venerdì , 22 Novembre 2024

Il Lato B dell’informazione
ALLATTAMENTO IN PUBBICO: ESERCENTI E MAMME
DI TRENTO A CONFRONTO

dscn0148Per capire l’impatto sociale della notizia sollevata dai quotidiani dopo la lettera di denuncia scritta da Roberta Rossini invitata a non allattare piA? nella sala dell’albergo a vocazione Family in cui stava trascorrendo le vacanze, basta leggere i commenti che si sono scatenati nei blog dei giornali regionali e nazionali. Accanto ai messaggi di solidarietA� non sono mancati frasi del tipo “ed allora A? chiaro che se tu mi imponi il seno mentre mangio con la famiglia al ristorante, anch’io posso imporre rutti e flatulenze“, segno che non tutta l’opinione pubblica va di pari passo con il buon senso. Allora meglio sentire che cosa hanno da dire le piA? esperte in materia, le mamme.

Francesca, 26 anni, ricorda che allattare al seno A? non solo un modo per nutrire il proprio piccolo, ma anche per rispondere ad un’esigenza di coccole e contatto fisico con la mamma. Lei, il suo Vito lo ha allattato “al parco, sull’autobus, in treno, al bar, sulle panchine del centro storico, all’universitA�, in spiaggia…ovunque. La tendenza A? privilegiare luoghi tranquilli perchA� A? un momento molto intimo con il bambino che il piA? delle volte, attaccato al seno, si addormenta; ma qualora non sia possibile, o se il bambino ha molta fame, ogni luogo A? buono“. Fortunatamente Francesca ricorda per lo piA? sguardi affettuosi dei passanti inteneriti dalla scena e frasi di incoraggiamento, come la “nonnina in centro storico che, con volto gentile, si A? rivolta a me dicendo “Aaah, beata gioventA?!”, oppure quella volta che, per emergenza, ho allattato Vito alla fermata dell’autobus e un ragazzo africano passando, con sguardo di intesa, mi ha fatto un OK con la mano…mi ha fatto sorridere e mi sono sentita orgogliosa per quello che stavo facendo”.

L’allattamento al seno non A? visto come un momento in cui la mamma alimenta il proprio figlio, ma come un momento in cui espone verso altri il proprio seno nudo e che assurdamente viene percepita come una forma di esibizionismo” afferma Sara, 35 anni, in attesa del suo primo bambino. “L’allattamento A? importante che si realizzi in un momento in cui madre e figlio si sentono sereni e reciprocamente protetti, non credo che potrei sentirmi tranquilla in una qualsiasi panchina in un parco pubblico a Trento, credo cercherA? ambienti piA? ovattati“.

E i luoghi “ovattati” a Trento esistono, sono gli esercizi pubblici che hanno aderito al progetto “Mamma, qui puoi allattare promosso dall’Associazione “Amici della Neonatologia Trentina“. Se la presenza di farmacie e negozi per bambini non mi ha stupito piA? di tanto, la mia curiositA� A? esplosa leggendo che anche l’Ottica Gecele e la Libreria “Ancora” ne fanno parte: non ho potuto non immaginare le mamme che allattano i loro bambini leggendo il retro dell’ultimo libro di Camilleri o provandosi un paio di occhiali da sole…

Per Elena Gecele le mamme hanno la prioritA�, “per quanto mi riguarda non dovrebbero neanche chiedere il permesso di allattare sui nostri divanetti, e se qualche cliente si dovesse sentire a disagio lo farei accomodare in un altro spazio“. In ogni caso le volte in cui una cliente ha avuto l’esigenza di allattare e di cambiare il suo bambino le A? stato messo a disposizione un ufficio con appeso all’esterno “non disturbare” per darle tempo e comoditA�. Alla Libreria “Ancora” A? addirittura l’ufficio del Direttore Simone Berlanda a trasformarsi in nursery: “abbiamo sempre accolto le mamme che dovevano allattare o i bambini che dovevano andare in bagno senza problemi, ancor prima di aderire al progetto dell’ANT”.

