L’UCCISIONE DI AGITU

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Dicembre, 2020 @ 7:45 am

Detto altrimenti: dai miei contatti su Facebook       (post 4122)

Ho iniziato riportando un post di ELISA SITTONI. Non sono riuscito a traferirlo direttamente, quindi l’ho copiato, lo condivido in pieno e mi sono permesso di aggiungere qualche mia considerazione.

Inizia

Non conoscevo personalmente Agitu Ideo Gudeta ma, come lei non conosco moltissime altre persone nel mondo. Questo, tuttavia, non mi esonera dal provare un sentimento di rabbia e tristezza e fare una riflessione su quanto accaduto ad Agitu. Viviamo in una società in cui la perdita di valori da parte di molte persone è lampante e allarmante. Quanto accaduto è un atto di violenza nei confronti di un essere umano che tanto aveva fatto per tenere stretta la sua vita alla terra, scappando 10 anni fa dall’Etiopia verso l’Italia e diventando in Trentino una valida e apprezzata imprenditrice; la sua vita però era nuovamente stata messa in pericolo nella terra in cui aveva trovato rifugio, ricevendo minacce a sfondo razziale … ed ora … ora non ha avuto il tempo nè di scappare nè di chiedere aiuto: le è stata tolta la vita, umiliata fino alla fine … Troppe volte si ricercano le ragioni di questi atti : denaro, gelosia, razza, religione … la realtà è che l’omicidio di un essere umano non ha una valida ed accettabile ragione ma è lo specchio di un preoccupante decadimento sociale, una lenta e costante perdita di valori e amore verso ciò che di più grande ci è stato donato, LA VITA E IL RISPETTO DEGLI ALTRI!

Finisce

Grazie, Elisa! La causa prima di questi delitti è proprio la perdita dei valori positivi, sostituiti da disvalori ed in particolare dall’etica del risultato, cioè di un obiettivo che il cinico di turno vuole raggiungere a qualunque costo: in campo politico; economico; sociale; umano. Come se ne esce? Diffondendo educazione, formazione, cultura: “cultura” che altro non è che “l’insieme delle conoscenze” e del “valore di ogni singola conoscenza”, a cominciare dal “valore di ogni vita umana”, in ogni suo aspetto.

L’omicida di Agitu è del Ghana. E in Africa noi “civili europei” siamo andati ad insegnare proprio il contrario: solo per fare un esempio … vengo dalla lettura di “Congo” di David Van Reybrouck, un prezioso libro sulla storia della colonizzazione ( = distruzione dei valori positivi) di quella terra. E oggi raccogliamo i frutti della nostra semina.

Altra operazione da fare è la costruzione di un Mondo (Mondo = insieme delle relazioni umane) più al Femminile: e qui cito un altro libro prezioso: Pier Luigi Celli, “Il potere, la carriera e la vita” (Ed. Chiarelettere 2019) pag. 139: “Al maschio il combattimento, alla donna il recupero dei valori originari: custodia, empatia, allevamento, flusso di risorse psicologiche di supporto e conforto. Come dice mirabilmente Umberto Galimberti, mentre la donna costruisce la sua identità nella relazione, il maschio pensa a “istituirla” lui la relazione, tendendo a bastare a se stesso”.

Che il Cielo ti accolga, Agitu!

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LP, LONG POST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2020 @ 9:48 am

Detto altrimenti: dal mio profilo FB    (post 4121)

1 – ARRIDATECI LE SCUOLE DI PARTITO!

Non voglio infierire, ma … raga, per guidare un motorino ci vuole la patente, per guidare il paese no? E non va bene nemmeno se tu sei un prof universitario e/o un avvocato, figuriamoci se possono andare bene gli estratti sorte da 300 clik! La nostra è una democrazia parlamentare nella quale il potere “del” popolo si esprime attraverso partiti politici (art. 47 della Costituzione), arriva in Parlamento e quindi al Governo. Solo che da noi … be’, mi spiego con una storiella:

  • In Germania ci sono cose vietate e cose permesse.
  • In Inghilterra è tutto permesso tranne ciò che è vietato.
  • In Russia è tutto vietato tranne ciò che è permesso.
  • In Italia è permesso tutto, anche ciò che è vietato.

