Antonio Cornacchione e Lucia Vasini in a�?La��ho fatto per il mio paesea�? sono i protagonisti del penultimo appuntamento sul palcoscenico di Mezzolombardo. Esilarante testo scritto da Cornacchione stesso con Francesco Freyrie e Andrea Zalone, gli attori del programma di La7 a�?Crozza nel Paese delle Meravigliea�?.
International Music and Arts
La��HO FATTO PER IL MIO PAESE
di Francesco Freyrie e Andrea Zalone scritto con Antonio Cornacchione
con Lucia Vasini e Antonio Cornacchione
regia di Daniele Sala
MEZZOLOMBARDO a�� martedA� 11 marzo 2014 a�� Teatro S. Pietro a�� ore 21.00
Immaginatevi un uomo candido e incasinato, capace di sogni sconfinati, che parlano di libertA� uguaglianza e felicitA� per tutti. Un donchisciotte sempre comicamente in lotta con gli spigoli che la vita, senza soldi, con la disdetta dell’affitto in una tasca e la lettera di fine rapporto di lavoro nella��altra, artefice di un gesto folle e disperato: rapisce il Ministro che ha deciso il provvedimento e lo nasconde in cantina.
Lo fa per sA�, per la sua pensione ma soprattutto lo fa per il suo paese.
Unite la tragicommedia di una donna Ministro, stimata docente universitaria, sposata con un finanziere ricchissimo, che vive in case raffinatissime secondo valori solidissimi e che A? scesa in politica solo per fare un favore al suo paese a�� ma un poa�� anche a se stessa, nella speranza di colmare una solitudine assai piA? rara di tutte le specie rare che popolano la foresta pluviale del Borneoa�?.
Immaginate ora l’urto di questi due mondi a�� e la��inferno terrestre che si scatena vi regalerA� la commedia piA? appassionata, folle e contemporanea a cui abbiate mai assistito dai tempi della��ultima crisi di Governoa�?
Francesco Freyrie
La Corte Ospitale
NATI IN CASA
di Giuliana Musso e Massimo Somaglino
con Giuliana Musso
musiche a cura di Glauco Venier
regia di Massimo Somaglino
BORGO VALSUGANA a�� mercoledA� 12 marzo 2014 a�� Teatro del Centro Scolastico a�� ore 20.45
Si nasceva in casa, una volta. Nei paesi c’era una donna che faceva partorire le donne. La
“comare”, la chiamavano, era la levatrice, l’ostetrica insomma.
“Nati in casa” racconta la storia di una donna che fu levatrice in un paese di provincia di un nord-est italiano ancora rurale.
Storia tutta al femminile, storia di una dedizione costante e quasi sommessa che dura unaA�vita e che non si risolve mai in un unico eroico gesto ma che rivoluziona il mondo dal di dentro, piano piano.
Le vicende descritte in Nati in casa non si trovano nei libri di storia ma nel ricordo delle persone: memorie di fatti eccezionali solo per chi li vive. Sono state raccolte attraverso tante interviste e poi ridisegnate tracciando linee semplici tra un aneddoto e l’altro.
Come quando di notte suonava il campanello ed era sempre una corsa, a piedi, col calesse, in bicicletta e perfino a dorso d’asino e accompagnata da almeno due persone perchA� anche la levatrice era una donna e di notte da sola con un uomo “foresto” non si poteva andare; o quando in un giorno solo ebbe da assistere ben cinque diverse donne partorienti e nacquero cinque bambini sani in un sol giorno; quando in quella casa fece nascere il decimo bambino, un maschio dopo nove femmine; e quando una giovane donna incinta che si voleva buttare nel fiume uscA� dalla sua casa e non ci si buttA?; quando erano cosA� poveri che…
Eventi straordinari di vita quotidiana. O eventi quotidiani di una vita straordinaria. Come
nascere: Prima la testa, poi le spalle….. e sei nato.
