DA SEI MESI ITALIA VIVA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Dicembre, 2020 @ 6:27 am

Detto altrimenti: da sei mesi (luglio 2020) Renzi sta chiedendo a Conte di coinvolgere i Ministri e il Parlamento nell’utilizzo dei fondi del Recovery Fund. Ieri 22 dicembre 2020 per la prima volta i Ministri ItaliaViva hanno potuto conoscere alcuni progetti inseriti nel piano di utilizzo. Ad essi è stato fissato il termine del 28 dicembre 2020 (!!) per esporre osservazioni, critiche e contributi.     (post 4112)

Ieri, dopo il video saluto per gli auguri di Natale,  la nostra Senatrice Donatella Conzatti ci scrive:

Credetemi, io li capisco i filosofi del “tirare a campare”. Se ne stanno seduti comodi nella loro comfort zone a riparo da faticose riflessioni, da un impegno che richiede sacrificio. Da bravi passeggeri distratti non disturbano mai il conducente. Seguono i sondaggi come una una barca a vela segue il vento. Galleggiano, ma solo perché non sanno nuotare.

(Da velista regatante mi permetto di inserirmi: loro, passeggeri in barca a vela non in regata, la cui rotta è assolutamente a zig zag, tanto non ha una meta prefissata. Al contrario noi siamo l’equipaggio di una barca a vela in regata e regoliamo con impegno e con fatica le manovre per individuare la rotta migliore, quella che porterà la barca Italia vincente al traguardo).

Io li capisco, ma spero che ci perdonerete ma noi di Italia Viva… non siamo fatti così. Il ritornello che abbiamo sentito ripetere negli ultimi giorni è stato “Italia Viva vuole la crisi di governo”. Falso! Italia Viva non vuole la crisi dell’Italia, semmai. Proprio per questa ragione, con la chiarezza che è figlia della lealtà, abbiamo espresso le nostre preoccupazioni al Presidente del Consiglio e agli alleati della maggioranza.


Avevamo il diritto di chiedere che fosse la politica e non l’ennesima task force di tecnici “amici” ad assumersi le proprie responsabilità e a decidere come spendere le risorse del Recovery Fund? A giudicare dal fatto che siamo stati ascoltati direi proprio di sì.


Ed ancora, abbiamo il diritto di affermare che durante una pandemia drammatica, con gli ospedali spesso vecchi e inadeguati sotto pressione, con una campagna vaccinale alle porte e con migliaia di medici specializzandi fermi ai box, rinunciare per cecità ideologica ai 37 mld del MES per la Sanità è più di un’ingiustizia, è un crimine?


Abbiamo il diritto di discutere in merito a quali progetti intendiamo mettere in campo da qui ai prossimi dieci anni per ricucire il divario tra nord e sud, per realizzare infrastrutture degne di un Paese moderno, per investire su una scuola e un’università di qualità, per difendere il Made in Italy e rilanciare il turismo, per avviare la transizione ecologica, per preparare l’Italia ad un futuro sempre più tecnologico e digitale? Beh, io credo che non abbiamo solo il diritto, abbiamo il dovere di farlo!


Altro che capricci, sono questioni nevralgiche dalle quali dipende il futuro nostro e dei nostri figli. Di questo e solo di questo abbiamo discusso con il Presidente Conte. Senza nessun pregiudizio, ma con la ferrea consapevolezza che il destino dell’Italia conta molto di più di qualche poltrona. Ed è stato un incontro costruttivo. Un concetto deve essere chiaro a tutti: il momento che stiamo attraversando è un tornante della storia, ciò che facciamo adesso avrà ripercussioni per i prossimi decenni. Qualcuno ha detto che siamo dei rompiballe? Non lo so. So che non siamo mai stati interessati a tirare a campare e che sicuramente non siamo degli “indifferenti”.
Perché a me una cosa hanno insegnato: che è proprio l’indifferenza il peso morto della storia, non certo il coraggio di lottare per le proprie idee.

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BUON NATALE, SIORA VERONICA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Dicembre, 2020 @ 4:44 pm


Detto altrimenti: no raga, scialla, calma, non si tratta dell’ex moglie di quel tale Silvio, no … semplicemente di un “bragozzo”, un’antica barca da carico gardesana trasformata qualche anno fa in una barca per portare i turisti a zonzo sul Lago di Garda.
   (post 4111)

Ai suoi tempi la Siora Veronica non aveva motore e anche l’armo velico era diverso, a cominciare dal due alberi che non erano così inclinati. Chi li ha voluti così ha inteso replicare l’armo di una goletta, barca nata alle Bermude e che ebbe la sua massima notorietà al tempo della guerra degli Stati americani contro la loro madre patria Inghilterra. La caratteristica della goletta era di avere una chiglia sempre più profonda man mano che si sviluppava verso poppa (cosa che manca nella Siora Veronica), il che, insieme alle due grandi rande (vele da taglio) ed all’inclinazione degli alberi, le conferiva una grande dote boliniera, ovvero le golette stringevano molto il vento e lo risalivano a gran velocità, ragion per la quale attaccavano le grandi e lente navi inglesi da sottovento, cannoneggiandole per poi fuggire impunemente, imprendibili, di bolina.

Di queste storiche golette esiste ancora il secondo rifacimento della splendida Pride of Baltimore, che però è dotata di un ben celato e silenzioso motore diesel e che è dotata di due “gabbiole” cioè di due vele quadre che le sono di aiuto nelle andature “larghe”: infatti è una “goletta a gabbiole”, splendido legno che io qualche anno fa ho avuto la fortuna di vedere arrivare e ormeggiare a vela nella darsena del porto di Genova.