Da noi cosa? Un esempio: l’art. 47 della Costituzione prevede che i cittadini possano partecipare alla vita politica “attraverso partiti politici democraticamente organizzati”. Non sono previsti “movimenti” per di più organizzati in altro modo. Ecco perchè io, che non appartengo nè apparterrò mai a quel movimento, io sto “dalla parte di quella loro parte” che vorrebbe trasformarsi in “partito democraticamente organizzato”. Un partito organizzato … e che anche gli altri partiti si organizzino innanzi tutto rivitalizzando le Scuole di Formazione: non ci possiamo più permette l’improvvisazione. Il solo campo nel quale può esserci “improvvisazione” è quello della creatività lungimirante e organizzata a sistema. E qui o uno è coraggiosamente creativo di suo, ha una visione manageriale, d’insieme e sistemica di suo oppure non ci sono santi: non basterà nessuna Scuola di Partito. E’ un po’ come l’autorevolezza: o ce l’hai di tuo o nessuno te la può dare.

2 – HA NEVICATO!

Questa notte siamo passati da zona rossa a zona “bianca”! La neve rinnova e “rinneva”, coprendo di una bianca coltre le nostre paure: ricordate la pioggia che fece cessare la peste manzoniana? Non sarà certo questa nevicata a sconfiggere il virus, ma immaginare una cosa simile è già un sollievo. E “siccome che” mi sento risollevato, questa mattina penso positivo e pertanto il mio sarà un post costruens, un contributo positivo al nostro pensiero per una azione positiva. Mi piace pensare ad uno splendido obiettivo sociale e politico nel quale siano compiutamente realizzati tutti i princìpi della nostra Carta Costituzionale, la più bella del mondo. Dice … ma è un’utopia! Si amici, ma … badate: l’utopia è un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! Utopia, il saggio-libro scritto intorno al 1500 da Thomas More, alias Tommaso Moro, alias San Tommaso Moro dal 1935. Mi permetto di dare un consiglio a chi non conoscesse autore e opera: prima leggete la vita di More, poi il suo libro. Un uomo coerente fino al sacrificio della vita, un libro, il suo, che più che indicare un modello politico, ci indica un metodo di fare politica e cioè che la Politica deve affrontare l’intero sistema – attuale nella prospettiva futura! – degli aspetti della vita dei cittadini, deve risolvere tutti i loro problemi, deve stimolarli, farli crescere innanzi tutto culturalmente, deve rispettare le loro diversità, le loro diverse aspirazioni, le loro scelte. Esattamente il contrario di una “politica cinese” tanto per fare un esempio, quella del pensiero unico di un capo a vita con il suo pensiero inserito nella costituzione: il massimo del populismo qualitativo condannato da Umberto Eco nel suo libro “Il fascismo eterno”. Dice … ma la Cina si avvia a superare l’economia USA. Certo a superare l’economia, come la Germania nazista aveva superato l’Europa e come la Cina stessa era ed è già almeno in parte “fermata” da un microscopico virus. Scrivo così sollecitato dalla nevicata e in risposta ad un commento ad uno post (due post fa), quello dell'”Arridateci le scuole di partito”, commento nel quale si auspica la cancellazione degli “inutili” partiti politici (previsti all’art. 47 della nostra Costituzione) inneggiando alla Cina nella quale i partiti politici non esistono e tutto “finziona” meglio. Per fortuna che un altro commentatore ha confermato questo concetto: è vero, in Cina tutto “finziona” meglio. Per finta, appunto.

3 – A COSA STO PENSANDO? Alla CONFERENZA STAMPA DI MATTEO RENZI DI IEIR SERA!

 Un vero general manager della politica, anzi, di più, un Presidente Amministratore Delegato che cerca di fare crescere i giovani dirigenti neo promossi (e voglio essere generoso!) che ha intorno! Questo è il miglior complimento e riconoscimento che gli posso fare io che ho passato una vita a dirigere SpA d’ogni tipo, finanziarie e operative, italiane dd estere, grandi e piccole. Fra la ricchezza dei suoi contenuti, quattro in particolare: ha invitato quei “dirigenti” 1) a leggersi tutto il loro Recovery Plan, prima di avere la pretesa di proporlo! 2) a notare che in quanto il loro piano prevede di generare un incremento del PIL del solo 2% (a fronte di una precedente perdita del 10%) ed un aumento dell’occupazione al Sud inferiore all’1% … be’, in quanto tale se non altro per questo è un piano “suscettibile di ulteriori miglioramenti” (per usare un eufemismo ); 3) a notare che un piano che dedica solo 2 mildi e mezza paginetta ai giovani non è un piano per lo sviluppo futuro del Paese. 4) che non si cresce riducendo dell’ 1% il costo dei vecchi investimenti in corso, ma facendone di nuovi, produttivi (in primis sulla cultura!)

