In Italia se ne A? parlato poco, ma nel resto d’Europa la notizia ha ricevuto una grande attenzione maturata anche dal fatto che, piA? o meno dal 2006, i Paesi europei assistevano increduli alla rapida ascesa del Partito dei Pirati.
Nato in Svezia solo tre anni fa, il Piratpartiet nel corso delle ultime Elezioni Parlamentari ha raccolto il 7,1% dei voti classificandosi quale quinto partito del Paese e ottenendo soprattutto, la possibilitA� di mandare un proprio rappresentante al Parlamento Europeo. Un clamoroso risultato, clamoroso sia alla luce della rapidissima ascesa del partito, sia per la stessa natura del gruppo da sempre caratterizzatosi quale partito di protesta contro le lobby.
Il website del Piratpartiet venne aperto il 1 gennaio 2006 con lo scopo di raccogliere 2000 firme da sottoporre alla Swedish Election Autority e poter quindi partecipare alle elezioni del 17 settembre. Fin da subito risultA? evidente la sua forza: in meno di 24 ore il numero di firme era stato raggiunto ed anzi, abbondantemente superato. Nei mesi successivi, mano a mano che il partito si istituzionalizzava, grazie anche al caso del Pirate Bay i propositi del Piratpartiet (per lo piA? relazionati alla questione del file sharing) divennero il focus del dibattito nazionale e ben presto si diffusero a macchia d’olio anche oltre i confini nazionali. L’iniziativa svedese ispirA? infatti altri Paesi quali: Spagna, Austria, Germania, Danimarca, Polonia e Finlandia dove nacquero dei cloni del partito mentre invece, in USA, Inghilterra, Argentina e Australia iniziarono a crearsi gruppi di attivisti.
Questo grande successo confluisce oggi – a seguito delle Elezioni del Parlamento Europeo – nello storico risultato ottenuto dal Piratpartiet: al primo tentativo i Pirati raccolgono il 7.1% dei voti ed inseriscono tra i 18 rappresentanti che la Svezia manderA� in Europa, un proprio, nero vessillo.
Il programma – presentato dal capolista Christian EngstrA�m – A? conciso ma molto chiaro: combattere le lobby e promuovere una cultura libertaria soprattutto in tema di copyright; promuovere politiche alternative in merito ai brevetti e tutelare il diritto alla privacy.
La cultura deve quindi essere tutelata ma allo stesso tempo diffusa e per farlo, il “Pirate Party”A� propone una totale libertA� di copia e diffusione non commerciale delle opere sotto tutela. Il P2P deve essere incoraggiato attraverso l’abolizione dei DRM ed una riduzione a soli 5 anni del tempo di durata del diritto d’autore.
Per quanto riguarda l’abolizione dei brevetti il partito svedese sostiene che questi, soprattutto in ambito farmaceutico altro non siano che degli strumenti che A�uccidono le persone del terzo mondoA� motivo per il quale l’Europa dovrebbe impegnarsi per trainare l’intero mondo al di fuori dell’attuale sistema basato sull’istituzionalitA� del brevetto.
Infine, in merito al tema della censura il Partito dei Pirati punta il dito verso i governi considerati ecessivi limitatori della libertA� individuale: il rispetto al diritto alla privacy deve essere tutelato affinchA� il controllo non diventi censura, affinchA� i governi non aboliscano le societA� aperte.
Un programma elettorale ridotto all’osso ma che, grazie alla sua incisivitA� ed alla chiara presa di posizione libera da fumi e da bla-bla-bla elettorali ha colpito al cuore i cittadini svedesi. Oltre che per l’originalitA� del partito, l’eccezionale risultato contraddistingue inoltre la tornata elettorale svedese per aver permesso all’opposizione di ribaltare le forze imponendo la socialdemocrazia alla moderazione del primo ministro Fredrik Reinfeldt. La sinistra ha ottenuto i risultati migliori andando controcorrente anche all’interno di un contesto europeo dove predominano invece le politiche di destra.
Il Piratpartiet sembra quindi riuscire laddove molti storici partiti hanno fallito e lo fa grazie alla genuinitA� di una massa giovane e compartecipe che individua proprio dal suo interno le reali esigenze di una societA� che evolve e che, volenteA� o dolente, si deve adattare anche agli imprevisti mutamenti delle dinamiche sociali.
Jessica Ceotto
proprio oggi un mio amico me ne aveva parlato ma nn avevo capito granchè…sei proprio stata chiara!!!
grazie
Purtroppo, in Italia, sembra stia succedendo esattamente il contrario. Da una parte, una sinistra che fa fatica ad adattarsi ai cambiamenti sociali e, perciò, non riesce ad esprimere adeguatamente una politica innovativa sia in ambito strutturale interna sia in ambito socioculturale. Dall’altra, una maggioranza che, nel tentativo di ristrutturare la società in termini liberisti, cerca, in ogni modo e, in particolar modo, attraverso leggi illiberali, di limitare l’azione di coloro, singoli e istituzioni, che cercano di arginare l’illegalità utilizzando mezzi contrari alla democrazia.
In questo quadro, credo che la nascita di un movimento politico sul tipo del “piratpartiet” sia impossibile.
In Italia, purtroppo, resiste, anche a livello popolare, la mentalità del partito come istituzione politica centralizzata (burocratica) che, a mio avviso, è una delle cause principali dell’evoluzione a destra che stiamo subendo.
francesco