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Il nuovo logo delle Dolomiti patrimonio Unesco, individuato attraverso un concorso pubblico vinto dall’architetto e designer di Aosta Arnaldo Tranti, non piace ai piA? o comunque ha suscitato molte discussioni se non addirittura violente reazioni verbali!
Degne di nota – piA? che altro per la visibilitA� dedicata loro dai media – le prese di posizione contrarie di nomi come Messner (“non mi sembra riuscito, fa venire in mente New York“) o del presidente della Provincia di Bolzano Durnwalder (“non mi piace, ma non deve piacere a me, bensA� a tutti; a me fa venire in mente solo grattacieli“), ma anche molti “semplici” cittadini, soprattutto in rete, non hanno risparmiato le critiche (“totalmente inadatto”, “brutto” o addirittura “un invito a cementificare”).
Tanto che in un’intervista su l’Adige del 10/11 l’architetto Tranti si sfoga dicendo che l’ambiguitA� oggetto della discussione (i “grattacieli”) era voluta, e vuole essere un richiamo alla “piA? bella architettura del mondo” citata dallo stesso Le Corbusier, ma soprattutto lo meraviglia quello che definisce “un accanimento a catena“, una vera e propria “follia” come mai gli era capito di vedere in 25 anni di professione!
Anche a noi di MountainBlog ha meravigliato il forte coinvolgimento della gente in questa discussione, ma non in senso negativo, anzi: forse A? proprio il segnale che le Dolomiti sono sentite un patrimonio di tutti, un patrimonio dell’UmanitA� appunto, e quindi il simbolo che si candida a rappresentarle universalmente A? qualcosa che tocca la sensibilitA� collettiva.
E’ brutto nei colori ed è osceno nell’ immagine (non evoca solo grattaceli, ma anche simboli fallici).
Ma non ce l’ ho con l’ architetto (libero di architettare ciò che più lo aggrada): ce l’ ho con chi lo ha scelto!
Ha ragione Carlo. Gli architetti non hanno competenze comunicative per default. Fanno gli architetti, studiano costruzioni. Magari hanno anche competenze grafiche al computer, ma il loro approccio è centrato sul progetto e non sul cliente. Invece deve essere l’esatto opposto: si deve comprendere prima di tutto chi ascolterà il messaggio e poi – umilmente – studiare come dirlo. Ma sono tempi in cui “tutti fanno tutto” e le critiche anche se ingiuste sono sempre respinte a priori. Personalmente trovo il rosso e bianco assolutamente inadeguati per un ambiente naturale dove dominano ben altri colori, il tutto sembra un gruppo disordinato di tastiere di pianoforte (pianoforte?) che emergono dalla spuma di una mareggiata (mare?). L’unica cosa che mi piace è il multilinguismo e la ricerca del font, che è avulso però da tutto il resto, forse è un po’ pochino per vincere un concorso, mi chiedo che livello avessero le altre proposte. n.b. chi è veramente originale non ha necessità di menzionare un maestro come Corbusier solo per difendere una presunta qualità dell’opera. Andate a guardare pr esempio il logo mondiale del Waterfootprint studiato dall’italiana Angela Morelli…semplice, diretto, giusto, geniale. Senza tante parole. ciao