NOZZE D’ORO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Gennaio, 2021 @ 6:10 am

Detto altrimenti: 5 Gennaio 1971 – 5 Gennaio 2021 – 50 anni fa Maria Teresa e Riccardo sposi        (post 4129)

Genova Quarto, luglio 1965, stabilimento balneare “5 Maggio”, Maria Teresa 20 anni, io 21. Conosciuti.
Fidanzati per cinque anni.
Genova, 5 gennaio 1971, sposi.
Una figlia, Valentina (1973); un figlio, Edoardo (1981); un genero, Daniele, una nuora, Sara; tre nipotine: Sara 2010, di Valentina e Daniele; Bianca (2017) e Matilde (2019) di Sara e Edoardo. Oggi 5 gennaio 2021, ricorrenza in lockdown. Appena si potrà festeggeremo insieme.
Trento, 5 gennaio 2021

1 Luglio 1965, bagni “5 Maggio”, Genova Quarto, conosciuti
30 Luglio 1965, Genova Via XX Settembre, Riccardo e Maria Teresa, amici
3 Settembre 1970, Camogli, morosi da anni
5 Gennaio 1971, Genova, sposi
21 Settembre 2002, Trento, Valentina e Daniele
Sara e Edoardo
Daniele, Sara, Asia, Valentina
Edoardo, Bianca, Sara, Matilde
Sara
Bianca
Matilde
5 gennaio 2021, Trento, Riccardo e Maria Teresa
Idem come sopra
Idem come sopra

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UN PROGETTO COMUNE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Gennaio, 2021 @ 4:20 am

Detto altrimenti: realizzato con l’apporto iniziale e duraturo di ognuno        (post 4128)

Prima Leopolda, io non c’ero anche perchè non ero (e non sono) di quel partito. Tuttavia, qualche sera dopo, in un circolo culturale trentino, una collega “culturale” che invece c’era stata, nel raccontarci brevemente e soprattutto incidentalmente quella sua esperienza, era visibilmente commossa per l’entusiasmo che aveva provato e che provava. Quella persona credeva in quel capo per la professionalità (politica) che aveva.

Anch’io da qualche anno ho un “capo“, ovvero una Persona alla quale mi riferisco politicamente dopo averla vista lavorare sul campo con competenza, professionalità, dedizione, impegno. Una persona verso la quale sono debitore di una quantità e qualità di impegno nella professione politica (politica alla greca, ovvero capacità di amministrare la cosa pubblica, quindi ciò che è anche mio) che quella Persona sta profondendo “anche da parte mia e per mio conto”.

Ciò non significa che io abbia “rinunciato” ad avere un pensiero mio, ad esprimerlo: basta leggere tanti miei post qui su FB a anche sul mio trentoblog.it/riccardolucatti per rendersene conto. Il fatto è che abbiamo molto in comune: soprattutto una vita di lavoro, la volontà di eliminare una retorica comunicativa usurata, la reciproca disponibilità al dialogo ed al confronto, il rispetto reciproco: da questo lavoro comune è nato un Progetto Comune.

Ho usato il termine “comune” non a caso. Mi spiego: il nostro Progetto è quello di una politica seria, impegnata, concreta, fatta di contenuti ragionati. Ed è “comune” in quanto è un Bene Comune ovvero un Bene REALIZZATO ATTIVAMENTE SIN DALL’INIZIO con l’apporto diretto e personale di ognuno di noi, non semplicemente un PROGETTO CONDIVISO PASSIVAMENTE da tutti noi che sarebbe, come una piazza, una scuola, una strada, soltanto un progetto/bene collettivo, pubblico, del pubblico.

L’apporto concettuale di ognuno quindi, non la semplice “adesione” al pensiero altrui. Infatti a mio modesto avviso (e se mi sbaglio mi corigerete!) la semplice adesione (o avversione) “a prescindere” ad un capo porta alla nascita di masse osannanti/condannanti una persona, cioè a quella massa informe che Umberto Eco definisce vittima del populismo qualitativo, cioè di una massa di persone soprattutto superficiali e distratte, private del pensiero personale, massa alla quale viene attribuita dal capo di turno la propria volontà, “contrabbandata” come volontà unica ed unitaria di quella massa.

Il concetto è espresso da Eco nel libro “Il fascismo eterno” scritto venti anni fa ma oggi più attuale che mai, oggi che questo stesso pericolo concettuale è espresso da frasi come “dobbiamo essere uniti, lavorare tutti nella stessa direzione, remare tutti insieme” al fine di eliminare il doveroso e legittimo confronto sui contenuti e azzerare l’intelligenza ed il contributo individuale e il dialogo. RECO …CONTE PLAN DOCET.

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L’ASCENSORE SOCIALE E IL RECO…CONTE PLAN!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2021 @ 7:03 pm

Detto altrimenti: chiamate l’assistenza Schindler, l’ascensore si è rotto! (post 4127)


Dopoguerra, tutto da ricostruire. La voglia, il bisogno, lo spazio per crescere. Aiuti dall’estero, indebitamento pubblico e via! Bici per tutti, Vespa (o Lambretta) per tutti, auto per tutti (ma oggi siamo tornati alla bici per tutti, n.d.r.). Via l’analfabetismo, arrivano le vaccinazioni, il frigorifero, il giradischi, la lavapanni, la televisione, la lavapiatti, l’automobile, le vacanze al mare, la scuola, la “Vanoni” (non Ornella, bensì la dichiarazione volontaria dei redditi, chi la faceva e chi no). L’ascensore sociale lavorava alla grande!


