PROCESSO KAFKIANO A MATTEO RENZI E A ITALIA VIVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Gennaio, 2021 @ 2:47 pm

Detto altrimenti: incontro un amico sul vialetto di casa e …   (post 4131)

… pur sapendo che io sono con RENZI, mi invita a pubblicare qui sul mio blog un post per innescare un gruppo di persone … anzi una corrente di persone perché “Basta con Renzi, Conte sì che sta tendendo tutti uniti … Renzi va bene sui contenuti ma poi ….” E giù commenti molto “colorati” su Renzi e chi lo sostiene, anche localmente. Ho iniziato a ribattere ma con un colpo di pedale (era in bicicletta) ed un commento “ciliegina” finale a voce sempre più alta, se ne è andato. Peccato per lui, perchè gli avrei detto che io “un” post lo avrei pubblicato. Infatti eccolo:

IL PROCESSO

CANCELLIERE, ESPONGA I FATTI

ITALIA VIVA è un partito della coalizione di governo.  Da luglio 2020 in Parlamento MATTEO RENZI chiede a CONTE che Italia Viva possa collaborare alla stesura del Recovery Plan … (omissis, si evita di citare i passi intermedi, già noti alla Corte) e la richiesta è ancora inevasa.

ITALIA VIVA è stata considerata da Conte e i 5S alla stregua di un partito di opposizione perchè Conte ha voluto gestire tutto “riservatamente” a vantaggio della campagna elettorale permanente sua e dei 5S. Così facendo ha volutamente rinunciato all’apporto di una componente molto qualificata del suo stesso governo (anche per paura del confronto, n.d.r.) anche se ciò lo ha condotto ad un mal governo.

Il Movimento 5 Stelle taglia corto: Conte non si tocca. Infatti per la loro permanenza nella stanza dei bottoni Conte è una componente strategica ( = indispensabile  e insostituibile). Infatti, scemata la spinta dei VAFF, ora sono alla ricerca di una nuova spinta: “Siamo noi che eroghiamo/regaliamo i denari!”

Il PD: quando va bene se ne esce con affermazioni generiche e/o parzialmente e moderatamente a rimorchio delle proposte di Renzi, soprattutto nella misura in cui queste vengono (parzialmente) accettate, della serie il proprio cappello sul lavoro altrui non si nega a nessuno (n.d.r.); quando va male definisce Conte l’uomo più popolare e Renzi quello più impopolare.

CONTE “incassa” in anticipo l’ok di Ursula sul suo Recovery Plan privato?  Ma … su cosa? Su una telefonata a Ursula, corredata da un suo filmato di repertorio? Su una a bozza di proposta che è ancora oggetto di accesa discussione presso il governo e che poi dovrà essere approvata dal Parlamento?

RENZI ha reclamato per ITALIA VIVA il ruolo e istituzionale e il percorso democratico che compete ai ministri di un partito della coalizione di governo. Ha proposto contenuti molto concreti, motivati e si è reso disponibile ad un dialogo aperto. Nessuna risposta.

CONTE non ha concesso quanto richiesto, perché vuole operare “da solo” una elargizione-distribuzione dei fondi europei alla “purchè sia”. E guai a dire che invece si devono fare investimenti in un’otticca di visione prospettica.

