Il Suonar Parlante. Questa espressione, creata da NiccolA? Paganini, si riferisce a una particolare tecnica di emissione sonora, per mezzo della quale gli strumenti possono realmente imitare la voce umana. Tale tecnica sopravvive in zone marginali della cultura musicale europea e in aree extra-europee e la sua conoscenza A? essenziale per una corretta comprensione del nostro patrimonio antico e moderno.
Da alcuni anni la collaborazione tra alcuni musicisti, guidati da Vittorio Ghielmi, sta riportando alla luce questa immagine sonora. Cuore artistico del progetto A? un ensemble di viole da gamba che si fonda sulla decennale collaborazione di quattro solisti: Vittorio Ghielmi, Rodney Prada, Fahmi Alqhai, Cristiano Contadin. Il Suonar Parlante a�� Quartetto di viole A? ospite dei piA? importanti festival europei. Ha collaborato con il TA�lzer Knabenchor, jazzisti e compositori quali Uri Caine, Kenny Wheeler e Markus Stockhausen, cantautori come Vinicio Capossela, musicisti di tradizione extraeuropea come gli afghani Siar Hashimi e Khaled Arman.
Il Suonar Parlante a�� Orchestra A? stato fondato nel 2007 in occasione della residenza per la 46a Semana de Musica Religiosa di Cuenca; nel 2010 A? stata orchestra in residenza al Musikfest Stuttgart e nel 2011 al Palais des Beaux-Arts di Bruxelles.
Vittorio Ghielmi A? nato a Milano. Vincitore del a�?Concorso Internazionale Romano Romaninia�? (Brescia, 1995) e del a�?Erwin Bodky Awarda�? (Cambridge, Massachusetts USA 1997) si A? esibito nelle piA? prestigiose sale del mondo (Musikverein Wien, Berliner Philharmonie Berlin, Casals Hall Tokio etc.) o in recitals in duo col fratello Lorenzo Ghielmi o col liutista Luca Pianca. Ha suonato in duo o in trio con Gustav Leonhart, Viktoria Mullova, Giuliano Carmignola, Cecilia Bartoli etc.
Nella sua autobiografia Telemann racconta della musica tradizionale ascoltata durante la sua permanenza a Cracovia e nella regione dell’HanA� (Cekia). La forza e la a�?bellezza barbaricaa�? (a�?Barbarische SchA�nheita�?) di questa musica popolare slava impressionarono il compositore, che scrisse: a�?le idee musicali che si possono ricevere da questi musicisti in pochi giorni possono inspirare la intera vita di un compositorea�?.
Da quel momento Telemann cominciA? a utilizzare nelle sue composizioni a�?gesti musicalia�? folklorici, anche se a�?travestitia�? nelle forme degli Allegri italiani o delle danze alla francese, lasciando in ereditA� una quantitA� di brani in parte oggi conservati nelle biblioteche della Germania del nord. Le melodie popolari originali da cui Telemann trasse ispirazione sono invece ordinatamente catalogate nella collezione di Uhrovec (1730) in Slovacchia (vicino a Banska Bystrica, cittA� del nostro cymbalonista).
Nella stesso primo trentennio del Settecento, a Berlino, musicisti provenienti dalla Boemia, come i Benda, furono i principali virtuosi dell’orchestra di Federico il Grande, importando tratti di virtuosismo a�?tziganoa�?, segnatamente nella pratica degli archi, che conferivano alla musica di quella corte una a�?allurea�? esotica estranea al resto da��Europa, destinata a caratterizzare da��un tocco a�?BohA�miA?nnea�? o a�?A� la Polonaisea�? molti a�?concertia�? del barocco tedesco e a risalire il tempo sino al classicismo haydniano e al romanticismo brahmsiano. I brani scelti, la presenza del virtuoso cymbalonista Marcel Comendant (Moldavo e grande esperto della musica gitana di Romania e Boemia) ritornano questo fil rouge di carattere orientale, esteso anche all’Adagio del Concerto per a�?Il Grosso Mogula�? di Vivaldi, musica a�?gitanaa�? ante-litteram…
Il cuore geografico del programma resta ancora la corte berlinese di Federico II, dove Benda succedeva come Konzertmeister a Johann Gottlieb Graun, passato alla storia come virtuoso violinista (a Praga era stato allievo di Tartini) e a�?ideatorea�? di uno stile ritmico a�?rubatoa�? a�� anticipatore della��analoga maniera chopiniana a�� di evidente provenienza a�?bohemiennea�?.
E accanto ai Benda e a Graun, a Berlino viveva pure il piA? grande virtuoso di viola da gamba dell’epoca, Christian Ludwig Hesse. Molti compositori attivi nella capitale prussiana, tra cui anche Carl Philipp Emmanuel Bach, a lui destinarono un notevole e virtuosissimo corpus di musica per lo strumento, creando un polo di attenzione alternativo alla��area francese, dove la viola da gamba dominava dai tempi del Re Sole. CosA� se nel catalogo di Telemann spicca un raro doppio concerto per flauto dolce, viola da gamba e orchestra, nella produzione di J.G. Graun, accanto al piA? ovvio lascito di 60 concerti per violino, spiccano 8 concerti per viola da gamba e orchestra dal linguaggio ardito, sia per il virtuosismo che sonda i limiti tecnici dello strumento sia per la commistione dei linguaggi musicali (stile barocco francese, stile vivaldiano, stile pre-classico e a�?sturm und dranga�?), proiettati verso nuove e piA? moderne avventure (Beethoven visitA? a Berlino Federico Guglielmo II di Prussia nel 1792, un sovrano istruito nella viola da gamba proprio da Hesse!).
Capitolo finale e terzo a�?temaa�? della serata sono le arie, in cui la giA� rara combinazione di viola da gamba e orchestra accompagna la voce di soprano, nell’arcadica e descrittiva pagina di Handel o nelle virtuosistiche colorature di Hasse.
Info:
SocietA� Filarmonica di Trento
Tel. 0461.985244 a�� fax 0461.231735
info@filarmonica-trento.it