domenica , 22 Dicembre 2024

IERI POMERIGGIO PETRELLA A “DOLOMITI DI PACE�
…lanciato un forte messaggio: “chi ruba l’acqua ruba la vitaâ€?

In un luogo di guerra per parlare di pace, ma anche in un luogo senza acqua per parlare della risorsa più importante dell’uomo. Per il sesto appuntamento della rassegna «Dolomiti di Pace», sono stati scelti gli stoli della Totoga. Gallerie militari che ospitavano l’artiglieria pesante campale italiana, la quale nell’autunno del 1917 entrò in funzione nei giorni della ritirata di Caporetto. Nel cuore verde del Trentino per parlare dell’acqua come bene primario e come elemento chiave di valutazione del livello di povertà, con uno dei massimi esperti in questo campo, l’economista Riccardo Petrella, presidente dell’acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa, nonchA� fondatore e segretario del Comitato mondiale dell’acqua. Ad intervistarlo il giornalista dell’ufficio stampa della Provincia di Trento Corrado Zanetti.

Petrella ha subito messo in evidenza come la competitività economica esasperata abbia puntato, e punterà sempre più, sull’eccessivo sfruttamento dell’acqua, con inevitabili conseguenze ambientali. «L’uso industriale dei fiumi – ha esordito l’economista spezzino – ha portato alla distruzione del Po, del Fiume Giallo in Cina, che per due mesi all’anno non raggiunge il mare, e del Colorado, che non porta più l’acqua all’oceano.

Ma non dobbiamo credere a quello che ci vogliono far credere, nel senso che l’acqua è la stessa di tanti secoli fa, semmai viene sfruttata in maniera errata con un elevato grado di dispersione».

Bisogna intervenire in fretta per evitare che nel 2065 il 40% della popolazione mondiale non abbia più accesso a questa risorsa. Quali le soluzioni? «Il primo passo – ha concluso Petrella – è quello di considerare come inviolabile il diritto alla vita e ai bisogni primari fra i quali appunto il diritto all’acqua. Dobbiamo sensibilizzare media e politici affinchA� sposino questa emergenza».

L’incontro è stato introdotto dal concerto di Elias Nardi, con il suo liuto arabo, e di Lorenzo Serafin, con il contrabbasso, che hanno proposto ai circa duecento presenti brani di musica mediorientale, una commistione di due culture propiziata da due strumenti diversi.

Testo: Ufficio Stampa Dolomiti di Pace

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