giovedì , 21 Novembre 2024

CLAP! – entusiasmo e interesse per la serata del 7 aprile

GiovedA� 7 aprile alle ore 20.30 in via Belenzani 20 presso la Sala Falconetto di Palazzo Geremia aA�Trento A? stato organizzato un incontro sul tema della dispersione scolastica.

600 PROGRAMMA

La serata prende spunto dalla��esperienza della Classe Aperta realizzata a partire dal 2012 alla��Istituto di FormazioneA�Professionale a�?Sandro Pertinia�? che viene raccontata nel libro a�?CLAP!a�?.

Ea�� stata una serata interessante e stimolante per la cittA�, la sala era gremita e per le due ore degliA�interventi si A? potuto percepire una partecipazione vera e profonda. Al termine i presenti hannoA�esplicitato il loro apprezzamento.

All’incontro, moderato dal direttore di Vita Trentina Diego Andreatta, sono intervenuti:

  • l’Assessore con delega per le materie della partecipazione, innovazione, semplificazione e formazione del Comune di Trento Chiara Maule;
  • il dott. Andrea Schelfi, dirigente scolastico;
  • la professoressa Paola Venuti, supervisore scientifico;
  • Veronica Patton, pedagogista;
  • Carla Grigolli, docente della Classe aperta;
  • Shaba Suada, studentessa della Classe aperta;
  • Andrea Bortolotti, autore del libro.

Gli interventi dei relatori sono stati intervallati dagli interventi musicale degli studenti Gabriele De Rosso e Gabriele Cazzola.

Di seguito una sintesi degli interventi – il report A? scaricabile anche qui inA�allegato.

Assessore Chiara Maule: la dispersione scolastica sta aumentando anche in Trentino e quindi il capoluogo deve interessarsi di questo fenomeno. La dispersione interessa in modo particolare la formazione professionale. La��idea e il progetto della Classe Aperta rappresentano una interessante pista di lavoro e la cittA� di Trento A? attenta a questa proposta. La��Assessore guarda con interesse ciA? che al Pertini si sta facendo.

Il dirigente scolastico della��Istituto Andrea Schelfi, La��esperienza della Classe Aperta. La��impatto della��inclusione sul contesto scolastico: dobbiamo farci carico, sentiamo la responsabilitA� di contrastare la��abbandono anche se questa strada A? molto faticosa e comporta per il contesto motivi di fatica importanti. La Classe aperta nasce nel solco del Progetto Campus pensato da Marco Rossi-Doria e vuole essere un tentativo concreto per accogliere dentro il contesto istituzionale anche i ragazzi piA? fragili. Come dicono molti studi anche da un punto di vista economico contrastare la��abbandono A? saggio perchA� i costi sociali di chi non ha istruzione e quindi A? esposto a stili di vita a rischio saranno negli anni significativi.

La professoressa Paola Venuti, supervisore scientifico, La Classe Aperta e la��inclusione scolastica. Aspetti metodologici e risultati della ricerca: la��esperienza della Classe Aperta A? certo interessante ed A? stato stimolante partecipare alla sua supervisione. Emerge dalla��esperienza che la��approccio basato sulla relazione con gli studenti e sulla��attivismo dei discenti sia la base per partire quando si lavora con i ragazzi a rischio di abbandono. Il percorso intrapreso con la Classe aperta rappresenta una��iniziativa interessante che ha dato dei risultati positivi e sollecita ad alcune riflessioni, quali la��utilizzo dei social network in ambiente scolastico.

Veronica Patton, pedagogista: rimasta sorpresa da come i ragazzi sono stati entusiasmati dalla��esperienza di fare scuola concretamente, toccando la storia e la geometria. La��aspetto tattile e motorio, la sensorialitA� sono importanti per sbloccare la��apprendimento perchA� non si apprende soltanto attraverso il senso della��udito.

Carla Grigolli, docente della Classe aperta: quanta fatica per poter far accettare dentro la scuola ordinaria i ragazzi fragili, quanta fatica con i ragazzi stessi. Alla��inizio da parte dei ragazzi e dei docenti ca��A? stato un atteggiamento di rifiuto, da una parte per la scuola e dalla��altra per il forte pensiero inclusivo che sta alla base del progetto. Con il tempo, una programmazione serrata e molta disponibilitA�, lasciando ai ragazzi i loro tempi A? stato possibile gettare le basi per riattivare la fiducia e quindi avviarsi verso la��apprendimento.