4 – LA POLITICA SECONDO MATTEO

Dicono che governare uno Stato o una città non sia come governare una SpA e semplificano il concetto con la frase “gubernar non es asfaltar”. E invece le due attività di governo sono sempre più simili: infatti la SpA non può più avere come obiettivo predominante (se non esclusivo) l’utile economico e il risultato finanziario (e di ciò parlerò in altra apposita sede); nè il governo della cosa pubblica può ormai prescindere dal risultato economico e finanziario, se non altro per abbattere il debito pubblico accumulato (pari al 160% del PIL in Italia). Ecco che ieri, ascoltando l’ottima conferenza stampa di Matteo Renzi, mi è parso di ascoltare la relazione programmatica di un Presidente Amministratore Delegato di una enorme Gruppo Industriale all’Assemblea dei propri Azionisti. E se io fossi stato uno dei giornalisti inviati all’evento (o un azionista di quel gruppo) , la domanda che avrei fatto a Renzi sarebbe stata la seguente: “Non crede lei che sarebbe necessario già da ora esaminare la prospettiva che lo Stato emetta serie di Titoli Irredimibili di Rendita non di debito, per contribuire anche per questa via a ridurre il debito pubblico, aumentando al contempo la sua disponibilità finanziaria?” E nell’articolo di stampa che avrei pubblicato per il mio giornale avrei evidenziato un secondo concetto: che l’avventura che ha portato al governo persone improvvisate e prive della necessaria esperienza politica, le quali si trovano a gestire molti problemi con molte soluzioni parziali, scoordinate e senza una visione d’insieme e di futuro, ecco … quella loro avventura rischia di diventare una disavventura per il Paese.

5 – UN NUOVO MINCULPOP

A parte la maliziosa assonanza con una frase che oggi vorrebbe indicare che si sta prendendo … in giro il popolo, la sigla rappresentava il Ministero (fascista, n.d.r.) per la cultura (rectius: discultura, n.d.r.) popolare: il duce al lavoro anche di notte (“Lasciate accesa la luce del suo studio, che si veda dalla strada quanto lavora!”); il duce al lavoro nei campi a trebbiare (“Buona la prima! Ora tutti a pranzo!”), il duce con i marinai a cazzare una vela; etc.. Oggi la cinematografia della comunicazione è maturata ma il significato (deviante, n.d.r.) è immutato: l’uomo di (del) Governo sempre assorto, con i suoi bei fogli sempre in mano, passo deciso, frettoloso di chi non ha tempo da perdere perchè sta risolvendo i nostri problemi: infatti gli stessi filmati, assai ben riusciti secondo i canoni di un novello Minculpop, vengono riproposti, sempre uguali (e qui casca l’asino!) a diversi giorni di distanza, come per attualizzare in un tempo infinito quegli “istanti perenni”.

 

 

 

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HA NEVICATO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2020 @ 7:20 am

Detto altrimenti: per rinfrescare la nostra mente    (post 4120)

Questa notte siamo passati da zona rossa a zona “bianca”! La neve rinnova e “rinneva”, coprendo di una bianca coltre le nostre paure: ricordate la pioggia che fece cessare la peste manzoniana? Non sarà certo questa nevicata a sconfiggere il virus, ma immaginare una cosa simile è già un sollievo. E “siccome che” mi sento risollevato, questa mattina penso positivo e pertanto il mio sarà un post construens, un contributo positivo al nostro pensiero per una azione positiva.

Mi piace pensare ad uno splendido obiettivo sociale e politico nel quale siano compiutamente realizzati tutti i princìpi della nostra Carta Costituzionale, la più bella del mondo. Dice … ma è un’utopia! Si amici, ma … badate: l’utopia è un traguardo semplicemente non ancora raggiunto!

Utopia, il saggio-libro scritto intorno al 1500 da Thomas More, alias Tommaso Moro, alias San Tommaso Moro dal 1935. Mi permetto di dare un consiglio a chi non conoscesse autore e opera: prima leggete la vita di More, poi il suo libro. Un uomo coerente fino al sacrificio della vita; un libro, il suo, che più che indicare un modello politico, ci indica un metodo di fare politica e cioè che la Politica deve affrontare l’intero sistema – attuale nella prospettiva futura! – degli aspetti della vita dei cittadini, deve risolvere tutti i loro problemi, deve stimolarli, farli crescere innanzi tutto culturalmente, deve rispettare le loro diversità, le loro diverse aspirazioni, le loro scelte. Esattamente il contrario di una “politica cinese” tanto per fare un esempio, quella del pensiero unico di un capo a vita con il suo pensiero inserito nella costituzione: il massimo del populismo qualitativo condannato da Umberto Eco nel suo libro “Il fascismo eterno”.

