Mi sono sempre domandata da dove potesse nascere la motivazione delle persone che investono il loro tempo nel volontariato. Insomma, diciamocelo senza tanti mezzi termini: dopo 8 ore di lavoro uno pensa all’aperitivo, alla palestra, alla spesa, al vestito in vetrina da provare assolutamente. E poi, al di lA� della volontA� di fare il volontario in situazioni di emergenza, chi me lo dice che non appena vedo un pA? di sangue non rimango paralizzata e necessito io stessa di essere rianimata?
Dopo aver ascoltato l’audiointervista ad Oscar Bertamini, Presidente della Croce Bianca, e a Francesco Pizzolli, responsabile della formazione, scopriamo allora insieme qual A? il significato pratico ed emotivo di essere soccorritore e autista di ambulanza grazie alle testimonianze di Carmen Zanol, Carlo Biasiolli e Manuel Barcheri, volontari presso la Croce Bianca Trento da diversi anni.
Impegnati su molti fronti, iA�soccorritori trasportano materiale biologico (sangue, organi,…), accompagnano le persone da un luogo di cura all’altro e offrono assistenza sanitaria in diverse manifestazioni pubbliche. Ma il loro compito non A? strettamente pratico, anzi molto frequentemente A? il risvolto relazionale a rivestire il ruolo piA? importante: ad esempio, quando le persone accompagnate all’ospedale per la dialisi sono giA? di morale, l’obiettivo dei volontari A? principalmente quello di restituire loro il sorriso incoraggiandoli, scambiando qualche battuta simpatica o appoggiando loro una mano sulla spalla. Ed A? ancora accaduto che qualche persona anziana molto sola li chiamasse a causa di un malessere, che alla fine si era rivelato nascondere la necessitA� di incontrare qualcuno con cui fare due chiacchiere.
a�?La mia prima volta da soccorritore in ambulanza era un codice rosso per un incidente in autostrada. Quando siamo arrivati, a terra giacevano tre feriti gravi e in stato d’incoscienza, la gente intorno urlava ed io ero talmente terrorizzato che non riuscivo a scendere dall’ambulanza. Poi mi hanno tirato giA� di peso -a�?Ci servi!a�?- e adesso sono 11 anni che faccio il volontario sulle ambulanzea�? ricorda Manuel Barcheri, 34 anni, ora anche istruttore dei corsi di formazione per soccorritori.
Dopo anni che si affrontano situazioni di emergenza, l’esperienza pratica permette ai volontari di acquisire una sorta di a�?tranquillitA�a�? dovuta alla costante applicazione degli stessi protocolli. Nonostante ciA?, ogni uscita presenta casi diversi e la chiamata puA? risolversi con un cerotto sul ginocchio o con una corsa in ospedale per arresto cardiaco; quindi il cinismo, che inevitabilmente nasce dall’abitudine, in realtA� puA? velocemente lasciare spazio all’emotivitA�, soprattutto quando si presentano casi in cui tra i feriti ci sono bambini molto piccoli. a�?Una volta ho guidato l’ambulanza dall’ospedale di Cles al Santa Chiara con a bordo tre volontari, un’infermiera e un bambino di appena 2 ore di vita attaccato al respiratore artificiale che doveva essere trasportato d’urgenza al reparto intensivo di neonatologia a Trento. Guidare era difficile perchA� in Val di Non nevicava e da metA� Rocchetta una macchina dei vigili ci ha fatto strada per permetterci di arrivare, fortunatamente in tempo, a Trento. Quando sono scesa dall’ambulanza, il medico mi ha stretto la mano e le gambe hanno iniziato a tremarmia�? racconta Carmen Zanol, 37 anni, operatrice socio-sanitaria e animatrice socio- educativa per una cooperativa sociale, oltre che conducente di ambulanza.
Le gratificazioni dei volontari della Croce Bianca non si realizzano solo nella crescita personale e nel benessere generato dal sentirsi pronto e dall’avere le capacitA� di agire in casi d’emergenza, ma anche grazie alle persone di cui si occupano. a�?Tutte le situazioni sono accomunate dal dolore, ma quando sei sul posto le persone ti vedono come degli angeli. Magari prima di arrivare sei agitato, a�?Oddio A? un codice rosso!a�?, ma quando ti senti dire, a�?Ah, per fortuna ades ghe se voi!a�?, loro si calmano e tu riacquisti il giusto sangue freddo per agirea�? spiega Carmen Zanol, che prosegue parlando di un’altra delicata questione: a�?Le persone non rispettano le ambulanze. Gli automobilisti non si scansano perchA� con l’autoradio a tutto volume non sentono la sirena. E alcuni credono ancora all’assurda leggenda metropolitana secondo la quale accendiamo le sirene dell’ambulanza perchA� abbiamo fretta di andare a pranzo. Una volta mi A? anche capito che in Piazza Venezia i vigili avessero bloccato il traffico per agevolarmi il passaggio e un ragazzo ha ugualmente attraversato la strada: per poco non lo investo, ho strombazzato e fortunatamente non ho dovuto caricare anche lui sull’ambulanza.a�?
Tutti e tre i volontari concordano che la scelta di diventare volontario nasce dalla volontA� di sentirsi utili agli altri e di mettersi a disposizione in casi di emergenza. a�?E’ una spinta interna che ti fa scattare alle 3 del mattino, che dopo 8 ore di lavoro ti porta ad andare a lezione e che la domenica ti mette a disposizione per il servizioa�? conclude Carlo Biasiolli, 29 anni, dipendente e volontariato della Croce Bianca, anche lui alla guida delle ambulanze.
Ho ragione di credere che debba esserci anche mondo del volontariato criterio e buon senso, competenza e qualità e i volontari della croce bianca sembrano avere tutte le caratteristiche.
vorrei da qua ringraziarli per il lavoro che fanno.
mg