Shaba Suada, studentessa della Classe aperta: ascoltare la narrazione della studentessa e la lettura delle pagine in cui si narra di lei A? stato un momento emozionante. Dice la studentessa che senza la Classe aperta non avrebbe continuato la scuola. Rifiutava la scuola, faceva fatica a stare con gli altri ma grazie a questa esperienza ha imparato a stare con gli altri e anche che studiare A? utile e puA? essere piacevole. Grazie ai professori e al metodo che il progetto le ha proposto si A? qualificata e ora frequenta il quarto anno. Insomma la scuola ha dato risposta alle sue necessitA� e ora sono A? piA? forte.

Andrea Bortolotti, autore del libro: Sulla copertina del libro appaiono due scarponi logori che ricordano le immagini di Rocca. Ho scelto questa fotografia perchA� rappresenta la fatica del cammino, la difficoltA� di percorrere i sentieri della vita che riescono a rompere anche la pelle piA? dura. La��immagine evoca la fatica che debbono fare gli insegnanti per stare ogni giorno dentro la scuola con i ragazzi fragili, ma non A? la loro la fatica che piA? mi sta a cuore. Ea�� quella dei ragazzi e dei loro genitori. Il libro narra una vicenda collettiva che ha avuto un impatto significativo per la comunitA� scolastica: per chi vi ha direttamente partecipato, per chi non ne A? stato coinvolto in prima persona e per chi non la��ha condivisa o non vi ha creduto. Il libro ripercorre le vicende che hanno caratterizzato la��Istituto di Formazione Professionale a�?Sandro Pertinia�?, una scuola pubblica dunque, tra il 2006 e il 2014. Dal momento in cui la scuola si apre al nuovo assolvimento della��obbligo al secondo anno di realizzazione del Progetto a�?Classe Apertaa�?, una��iniziativa concreta volta a contrastare la��abbandono scolastico prima del compimento del sedicesimo anno di etA�. La a�?Classe Apertaa�? non A? a�� e non vuole esserlo – la risposta alla questione della��abbandono ma la concretizzazione della storia di quel preciso contesto. Crediamo perA? che essa possa essere un esempio che vale la pena condividere con le altre realtA� scolastiche e con la cittadinanza. Al a�?Pertinia�? gli anni tra il 2006 e il 2014 sono stati molto intensi e durante questo periodo la��autore ha accumulato moltissimo materiale di lavoro – appunti, relazioni, idee, progettia�� – e la consapevolezza che quanto stavano realizzando rappresentava una fase importante che poteva presto passare. Aveva tra le mani una interessante mole di documenti, sapeva che quanto stavano attraversando poteva trascorrere in tempi brevi e per questo ha voluto concretizzarlo in un oggetto materiale capace di resistere al tempo e di attraversare lo spazio. La mediazione della scrittura gli ha permesso di a�?prendere le distanzea�? dal contingente, di elaborarlo e di restituirlo sotto forma di prodotto concreto meno legato alle emozioni. Una sorta di distillazione. CiA? non significa che la voce narrante sia quella propria della ricerca, oppure sia quella del narratore onnisciente. Tutta��altro. La narrazione A? condotta da un punto di osservazione interno, da chi dentro quel contesto riveste un ruolo preciso che interpreta e declina sulla scia della sua vicenda personale, della sua cultura e sensibilitA�. Attraverso la scrittura la��autore ha cercato di dare parola ad una��esperienza corale di persone – docenti, allievi e genitori a�� che con ruoli diversi hanno percorso un tratto di strada assieme. Per farlo ha selezionato il materiale di cui disponeva, ha cercato il filo conduttore e il respiro ma il libro non sarebbe potuto nascere senza un contesto e le storie dei ragazzi. Il contingente, la quotidianitA� di un contesto inclusivo A? magmatica e questo ha avuto ripercussioni sul libro che non nasce a tavolino con una trama precisa ma trova la sua coerenza dopo molteplici esplorazioni. Nella sua versione definitiva A? composto dal succedersi cronologico degli eventi intervallato dalle storie dei ragazzi