IMPUTATO ITALIA VIVA, LEI E’ ACCUSATO

  1. di  avere (inutilmente! N.d.r.) reclamato dal 22 luglio 2020 di poter contribuire alla confezione del Recovery Plan;
  2. di avere reclmato di potere almeno esaminare il Recovery Plan prima di condividerlo;
  3. di lamentarsi di essere stato coinvolto sul Recovery Plan dal 22 al 28 dicembre 2020 (il 25 era Natale anche in quell’anno);
  4. di avere (inutilmente! N.d.r.) preteso di discutere le proprie proposte sul Recovery Plan;
  5. di non accontentarsi – sul Recovery Plan – di una sintesi di 13 paginette e di una tabellina;
  6. di opporsi alla privatizzazione dei ruoli istituzionali e dei Servizi Segreti;
  7. di volere contribuire all’azione del governo della cui maggioranza fa parte;
  8. di volere utilizzare i 37 miliardi del MES;
  9. di volere spostare risorse Recovery dalle paghette alla sanità , ai giovani, alla cultura, al turismo, alle grando opere;
  10. di esigere che l’azione di governo abbia una visione di futuro del paese;
  11. di contestare la mancanza da parte del governo di un ragionamento su come ripianare il debito pubblico;
  12. di opporsi al percorso (di volta in volta a secondo dei casi: palese, occulto, formale, di fatto) di esautoramento della democrazia rappresentativa parlamentare, ovvero al percorso di chi vuole realizzare (gradatamente ma non troppo, n.d.r.) la democrazia diretta (diretta da chi? N.d.r.) secondo i seguenti passaggi progressivi:
  • abbondante ricorso ai DPCM (“Così intanto li abituiamo”);
  • mancato coinvolgimento di alcuni partiti della coalizione di governo e il Parlamento se non a cose fatte;
  • minor numero di parlamentari;
  • parlamentari più giovani (meglio se estratti a sorte o scelti via rete);
  • referendum propositivo con quorum limitatissimo;
  • vincolo di mandato per i parlamentari;
  • obbligo del Parlamento di approvare la proposta referendaria, senza la possibilità di correggerla;
  • leggi fatte da poche persone = oligarchia.

IMPUTATO, SI ALZI IN PIEDI: SI DICHIARA COLPEVOLE O INNOCENTE?

Vostro onore, ci dichiariamo colpevoli di tutto quanto ascrittoci”

CANCELLIERE, A VERBALE. IL POPOLO SI RIUNISCE PER DELIBERARE

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GIUSEPPI E I DANNI DELL’ABITUDINE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Gennaio, 2021 @ 1:08 pm

Detto altrimenti: l’abitudine impigrisce il cervello, narcotizza lo spirito critico, l’innovazione … (post 4130)

Un quadro storto, un mobile sbrecciato, un tappeto sdrucito, ma soprattutto scaffali  strapieni di cose che non utilizziamo e armadi pieni di vestiti fuori moda: ci conviviamo per una vita, indifferenti. Poi, finalmente e improvvisamente un giorno apriamo gli occhi e “vediamo” ciò che prima guardavamo soltanto. In questo caso grandi danni non sono stati fatti.

Ma in politica e soprattutto nell’azione di governo se “ci abituiamo” a tutto i danni ci sono e gravi. Ci abituiamo a quella faccia composta; ai numerosi DPCM; alle paghette per tutti sotto varie forme (600 euri anche a ricchi professionisti, tanto per dirne una); al fatto che non ci si preoccupi di iniziare a programmare la gestione dell’enorme debito pubblico (quasi al 170% del PIL!). Ci abituiamo al fatto che chi ci vuole far aprire gli occhi (RENZI) finisce per essere un disturbatore della quieta pubblica, uno che deve essere trattato come il saggio grillo parlante (con la “g” minuscola, mi raccomando, non facciamo confusione!) che metteva in guardia Pinocchio: “Non ci disturbare, noi stiamo bene qui, nel Paese dei Balocchi!””

Poi una mattina ci guardiamo allo specchio e con orrore vediamo che ci stanno per spuntare … no, non le orecchie da asino (che pure ce le saremmo abbondantemente meritate!) ma gli effetti di una bella (bella … si fa per dire) tassa patrimoniale!

Altra immagine. Italia SpA deve gestire 300 miliardi. In una SpA seria si redige un budget annuale ed un piano di sviluppo triennale scorrevole (= aggiornato di anno in anno), che preveda l’evoluzione del patrimonio, del risultato economico e dei flussi finanziari. E se questa SpA ha forti debiti (2500 miliardi) e rilevante patrimonio (ad esempio i 250 miliardi del patrimonio immobiliare dello Stato) si cerca quanto meno di vendere un patrimonio che genera solo costi per iniziare ad abbattere il debito. In parallelo si iniziano ad emettere Titoli Irredimibili di Rendita in sostituzione volontariadei Titoli Redimibili di Debito in scadenza, anzi, se ne emettono anche oltre questa misura: facendo ciò si riduce il debito e si aumenta la disponibilità di finanza per investimenti.

