Il 19 agosto a Riva del Garda a�?A PERDIFIATO a�� Ritratto in piedi di Tina Merlina�? ripercorre la biografia di una donna dalla personalitA� complessa, in una diversificazione di stili, toni, forme: ci si ferma e si guarda indietro, alle origini, per fare memoria.
A Riva del Garda, nella��ultimo atto di a�?Sulla scena del Dirittoa�?, appuntamento n. 4 diA�a�?Diritti Contatia�? di ARCI Alto Garda, sarA� narrata la storia di una bambina, donna, partigiana, giornalista, scrittricea��
Il nastro che ci guiderA� nello straordinario viaggio alla��interno della biografia e del mondo di Tina Merlin A? il suo amore per la natura, un filo rosso che si srotola dalla sua infanzia, lungo il periodo della Resistenza, fino alla tragedia del Vajont. Da Tina bambina a Tina giornalista degli anni a��60.
Una sinopia per delineare il ritratto di una donna tenace che ha sempre lottato per ciA? in cui credeva, con il coraggio di cercare la veritA�.
ConA�Patricia ZancoA�in a�?A PERDIFIATO a�� Ritratto in piedi di Tina Merlina�?
di LUCA SCARLINI e DANIELA MATTIUZZI
regia DANIELA MATTIUZZI
(con il Patrocinio del a�?Premio Ilaria Alpi e il Teatro di Impegno Civilea�? e il Patrocinio di Legambiente)
entreremo in un quadro composto di due immagini distinte ma complementari, un dittico che si apre sulla��intreccio con la vita di una��altra donna e si chiude con la��insieme di vite di una tragedia annunciata.
Nella prima immagine, a�?Tina Merlin si racconta alla madre, in una narrazione che rievoca il passato, fino allo scoppio della guerra e alla presa di coscienza politica con la scelta partigianaa�?, mentre la seconda immagine a�?si apre sulla figura di Tina Merlin giornalista, la sua precisa volontA� di dire quello che la gente – nell’Italia ridente delA�boomA�economico – preferisce ignorare, per poi fronteggiare le tragedie con lo sgomento dell’uditore cieco davanti alla morte annunciataa�?.
Il filo rosso della storia umana puA? farsi spira pericolosa che avvolge e uccide, nella��incessante ripetersi di guerre di potere: il fascismo e il disastro del Vajont sono collegati da aviditA�, egoismo, irresponsabilitA�, in un inganno che coinvolge persone e politica. Precise colpe umane, non fatalitA�.
A cento anni dalla Grande Guerra – una delle piA? inconcepibili carneficine della storia, nella��anno a metA� tra il 50A� anniversario del disastro del Vajont (9 ottobre 1963) e il 30A� anniversario del disastro della Val di Stava (19 luglio 1985), in un mondo in cui ancora si combattono numerose guerre a�� dove il 90% delle vittime sono civili, donne e bambini soprattutto, e dove i danni causati ai beni artistici e ambientali sono incalcolabili, in una��Italia che ancora si sbriciola, che cambia la sua morfologia in una devastazione terrena e di coscienze, che sprofonda sotto frane, colate di fango, inondazioni, una conversazione come questa ci permette di far emergere una��opera di civiltA� che le donne, nei secoli, hanno compiuto giorno dopo giorno, per rendere piA? abitabile il mondo e piA? umana la vita.
Per non annacquare le responsabilitA�, ciA? che A? accaduto deve essere trasmesso, anche quando si vorrebbe dimenticare, illudendosi che il tempo restituisca pari dignitA� a ogni perdita: servono parole per raccontare e combattere la��oblio, per un dovere di memoria e di giustizia nei confronti di chi e ciA? che A? passato e nei confronti di chi e ciA? che sarA�.
Si deve parlare di tutte le tragedie causate dalla��incuria, dalla��ignoranza e dalla��arroganza umana. Nella societA� delle mancate programmazioni, dei mancati controlli, dei mancati interventi, del mancato riconoscimento del protagonismo femminile, non sarA� la mancanza di tempo o di spazio a impedirci di ascoltare le parole e la storia di chi ha combattuto per la libertA� e la democrazia, cercando la veritA�.
Una memoria appassionata da cui si leva una��antica oralitA�, una sapienza femminile distillata nei secoli, una��opera di cura per opporsi alla��incuria nei confronti delle relazioni umane e della��ambiente.
Vi saranno ospiti importanti in sala, monumenti viventi come la partigianaA�Lidia Menapace, il partigianoA�Renato Ballardini, il partigianoA�Sandro Canestrini, avvocato di parte civile nel processo del Vajont, e il partigianoA�Mario Bernardo, comandante delle formazioni garibaldine nel bellunese in cui fu staffetta Tina Merlin.
19 agosto 2014 ore 20.30 Sala della ComunitA� di Riva del Garda a�� via Rosmini 5/b