Il libero mercato si basa sulla svincolata circolazione delle merci e sulla��esistenza di una sana concorrenza.
Nel campo dei motori oggi assistiamo ad un mercato caratterizzato da diversi marchi provenienti da numerosi continenti.
Ci sono modelli di auto e moto nazionali ma anche modelli tedeschi, giapponesi, americani, inglesi, coreani, cinesi ecc. Eppure molti anni fa questa libertA� non esisteva.
Dopo le esperienze vissute dalla nostra industria motociclistica negli anni a��70, quando le moto giapponesi avevano spodestato sul piano commerciale delle vendite le varie Moto Guzzi, Mv Augusta, Laverda, Ducati, i costruttori europei di auto, avevano timore che potesse succedere la stessa cosa con le vetture. CosA� per paura di una invasione di automobili giapponesi, i vari governanti occidentali decisero di inserire un numero chiuso alle immatricolazioni di automobili provenienti dal Giappone.
In quegli anni la Gran Bretagna aveva stabilito un tetto del 10%, la Francia del 3% e la�� Italia solo 2.000 vetture. La bravura dei giapponesi fu quella di iniziare le vendite in Europa in paesi dove non ca��era una grande industria automobilistica e quindi, organizzando una rete commerciale dei propri modelli non avrebbero avuto pressioni esterne. Fu cosA� che le prime vendite dei costruttori giapponesi iniziarono nei paesi come il Belgio, la�� Olanda e la Svizzera. ( dove non ca�� erano costruttori di auto) Oggi superate le limitazioni del numero chiuso, le vetture del sol levante, rappresentano una quota molto importante del mercato automobilistico europeo.
A. Nepi