Il mio giro avrebbe dovuto concludersi in una pasticceria del centro che espone in bella vista il marchio “Mamma, qui puoi allattare“: peccato che una volta entrata una dipendente mi abbia informato che il nuovo titolare non aveva ben accolto l’iniziativa del suo predecessore (ed evito di scrivere le parole esatte che mi sono state riferite, nonchA� il nome della pasticceria, perchA� vorrei evitare di avere sulla coscienza un licenziamento…). Davvero un peccato, perchA� l’idea di una mamma che allatta mentre si mangia un pasticcino alla crema a me ispirava solo tenerezza.

Martina Bridi

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9 commenti

  1. Nel caso della mamma invitata a non allattare nella sala ristorante dell’hotel in cui era ospite ho letto un segnale preoccupante: quello di una società che si mostra più che permissiva (o “aperta di vedute”) con il nudo femminile più o meno esplicito in spazi e ambiti pubblici e di comunicazione, ma che ritiene al tempo stesso disdicevole un gesto intimo, simbolico, e di significato basilare come l’allattamento…

  2. Esattamente! Cosa c’è di offensivo, disdicevole o volgare nel seno di una mamma??
    Viviamo circondati di corpi più o meno nudi a cui non facciamo neanche quasi più caso – tv, riviste e manifesti pubblicitari ne sono pieni – e poi una donna non può nutrire suo figlio quando ha fame?
    Ma scherziamo?! Mi vengono in mente un milione di gesti sul serio maleducati su cui non si è mai sollevata una polemica simile!

  3. Allattamento in pubblico? Perché no? Quante altre tette vengono messe in mostra per motivi molto meno “nobili”, anzi mercificando il corpo della donna, e le stesse persone che si scandalizzano per un fatto naturalissimo come questo a quelle neanche fanno più caso!
    E’ vero, però, che si tratta di un atto che, per il benessere del bambino, richiede tranquillità e assenza di elementi di distrazione. E che vanno rispettate le persone che possono sentirsi a disagio, sentirsi di troppo in tale momento di intimità esclusiva. Come un bacio o altre espressioni di affetto in pubblico, anche l’allattamento è un’azione che non solo è lecita ma può suscitare unicamente tenerezza, sempre che vi sia sensibilità verso gli altri e conseguente discrezione.
    Firmato: Unache,sesololavessepotuto,altroche”solo”per15mesil’avrebbeallattatoilsuo! (alias Sara Scrinzi)

  4. Premesso che l’articolo è ottimo ma l’argomento … basta con sta storia! Ma perchè i giornali, i telegiornali regionali e ora persino i blog devono occupare pagine e pagine, ma soprattutto gran parte della nostra mente con questi problemi che poi non sono problemi? Insomma allattare in pubblico non hai mai fatto scandalo o distrurbato nessuno e se una volta succede che un “deficiente” si lamenta, perchè tutti devono dar retta a questo “quasi unico” deficiente?
    Mi sarei aspettata dal lato B del blog qualcosa di più B e non sempre questo lato A che l’informazione ci presenta per occuparci la mente e non farci pensare ai reali problemi di questa società!!!

  5. Ciao Branko, e tu che cosa suggeriresti come argomenti da “lato B”?..

  6. A quella sottospecie di cerebroleso dei “rutti e flatulenze”, se capisse (cosa che sono convinto essere impossibile), gli direi che volendo esprimere delle volgarità non avrebbe necessità alcuna di scomodarsi a produrre emissioni orali e/o anali: sarebbe sufficiente la visione della sua faccia a susc itare disgusto (soprattutto in sala da pranzo).

    Più in generale la malizia è nell’ occhio di chi guarda e nell’ orecchio di chi ascolta: se uno si scandalizza per un naturalissimo allattamento, vuol dire che qualche problema irrisolto ce l’ ha lui!

    Mi fa venire in mente la storiella di quella zitella che chiama scandalizzata la buoncostume perchè dalla sua finestra si vede un uomo nudo nella finestra di fronte.
    “Ma signora” dice il poliziotto “si vede solo la testa e parte del petto”
    “Sì” risponde lei “ma provi a salire sulla sedia: vedrà tutte le parti scandalose!”