Dice … ma la Cina si avvia a superare l’economia USA. Certo a superare l’economia, come la Germania nazista aveva superato l’Europa e come la Cina stessa era ed è già almeno in parte “fermata” da un microscopico virus.

Scrivo così sollecitato dalla nevicata e in risposta ad un commento ad uno post (due post fa), quello dell’Arridateci le scuole di partito”, commento nel quale si auspica la cancellazione degli “inutili”  partiti politici (previsti all’art. 47 della nostra Costituzione) inneggiando alla Cina nella quale i partiti politici non esistono e tutto “finziona” meglio. Per fortuna che un altro commentatore ha confermato questo concetto: è vero, in Cina tutto “finziona” meglio. Per finta, appunto.

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ARRIDATECI LE SCUOLE DI PARTITO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Dicembre, 2020 @ 7:04 am

Detto altrimenti: era meglio prima      (post 4119)

(dal mio profilo FB, praticamente un auto-plagio!)

Inizia

Non voglio infierire, ma … raga, per guidare un motorino ci vuole la patente, per guidare il paese no? E non va bene nemmeno se tu sei un prof universitario e/o un avvocato, figuriamoci se possono andare bene gli estratti sorte da 300 clik! La nostra è una democrazia parlamentare nella quale il potere “del” popolo si esprime attraverso partiti politici (art. 47 della Costituzione), arriva in Parlamento e quindi al Governo. Solo che da noi … be’, mi spiego con una storiella:

In Germania ci sono cose vietate e cose permesse.
In Inghilterra è tutto permesso tranne ciò che è vietato.
In Russia è tutto vietato tranne ciò che è permesso.
In Italia è permesso tutto, anche ciò che è vietato.

Da noi cosa? Un esempio: l’art. 47 della Costituzione prevede che i cittadini possano partecipare alla vita politica “attraverso partiti politici democraticamente organizzati”. Non sono previsti “movimenti” per di più organizzati in altro modo. Ecco perchè io, che non appartengo nè apparterrò mai a quel movimento, ma io sto “dalla parte di quella loro parte” che vorrebbe trasformarsi in “partito democraticamente organizzato”. Un partito organizzato … e che anche gli altri partiti si organizzino innanzi tutto rivitalizzando le Scuole di Formazione: non ci possiamo più permette l’improvvisazione. Il solo campo nel quale può esserci “improvvisazione” è quello della creatività lungimirante e organizzata a sistema. E qui o uno è coraggiosamente creativo di suo, ha una visione manageriale, d’insieme e sistemica di suo oppure non ci sono santi: non basterà nessuna Scuola di Partito. E’ un po’ come l’autorevolezza: o ce l’hai di tuo o nessuno te la può dare.

Finisce

P.S.: su FB ho ricevuto due commenti:
1) in Cina vengono governati un miliardo e mezzo di abitanti senza l’ombra di un partito e tutto finziona al meglio. L’unico pensiero dei Cinesi e’ il bene dello stato. I partiti servono solo a rappresentare una democrazia finta. Dobbiamo liberarcene al più presto. Con stima.
2) Dici bene: tutto finziona… per finta!

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CONTE, IL POPULISMO QUALITATIVO, RENZI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Dicembre, 2020 @ 5:53 am

Detto altrimenti: il post della mattina di Natale    (post 4117)

Prima viene la demagogia, dopo il populismo. Prima si lusinga il bambino: “Stai bravo  che ti darò tutto quello che vuoi”. Dopo arriva il populismo: “Quei tre gelati a fila gli hanno fatto male ma è lui che li ha voluti, è stata quella la sua volontà!”. Anche in politica: prima “Votatemi che vi darò tutto quello che volete”; dopo “E’ stata la volontà della maggioranza alla base delle decisioni di governo, quindi di che vi lamentate?”

Già così non saremmo messi tanto bene. Ma c’è di più: c’è il “populismo qualitativo” così bene evidenziato da Umberto Eco. Esso si verifica quando il popolo – o nel caso attuale un governo – è considerato come una massa qualitativamente informe ed sostanzialmente uniforme che si vuole fare intendere esprima un’unica volontà. Ora, poiché non è pensabile che un gruppo così eterogeneo di persone, sia esso l’insieme dei cittadini o l’insieme dei componenti di un governo, esprima realmente un pensiero unico, in realtà quel pensiero è il pensiero del capo che viene presentato come il pensiero unico e qualitativamente uniforme di un gruppo sostanzialmente informe.