Ma soprattutto si deve avere una proiezione finanziaria pluriennale. Mi chiedo: oggi il nostro governo ce l’ha? A me non risulta, oppure se ce l’ha, ha incaricato i servizi segreti di tenerla segreta. Peccato che Norberto Bobbio abbia scritto che la democrazia è incompatibile con i segreti, in quanto un’istituzione governa, un’altra (i cittadini) controlla e valuta. Peccato che se l’azione è segretata, manca una delle due gambe della democrazia che diventa una democrazia azzoppata.

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NOZZE D’ORO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Gennaio, 2021 @ 6:10 am

Detto altrimenti: 5 Gennaio 1971 – 5 Gennaio 2021 – 50 anni fa Maria Teresa e Riccardo sposi        (post 4129)

Genova Quarto, luglio 1965, stabilimento balneare “5 Maggio”, Maria Teresa 20 anni, io 21. Conosciuti.
Fidanzati per cinque anni.
Genova, 5 gennaio 1971, sposi.
Una figlia, Valentina (1973); un figlio, Edoardo (1981); un genero, Daniele, una nuora, Sara; tre nipotine: Sara 2010, di Valentina e Daniele; Bianca (2017) e Matilde (2019) di Sara e Edoardo. Oggi 5 gennaio 2021, ricorrenza in lockdown. Appena si potrà festeggeremo insieme.
Trento, 5 gennaio 2021

1 Luglio 1965, bagni “5 Maggio”, Genova Quarto, conosciuti
30 Luglio 1965, Genova Via XX Settembre, Riccardo e Maria Teresa, amici
3 Settembre 1970, Camogli, morosi da anni
5 Gennaio 1971, Genova, sposi
21 Settembre 2002, Trento, Valentina e Daniele
Sara e Edoardo
Daniele, Sara, Asia, Valentina
Edoardo, Bianca, Sara, Matilde
Sara
Bianca
Matilde
5 gennaio 2021, Trento, Riccardo e Maria Teresa
Idem come sopra
Idem come sopra

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UN PROGETTO COMUNE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2021 @ 4:20 am

Detto altrimenti: realizzato con l’apporto iniziale e duraturo di ognuno        (post 4128)

Prima Leopolda, io non c’ero anche perchè non ero (e non sono) di quel partito. Tuttavia, qualche sera dopo, in un circolo culturale trentino, una collega “culturale” che invece c’era stata, nel raccontarci brevemente e soprattutto incidentalmente quella sua esperienza, era visibilmente commossa per l’entusiasmo che aveva provato e che provava. Quella persona credeva in quel capo per la professionalità (politica) che aveva.

Anch’io da qualche anno ho un “capo“, ovvero una Persona alla quale mi riferisco politicamente dopo averla vista lavorare sul campo con competenza, professionalità, dedizione, impegno. Una persona verso la quale sono debitore di una quantità e qualità di impegno nella professione politica (politica alla greca, ovvero capacità di amministrare la cosa pubblica, quindi ciò che è anche mio) che quella Persona sta profondendo “anche da parte mia e per mio conto”.

Ciò non significa che io abbia “rinunciato” ad avere un pensiero mio, ad esprimerlo: basta leggere tanti miei post qui su FB a anche sul mio trentoblog.it/riccardolucatti per rendersene conto. Il fatto è che abbiamo molto in comune: soprattutto una vita di lavoro, la volontà di eliminare una retorica comunicativa usurata, la reciproca disponibilità al dialogo ed al confronto, il rispetto reciproco: da questo lavoro comune è nato un Progetto Comune.

Ho usato il termine “comune” non a caso. Mi spiego: il nostro Progetto è quello di una politica seria, impegnata, concreta, fatta di contenuti ragionati. Ed è “comune” in quanto è un Bene Comune ovvero un Bene REALIZZATO ATTIVAMENTE SIN DALL’INIZIO con l’apporto diretto e personale di ognuno di noi, non semplicemente un PROGETTO CONDIVISO PASSIVAMENTE da tutti noi che sarebbe, come una piazza, una scuola, una strada, soltanto un progetto/bene collettivo, pubblico, del pubblico.

