MercoledA� 13 novembre
Trento, Sala SocietA� Filarmonica a�� ore 20.45
Quartetto Sacconi
Ben Hancox, Hannah Dawson, violini
Robin Ashwell, viola
Cara Berridge, violoncello
J. Haydn (1732-1809)
Quartetto n. 32 op. 20 n. 2 in Do magg. Hob: III:32
Moderato – Capriccio. Adagio. Cantabile – Menuet. Allegretto e Trio – Fuga a quattro soggetti. Allegro
B. Britten (1913-1976)
Quartetto n. 2 op. 36 in Do magg.
Allegro calmo senza rigore – Vivace – Chacony. Sostenuto
L.v. Beethoven (1770-1827)
Quartetto n. 15 op. 132 in la min.
Assai sostenuto. Allegro – Allegro ma non tanto – Canzona di ringraziamento offerta alla divinitA� da un guarito, in modo lidico. Molto Adagio – Alla marcia, assai vivace – Allegro appassionato
Simone Ferdinando Sacconi (Roma 1895 – Point Lookout 1973) A? stato uno dei piA? illustri liutai e restauratori italiani. Tutta la sua vita A? stata dedicata allo studio delle opere di Antonio Stradivari; una ricerca confluita nel libro I a�?segretia�? di Stradivari tradotto in moltissime lingue.
Quando nel 2001 quattro giovani studenti al Royal College of Music decidevano di intraprendere la carriera professionistica fondando un quartetto, la scelta del nome cadde alla��unanimitA� sul grande liutaio italiano. Un nome che ha portato fortuna al gruppo, salutato subito con ammirazione dalla critica per la��equilibrato assieme, la��approccio fresco e creativo alle opere sia classiche sia romantiche. A colpire era soprattutto la lettura delle pagine di Haydn cristallina nelle trasparenze timbriche, leggera ma perentoria nelle dinamiche, brillante e gioiosa nei ritmi. Queste qualitA� hanno sostenuto e favorito la carriera internazionale del Quartetto che, dopo essersi esibito nei piA? importanti centri musicali inglesi (dalla Wigmore Hall alla Queen Elizabeth Hall) si A? presentato al Musikverein di Vienna, ad Amsterdam, Barcellona, Madrid, in Germania, Svizzera, Francia e Finlandia. Un giro europeo lungamente applaudito che ora si completa con la��Italia.
Profondamente convinto della necessitA� di promuovere la musica da camera il Quartetto Sacconi si dedica con passione ed energia alla��insegnamento promuovendo ogni anno diversi master accanto ad un Sacconi Chamber Music Festival ormai arrivato alla sesta edizione.
Fedeli al nome che portano i quattro artisti, si sono scelti altrettanti strumenti di pregio: Hancox e Dawson suonano due violini italiani anonimi del Settecento, Ashwell suona una viola Sacconi costruita a New York nel 1934 e Berridge un violoncello Nicolaus Gagliano del 1781, entrambi gentilmente prestati da anonimi collezionisti.
Nel tragitto di affermazione del quartetto a�?classicoa�? Franz Joseph Hadyn seppe coniare una forma ideale, facendo interagire le grammatiche statiche della scrittura omofonica, prediletta dallo stile galante, e polifonica, di provenienza accademica, con il principio dinamico del moderno sonatismo nonchA� con la��emancipazione del linguaggio strumentale, nella democratica intenzione di un camerismo basato sulla paritA� di ruoli e diritti.
Il percorso haydniano a�� forte di oltre 70 numeri a�� raggiunge una sua prima compiutezza proprio con la silloge della��op. 20, i a�?Quartetti del solea�?, a�?illuminatia�? dalla razionale e nello stesso tempo emotiva catalogazione dei nuclei fondanti. CosA� nel primo movimento la��impianto A? decisamente melodico, di una cantabilitA� vagamente dolente, oscurata dalle trasposizioni tonali di provenienza sonatistica. a�?Cantabilea�? pure la��Adagio, dove la��intitolazione Capriccio, nella��ottica rinascimentale, riferisce di una costruzione a piA? voci con finalitA� tuttavia drammatiche attribuite dal a�?pateticoa�? tono di do minore. Polifonia pura si ritrova nel finale, vera e propria fuga a quattro soggetti, luogo di sperimentazione per le pari dignitA� degli archi nonchA� per una scattante motricitA�, simbolo del tempo nuovo.
Composto nel 1945, il Quartetto n. 2 in do magg. di Benjamin Britten riassume la cifra estetica del compositore inglese, in una partitura che sintetizza la��amore per la propria terra quanto la��appartenenza a una piA? vasta e universale comunitA� artistica, in cui ritagliarsi uno spazio autonomo ed originale. Non A? cosA� difficile immaginarvi un atto creativo che alla radice haydniana e dunque tedesca della forma a�� una copia dei quartetti di Haydn era sempre sul tavolo del compositore a�� sposasse preludi secenteschi, nello stesso anno, il 1945, in cui la��Inghilterra ed il mondo intero celebravano il bicentenario dalla nascita di Henry Purcell.
CosA�, a fronte di una scrittura moderna, il primo movimento del quartetto non sfugge alla suggestione della forma sonata, affiancando i sintomatici temi contrastanti mentre il secondo si colora di screziature notturne. Entrambi perA? non durano piA? che dieci minuti poichA� il cuore della��opera batte alla��unisono con la��ultimo tempo: una ciaccona costruita su un tema di nove battute cui seguono 21 variazioni.
Evidente la��omaggio al barocco e a Purcell (chi non conosce la celebre Ciaccona in sol minore per archi?), ma, naturalmente, il trattamento di Britten della forma variativa non indulge ad alcun citazionismo, esplorando invece contesti ritmico-timbrici continuamente cangianti.
Infine il maestro di ogni rivoluzione chiude il programma con il numero centrale della��ultima, visionaria e profetica, silloge riservata quartetto da��archi, composta tra il 1825 e il 1826, e destinata ad interpretare il testamento musicale del compositore. Il Quartetto op. 132 sembra voler raccogliere una ultima prodigiosa volontA� di sintesi fra tradizione e modernitA�, rileggendo la��eterno dibattito tra arte e artificio, fra tecnica ed ispirazione: i sintomi giA� sono nel misterioso nucleo iniziale di quattro note lunghe corrispondenti al nome Bach, cui perA? segue un Allegro profondamente contrastato, giA� segnato dalla romantica componente autobiografica, esplicita nel centro di gravitA� della composizione, costituito dal tempo lento. a�?Molto adagioa�?, a�?Canzona di ringraziamento offerta alla divinitA� da un guaritoa�? recita la didascalia, aggiungendo a�?in modo lidicoa�?: la sofferenza individuale si sublima in un gesto universale di elevazione spirituale, nella��orbita della mistica antica modalitA�, ma alla luce di una profonda umanitA�, risolvendo quindi nella a�?voce della��anima del nuovo secoloa�?, cosA� come vuole la��esegesi riservata al movimento conclusivo.
Annely Zeni
Cristina Geier
Vicepresidente
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