Per arrivare a ciò in regimi anche formalmente non democratici, basta che il capo si affacci ad un balcone per proclamare che sta per dare esecuzione alla volontà della folla sottostante e osannante. In sistemi democratici occorre persuadere le masse (e i componenti di un governo) che “bisogna essere uniti, compatti, remare tutti nella stessa direzione … il paese ha bisogno di un governo coeso … non c’è tempo da perdere (ovvero: ho fatto in modo che non ci sia tempo per un dibattito) … “. Così è accaduto e sta accadendo in relazione al Recovery Fund, Plan, Band.

Dal luglio scorso RENZI ha insistentemente chiesto – inascoltato – che il governo e il parlamento fossero coinvolti nelle decisioni circa il Recovery Fund/Plan. L’unica risposta ricevuta sul filo di lana è stata la Recovery-Band. Al che Renzi ha puntato i piedi e finalmente, il 22 dicembre scorso ai suoi ministri sono stati mostrati alcuni progetti dei quali si chiede il finanziamento Recovery, in  una riunione nel corso della quale  è emerso – fra l’altro – che alcuni componenti della Recovery Band governativa non avevano nemmeno letto il Recovery Plan (!?) o che non ricordavano di avere inserito la materia nella legge finanziaria (!?).

Già così non saremmo messi molto bene. Ma c’è di più. Infatti ai ministri di Italia Viva il 22 dicembre è stato fissato il termine del 28 dicembre (a cavallo del Natale!)  per presentare eccezioni, variazioni contributi in quanto “il Piano deve essere varato entro l’anno”. E ci risiamo con quel “Coraggio, arriviamo all’unico pensiero … non c’è tempo per discutere …” che sta alla base della  successiva prevedibile dichiarazione  “Ecco qui, vi presento la volontà di un’entità compatta, qualitativamente uniforme, il vostro governo, quello che io dirigo”: il populismo qualitativo, appunto!

Dice … ma in quale opera Umberto Eco ha formulato la sua teoria – che poi teoria non è – del populismo qualitativo? Si tratta di un libretto scritto oltre venti anni va e recentemente ripubblicato dalla Editrice La Nave di Teseo, “Il fascismo eterno”, 60 paginette a soli €5,00 (i cinque euri meglio spesi in tutta la mia vita) nel quale Eco elenca le varie componenti occulte, sotto traccia, di un sistema che per affermarsi non ha più bisogno di manganellatori in camicia nera ma utilizza una serie di artifici  solo apparentemente innocui: il populismo qualitativo è uno di questi.

Ho esagerato nel mio ragionamento? Può darsi ma uno dei miei maestri, il filosofo austriaco del diritto, Hans Kelsen, mi ha insegnato che per verificare l’esattezza di un ragionamento occorre spingerlo alle sue estreme conseguenze salvo poi ridimensionarne la portata. E così ho fatto, anche perché a pensar male …

E se mi sbaglio mi corigerete.

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TAV, TRENI PENDOLARI O ALTRO ANCORA?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Dicembre, 2020 @ 3:53 pm

Detto altrimenti: per me, è una questione di metodo       (post 4117)

TAV – Treno ad Alta Velocità, che poi essendo stata contenuto in 125 kmh, non avrebbe più diritto di chiamarsi così, bensì TAC, Treno ad Alta Capacità ma la Tac richiama un intervento di analisi medica non proprio gradevole, e quindi ….. E poi è come la maremma: ne esistono diverse, ma per Maremma si intende quella Grossetana e per la TAV si intende la Torino-Lione: entrambi, Maremma e TAV, tali per antonomasia.

Taluno dice: TAV no perché genera perdite; altri no perché prima vengono i treni dei lavoratori pendolari che sono pochi, arrivano in ritardo a causa dei tanti PL (passaggi a livello); altri no, perchè se in una famiglia un figlio sta male ed ha bisogno di cure, il padre con spende i soldi per cambiare l’auto.

Altri dicono: TAV sì, perché è una tratta del corridoio ferroviario che congiunge il Portogallo al centro Europa ed evita che il Sud del continente sia tagliato fuori dalla rete dei corridoi europei; sì, perché l’economicità dell’A1-Autostrada del Soe non si valuta sul fatto che la tratta Fiorenzuola – Fidenza sia in passivo.

Altri infine dicono: si tratta di una polemica sterile perché le due cose non sono antitetiche.