L’apporto concettuale di ognuno quindi, non la semplice “adesione” al pensiero altrui. Infatti a mio modesto avviso (e se mi sbaglio mi corigerete!) la semplice adesione (o avversione) “a prescindere” ad un capo porta alla nascita di masse osannanti/condannanti una persona, cioè a quella massa informe che Umberto Eco definisce vittima del populismo qualitativo, cioè di una massa di persone soprattutto superficiali e distratte, private del pensiero personale, massa alla quale viene attribuita dal capo di turno la propria volontà, “contrabbandata” come volontà unica ed unitaria di quella massa.

Il concetto è espresso da Eco nel libro “Il fascismo eterno” scritto venti anni fa ma oggi più attuale che mai, oggi che questo stesso pericolo concettuale è espresso da frasi come “dobbiamo essere uniti, lavorare tutti nella stessa direzione, remare tutti insieme” al fine di eliminare il doveroso e legittimo confronto sui contenuti e azzerare l’intelligenza ed il contributo individuale e il dialogo. RECO …CONTE PLAN DOCET.

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L’ASCENSORE SOCIALE E IL RECO…CONTE PLAN!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2021 @ 7:03 pm

Detto altrimenti: chiamate l’assistenza Schindler, l’ascensore si è rotto! (post 4127)


Dopoguerra, tutto da ricostruire. La voglia, il bisogno, lo spazio per crescere. Aiuti dall’estero, indebitamento pubblico e via! Bici per tutti, Vespa (o Lambretta) per tutti, auto per tutti (ma oggi siamo tornati alla bici per tutti, n.d.r.). Via l’analfabetismo, arrivano le vaccinazioni, il frigorifero, il giradischi, la lavapanni, la televisione, la lavapiatti, l’automobile, le vacanze al mare, la scuola, la “Vanoni” (non Ornella, bensì la dichiarazione volontaria dei redditi, chi la faceva e chi no). L’ascensore sociale lavorava alla grande!


Il mio? Anche il mio. Due nonni, quello materno in Sicilia, ispettore delle imposte dirette in “zona commissario Montalbano”, visto e frequentato molto poco. Quello paterno, frquentato molto, in un paesino gioiello in Toscana, S. Angelo in Colle (Montalcino, SI) 300 abitanti (oggi 50): nonno operaio comunale; babbo arruolato Carabiniere con la terza elementare, poi licenzia media, due anni di prigionia in Germania, diventato Maresciallo Maggiore; mamma insegnante a Bolzano. Tre figli: ingegnere, manager, cardiologo. Fine della corsa, siamo arrivati in cima a questa sorta di nostrana Tour Eiffel “sociale”.


Giovani oggi, con quali enormi difficoltà si devono invece misurare! La casa, il lavoro? Miraggi! Ed io nel 1970, appena congedato da Sten Cpl della Brigata Alpina Tridentina, trovai tre impieghi e scelsi. Dopo un anno mi sposai, trovai casa in affitto a equo canone, etc.. Dopo cinque anni dirigente, etc.. Per i figli, oggi, in una certa misura (non tutti se lo possono permettere!) quando serve ci siamo ancora noi, ma domani, domani ce ne sarà anche per i nostri nipoti?


E oggi … quanto (assai poco) spazio (di pagine e di euri) è riservato ai giovani nel Rec …Conte Plan!

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PANDEMIA PARADOSSO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2021 @ 1:25 pm

Detto altrimenti: durante una pandemia, Conta o non Conta l’esperienza politica, di governo, manageriale?  (post 4126)

MATTEO RENZI – L’UNICO CHE HA GRIDATO CHE IL RE (re, cOnte, marchese …) è nudo!


Paradossalmente la situazione di emergenza pandemica rende la vita molto facile a chi la vuole gestire senza avere esperienza politica, di governo, manageriale e quindi senza avere una visione di futuro. Infatti, è molto demagogico, retorico, populista e sicuramente più facile spandere dall’alto denari a destra e a manca piuttosto che relazionarsi alle istanze della base e  confrontarsi con proposte concrete, per di più in una prospettiva temporale almeno di medio termine.