Da “Breve storia della navigazione a vela”, un mio scritto di qualche anno fa:

I futuri Stati Uniti d’America sono in guerra contro la ex madre patria Inghilterra (1812-1815), la quale è dotata di una flotta assai potente. E gli Yankyes si inventano le golette, copiate da barche bermudiane. Ne costruiscono ben 150. Si tratta di navi lunghe oltre 35 metri di cui circa 10-15 di bompresso. Due alberi molto inclinati, alcuni fiocchi a prua e due rande enormi. La chiglia continua, da prua a poppa, sempre più profonda, ed alta (cioè bassa) anche oltre l’altezza dell’opera morta (parte dello scafo fuor d’acqua). Pochi uomini di equipaggio (12), manovre di vele assai pericolose a causa della grande superficie velica di ciascuna randa, molto boliniere, dotate di pochi cannoni: 8 pezzi da 24 libbre (quattro per bordo), due pezzi da caccia da 6 libbre a prua (persino le navi mercantili erano armate meglio!). I cannoni da caccia avevano una portata di 250 metri a tiro radente e di 1.750 metri a tiro parabolico. Le golette giungevano da sottovento, di bolina, colpivano e fuggivano verso il sopravvento, sempre di bolina. Velocità massima: 2,5 volte la radice quadrata della lunghezza al galleggiamento, cioè circa 15 nodi, cioè 27 Kmh! Tuttavia, con onda, entravano in “surfata” o addirittura in planata e superavano i 20 nodi (36 kmh!), laddove la velocità delle altre navi si attestava intorno ai 5 nodi! Non male, soprattutto se pensate che si tratta di progetti del 1812 e che sviluppano queste velocità “controvento”. In allora imprendibili! Oggi, quasi imprendibili.

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FINANZA PUBBLICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Dicembre, 2020 @ 12:05 pm

Detto altrimenti: un aggiornamento, una visione d’insieme     (post 4110)

Anteprima

  • Aprile 2020: sui Titoli Rendita Irredimibili nell’aprile 2020 usciva il libro a firma De Marchi-Lucatti “Ricostruire la finanza – Riflessioni e proposte sull’emergenza”. Riprendo qui il tema principale ivi trattato.
  • 25 agosto 2020: Banca Intesa Sanpaolo emette 750+750 milioni di propri Titoli Irredimibili ricevendo richieste di acquisto per 6,5 miliardi (sarebbe interessante conoscere la % di acquirenti esteri).
  • Dicembre 2020: è uscita la seconda edizione del libro citato.
  • Oggi salgo in cima ad un’alta scogliera per avere la visione d’insieme del mare (della nostra finanza pubblica).

Ora posso cominciare

  • Inflazione 2020 = 0% 
  • Dall’inizio della pandemia:
    • lo Stato ha emesso oltre 140 miliardi di BTP;
    • il PIL è diminuito a poco più di 1.600 miliardi;
    • il rapporto debito/PIL è salito al 160%;
  • le entrate fiscali sono diminuite e diminuiranno;
  • a fine settembre il debito pubblico italiano è stato pari a 2.583 miliardi contro i 2.410 di inizio anno, con un incremento di oltre il 7%;
  • non basterà un anno per tornare ai livelli pre-pandemia;
  • occorre un concreto intervento in investimenti che ricreino le condizioni per avviare un circolo virtuoso dell’economia;
  • servono di centinaia di miliardi di euro che non possono continuare a provenire da debiti, ma devono provenire da risorse proprie.

Le strade sono due

  1. SOLUZIONE FORZOSA – Introduzione di un’imposta patrimoniale applicata con varie modalità.   Beneficio per lo Stato: raccogliere cifre imponenti in brevissimo tempo. Maleficio per i cittadini: vedersi sottrarre parte dei risparmi accumulati nel tempo, per coprire il buco di bilancio. Una soluzione che scatenerebbe tensioni di vario tipo e, colpendo anche interessi stranieri investiti in Italia, genererebbe reazioni negative sui mercati con il possibile allontanamento degli investitori istituzionali i quali attualmente assicurano il 70% della sottoscrizione dei BTP.
  2. SOLUZIONE VOLONTARIA – Emissione da parte dello Stato di TIR-Titoli Irredimibili Rendita (privi di scadenza quindi non di debito, il cui capitale può essere recuperato attraverso la vendita in borsa), titoli che fruttano ai sottoscrittori  un interesse annuo maggiore rispetto ai Titoli Debito Redimibili. Non essendoci un rimborso, il capitale raccolto dallo Stato e non aumenta il suo debito: anzi, se sono emessi in sostituzione volontaria delle tranche di titoli redimibili in scadenza, diminuiscono il livello del debito pubblico.  Beneficio per lo Stato: raccogliere – senza indebitarsi! – cifre consistenti da destinare al sostegno a fondo perduto alle imprese o alla realizzazione di infrastrutture. Beneficio per i risparmiatori: percepire una rendita  superiore a quella dei BTP ordinari. I titoli irredimibili non sono una novità: infatti sono stati emessi fin dal XVIII secolo da Stati Uniti, Inghilterra, società private e anche dall’Italia, con due serie denominate Rendita 3,5% e Rendita 5%, oltre all’ultima sopra citata emissione di Banca Intesa Sanpaolo.  La novità potrebbe essere costituita dall’utilizzo di diversi sistemi di calcolo della rendita a tasso fisso e/o variabile.

Lo stesso tipo di emissioni potrebbe essere adottato anche dall’UE e dai nostri Enti Pubblici Locali.

