venerdì , 22 Novembre 2024

“IL VENTO FA IL SUO GIRO�
E’ possibile garantire la sopravvivenza
delle piccole comunità montane?

Domenica 20 ottobre, presso la Sala Video del Centro S. Chiara, su iniziativa dell’Assessorato alla cultura della Provincia autonoma di Trento, di Aranciafilm e del CAI, è stato proiettato un incantevole film di Giorgio Diritti “Il vento fa il suo giro�.

L’opera che in questi anni ha raccolto consensi e premi da mezza Europa, torna a Trento dopo essere stata proiettata nel 2006 nel corso del “Forum Nazionale delle Minoranze linguistiche�. La proiezione è stata introdotta da Gianluigi Bozza, il presidente del CAI, Annibale Salsa e l’assessore provinciale alla cultura, Margherita Cogo.

Il film narra la storia di Philippe, un ex professore che, per dedicarsi alla pastorizia, decide di trasferirsi con la moglie e i tre figli dalla Francia a Chersogno, un tranquillo paesino sulle montagne della Valle Maira, in Piemonte. Nella diffidenza generale di un paese che fatica ad accettare l’inserimento di uno straniero tra le tradizioni e gli antichi equilibri di una piccola comunità montana, “Il vento fa il suo giro� affronta il delicato tema della minoranze linguistiche e della loro salvaguardia.

Il protagonista cerca invano di raggiungere un difficile equilibrio con la natura e la popolazione autoctone. Si deve infatti confrontare con le rigide – ed ai suoi occhi apparentemente insensate – etichette comportamentali che impongono il rispetto di precetti socio-culturali oramai superati che però, per la comunità di Chersogno, continuano ad essere estremamente attuali e concreti.

Parlato nelle tre lingue in uso in quei luoghi, il Francese, l’Italiano e l’Occitano, il film propone importanti spunti di riflessione sulla capacità/possibilità di mutamento sociale; sulla valorizzazione e sul rispetto delle identità storiche locali.

Prima della proiezione, Annibale Salsa dedica a questo tema un’importante riflessione: gli Occitani così come altre realtà montane sono continuamente obbligate a confrontarsi con il cosiddetto problema del conflitto etnico concetto che, come si evidenzia nel film, si porta dietro delle implicazioni profonde e di difficile definizione. Dietro il termine “etnico” si mascherano infatti delle difficoltà di convivenza che si generano da questioni economico-politiche piuttosto che culturali. Ecco quindi che, anche a Chersogno, le origini francesi del protagonista vengono utilizzate come scuse per l’estromissione di un personaggio che, sebbene rivesta un ruolo di assoluta importanza per la comunità (per la commercializzazione dei propri prodotti e soprattutto per il grande contributo demografico che fornisce ad un paesino di poche anime) viene comunque visto come una minaccia allo storico e ben radicato equilibrio economico fatto di ruoli sociali, tradizioni religiose, norme comportamentali non scritte, ma soprattutto di rigorosa spartizione delle proprietà private.

“Il Vento fa il suo giroâ€? fornisce quindi lo spunto per una riflessione fondamentale: come si devono tutelare e trattare le comunità montane, quali quelle dei piccoli paesi Cimbri, ladini o Occitani? Che ruolo devono rivestire le istituzioni in merito allo sviluppo e al rispetto delle tradizioni di queste piccole comunità oggigiorno minacciate dall’imposizione di modelli socio-culturali diversi? Qual è il giusto progresso economico per tali realtà? Si possono coniugare nelle periferiche comunità montane il radicato concetto di identità (che fa riferimento al passato e al mantenimento delle tradizioni) con i modelli di sviluppo odierni? E’ corretto cercare di coniugare le due cose o è forse meglio lasciare inalterate determinate localizzazioni socio-culturali per evitare di intaccarne l’essenza fondante? E’ giusto favorire il turismo all’interno di zone fino ad ora preservate nella loro inalterata essenza? Predisporre impianti per favorire l’interesse turistico rappresenta un’attività dannosa per l’identità dei luoghi oppure può essere una soluzione grazie al quale preservarne l’esistenza in futuro? In che modo tali mini-comunità possono essere salvate da quello che sembra essere un destino di estinzione? Garantendo un distacco dalle veloci dinamiche di evoluzione sociale contemporanea o al contrario, favorendo in esse una sorta di modernizzazione? Può il turismo contaminare il senso di appartenenza e di identità della comunità? E’ veramente impossibile l’imposizione di modelli di sviluppo artificiali che non fratturino il rapporto con il territorio e lo storia?

Teoricamente parlando basterebbe fare in modo che le istituzioni tutelino il rispetto degli ordinamenti ad hoc che garantiscono i diritti delle minoranze e delle piccole comunità montane, ma purtroppo, in termini pratici questi principi si scontrano con la difficoltà economiche create dal macrosistema in cui queste ristrette realtà sono inserite. E’ proprio da questa difficoltà, dichiara Salsa, che hanno origine quei conflitti che, elegantemente, vengono poi mascherati con la meno impressionante definizione di “conflitto etnico�.

Si dovrebbe imparare ad investire nel mantenimento delle identità culturali minoritarie senza usare l’etnia come una scusante per il conflitto di interessi prettamente economici; in caso contrario, il destino delle piccole comunità montane è gia stato segnato.

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Jessica Ceotto

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