I segnali rivelatori di una simile situazione sono quattro : l’aspetto esteriore, i contenuti, il tono, il linguaggio  usato da chi sta avvalendosi di questa casualità.

1 – L’aspetto esteriore deve esser quello del buon padre di famiglia della buona borghesia media alta ma non troppo: fisico asciutto,  buona statura (fisica), giacca e cravatta,  capelli ben curati, barca e baffi assenti.

2 – I contenuti: sempre e solo cifre in valore assoluto, non rapportate al totale disponibile né al totale necessario: un elenco di euri la cui congruità sia impossibile da valutare.

3 – Il tono: pacato, equilibrato, quasi da vittima che si sta sacrificando giorni e notti per il bene comune.

4 – Il linguaggio: composto solo da affermazioni generiche che andrebbero bene per qualsiasi partito in qualsiasi tempo in qualsiasi occasione: “occorre essere uniti, remare tutti nella stessa direzione, guai a rallentare l’azione del governo” etc. Soprattutto se si deve rispondere a critiche puntuali di metodo democratico e contenutistiche.

E io? Io, da cittadino italiano anzi suddito, io speriamo che me la cavo!

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ITALIA VIVA MI SCRIVE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2021 @ 3:59 pm

Detto altrimenti: …. post 4126

Ciao Riccardo,

stiamo per lasciarci alle spalle questo 2020. Un anno nel quale abbiamo conosciuto la sofferenza della perdita dei cari e della lontananza, trascorso mesi in casa con grande disciplina e rispetto delle regole.
In questo 2020 abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini e spesso fermare la nostra economia. Sappiamo che chiudere è facile, si fa con un decreto, ma a riaprire sono gli imprenditori, i professionisti; quelli che abbiamo difeso in questi mesi chiedendo per loro ristori pieni e in tempi rapidi.

Il 2021 deve essere l’anno della ripresa, del vaccino, e soprattutto delle risorse del Recovery fund.
L’Europa in questa emergenza è stata protagonista: gli aiuti della BCE sui nostri titoli di stato, il piano SURE contro la disoccupazione, il MES sanitario (che non è stato attivato per i capricci di qualcuno…) e ora il Next Generation EU. L’Italia non è rimasta sola: se qualcosa non ha funzionato non è certo “colpa di Bruxelles”. Non stavolta.

Al nostro Paese spetta la fetta più importante del Recovery fund: 209 miliardi di euro, in parte prestiti e in parte a fondo perduto. Il più grande bacino di risorse mai avuto dai tempi del piano Marshall.
Queste risorse vanno spese TUTTE e soprattutto BENE.
A pagare il debito pubblico italiano saranno le prossime generazioni, i nostri nipoti; è un nostro dovere morale almeno fargli ereditare un Paese più competitivo e moderno.

Per questo diciamo NO ad un piano raffazzonato e privo di visione del aese. Ci siamo opposti al commissariamento dei Ministri e della Pubblica amministrazione, alla secretazione dei progetti e al riparto delle risorse deciso in qualche stanza in qualche ora.
Oggi scopriamo che nessuno nella maggioranza condivideva quel piano.
Qui le nostre considerazioni in 62 punti che abbiamo portato al tavolo con i Ministri ieri, qui la nostra idea di futuro presentata da Matteo Renzi al Senato (il piano CIAO: Cultura, Infrastrutture, Ambiente, Opportunità).

nostre considerazioni

qui la nostra idea di futuro

Non è questione di poltrone, ma di politica, di dove va il Paese.

Qui l’intervista di Matteo Renzi oggi al Sole 24 Ore con le nostre ragioni.

Qui l’intervista di Matteo Renzi oggi al Sole 24 Ore

Questo dibattito sarebbe dovuto avvenire ad agosto (lo aveva chiesto Matteo Renzi a luglio in Senato, qui l’intervento), ma come sempre si è arrivati all’ultimo momento utile.



qui l’intervento



Mettiamo da parte le polemiche, discutiamo nel merito: ma facciamolo a carte scoperte e subito.

Intanto, concediamoci qualche ora con gli affetti più cari per chi può e un abbraccio virtuale ma sincero a chi trascorrerà da solo questa serata di fine 2020. Con l’augurio che il nuovo anno porti a tutti noi un po’ di meritata serenità!