Io mi permetto di dire: è solo una questione di metodo, e cioè occorre aggiornare l’elenco delle priorità innanzi tutto per categorie

  • di investimento: trasporti interni; collegamenti internazionali; sanità; scuola; asili e nidi; difesa idrogeologica; difesa (militare); giustizia; etc.;
  • di spesa: sussidi e sovvenzioni; reddito di cittadinanza; quota 100; razionalizzazione della burocrazia; etc.;
  • di copertura finanziaria: evasione fiscale; Recovery Fund; MES; risorse UE ordinarie (di cui utilizziamo solo il 47%!); emissione di TIR Titoli Irredimibili di Rendita; spending review seria; etc..

Quindi per ciascuna delle tre categorie occorre:

  • definire l’ordine di priorità decrescente;
  • valutare le somme da destinare alle “priorità più prioritarie”, tenendo conto del peso specifico percentuale di ogni intervento, sia rispetto al totale delle somme disponibili, sia rispetto al totale delle somme necessarie a risolvere ciascun problema specifico.

Il sistema che propongo è complesso e richiede:

  • Capacità di una visione d’insieme, anche prospettica;
  • l’organizzazione di un sistema funzionale di persone ai vari livelli;
  • che su ogni persona sia concentrato un tot di potere e di responsabilità;
  • capacità progettuale, organizzativa, gestionale e di controllo ad ogni livello.

All’interno di un sistema del genere, nell’ambito dei trasporti e della mobilità, sono convinto che quanto meno risulterebbero prioritari contemporaneamente tre tipi di intervento; TAV, treni pendolari; bus scolastici. In altre e poche parole: ad un governo non chiedo che faccia il massimo, che si impegni al massimo … ma semplicemente che faccia tutto quello che serve.

E se mi sbaglio mi corigerete.

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DEMOCRAZIA VERA (PARLAMENTARE) E DEMOCRAZIA DIRETTA DA POCHI (OLIGARCHIA)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Dicembre, 2020 @ 7:52 am

Detto altrimenti: repetita iuvant    (post 45169

Il termine “democrazia” nei secoli ha assunto tre significati diversi: potere sul popolo (il democrator era il dittatore); strapotere del popolino; potere del popolo. Ma oggi … di quale popolo? Perché se si trattasse del popolo della rete, quello dei clik per capirsi, saremmo regrediti al significato precedente. E invece, potere del popolo è il potere di tutti i cittadini che lo esercitano attraverso “partiti organizzati in forma democratica” (art. 47 delle Costituzione) e attraverso i meccanismi e le procedure del parlamentarismo.

I cittadini sono gli “azionisti” dello Stato, i padroni dello Stato che governano attraverso una catena di mandati: cittadini, partiti, parlamentari, governo.

Oggi assistiamo ad un duplice attacco alla catena della democrazia. Il primo, quello portato da chi – violando il citato articolo della Costituzione – vuole eliminare i partiti per organizzare i cittadini in movimenti, per cui la catena della democrazia diverrebbe la seguente: movimenti, parlamentari, governo.

Il secondo da chi vorrebbe eliminare di fatto i parlamentari attraverso la loro riduzione a semplici esecutori della volontà dei movimenti espressa attraverso il seguente meccanismo: referendum propositivo con quorum molto ristretto + minor numero di parlamentari più giovani estratti sorte e vincolati dal vincolo di mandato + obbligo del parlamento di approvare le proposte referendarie in tempi brevi e senza modifiche. In tal modo la catena della democrazia sarebbe Movimenti – Governo, cioè dalle leggi speciali e (troppo) specifiche, fatte da poche persone ad un Governo obbligato a darvi esecuzione. Con il che la democrazia si sarebbe trasformata in democrazia diretta da poche persone cioè in oligarchia.

Fino a pochi giorni fa scrivevo questo processo come “trasformazione democratica della democrazia in oligarchia”. Oggi mi correggo: se non altro, la sostituzione dei partiti con i movimenti è contro la nostra Costituzione (Art. 47) per cui tutto il processo di cui sopra non è un processo democratico.

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22.12.2020 PER FAVORE DITECI CHE NON È VERO!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Dicembre, 2020 @ 5:07 am

Detto altrimenti: dai … non può essere vero!   (post 4115)

(Dopo sei mesi sei di richieste, il 22 dicembre 2020 Conte ha mostrato a ITALIA VIVA alcuni progetti contenuti nel RECOVERY PLAN, dando tempo fino al 28 dicembre per eventuali osservazioni, “perchè il piano deve essere varato entro l’anno”). No comment.