protagonisti di quella specifica fase del percorso. Parafrasando il titolo di una celebre raccolta di racconti di Carver A? importante comprendere a a�?Chi ci riferiamo quando parliamo di ragazzi che vivono in Trentino e sono a rischio di dispersione scolasticaa�?. Sono ragazzi che attraversano un momento che non riescono a gestire e non di adolescenti meno dotati o dalla scarsa intelligenza o predisposti assolutamente per un lavoro manuale. Si tratta di ragazzi che durante il tempo scuola a�� a volte anche per una loro responsabilitA� ma piA? di frequente a causa di fattori esterni – sono rimasti indietro ed hanno nel corso degli anni accumulato troppe lacune: gli altri sono andati avanti e loro sono rimasti fermi, gli altri sono stati accompagnati e loro sono rimasti soli. Questi ragazzi molto spesso sono arrabbiati con la scuola e gli adulti, hanno ormai smesso di credere alle nostre parole e non riescono a individuare dentro il campo del loro sguardo emotivo esempi adulti cui riferirsi. Molto spesso sono soli, con pochi strumenti e scarse conoscenze per interpretarsi ed interpretare ciA? che accade lontano, vicino e dentro sA�. Troppo spesso sono cosA� emotivi e sensibili che devono infilarsi una maschera per non bruciare. E quando la maschera A? timida se ne stanno in disparte senza disturbare nessuno fino a scomparire rimanendo un nome dimenticato sul registro di classe, ma quando A? aggressiva ed allora che dentro la��aula, dentro i tempi, dentro le richieste non riescono a starci. Sono tutte maschere che arrivano dentro la scuola senza filtri. E allora accoglierli risulta complesso. La��inclusione non A? un processo lineare, la��inclusione mette a dura prova il setting istituzionale per come la��abbiamo ereditato e difeso. La��inclusione non A? una parola astratta ma porta con sA� vicende personali e sociali, odori, rancori, spinte verso la��alto e improvvise ricadute. Includere dentro la scuola i ragazzi piA? fragili significa avere la forza, la��organizzazione e la disponibilitA� di tutti per metabolizzare la mareggiata che portano con sA� ogni mattina. PuA? esserci inclusione reale, soltanto quando le istituzioni promuovono e sostengono realmente il contenuto della��articolo 3 della Costituzione perchA� la��inclusione ha bisogno di un clima favorevole, di una cultura diffusa e condivisa affinchA� anche chi fatica possa vivere i contesti ordinari senza vivere situazioni di a�?danno, stigma o pregiudizioa�?. Si tratta di una��operazione complessa e profonda, che riguarda la capacitA� di ciascuno di noi di fare i conti con la diversitA� e comporta la disponibilitA� ad ascoltare altre voci, altre narrazioni, la disponibilitA� a creare relazioni e dialogo con chi ha rifiutato la nostra proposta, il nostro modo adulto di vedere le cose. Non si tratta di scendere a compromessi, di andare al ribasso, di soffocare chi sa giA� volare alto, di compromettere il ruolo e il mandato istituzionale ed educativo della scuola bensA� di imparare ad accompagnare anche i ragazzi piA? a rischio di emarginazione sociale ed economica al rispetto di sA�, a fornire loro gli strumenti necessari per comprendersi e costruirsi in libertA� il proprio percorso, per partecipare alla vita sociale, economica e politica del Paese. Non puA? esserci inclusione reale se essa non fa parte del patrimonio culturale di un popolo, non puA? esserci quando la��esempio degli adulti e delle istituzioni va in altra direzione. Non A? lecito pensare e illudersi che la povertA�, la mancanza di prospettive, di cultura e di opportunitA� avvicini le persone al rispetto della legalitA�, permetta di partecipare alla costruzione del futuro.

Ea�� stata una serata interessante e stimolante per la cittA�, la sala era gremita e per le due ore degli interventi si A? potuto percepire una partecipazione vera e profonda. Al termine i presenti hanno esplicitato il loro apprezzamento.

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