A risentirci nel 2021

Ettore e Teresa

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TITOLI PUBBLICI IRREDIMIBILI, UNA RAGIONE DI PIU’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2021 @ 12:10 pm

Detto altrimenti: facciamo le connessioni …  (post 4125)

“Chi fa le connessioni, riuscirà a capire come vanno le cose”. Una frase di un mio “vecchio” capo, Sen. Bruno Kessler, Presidente di ISA SpA di cui io ero direttore.

Da ultimo, dal mese di marzo insieme al mio amico co-autore Gianluigi De Marchi, anche attraverso il nostro libro la cui seconda edizione è uscita i primi del dicembre scorso, stiamo cercando di far attecchire l’idea-progetto che lo Stato emetta Titoli Irredimibili di Rendita non di debito. Qui sul blog e anche sul mio profilo FB ne trovate ampie tracce.

Un’argomentazione che riportiamo, a mo’ di esempio è che il 25 agosto 2020 scorso Banca Intesa Sanpaolo ha emesso due tranche di propri Irredimibili al 5,5% (rendimento tassato al   26,00 %) di 750 milioni cadauna ed ha avuto richieste di acquisto per ben 6,5 miliardi!! (Sarebbe molto interessante  conoscere il taglio unitario sottoscrivibile e quanti siano stati i sottoscrittori esteri!). Una domanda che io mi posi fu: ma … in un regime di tassi discendenti, di frendimenti addirittura negativi e di fortissima liquidità, come farà poi la quella banca ad investire preoficuamente quel denaro la cui raccolta è per lei così costosa?

In questi giorni apprendo che Banca Intesa è il principale finanziatore della enorme centrale a carbone che la Bosnia Erzegovina si sta facendo costruire da imprese cinesi presso la propria città di Tuzla: un impianto da 715 megawatt, associato a una miniera di carbone a cielo aperto ed ad una discarica di polveri, tutto vicino alla città (che se poi il ventio dira verso occidente, l’inquinamento arriverà anche in Italia!). Ora, non è detto che quei denari servano a quell’investimento, ma la tentazione a crederlo è forte. E poi, si sa, a pensar male …

Ecco che attraverso questo canale (emissioni di Irredimibili bancari per investimenti all’estero), si potrebbero(dannosamente epr noi Italiani) drenare risparmi bancari italiani (ed esteri) e si diminuirebbe la capacità dello Stato Italia di raccogliere finanza privata (italiana ed estera) attraverso le proprie consuete emissioni di Titoli di Debito Redimibili, da destinare a esigenze di gestione e soprattutto ad investimenti interni.

Ed ecco quindi la necessità che lo Stato Italia inizi ad emettere propri TIR Titoli Irredimibili di Rendita (in quanto pubblici tassati solo al 12,5%), ad un rendimento netto competitivo con gli Irredimibili bancari, in sostituzione volontaria delle tranche di Titoli Redimibili in scadenza, oltre a tranche aggiuntive. In tal modo si diminuirebbe il livello del debito pubblico e si assicurerebbe ulteriore liquidità al nostro Tesoro. I conto bancari italiani (ed esteri) sarebbe in parte ugualmente interessati,  ma almeno a fronte di investimenti nostrani.

E se mi sbaglio, mi corigerete …

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1 GENNAIO 2021 – AGITU PER NON DIMENTICARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2021 @ 7:05 am

Detto altrimenti: Restart Trentino, riparti Trentino, anche dall’esempio di Agitu! (post 4124)

Dalla sua fondazione sei anni fa, sono Presidente dell’Associazione Restart Trentino, voluta dall’allora non ancora senatrice Donatella Conzatti. In tale veste, all’interno della nostra azione in difesa delle Donne, mirata alla realizzazione della parità di genere e del loro pieno riconoscimento, nel 2017 ero salito nella sua valle letteralmente alla ricerca di Agitu. Da lì è iniziata la sua conoscenza.

