a�? Noi siamo fatti di quello che vediamo, di quello che pensiamo di capire e di quello che ci dicono gli altri. a�?
Fino al 1 febbraio, il Madre, Museo d’Arte Contemporanea situato nell’ottocentesco Palazzo Donnaregina nel cuore del centro storico di Napoli, ospita “Io non sono io”, interessante mostra del fotografo ucraino Boris Mikhailov. Io non sono io A? una mostra da non perdere e che A? stata tappa obbligata del mio soggiorno napoletano nel periodo natalizio.
“Si informa che alcune opere esposteA� contengono espliciti riferimenti sessuali che potrebbero urtare la sensibilitA� di alcuni visitatori”.
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Questo A? l’avviso affisso all’ingresso della mostra. E’ un’informazione che potrebbe indurre il visitatore che si sofferma ad osservare le immagini singolarmente senza analizzarle nel contesto di una ricerca sulla nuditA�, a non capire il vero contenuto della rassegna.
Nelle immagini di Mikhailov il corpo A? spesso il protagonista, rappresentato senza censure nella sua fragilitA�, come nella serie che dA� il titolo alla mostra “Io non sono io” , in cui Mikhailov mette in scena una sequenza di azioni classiche e nello stesso tempo beffarde. Sono immagini che fecero scandalo quando furono esposte al pubblico per la prima volta nel 1992 determinando la chiusura della mostra da parte della polizia sovietica, ma sono immagini che proprio nella loro ironia e sinceritA� restituiscono l’autoritratto (tema ricorrente nelle sue immagini) di un individuo che, seppur per molti anni emarginato, trova proprio nell’espressione artistica motivo per realizzarsi e gratificarsi.
Questo fotografo ribelle non ha mai accettato le regole imposte dal regime che ha combattuto con lo strumento a lui piA? consono: la fotografia e le immagini che raccontano il corpo e la nuditA�, ridicolizzando il regime.
All’inizio della sua ricerca fu accusato di messaggi contrari al Partito Comunista e di pornografia. Gli agenti del KGB, durante una perquisizione, scoprirono alcune foto di nudo della moglie e lui ne pagA? di persona le conseguenze. Solo dopo il crollo dell’A�A�A�A�A�A� Unione Sovietica il suo lavoro venne rivalutato e la critica consacrA? Boris Mikhailov come uno dei piA? autorevoli fotografi contemporanei.
La mostra del Madre approfondisce il tema del ritratto e dell’autoritratto e la matrice autobiografica A? presente in quasi tutti i suoi lavori, cosA� come i temi della crisi di identitA� e dell’oppressione sociale, della povertA� ingiusta e della vera miseria, dell’abbandono e della solitudine. E’ questo l’utilizzo che Mikhailov fa della sua macchina fotgrafica, alla ricerca di una veritA� comune influenzata dalla grande arte europea e dalla pittura barocca. Sono questi i rimandi che nella mostra si notano nell’accostamento ad alcuni trittici e fotografie di piccolo formato di due dipinti del pittore spagnolo Jusepe de Ribera in cui sono rappresentati San Paolo Eremita e Santa Maria Egiziaca. L’immagine di un corpo dolente e invecchiato, il suo deformarsi e la sua sofferenza di fronte alla corruzione terrena. Nei trittici i colori si fanno cupi (dal verde al blu al marrone) per evidenziare la disperazione dopo la morte della carne e il nostro destino di esseri mortali, ma anche il riscatto della redenzione.
Le altre serie della mostra, fra cui ricordo Yesterday Sandwich (1972-75)A� Salt Lake (1986) By the Ground (1991) Football (2000) e The Wedding (2005) sono capitoli di una narrazione che oppone alla banalitA� e al grottesco tante altre storie individuali, a volte giocose e a volte impietose.
Il contenuto di questa interessante e originale mostra si puA? sintetizzare quindi in una galleria di ritratti e autoritratti che disturbano ma che sono nello stesso tempo profondamente umani in quanto testimonianza di dignitA� personale. Diversi e uguali (Io non sono io, appunto) per rappresentare chi siamo come esseri umani.
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