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A MONTE GROM E SUL COLLE DI SANTO STEFANO STORIE DI UNA GENERAZIONE
DI CONFINE

dsc_0441_mLe trincee della Grande Guerra che ancora solcano il Monte Grom, nel territorio del Comune di Mori, ed il Colle di Santo Stefano, nei pressi di Bezzecca nel Comune di Ledro, si faranno palcoscenico per ospitare il secondo appuntamento dell’edizione 2010 della rassegna “Storie a Memoria – Castelli e forti, ville e borghi del Trentino” – organizzata dall’assessorato alla Cultura, Rapporti europei e Cooperazione della Provincia autonoma di Trento e dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara in collaborazione con il Museo Castello del Buonconsiglio e la Fondazione Museo storico del Trentino.
Lo spettacolo A? in programma venerdA� 23 luglio sul Monte Grom e sabato 24 a Bezzecca, in entrambi i casi con inizio alle ore 21.00.

Trincee del Monte Grom (Mori)
VenerdA� 23 luglio 2010
ore 21.00

Colle di Santo Stefano (Bezzecca)
Sabato 24 luglio 2010
ore 21.00

“L’ultima trincea”

Risale all’inizio degli anni ’70 l’idea di ripristinare i sentieri in rovina della Grande Guerra per trasformarli in un percorso di pace. Da cosA� l’associazione “Amici delle Dolomiti” e nel 1987 la Provincia autonoma di Trento, ricalcandone le finalitA�, predispose la realizzazione del “Sentiero della Pace” che oggi percorre l’intero fronte trentino, dal Passo del Tonale alla Marmolada. A? un itinerario ricco di motivazioni di carattere ambientale, ma soprattutto con un profondo significato culturale e storico: un percorso nelle memorie, per riflettere e meditare.A� Nel progettare l’edizione 2010 della rassegna estiva “Storie a memoria”, si A? pensato ad una serie di spettacoli che affrontassero il punto di vista di coloro che sono vissuti in questi luoghi di guerra e che, con il trascorre degli avvenimenti, si sono trovati da una parte e dall’altra.
L’azione scenica de “L’ultima trincea” – la rappresentazione in programma a Monte Grom e al Colle di santo Stefano – si snoda attraverso un dialogo fra i protagonisti di una generazione di confine, raccontata dal giovane barbiere Giuseppe Bresciani di Riva del Garda. La documentazione epistolare e memorialistica sulle esperienze vissute da Bresciani durante la prima guerra mondiale e sulla sua partecipazione alla vita sociale di Riva del Garda tra l’inizio del secolo e il 1955 A? stata donata dagli eredi alla Fondazione Museo Storico del Trentino. Risale al 1991 la pubblicazione del volume “Giuseppe Bresciani. Una generazione di confine: cultura nazionale e grande guerra negli scritti di un barbiere rivano” curato di Gianluigi Fait e inserito nella collana “Archivio della scritture popolare”. A�E’ lo spaccato di vita di questo giovane barbiere di Riva del Garda e della sua generazione. Dall’archivio di famiglia emergono foto, cartoline, lettere, appunti di diario, documenti. Tessere che unite l’una all’altra creano il puzzle vivido e realistico di un’epoca storica, gli anni a cavallo del 19A� e 20A� secolo. Si passa cosA� dall’autobiografia dell’uomo comune, protagonista e spettatore delle tante vicende della Storia, all’autobiografia di una comunitA�, in un tempo dove la normalitA� sembra non esistere piA?.
Giuseppe Bresciani (Riva del Garda 1886 – 1955) durante Grande Guerra fu prigioniero in Russia e poi volontario nell’esercito italiano. Appassionato di musica e di filatelia, filodrammatico e dilettante filarmonico (suonava mandolino e violoncello), fu anche fondatore e presidente della SocietA� Sportiva Benancense.
Il coordinamento dell’azione scenica A? affidato a Bruno Vanzo, attore e regista fra i piA? conosciuti e apprezzati a livello provinciale, che avrA� al proprio fianco gli attori della “Compagnia delle Arti” che raccoglie alcuni fra gli interpreti piA? validi del panorama teatrale trentino: Giuliana Germani, Andrea Franzoi, Mauro Gaddo e Gabriele Penner. La scrittura teatrale A? stata ricavata, oltre che dalle memorie di Giuseppe Bresciani, anche da testi storici di Fritz Weber (Tappe delle disfatta) e Emilio Lussu (Un anno sull’Altipiano). Il commento musicale sarA� garantito dal gruppo “I cantori de Vermei” diretto da Alberto Delpero.
La rappresentazione in programma a Monte Grom A? stata organizzata in collaborazione con il Comune di Mori e con il locale Gruppo Alpini. Il Comune di Ledro e il Consorzio Pro Loco Valle di Ledro hanno reso invece possibile lo spettacolo in calendario a Bezzecca. In entrambi i casi il pubblico potrA� assistere gratuitamente.

LE TRINCEE DEL MONTE GROM – Comune di Mori

La borgata di Mori, con la Valle del Cameras racchiusa tra la Valle di Gresta e l’Altopiano di Brentonico, nel corso della prima guerra mondiale fu teatro di un sistematico e pressochA� totale processo di distruzione. Ponti minati, boschi tagliati per utilizzarne il legname, case ridotte in rovina, campagne devastate e strade rese inservibili dalle detonazioni e dallo scavo dei trinceramenti. Il Gruppo A.N.A. di Mori, nell’ultimo decennio, si A? fatto carico di restituire alla memoria le fortificazioni e le trincee realizzate dagli austriaci sul Monte Grom che, per la sua pronunciata sporgenza, poteva essere considerato un’autentica fortezza naturale.
Il Monte Grom era coronato da tre linee di trincee scavate nel terreno o nella roccia e collegate tra loro da camminamenti per gli spostamenti delle truppe in sicurezza. La linea piA? avanzata circoscriveva la base del monte, quella mediana il pendio di mezzo, mentre quella piA? arretrata passava proprio sotto la cima.
Sulla linea piA? esterna, a ridosso dello strapiombo che sovrasta la piana di Mori, era stato costruito un avamposto in cemento ben fortificato con postazione per mitragliatrice e tutti i servizi per la truppa. Il sentiero di accesso al monte era controllato da una postazione in caverna.
Sul cocuzzolo di vetta era stato realizzato un osservatorio in parte interrato collegato con dei camminamenti ad una serie di bocche che guardavano in tutte le direzioni. Appena sotto la cima, in localitA� Pozze Basse, fu scavata nella roccia una grande caverna le cui feritoie dominavano la Valle del Cameras. All’entrata della grotta si trovano ancora oggi i resti di un’effige austriaca con le ali dell’aquila stilizzata, stemma della compagnia polacca ivi dislocata.
Sul retro del monte, ben protetti dai tiri dell’artiglieria italiana, gli austriaci avevano costruito dei baraccamenti. Oltre agli alloggiamenti per la truppa e gli ufficiali vi si trovavano le cucine, i bagni e un ospedale da campo.

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