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LE IDEE CAMMINANO SULLE GAMBE DELLE PERSONE, LA POLITICA SULLA LORO CAPACITA’ E IMPEGNO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Dicembre, 2020 @ 5:11 am

Detto altrimenti: … e il pensiero sul loro confronto     (post 4109)

Io sono un libero pensatore, un artigiano del libero pensiero. Da otto anni ho conosciuto una persona osservando la quale mi sono convinto a “fare politica” nel senso greco del termine, cioè ad occuparmi della tecnica di governo della polis (città, città stato, stato). E seguo con convinzione quella persona che ringrazio per la fiducia che continua ad accordarmi.

Ma non mi basta: vorrei creare un ristretto gruppo pre-politico per lo sviluppo del pensiero e del metodo logico del pensare con il quale confrontarmi per non sentirmi troppo solo nel difendere una non tesi politica, quanto nel difendere l’uso delle parole, della separazione dei diversi piani del ragionamento, della logica delle motivazioni, la loro corretta conseguenzialità. Questo mio post non è un appello, è solo uno sfogo personale di chi, essendo un V.I.P.-Vecchietto In Pensione, dopo quarant’anni passati a fare il P AD DG di SpA, ha finalmente il tempo per fermarsi a riflettere.

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PRIMA PAGINA LOCALE : EPPUR (AL CENTRO QUALCOSA) SI MUOVE”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Dicembre, 2020 @ 5:33 pm

“Eppur si muove” disse Galileo Galilei dopo essere stato processato e torturato dall’Inquisizione, la quale voleva che lui affermasse che la Terra era ferma e che il sole le girava intorno …

Mi rivolgo ai non Trentini e ai Trentini che non hanno letto l’articolo di spalla di oggi di Alberto Faustini, direttore de l’Adige, un Alberto Faustini, che da domani sarà il responsabile di Prima Pagina a Radio 3. Il titolo: “Eppur (al centro qualcosa) si muove!”


Scrive Faustini: sbaglia Massimo D’Alema quando in un’intervista ad Antonio Polito auspica una nuova sinistra con un po’ di PCI. E sbaglia pechè non ha capito che 1) le minoranze non vanno da nessuna parte; 2) il rancore è un pessimo propulsore; 3) l’Italia è un paese moderato, come invece hanno capito a) il neo eletto sindaco di Trento Franco Ianeselli; b) il suo capolista Paolo Piccoli (“rappresentazione plastica di un presidio culturale ancor prima che ideologico”); c) tutti i partiti moderati di centro che lo hanno sostenuto (fra i quali PiùItaliaViva, n.d.r.); d) Matteo Renzi che se il PD si sposta a sinistra diventa “magnificamente minoritario”; e) Giuseppe Conte che cerca di superare il Parlamento (con i DPCM); di superare i ministri (con i consulenti) di superare i cittadini (con la cosiddetta democrazia diretta, n.d.r.).

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IL PERCORSO DELLE IDEE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Dicembre, 2020 @ 10:42 am

Detto altrimenti: spesso è in salita … ma alla fine …   (post 4107)

Anteprima

Colombo capitan Cristoforo, che fatica per fare arrivare la sua Idea a chi poteva decidere! E poco dopo, quel tale Galilei prof. dr. Galileo … quanto sudore per far capire che non era il sole a girare intorno alla terra!

Ora possiamo iniziare

La buona idea spesso nasce in chi è 1) abituato ad avere idee; 2) stimolato ad averne, il che spesso coincide con chi non è in una posizione di potere. Intendiamoci: non che il creativo sia alla ricerca del potere, ma è vero il contrario, cioè che spesso il potente non avverte la necessità di essere creativo: quieta non movere, fermi tutti e tutto che a me sta bene così.

Avete una buona idea. E parlate in alto loco, diciamo al top. Reazione possibili: 1) “Con chi ne hai già parlato?” Tradotto: vediamo un po’ se posso venderla come mia. Oppure 2) Nessuna, speriamo che gli passi, poi vedremo se e come riprenderla come mia. 3) Ma a me chimmofafà? 4) Approfondiamola insieme. Ma spesso non riuscite a parlarne direttamente al top: dovete accontentarvi del vice top o del vice-vice top o ancora oltre. E allora il problema di cui sopra si moltiplica ad ogni passaggio.

Descrive bene questo tipo di situazione Pier Luigi Celli nel suo splendido libro “Il potere, la carriera e la vita – Memorie di un mestiere vissuto controcorrente” (Ed. Chiarelettere) là dove dice che spesso le strutture a organigramma bloccano la nascita e lo sviluppo delle migliori idee che possono ben nascere dal “basso”, in “periferia”, strutture che rappresentano un danno per l’azienda e per qualsiasi altro ambiente in cui sia necessario avere idee.

E allora che fare? Napoleone diceva: mi vanno bene i generali fortunati, purchè lo siano sempre”. Io molto più modestamente mi permetto di dire ai giovani (e anche ai meno giovani): siate sempre creativi, cercate di avere sempre idee nuove, non abbiate paura degli ostacoli: osate, rischiate, insistete. E soprattutto non abbiate paura di sbagliare, perché il potente perdona sempre chi ha sbagliato. Più difficile è che perdoni chi .. ha avuto ragione!