“Ma Gualtieri lo ha letto il Recovery Plan? “ Durante l’incontro del 22 dicembre durato oltre due ore con la delegazione di ITALIA VIVA a Palazzo Chigi, mentre si stava esaminando la bozza di Recovery Plan presentata dal premier, sarebbe trapelato che il ministro dell’Economia non ha letto il piano nel dettaglio. A una domanda dell’ex ministra Maria Elena Boschi sulla riforma della giustizia, nella parte del Pnr relativa alle “riforme di sistema”, il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri risponde candidamente che lui il piano non lo ha letto. “Ah complimenti!”, salta sulla sedia la ministra Bellanova: “Ma davvero non hai letto il piano?”. Segue un siparietto del rimpallo tra il ministro degli Affari Europei Vincenzo Amendola e Gualtieri. Insomma, fosse anche solo quello, ITALIA VIVA un merito ce l’ha avuto: incoraggiare il premier a mettere nero su bianco un piano di investimenti di cui finora solo in pochi avevano davvero sentito parlare, o che, nella migliore delle ipotesi, veniva tenuto nel cassetto riservato di qualche ministro (e non di altri), dato che, a quanto si apprende, nemmeno il titolare del Mes lo aveva studiato dettagliatamente prima dell’incontro di oggi.

Un altro siparietto è avvenuto quando, a un certo punto del vertice, Conte ha sbottato: “Ma chi ha detto che volevamo fare un emendamento alla legge di Bilancio?”. E la Boschi risponde: “Voi, all’articolo 184 della legge di Bilancio”. Conte ribatte: impossibile. La Bellanova chiede: “Ma ci prendete in giro?”. A quel punto, anche Riccardo Fraccaro e Roberto Gualtieri avrebbero fatto notare la cosa a Conte.

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UN IMPORTANTE ESPONENTE DEL GOVERNO …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Dicembre, 2020 @ 6:45 pm

Detto altrimenti: … avrebbe recentemente dichiarato ai ministri IV che lui il Recovery Plan “non lo aveva letto”. Al che verrebbe da dire che sì, occorre remare tutti nella stessa direzione come dice Conte, ma c’è remare e remare! E se fosse vera quella notizia, quel tale lo metterei sì a remare, ma come dico io!   (post 4114)

Da “Breve storia della navigazione a vela” un mio lavoretto di qualche anno fa.

Dal X al XVI secolo troviamo le galee veneziane (e così quelle liguri, pisane e amalfitane) a due alberi, navi che furono le prime ad avere un solo timone per di più interno allo scafo e non più due timoni appesi al giardinetto di babordo (sinistra ) e tribordo (destra).

Le galee veneziane … un mito, anche se per i vogatori erano l’inferno sulla terra! Erano molto boliniere, ed in più se attaccavano il nemico da sottovento avevano l’ulteriore vantaggio, di notte specialmente, di non essere scoperte a causa del puzzo che emanava la stiva dei rematori, i quali si liberavano direttamente sul posto di lavoro di ogni loro esigenza fisiologica. Nei primi secoli, tutti volontari. Quindi vennero impiegati anche prigionieri di guerra (schiavi) e dal 1549 anche gli “zontini” (condannati a pene varie e/o arruolati a forza, ma pagati). Infine, i volontari chiamati “bonavoglia”, questi ultimi stipendiati e armati in caso di combattimento.

La navigazione di poppa era un po’ più problematica, perché le vele latine non sono le più adatte a tale andatura, e le galee rollavano molto. A remi raggiungevano i 9 nodi di velocità e potevano mantenere tale ritmo per 12 ore, il che significa compiere – a remi! – circa 100 miglia (180 km) in 12 ore! Durante la navigazione a remi per offrire minore resistenza all’avanzamento venivano smontati gli alberi.

Le galee veneziane erano tutte “monotipo”, cioè tutte uguali fra loro. Ciò consentiva una maggior rapidità nella costruzione in serie (Arsenale di Venezia docet) e soprattutto una enorme facilità per le riparazioni da parte di tutti i fondaci e porti veneziani sparsi nel mediterraneo e dotati, tutti, degli stessi “pezzi di ricambio”.

In genere erano armate di un solo cannone “da caccia” montato a prua, per sparare lungo l’asse della galea sulla quale peraltro non ci sarebbe stato lo spazio sufficiente per collocare cannoni con tiro laterale, né le galee avrebbero potuto sopportare il rollio dovuto al contraccolpo di una bordata.