  7. Io i miei fogli non ho allattato – peccato. Mi sentivo molto sola in questo non avendo nessuna persona vicina che mi incorraggiava. A me fa molto tenerezza vedere le giovani mamme dedicate così ai loro piccoli – un grande OKAY anche da parte mia.

  8. Rispondo a Branko, che pure ha molte ragioni.
    E’ utile qualunque argomento che aiuti a superare pruderie, falsi moralismi, “bacchettonismi”, clericalismi. Siamo sempre più condizionati in questo senso, anche nelle scelte civili e politiche.
    L’argomento, di per sé, non si presta ad una discussione infinita, anche perché vedo che chi interviene sta fondamentalmente dalla stessa parte (e noto con piacere che la mia Trento si è molto evoluta in termini di apertura mentale da quando la lasciai nel lontano 1979, anzi, per me che vivo a Roma, con il Vaticano a poche centinaia di metri, oltretevere, mi pare un faro nella notte).
    Ma è giusto accendere, anche solo per un attimo, i riflettori su questi episodi e non lasciarli passare sotto silenzio. Ogni volta che accadono.
    Ciò non significa trascurare altre cose, forse più importanti. Ci si può occupare, in misura diversa, di tutto. Anche perché chi stabilisce le priorità? Quello che conta per me è banale e superfluo per un altro. Oppure, quello che conta per me oggi, per me stessa potrà diventare irrilevante domani. Chi lo può dire?
    E, allora, di volta in volta, reagiamo a tutto ciò che ci scandalizza perché non abbia ad accadere più.

  9. Solo un’opinione la mia, per chi avrà voglia e tempo di leggerla.

    Vorrei prescindere dagli eccessi dell’una e dell’altra fazione. Va da se che il bimbo ha diritto di essere nutrito, e la madre ha il diritto/dovere di allattarlo al seno.
    Personalmente dubito che la mammella scoperta di una mamma intenta ad allattare possa dare scandalo in un epoca in cui il corpo della donna – lo dico senza accenti fimministi di sorta che comunque mai approvo – è vilipeso e messo in vetrina con volgarità, poco rispetto, e per dirla tutta con l’avvallo delle donne stesse (quantomeno le dirette interessate).
    Operato questo giusto distinguo, occorrerebbe poi dire che il fatto andrebbe analizzato in se. Mi spiego meglio: a me vedere una mamma che allatta al seno ispira tanta tenerezza, e una volta mi sfuggito un sorriso che non ho potuto trattenere, mentre distoglievo lo sguardo per non privare mamma e bimbo della loro giusta riservatezza. Tuttavia, il momento dell’allattamento è qualcosa di personale, intimo, e richiede tranquillità tanto per la mamma quanto per il bimbo. Allattare “ovunque” non rispetta questa dimensione imprescindibile, anche se, ci mancherebbe, non è il caso di far morire di fame il pargolo! D’altra parte, in genere, anche i bimbi hanno orari e una frequenza di poppata che anche se non è regolarissima è prevedibile. La mamma dovrebbe comunque evitare di esibire un momento che per quanto bellissimo e a me gradito potrebbe disturbare – a vario titolo e non abbiamo il diritto di giudicare – la sensibilità di qualcun’altro. Personalmente non andrei in città a fare una passeggiata per poi trovarmi al momento della poppata in Piazza Duomo ad allattare, perchè quel momento, se possibile, abbisogna di tutta la calma, di tutta la tranquillità e di tutto l’affetto possibile. Non è uno spettacolo, non facciamolo diventare tale … emergenze a parte, si intende. D’altra parte, se vedessimo una romantica cippia fare una delle cose più naturali al mondo in un luogo pubblico o aperto al pubblico, quante diverse reazioni potremmo avere? Chi li troverà carini, chi rimantici, chi dei maiali, chi chiamerà i carabinieri. Il paragone soffre di alcuni limiti ma grossomodo aiuta a comprendere che la sfera dell’intimo va il più possibile lascita ad un ambito di giusta riservatezza.

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