Oggi, il primo pensiero dell’anno è per lei, per Agitu, per come farla vivere nel nostro ricordo e nel suo esempio di quello che aveva realizzato, nell’insegnamento che ci ha lasciato. Diciamo pure che non era partita da zero, in Etiopia aveva studiato, la famiglia era benestante, tuttavia era fuggita perchè perseguita in quanto incitava i contadini a non vendere le proprie terre alle multinazionali in un paese nel quale il susseguirsi di tirannie e di dubbie democrazie si alternava al susseguirsi delle guerre e delle carestie. Le guerre, soprattutto quella costosissima per entrambi i contendenti con l’Eritrea, fatta cessare da Sahle-Uork Zeudè, primo presidente Donna nella storia etiope e attualmente unico capo di stato Donna in tutta l’Africa, grazie alla sua storica visita in Eritrea nel 2018. Agitu era venuta nella nostra regione, aveva studiato, aveva fatto per qualche anno la barista e poi la grande sfida!

Man mano che cerco di ricostruirne il percorso, scopro che era stata assistita dalla mia cara amica Francesca Ferrari; che per via del suo nuovo negozio in Piazza Venezia, stava stringendo amicizia con un suo vicino, il mio amico e socio di barca (a vela) Gianfranco Busana, titolare della adiacente copisteria.

Come ricordarla? Come continuare idealmente la sua opera? Mi permetto di suggerire qualche ipotesi:

  • Innanzi tutto: che si comprenda appieno il valore di quanto Agitu ha fatto e non si perda l’occasione di farne un MODELLO DURATURO di un Valore importantissimo che il Trentino aveva saputo/potuto attrarre e sviluppare come Terra ad alto Potenziale Umano, Civile e Sociale;
  • che si comprenda che l’accoglienza degli immigrati (mi riferisco al suo assassino) deve essere più completa sotto il profilo dell’assistenza psicologica;
  • che la Provincia si faccia carico di rilevare la sua azienda per trasformarla in un laboratorio permanente da affidare a giovani immigrati;
  • che del suo percorso si faccia un modello da ripetere in altri settori, previo esame a tappeto delle eventuali imprese artigianali destinate a scomparire per mancanza di successori familiari;
  • che se ne faccia oggetto di una tesi universitaria e di una conferenza itinerante per le scuole medie;
  • che si evidenzi anche a livello nazionale, la differenza fra il percorso di Agitu e i non-percorsi della stragrande maggioranza dei beneficiari del reddito di cittadinanza.

Per quel poco che sta in me mi attiverò in questo senso. Riposa in pace, Agitu! Nel frattempo, il Trentino può ripartire anche dal tuo esempio.

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CULTURA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Dicembre, 2020 @ 4:45 pm

Detto altrimenti: … alla base di tutto       (post 2123)

Mi ha appena telefonato uno sconosciuto per complimentarsi della mia lettera pubblicata oggi su l’Adige a proposito dell’uccisione della pastora-dottoressa-imprenditrice Agitu.

Poi continua: “Vedo che lei è una persona equilibrata, mica come Renzi e i Renziani che Dio ce ne scampi, fanno una questione di principio per quei 37 milioni del MES …”
“37 miliardi non milioni, mi scusi sa …”
“Si vabbè, ma intanto abbiamo quei 200 …
“Non li abbiamo ancora. Mi scusi sa …”
“Si vabbè ma ….”  E poi giù giù un fiume di critiche e di accuse a valanga (la prima).
Dopo qualche minuto riesco a dire “Guardi che io sono un Renziano”.
“Ma come? Ma non l’ha ancora capito che … “ E giù giù … (seconda  valanga).
Mi sono inserito di forza: “Ma ha letto l’articolo di Gianni Jacucci sull’Adige di Oggi?”
“Si vabbè, ma …”  e giù e giù … (terza  valanga).
Dopo qualche altro minuto riesco appena a dire “L’ho ascoltata, ora permette che parli io?”
“Si, però …” e giù giù … (quarta valanga).

Insomma, non mi è stato consentito parlare. Alla fine mentre lui continuava a parlare, parlare, parlare … io ho messo giù delicatamente e silenziosamente il … paravalanghe (il mio telefono). Dice … ma qual è il titolo di questo post? Cultura? Ah … sì, “cultura”… si, vabbè …

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