“…. la nascita, A? una normale funzione vitale del nostro corpo, non una malattia…”
Dalla��epopea delle levatrici al 40% di cesarei. Cronostoria di uno spettacolo teatrale sul parto.
Giuliana Musso
Trento Spettacoli
LIBERE STORIE
incontro con Andrea Castelli
TESERO a�� giovedA� 13 marzo 2014 a�� Teatro Comunale a�� ore 21.00
Un pacato ritorno alla parola, attraverso le storie. Semplici o complicate che siano esse raccontano le esperienze che costituiscono il bagaglio personale, il cosiddetto a�?vissutoa�?, di una persona. Che si voglia o no contengono sempre un a�?avviso ai navigantia�? i quali, prima o poi -ma sempre prima che sia troppo tardi- dovrebbero trarne indicazioni per il viaggio.
La vita a volte ci suggerisce cose importanti, attraverso le persone che ci accompagnano o che incontriamo, ed anche attraverso le storie che viviamo. PerA? non sempre -e quasi mai subito- si comprende quali perle sono contenute in avvenimenti o persone che abbiamo sfiorato con imperdonabile superficialitA�. A volte si puA? rimediare, a volte no.
Ecco perchA� in questo incontro Andrea Castelli cercherA� (raccontando in modo divertente come da anni fa in teatro) di seguire una sottile linea che identifichi e scovi eventuali segnali che, magari tardi, gli hanno fatto capire come era tracciata la strada che si trovava davanti.
Che la��abbia capito A? ancora da vedere, ma intanto lo racconta. E forse nel ritrovarsi insieme a rivivere casi della vita, avventure, gesta e peripezie si puA? imbattersi in un minimo comun denominatore che ci fa tornare a casa un poa�� piA? sollevati.
Nidodiragno Produzioni
MI CHIAMO ARAM E SONO ITALIANO
Storie da Synagosyty di Gabriele Vacis e Aram Kian
con Aram Kian
regia di Gabriele Vacis
PERGINE VALSUGANA a�� giovedA� 13 marzo 2014 a�� Teatro Comunale a�� ore 20.45
Una classica infanzia degli anni Ottanta, vissuta nella periferia industriale di una grande cittA� del Nord, fra tegolini del Mulino Bianco e compagni di scuola strafottenti; una banale adolescenza anni Novanta, condita di musica grunge, cortei studenteschi e serate in discoteca; una comune giovinezza a cavallo del nuovo secolo, fatta di inconcludenti anni universitari e lavoro che non si trova. Ritratto tipico di un trentenne italiano. Solo che, quando il trentenne in questione si chiama Aram e ha un padre iraniano, le cose si complicano un poa��… a�?Io sono uno di quelli che si riempiono lo zainetto di esplosivo e fanno saltare la metropolitana di Londraa�� Se uno alto, biondo venisse qui a dirti: ho lo zainetto pieno di bombea�� tu ti metteresti a ridere, no?a�� Ma se te lo dico io? Un brivido ti viene, no? Solo perchA� sono basso e nero. Che poi non sono neanche tanto nero, al limite un po’ olivastroa��” In bilico fra incanto, ironia e tragedia, Synagosyty racconta la storia dei nuovi italiani, i figli degli immigrati, le cosiddette “seconde generazioni”. Attraverso la voce della��attore protagonista, Aram Kian, Gabriele Vacis costruisce un testo che A? uno stralcio di vita e di memoria e, insieme, uno sguardo al futuro di una societA� che impara, giorno per giorno, a dare un significato alla��aggettivo a�?multietnicaa�?.
a�?Ci occupiamo e ci preoccupiamo molto, e con ragione, dei barconi che sbarcano a Lampedusa i piA? disperati tra gli uomini. Ma non siamo abbastanza consapevoli dei loro figli. [a��] Ragazzi nati in Italia [a��] ma che faticano a sentirsi a casa nella loro casa, italiani nel loro paese.a�?