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FUNIVIA TRENTO-BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Dicembre, 2020 @ 7:53 am

LA POLITICA DECIDE, I TECNICI ESEGUONO. Ma la politca decide sulla base della diverse possibilità tecniche che le devono essere sottoposte dai tecnici. E i PRIMI TECNICI che si devono pronunciare sul progetto della funivia Trento-Monte Bondone non sono ingegneri, bensì manager, anzi “general manager” ovvero persone in grado di affrontare i molti problemi semplicemente secondo il loro ordine logico. I SECONDI TECNICI che devono contribuire al progetto sono manager di finanza sia aziendale che pura.

A meno che non si decida di ricorrere al project finance facendosi finanziare l’investimento dal costruttore dietro rilascio di una concessione della gestione per molti anni, IL PRIMO PROBLEMA da risolvere è la COLLABORAZIONE FRA COMUNE E PROVINCIA. La Provincia si trova nella posizione migliore per trovare la finanza necessaria a realizzare l’investimento, il Comune nella posizione migliore per far fronte ai probabili disavanzi della gestione. E allora?

LA PROVINCIA potrebbe emettere – con una campagna di marketing simile a quella che si fa per il turismo – dei BOP Irredimibili, ovvero dei Buoni Ordinari Provinciali Irredimibili di Rendita non di debito, vincolati al finanziamento dell’opera. La caratteristica dell’irredimibilità 1) costerebbe un po’ di più all’Ente emittente quanto a livello del rendimento da corrispondere, ma 2) farebbe sì che quei titoli NON possano essere un debito pubblico e 3) attirerebbe molti investitori da fuori provincia, italiani ed esteri.

IL COMUNE, in contropartita, potrebbe ristrutturare le proprie SpA produttrici di reddito lordo e netto in una Multiservice nella quale far confluire la gestione (presumibilmente in perdita) della funivia, con notevoli vantaggi fiscali. Ciò potrebbe essere studiato e proposto dall’Assessore Comunale alle SpA partecipate, prima al Comune stesso e poi alla Provincia.

COMUNE E PROVINCIA, insieme, potrebbero inserire l’opera in un progetto di sistema regionale: la creazione di un nuovo prodotto turistico: il STT BK – SUD TIROLO TRENTINO BIKE SAFARI, e cioè far sì che che la Funivia Trento Bondone fosse il catalizzatore di un progetto sul tipo del già esistente Tirol Bike Safari, un sistema di piste ciclabili “in discesa” di oltre 700 km offerto ai ciclo turisti che vogliano visitare l’intera Austria “a pedali”.

STT BK. Quel “BK” richiama un altro BK , quello che indica la persona di BRUNO KESSLER, ormai “antico” e “storico” e rimpianto presidente della provincia ma sempre ricordato come uomo delle molte idee, esperto cacciatore che sapeva cogliere al volo non solo la selvaggina ma anche le migliori occasioni di sviluppo e di crescita. Infatti il Sud Tirol Trentino Bike Safari potrebbe prendere le mosse da un brand formidabile: l’albero (con tanti rami molto importanti!) delle attuali piste ciclabili di valle da Resia/Brennero/Dobbiaco fino a RIVA DEL GARDA!

LA RIPRESA DOPO LA CRISI COVID DEVE ARRIVARE DA PROGETTI DI ALTO LIVELLO.

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DAL MIO ACCOUNT FACEBOOK

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Dicembre, 2020 @ 3:54 pm

Detto altrimenti: scrivi uno, pubblichi due       (post 4106)

RIPENSARE AD UN TURISMO (ANCHE) DIVERSO: VALORIZZIAMO I DISLIVELLI (ANCHE) … IN SALITA! A prescindere dal virus, resta l’idea-proposta da tempo di realizzare il Sud Tirolo-Trentino Bike Safari, cioè un sistema integrato di impianti di risalita per bici-discese integrate non invernali, come l’Austria ha già fatto con il suo Tirol Bike Safari (700 km di piste ciclabili in discesa). “Safari” nella lingua originaria significa “viaggio” Confermato ciò, ecco la proposta per una valorizzazione invernale del “dislivello in salita” (senza l’utilizzo di impianti): lungo le stesse ciclopiste disegnate su pendenze non rilevanti per le bici-discese non invernali, si possono far risalire i camminatori invernali a piedi, con le ciaspole o con gli sci. Trento e la sua nuova funivia Trento-Monte Bondone in progetto, può essere il centro catalizzatore di un simile progetto a livello regionale: Trento, co-capitale con Bolzano di una nuova BikeLand!

FINANZA E TURISMO DI PIUTRENTINOVIVA, espressione trentina di ITALIA VIVA. Turismo, noi di PIUTRENTINOVIVA ci stiamo occupando anche di turismo, soprattutto per la realizzazione della Funivia Trento-Monte Bondone, che non è (solo) un fatto comunale, ma anche provinciale e regionale (leggete il post precedente e molti ancora anteriori). Detto questo aggiungo: non possiamo certo trascurare di dare un contributo al centro turistico più frequentato della Provincia: RIVA DEL GARDA. A parte che i bikers saliti in funivia da Trento sul Bondone potranno planare su Riva del Garda, la città merita un progetto tutto suo. Prendo lo spunto dal Circolo Velico Rivano FRAGLIA VELA RIVA, il club velico conosciuto in tutto il mondo quale primo organizzatore di regate a livello mondiale. Il Covid ne ha molto rallentato l’attività. Occorre quindi prepararsi a recuperare quanto già si aveva ed anzi ad innovare per aumentare ancora questo FORMIDABILE MOTORE DI FORMULA UNO DEL TURISMO E AMBASCIATORE TRENTINO NEL MONDO. Le proposte che faremo sono: 1 – Regionalizzazione del Circolo, anche per aprirlo ai contributi regionali; 2 – creazione di Trentanodi SpA, Scuola Internazionale Superiore di Perfezionamento Velico Classe Crociera, a metà geografica e concettuale fra la scuola di Caprera e i Glenans francesi; 3 – organizzazione del Film Festival Internazionale della Navigazione a Vela, abbinato ad una Mostra Mercato del naviglio velico minore. Queste le idee sulla quali lavoreremo presto, partendo dalle modalità di cofinanziamento delle tre iniziative.

