di una errata educazione al sonno autonomo nel bambino.

    Rispondere prontamente ai bisogni del bambino ed ai suoi segnali sia di notte che di giorno non lo vizia ma costituisce la base per la sua autostima e per la fiducia negli altri anche in età adulta.
    Vorrei mi spiegasse come consiglia o guida dei genitori ad insegnare al loro bambino a diventare autonomo.
    Le suggerisco questi testi da leggere e da consigliare ai genitori che segue:
    W. Sears, (2007) Genitori di giorno e di notte, La Leche Legue
    Balsamo E. (2007), Sono qui con te, Il leone verde Edzioni, Torino.

    buonanotte
    ostetrica Sara

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