Genova – Pisa, uno a zero sul campo della Meloria, il 6 agosto 1284. La squadra genovese (63 galee) era comandata dall’Ammiraglio Oberto Doria ma la vittoria fu dovuta all’intervento dell’Ammiraglio Benedetto Zaccaria che, dal ridosso dello scoglio della Meloria, attaccò il fianco dei Pisani con 30 galee. Delle navi pisane si salvarono solo le 20 al comando del Conte Ugolino, la cui fuga non gli impedì di trionfare politicamente, sino alla sua deposizione nel 1288 ed alla sua triste e famosa fine per fame.

Genova – Venezia, uno a zero sul campo dell’isola di Curzola, 8 settembre 1299 (mi dispiace per i Trentini che si chiamano Curzel).

La formazione ligure era a favore di vento e a “voga arrancata” (ovvero la massima velocità raggiungibile da una galea); piombò in formazione serrata sullo schieramento di Venezia, rompendone i ranghi. Memore del successo alla battaglia della Meloria, Doria lasciò in disparte 15 delle 78 galee come rinforzo, nonostante l’alto rischio: i genovesi infatti erano in netta inferiorità numerica. La battaglia fu particolarmente sanguinosa, più ancora del precedente scontro del 1284 contro i pisani, dove i genovesi erano invece in vantaggio. Abbordare o affondare i legni veneziani costò caro in termini di perdite umane, alla flotta della “Superba”. I veneziani si videro affondate 65 galee, catturate 18; i morti tra i veneti furono settemila, altrettanti i prigionieri, tra cui Marco Polo, che tornato dal suo viaggio nel Catai era stato insignito dell’onore del comando di una delle galee. Ironia della sorte, dividerà la cella con Rustichello da Pisa, prigioniero della Meloria, al quale Polo dettò il suo “Milione”. L’ammiraglio veneziano (si dice che fosse il Doge in persona, anche se esistono versioni contrastanti di questo fatto) cadde altresì prigioniero, e pare si sia tolto la vita prima di essere portato a Genova “rompendosi il cranio contro il banco cui era stato incatenato”, anche se l’ipotesi pare poco credibile, e viene indicata come una leggenda. L’ammiraglio ligure Lamba Doria invece, perse un figlio nella battaglia, e lo fece seppellire in quel tratto di mare, affermando che non avrebbe potuto avere tomba migliore di quella. Come si è detto, le perdite per Genova erano state elevate, e la flotta decise di tornare in patria, rinunciando ad attaccare Venezia stessa, fatto che secondo alcuni storici avrebbe potuto determinare il declino completo della “Serenissima”. Non andò così e le due repubbliche stremate, vennero alla soluzione diplomatica.

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IL TERZO TEMPO DELL’AZIONE DI GOVERNO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Dicembre, 2020 @ 11:49 am

Detto altrimenti: non stiamo giocando a palla con il futuro dei nostri figli e nipoti   (post 4113)

Sarà che siamo abituati ai due tempi del calcio, al massimo con qualche minuto dei supplementari, ma “a me mi” pare che purtroppo la attuale politica del governo non prenda in considerazione il “terzo tempo” della partita. Mi spiego:

1° tempo: spendere, cioè dare il massimo dei sussidi possibili
2° tempo: investire, cioè impiegare al meglio i fondi Recovery del MES
3° tempo: ….

Ma, qual è il terzo tempo? Quello nel quale dovremo ridurre il debito pubblico. E’ un problema del quale il governo dovrebbe occuparsi sin d’ora in parallelo agli aspetti dei primi due tempi della partita. In parallelo, cioè contemporaneamente. Fino a qui la pars destruens.

Pars construens: e se si provasse ad emettere TIR- Titoli Irredimibili Rendita in sostituzione volontaria delle tranche di Titoli di debito in scadenza? E se in parallelo si emettessero anche ulteriori limitate quantità di TIR non sostitutivi di titoli di debito? Si inizierebbe a ridurre il debito pubblico pur aumentando la liquidità del Tesoro. Una prova, cosa ci costerebbe? Il 25 agosto scorso Banca Intesa Sanpaolo ha emesso la prima di due tranche di suoi Irredimibili al 5,5% tassati al 26% per 750 milioni cadauna ricevendo richieste di acquisto per 6,5 miliardi! Sarebbe interessante conoscere la % degli investitori esteri! Proviamoci, almeno, visto che gli Irredimibili statali sarebbero tassati al 12,5% e quiindi potrebbero essere emessi con un rendimento inferiore di quelli della banca, ma sempre molto attraente.

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