RENZI “RICATTA”? “MINACCIA”? NO, RENZI PROPONE. Non è un reato la minaccia di far valere un proprio diritto, figuriamoci se lo è il prospettare di far valere un proprio dovere: Renzi ha il dovere di contribuire al buon governo ed ha il diritto di non contribuire al cattivo governo. Metodo democratico (democratico parlamentare) e contenuti specifici (MES si, ad esempio). Non possiamo accettare che si risponda “Ora che abbiamo portato a casa i pescatori dei Mazara del Vallo, dobbiamo essere tutti uniti” (Luigi Di Maio) oppure il generico elenco delle cose buone comunque da fare (da sempre) sciorinato da un’altra forza politica di maggioranza. Hic Rhodus, hic salta! Qui sono i giochi olimpici di Rodi, qui dimostra che sai saltare così bene, qui misurati, su questo tema, ora e adesso! A cominciare dal salto il lungo (Recovery) e da quello in alto (MES). Poi vedremo il resto

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LE PAROLE DI RENZI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Dicembre, 2020 @ 7:07 am

Detto altrimenti: “Le parole vere che dicono senza bisogno di orpelli, sono quelle che un capo può spendere perchè la sua storia personale le legittima” – Queste sono Parole di Pier Luigi Celli (v. il suo libro due post fa) che io mi permetto di condividere in pieno.  (post 4105)

Renzi, e altri come lui sia pure su piani e in ambiti anche molto diversi, ha una storia. Non ce l’ha chi si trova in posizioni “superiori” per i meccanismi elettorali (e non voglio nominare un gruppo in particolare!) o organizzativi di sistemi, chi poi cerca di far prevalere gli organigrammi ai funzionigrammi, sacrificando i contributi migliori di chi una storia invece ce l’ha.

Renzi ha una Storia con la “S” maiuscola e sta sta operando quale minoranza all’interno della maggioranza di governo svolgendo due ruoli: 1) quello della cosidetta “opposizione” di governo, la quale sta omettendo di “opporsi” al tentativo di delegittimazione del Parlamento; 2) quello di “critica costruttiva”, quando cerca di indirizzare l’azione della maggioranza alla quale lui stesso appartiene, verso scelte concrete, specifiche, motivate, logiche, necessarie.

Il primo contributo di Renzi mi pare che sia quello di cercare di condurre il governo ad avere una visione d’insieme dei problemi e delle soluzioni. Un governo che invece ogni giorno si immerge sempre di più nelle onde incrociate (da vecchio velista: le più pericolose per la navigazione!) delle percezioni sensoriali di un mare in tempesta (i singoli bisogni e i singoli provvedimenti) e non riesce a salire in cima all’alta scogliera per avere di quel mare la necessaria visione d’insieme.

La controprova di ciò che affermo sta nel fatto che oggi a noi, Istituzione Cittadini, non è dato di capire appieno la situazione che ci coinvolge in quanto non siamo aggiornati – ad esempio – sull’andamento dell’indebitamento pubblico e sul suo piano di rientro; sul peso specifico di ogni singola decisione di intervento, sia quanto a risorse destitate rispetto al totale disponibile, sia quanto a risorse investite rispetto al totale necessario al settore interessato; sulla necessità del riordino delle priorità di spesa e di investimento; sulla concreta capacità di incassare i fondi UE (negli ultimi sei anni l’Italia è riuscita a spendere solo il 40% delle somme destinatele! Media UE 47%; Spagna 35%; Slovacchia 38%; Lussemburgo 68%; Irlanda 69%; Finlandia 77%).

Noi non la stiamo capendo, questa situazione, ma Mario Draghi sì ed ha lanciato un severo avvertimento che tuttavia non è stato raccolto da Giuseppi. E qui un’altra osservazione: la moneta (e la politica) cattiva scaccia quella buona.

Mentre scrivo mia moglie dorme ancora nella stanza accanto ed io non ho ancora sentito la radio nè letto i giornali: non conosco quindi l’esito della riunione di ieri sera fra Renzi e Giuseppi.

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LETTERA DI RENZI A CONTE (DA REPUBBLICA)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Dicembre, 2020 @ 4:14 pm

Detto altrimenti: purtroppo non c‘è peggior sordo di chi non vuol (o può?) sentire … (post 4104)

Caro Presidente,

in questi giorni il racconto fatto dal Palazzo dice che “quelli di Italia Viva” vogliono le poltrone. È il populismo applicato alla comunicazione. Ma è soprattutto una grande bugia.

Noi Ti abbiamo detto in Parlamento che quando un Paese può spendere 209 miliardi di € non si organizzano task force cui dare poteri sostitutivi rispetto al Governo. Non si scambia una sessione del Parlamento con una diretta Facebook. Non si chiede al Consiglio dei Ministri di approvare un documento condiviso all’ultimo momento. Perché questi duecento miliardi di € sono l’ultima chance che abbiamo. Come nota acutamente Mario Draghi: “Il problema è peggiore di quello che appare e le autorità devono agire urgentemente”.

