Itinerari Jazz presenta, questa sera, giovedA� 16 aprile, Chico Freeman y Guataca.
Il gruppo, composto da Chico Freeman (sax-voce), Ivan Bridon (piano), Joel Soto (basso), Rodrigo Rodriguez (percussioni -voce) e Francis Arnaud (batteria) si esibirA� a partire dalle ore 21.00 al Teatro Auditorium.
Quando negli anni Settanta fece la sua apparizione sulla scena internazionale,Chico Freeman si presentA? come un sassofonista tenore in grado di padroneggiare tutta la storia del proprio strumento, da Coleman Hawkins a John Coltrane. La sua predisposizione naturale a cavalcare gli stili con uguale convinzione e sicurezza gli permise di imboccare subito una carriera costellata di importanti collaborazioni. Nella prima registrazione da leader, il sassofonista ventottenne era accompagnato nientemeno che da Muhal Richard Abrams, guru del jazz chicagoano. Sempre in quell’anno, il 1977, fu al fianco di Elvin Jones in un tour europeo. Le presenze di spessore nei suoi lavori si susseguivano in modo incalzante: da Jack DeJohnette a Bobby McFerrin e Anthony Davis, fino al notevole album dell’81 “Destiny’s Dance”, registrato con il grande vibrafonista Bobby Hutcherson e con un giovanissimo, brillante Wynton Marsalis. Ma la lista dei musicisti con cui Freeman ha collaborato A? tra le piA? lunghe e sostanziose nella storia del jazz: ricordiamo ancora solamente i nomi di Charles Mingus, Dizzy Gillespie, McCoy Tyner, Joe Henderson.
Figlio del leggendario sassofonista Von Freeman, Chico ebbe subito modo di fare esperienza nella Chicago degli anni Sessanta, in un momento fondamentale dello sviluppo musicale afroamericano, legato alla nascita dell’Associazione Aacm, alimentata da musicisti come Richard Abrams, Anthony Braxton, Lester Bowie, Roscoe Mitchell. Da questo nacque la sua propensione a muoversi con uguale disinvoltura sia nel campo della tradizione che nell’avanguardia; un atteggiamento ben palesato dal titolo di una sua fortunata incisione degli anni Ottanta, “Tradition in Transition”. Lo stile di Freeman A? schietto nel proprio eclettismo, sorretto da un suono corposo e da una tecnica brillante, che si stempera in denso lirismo nelle ballad. Fortemente attratto dal mondo africano e dell’America Latina, Freeman presenta a Trento il gruppo Guataca, ispirato alla musica di grandi cubani come Machito, Tito Puente, Chucho Valdez, ma con uno sguardo anche verso il funky e il rhythm and blues. Nello slang cubano “guataca” significa persona dalle grandi orecchie; chi sa captare i suoni e trasformarli bene in musica.
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Centro Servizi Culturali S. Chiara