venerdì , 15 Novembre 2024

SOCIAL FILM: EU 013 a�� L’ULTIMA FRONITERA, il dramma di migranti

600La Rassegna SOCIAL FILM, promossa dal Centro Servizi Culturali S. Chiara e riservata al genere cinematografico del documentario, proseguirA� giovedA� 20 marzo con il terzo titolo in calendario. Al Teatro a�?Cuminettia�? di Trento sarA� proiettato il film A�EU 103 a�� L’ ULTIMA FRONTIERAA�. L’appuntamento A? fissato per le ore 21.00, con ingresso libero. Al termine della proiezione il pubblico avrA� la possibilitA� di confrontarsi e discutere con Raffaella Cosentino che, in coppia con Alessio Genovese, ha curato la regia del film.

Prosegue a Trento al Teatro a�?Cuminettia�? la rassegna cinematografica SOCIAL FILM, promossa dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara e dedicata al genere del documentario. GiovedA� 20 marzo sarA� proiettato A�EU 013 a�� l’ULTIMA FRONTIERAA�, un film di produzione italiana realizzato nel 2013 da Alessio Genovese e Raffaella Cosentino.

I Centri di Identificazione ed Espulsione a�� in sigla C.I.E. a�� esistono in Italia da 15 anni, ma questa A? la prima volta che il Ministero dell’Interno autorizza una troupe cinematografica a girare all’interno delle strutture.

La��esplorazione di questa realtA�, dove ogni anno migliaia di cittadini stranieri vengono trattenuti per non avere un regolare permesso di soggiorno, A? drammatica e contraddittoria.

A�Il film di Alessio Genovese e Raffaella Cosentino a�� scrive il blogger Gabriele Del Grande a�� non A? soltanto un viaggio nei C.I.E., ma anche nel nostro immaginario. PerchA�, in fondo, la vera funzione dei C.I.E. non A? controllare i flussi migratori, come dimostrano le basse percentuali di rimpatri effettivi. La vera funzione dei C.I.E. A? simbolica. Sono la materializzazione della frontiera, sono il costante tentativo (fatto sulla pelle dei detenuti) di ridefinire il confine. E su quel confine costruire l’identitA� del nemico e, in fondo, anche la nostra.A�

Alessio Genovese e Raffaella Cosentino non si sono limitati a raccontare la vita dei reclusi all’interno dei C.I.E., ma si sono spinti oltre, seguendo il lavoro della Polizia di frontiera all’aeroporto di Fiumicino, a Roma.

Commentano gli autori del film: A�Il muro di silenzio che circonda i C.I.E. e chi vi A? rinchiuso si A? aperto, in via del tutto eccezionale, al nostro breve passaggio per poi richiudersi nella��indifferenza di tutti i giorni. Sono luoghi che si raccontano da soli, istituzioni totali che ci ricordano i lager e i manicomi, dove a farla da padrone A? la violenza, fisica e mentale.

Gli a�?ospitia�?, come vengono chiamati i trattenuti, sono persone private della loro identitA�. Finiscono rinchiusi per i motivi piA? svariati. La maggior parte di loro ha perso il permesso di soggiorno per effetto della crisi, molti altri hanno finito di scontare una pena in carcere, pochissimi sono quelli che arrivano dagli sbarchi. La percentuale piA? alta non viene rimpatriata. Allo scadere dei diciotto mesi vengono rilasciati con un foglio di via con il quale devono uscire dal territorio nazionale italiano entro pochi giorni. Molti di loro non vengono piA? riconosciuti dai loro consolati, se escono dal nostro per andare in un altro Paese europeo vengono fermati e rimandati in Italia dove vengono riportati in un C.I.E. per altri diciotto mesi. Una storia assurda che sembra non finire mai.A�

GiovedA� 20 marzo il pubblico avrA� accesso gratuito al Teatro Cuminetti e, al termine della proiezione che avrA� inizio alle ore 21.00, potrA� discuterne con la regista Raffaella Cosentino che sarA� presente in sala.

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