La situazione è seria, Presidente. Abbiamo il più alto numero di morti da Covid in Europa. È inutile continuare con la retorica del “va tutto bene”. Nonostante la dedizione e la qualità dei nostri medici, infermieri, farmacisti, volontari siamo purtroppo sul gradino più alto di questo tragico podio. Non dobbiamo colpevolizzare i cittadini che hanno seguito con disciplina le indicazioni del Governo ma dobbiamo riflettere su che cosa non ha funzionato, a cominciare dal difficile rapporto Stato Regioni. Abbiamo sostenuto le Tue misure, anche quando non le condividevamo, perché in una fase terribile di emergenza non ci si può dividere. Possiamo soltanto auspicare che sul vaccino non si ripetano i ritardi dei tamponi o dei banchi a rotelle: l’Italia deve essere in prima fila per efficienza nella distribuzione.

Adesso cerchiamo di non essere i peggiori anche sulla ripresa economica.

Noi, Presidente, vogliamo dare una mano sui contenuti. Perché in discussione sono le idee, non gli incarichi di governo. Teresa, Elena, Ivan – che hanno lavorato bene su agricoltura, famiglie e politiche di genere, export – sono pronti a dimettersi domani, se serve. Noi infatti non concepiamo la politica come occupazione di posti. Non tiriamo a campare, vogliamo cambiare. Non ci basta uno strapuntino, vogliamo la politica.

Sfruttiamo questa opportunità. Decidiamo insieme qual è il posto dell’Italia nel nuovo mondo dell’America di Biden e della nuova Europa. E come ci posizioniamo davanti alle grandi sfide della Pace di Abramo e del secolo asiatico. Andiamo in Africa per creare sviluppo e cooperazione e non con la retorica dei decreti sicurezza del Conte-I. E giochiamo un ruolo nel Mediterraneo dove negli ultimi anni si è fatta meno palpabile la nostra presenza e più forte l’impatto di Turchia e Russia. Tutte sfide che la presidenza di turno del G20, altissimo onore cui sei chiamato, deve affrontare.

Investiamo davvero sulla sostenibilità ambientale. Ma questo non vuol dire richiamare sempre e comunque solo il super bonus del 110%. Eni, Enel, Snam, Saipem sono nel loro settore leader mondiali. Come fare a creare posti di lavoro verdi? Come rilanciare sull’economia circolare partendo da straordinarie esperienze di successo anche italiane, magari legandole alle public utilities? Come guidare il processo di COP26 che Biden ha affidato a Kerry mentre noi in Italia abbiamo uno spezzatino di competenze tra Ambiente, Farnesina e Chigi? Eppure tocca a noi guidare la COP26 quest’anno. Ricordo ciò che ha fatto Hollande quando ospitò i leader a Parigi nel 2015: noi come ci stiamo preparando? La grande sfida dell’idrogeno, la piantumazione di nuovi alberi, la lotta al dissesto idrogeologico, le nuove tecnologie a servizio della sostenibilità: su questo ci trovi appassionati e pronti alla discussione.

Ti facciamo questi esempi, Presidente, perché te li abbiamo già citati in Parlamento. Ma anche perché ti dimostrano che nel piano che hai inviato alle ministre alle due di notte, senza averlo condiviso, c’è un collage di buone proposte senza un’anima, senza una visione, senza un’idea di come vogliamo essere tra vent’anni.

Il Next Generation UE non è un cesto di risorse gratis al quale tutti possiamo attingere a piene mani, con criteri di distribuzione parcellizzati. Le risorse sono vincolate in numerose dimensioni: la destinazione, la tempistica, i risultati, le riforme di sistema che si accompagnano alla spesa. Non è un fondo di 209 miliardi, perché i trasferimenti a fondo perduto sono circa 82 miliardi. Il resto sono prestiti, e quindi equivalgono a risorse a debito. Seppur con due differenze: costeranno meno del nostro debito tradizionale e il rapporto con gli investitori privati è mediato dal bilancio comunitario.

Che senso ha spendere 88 dei 127 miliardi dei prestiti europei solo per finanziare progetti che già esistevano? Abbiamo una visione o abbiamo solo svuotato i cassetti dei ministeri con le vecchie proposte? Pensiamo di non avere idee buone da coltivare oggi? Che fine hanno fatto i documenti di Colao che avevi coinvolto con grande eco mediatica? Hai letto i tanti contenuti ottimi che la società civile ti sta mandando, a cominciare da M&M che riunisce un bel gruppo di professionisti che conoscono lo Stato e che Ti allego per comodità? Ci sono progetti che avrebbero bisogno di prendere tutti e 128 i miliardi dei prestiti. Il Tuo Governo, il Mef, ha deciso di utilizzare solo 40 miliardi per nuovi progetti: sicuro che questo sia la scelta giusta? Noi pensiamo che se ci sono buone idee, questo è il momento per finanziarle. Si fa debito? Certo. Ma l’unico modo di combattere il debito è la crescita, non i sussidi.

In questo senso ci giochiamo la carta delle infrastrutture. Il nostro Piano Shock è stato approvato solo a parole. Le lentezze non sono solo burocratiche ma anche politiche, frutto di indecisioni. Presidente, non importa essere keynesiani per capire che l’unica strada per crescere sono gli investimenti pubblici e privati. Perché non parte la Gronda a Genova? Siamo ancora vittime dell’ideologia di chi come Beppe Grillo voleva mandare l’esercito per bloccarla? E ancora: nel piano che abbiamo letto con attenzione sono scartate inspiegabilmente molte opere. Innanzitutto le metropolitane a cominciare dalla prosecuzione delle linee B1 e C di Roma e della Metro 5 di Milano. Ma tanto è ancora da fare – sia al Nord con la Venezia Trieste – sia al Sud dove tra i lotti mancanti della SS106 e l’alta velocità Salerno Palermo ci sono ancora dieci miliardi pronti da investire. Soldi che creano posti di lavoro, non redditi di cittadinanza. E che fanno PIL molto più di tante altre scelte.

Ma le infrastrutture sono un campo enorme: treni, aeroporti, porti, scuole, ospedali, fibra, carceri dove i detenuti vivono in condizioni disumane. Non è un caso se il più brillante politico della nuova generazione americana, Pete Buttigieg, sia stato indicato ieri come Segretario ai Trasporti. Su questo settore ci giochiamo il futuro più che di ogni altro. Te lo abbiamo detto assieme a Nicola Zingaretti un mese fa a Palazzo Chigi: chi come noi ha amministrato sa che una cosa è approvare un decreto, una cosa è veder partire un cantiere. Ci vuole cura per i procedimenti e per i dettagli: non bastano i like su facebook per amministrare un territorio.

Nel mese di agosto un tuo Ministro, Patuanelli, ha chiesto al professor Cingolani, già fondatore dell’IIT di Genova e tra i massimi esperti mondiali di innovazione, di contribuire con un documento che Cingolani ha inviato poi ad altri cinque ministri sul digitale. Personalmente credo che tutto ciò che Cingolani scrive, dall’intelligenza artificiale alla cyber security sia ricco di spunti di grande interesse e pronto a divenire progetto finanziabile a Bruxelles. È chiaro che su questi temi occorrono i professionisti veri. Non possiamo permetterci le figuracce che abbiamo fatto anche solo nella gestione dei siti dell’INPS durante la pandemia perché un Paese che vuole costruire il futuro con il digitale e poi si affida alla logica del click day mostra una contraddizione insanabile. Ti aggiungo che collaborando con varie istituzioni in tutto il mondo è impressionante vedere come molti Paesi stiano investendo grandi risorse – umane prima che economiche – sui temi chiave di AI, IOT, Big Data, bioscienze, robotica. Il mondo corre: noi abbiamo bisogno di una visione come quella espressa da Cingolani, non da una gestione che si perde in mille rivoli e uffici separati. Nel testo che abbiamo letto, invece, il disegno di Cingolani è annacquato e spezzettato, privo di quella unità di fondo indispensabile per una corretta execution.

E come è possibile mettere solo nove miliardi sulla sanità? In tre anni il mio Governo ha messo sette miliardi in più, senza pandemia: ancora oggi i Cinque Stelle definiscono “tagli” questo maggior investimento di sette miliardi in tre anni. Dopo una pandemia e con risorse eccezionali mettiamo solo nove miliardi in cinque anni? E come possiamo dire NO al Mes che ha meno condizionalità del Recovery Fund? Qual è la ragione del nostro rifiuto? I nostri parlamentari hanno proposto una precisa allocazione dei 36 miliardi del MES. Come si può dire no agli investimenti sulla sanità, caro Presidente? Se siamo in emergenza e abbiamo il maggior numero di morti in Europa forse dobbiamo investire di più in Sanità, non credi? Questo rifiuto ideologico del MES mi appare ogni giorno più incomprensibile.

Recuperando i denari del MES, possiamo allocare i nove miliardi originariamente previsti per la sanità su un settore decisivo per il nostro futuro: la cultura e il turismo. Bisogna smetterla con una visione ottocentesca di musei e teatri, come se questi possano essere considerati meri divertissements per annoiati signori: sono la base della nostra identità. E i professionisti che vi lavorano meritano di essere trattati come tali: gli operatori della cultura non sono quelli “che ci fanno divertire” ma coloro che ci ricordano chi siamo, perché viviamo, perché amiamo, perché siamo ancora capaci di sognare. Se davanti a un piano di 200 miliardi l’Italia mette solo 3 miliardi sulla cultura e sul turismo stiamo perdendo noi stessi. Presidente, hai idea di come stanno soffrendo alberghi, ristoranti, città d’arte, operatori?

Perché è il fattore umano a essere decisivo. E questo ci porta a richiamarTi alle responsabilità che tutti abbiamo sulla scuola. Da due mesi i nostri ragazzi non vanno più a scuola: è una tragedia, Presidente, una tragedia. Sussistono le responsabilità delle Regioni, certo; quelle del trasporto pubblico non organizzato per tempo; il grave errore di aver chiuso l’unità di missione sull’edilizia scolastica che oggi tutti dicono di voler riaprire. Ma c’è un dato di fatto: i nostri figli hanno perso un anno rispetto ai ragazzi tedeschi o francesi. Perché loro tengono aperte le scuole, a differenza nostra. È un patrimonio di competenze perse, di relazioni smarrite, di umanità infranta. Misureremo negli anni i danni psicologici per questa generazione condannata alla solitudine in una stagione in cui la relazione è tutto. Ma adesso lavoriamo per riaprire le scuole. I tedeschi e i francesi, non sono migliori di noi: se loro hanno gestito per tempo l’emergenza scolastica, cerchiamo di farlo anche noi. Prendiamo atto che servono i tamponi e i vaccini, non i banchi a rotelle e le autocertificazioni. La didattica a distanza, Presidente, è una sconfitta per tutti. Ma per noi, politici e genitori, è una sconfitta doppia.

Abbiamo il tavolo delle riforme da affrontare. Noi siamo per il maggioritario. Vogliamo sapere la sera delle elezioni chi governa. Vogliamo che governi per cinque anni. Vogliamo che abbia stabilità. Se le altre forze politiche preferiscono un sistema diverso, siamo pronti a sederci e a discuterne. Ma vogliamo farlo in modo serio. Mettendo in campo tutti i correttivi che servono, a cominciare dal superamento del Titolo V della Costituzione sul rapporto Stato Regioni che ha mostrato i limiti più evidenti proprio in questa pandemia.

È vero, come dici spesso, che la prima riforma che dobbiamo fare è quella legata ai tempi della giustizia civile. E pensare di risolverla cancellando la parola prescrizione è un controsenso. Ma è anche vero che nessuna riforma è possibile finché non torniamo alla lettera e allo spirito della Costituzione che prevede una netta differenza – troppo spesso ignorata – tra il garantismo e il giustizialismo. Non si tratta dello stesso -ismo come talvolta purtroppo hai detto anche tu, caro Presidente. Tra garantismo e giustizialismo c’è un abisso. I provvedimenti di riforma o saranno garantisti o non saranno credibili, in Europa come in Italia. E non servono task force contro la corruzione: c’è l’ANAC. E non servono unità di missione al Ministero della Giustizia: basta far funzionare gli uffici che già ci sono.

Nella mia esperienza a Palazzo Chigi il momento più esaltante è stata la scrittura di una nuova pagina sui diritti. Dal terzo settore all’autismo, dal caporalato alla cooperazione internazionale, dai diritti civili al dopo di noi. Oggi però occorre uno sforzo in più. Andare oltre la sfera dei diritti per capire che il presunto Terzo Settore è già il Primo. Rappresenta infatti i valori fondanti del Paese.

L’economia sociale è già una realtà in Italia, rappresentando oltre 360mila organizzazioni e il 5% del nostro prodotto interno lordo. Il cosiddetto non profit, con quasi sei milioni di volontari e un milione di occupati, rappresenta per la sua capillarità, flessibilità e pluralità di intervento il motore sul quale fare leva per attuare un sistema davvero resiliente.

Non si tratta di un settore cui destinare risorse in modo residuale e assistenzialistico, bensì un modello economico stabile su cui innestare i pilastri della ripartenza nel solco della sostenibilità, della transizione ecologica e sostenibile, e dell’innovazione.

Per sua natura, si tratta di un ambito produttivo finalizzato alla generazione di valore sociale in molti ambiti di interesse generale con la precipua caratteristica dell’assenza di scopo di lucro, dove la cura e la presa in carico si esplicano in attività di assistenza socio sanitaria, educazione e formazione, cultura, sport, ambiente e valorizzazione del territorio e dei beni comuni.

E questo ci porta a riflettere sulla vera emergenza di questa stagione: la crisi occupazionale. Quando saranno rimossi i divieti di licenziare vivremo una stagione di crisi senza precedenti. Abbiamo molto apprezzato che Tu abbia scelto la strada della decontribuzione, pilastro di quel JobsAct ingiustamente criticato ma che ha permesso di creare oltre un milione di posti di lavoro. E tuttavia la decontribuzione non basta. Bene la scelta di puntare su Industria 4.0, iniziativa che si deve ai ministri del mio governo Guidi e Calenda. Ma occorre anche e soprattutto una politica industriale che non può essere delegata alla sola Cassa Depositi e Prestiti, Una politica industriale coerente, dall’acciaio alle autostrade, ma ispirata da una visione non populista. E capace di creare posti di lavoro, non sussidi. Perché l’Italia torni a essere davvero una Repubblica democratica fondata sul lavoro. E non sul reddito di cittadinanza.

Permettimi di dire che i sindaci vanno sfidati su progetti di trasformazione urbana come abbiamo fatto con il piano periferie. Se dai i soldi, finiscono nella spesa corrente. Metti i soldi a disposizione dei comuni che hanno i progetti pronti e la musica cambia. La filosofia del rammendo ha ispirato i progetti di ripartenza di molte città che oggi si stanno trasformando. Mettiamo a disposizione dei sindaci un fondo lasciando alle città la responsabilità di spenderli per investimenti: dalla Roma del Giubileo 2025 fino al piccolo comune di montagna, i nostri primi cittadini devono essere sostenuti su progetti di sviluppo reali.

Infine una nota sul passato: spesso citi i Governi precedenti come parte del Problema. Se ti riferisci all’esperienza del governo gialloverde, siamo con Te: gli errori fatti, a cominciare da quota100, sono ancora oggi una pesante eredità per i conti pubblici. Ma se ti riferisci ai nostri a solo scopo di riaffermare la verità ti allego lo studio del professor Fortis sul periodo 2014-2017. Amicus Plato, sed magis amica veritas.

Ti abbiamo detto, caro Presidente, che abbiamo fatto un Governo per evitare i pieni poteri a Salvini. Non li affideremo a altri. L’insistenza con cui non ti apri a un confronto di maggioranza sul ruolo dell’Autorità Delegata è inspiegabile. L’intelligence appartiene a tutti, non è la struttura privata di qualcuno: per questo Ti chiediamo di indicare un nome autorevole per gestire questo settore. Io mi sono avvalso della collaborazione istituzionale di Minniti, Monti ha lavorato con De Gennaro, Berlusconi con Letta: tu non puoi lavorare con te stesso anche in questo settore.

Ci hai sempre chiesto di essere trasparenti e di dire le cose alla luce del sole.

Come vedi lo facciamo animati solo da un desiderio: che l’Italia torni a correre.

Di questi argomenti vogliamo parlare e su questi temi siamo pronti a confrontarci.

Un caro saluto, ci vediamo domani.

Matteo Renzi

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