Il mio? Anche il mio. Due nonni, quello materno in Sicilia, ispettore delle imposte dirette in “zona commissario Montalbano”, visto e frequentato molto poco. Quello paterno, frquentato molto, in un paesino gioiello in Toscana, S. Angelo in Colle (Montalcino, SI) 300 abitanti (oggi 50): nonno operaio comunale; babbo arruolato Carabiniere con la terza elementare, poi licenzia media, due anni di prigionia in Germania, diventato Maresciallo Maggiore; mamma insegnante a Bolzano. Tre figli: ingegnere, manager, cardiologo. Fine della corsa, siamo arrivati in cima a questa sorta di nostrana Tour Eiffel “sociale”.


Giovani oggi, con quali enormi difficoltà si devono invece misurare! La casa, il lavoro? Miraggi! Ed io nel 1970, appena congedato da Sten Cpl della Brigata Alpina Tridentina, trovai tre impieghi e scelsi. Dopo un anno mi sposai, trovai casa in affitto a equo canone, etc.. Dopo cinque anni dirigente, etc.. Per i figli, oggi, in una certa misura (non tutti se lo possono permettere!) quando serve ci siamo ancora noi, ma domani, domani ce ne sarà anche per i nostri nipoti?


E oggi … quanto (assai poco) spazio (di pagine e di euri) è riservato ai giovani nel Rec …Conte Plan!

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PANDEMIA PARADOSSO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Gennaio, 2021 @ 1:25 pm

Detto altrimenti: durante una pandemia, Conta o non Conta l’esperienza politica, di governo, manageriale?  (post 4126)

MATTEO RENZI – L’UNICO CHE HA GRIDATO CHE IL RE (re, cOnte, marchese …) è nudo!


Paradossalmente la situazione di emergenza pandemica rende la vita molto facile a chi la vuole gestire senza avere esperienza politica, di governo, manageriale e quindi senza avere una visione di futuro. Infatti, è molto demagogico, retorico, populista e sicuramente più facile spandere dall’alto denari a destra e a manca piuttosto che relazionarsi alle istanze della base e  confrontarsi con proposte concrete, per di più in una prospettiva temporale almeno di medio termine.

I segnali rivelatori di una simile situazione sono quattro : l’aspetto esteriore, i contenuti, il tono, il linguaggio  usato da chi sta avvalendosi di questa casualità.

1 – L’aspetto esteriore deve esser quello del buon padre di famiglia della buona borghesia media alta ma non troppo: fisico asciutto,  buona statura (fisica), giacca e cravatta,  capelli ben curati, barca e baffi assenti.

2 – I contenuti: sempre e solo cifre in valore assoluto, non rapportate al totale disponibile né al totale necessario: un elenco di euri la cui congruità sia impossibile da valutare.

3 – Il tono: pacato, equilibrato, quasi da vittima che si sta sacrificando giorni e notti per il bene comune.

4 – Il linguaggio: composto solo da affermazioni generiche che andrebbero bene per qualsiasi partito in qualsiasi tempo in qualsiasi occasione: “occorre essere uniti, remare tutti nella stessa direzione, guai a rallentare l’azione del governo” etc. Soprattutto se si deve rispondere a critiche puntuali di metodo democratico e contenutistiche.

E io? Io, da cittadino italiano anzi suddito, io speriamo che me la cavo!

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ITALIA VIVA MI SCRIVE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Gennaio, 2021 @ 3:59 pm

Detto altrimenti: …. post 4126

Ciao Riccardo,

stiamo per lasciarci alle spalle questo 2020. Un anno nel quale abbiamo conosciuto la sofferenza della perdita dei cari e della lontananza, trascorso mesi in casa con grande disciplina e rispetto delle regole.
In questo 2020 abbiamo dovuto cambiare le nostre abitudini e spesso fermare la nostra economia. Sappiamo che chiudere è facile, si fa con un decreto, ma a riaprire sono gli imprenditori, i professionisti; quelli che abbiamo difeso in questi mesi chiedendo per loro ristori pieni e in tempi rapidi.

Il 2021 deve essere l’anno della ripresa, del vaccino, e soprattutto delle risorse del Recovery fund.
L’Europa in questa emergenza è stata protagonista: gli aiuti della BCE sui nostri titoli di stato, il piano SURE contro la disoccupazione, il MES sanitario (che non è stato attivato per i capricci di qualcuno…) e ora il Next Generation EU. L’Italia non è rimasta sola: se qualcosa non ha funzionato non è certo “colpa di Bruxelles”. Non stavolta.

Al nostro Paese spetta la fetta più importante del Recovery fund: 209 miliardi di euro, in parte prestiti e in parte a fondo perduto. Il più grande bacino di risorse mai avuto dai tempi del piano Marshall.
Queste risorse vanno spese TUTTE e soprattutto BENE.
A pagare il debito pubblico italiano saranno le prossime generazioni, i nostri nipoti; è un nostro dovere morale almeno fargli ereditare un Paese più competitivo e moderno.

Per questo diciamo NO ad un piano raffazzonato e privo di visione del aese. Ci siamo opposti al commissariamento dei Ministri e della Pubblica amministrazione, alla secretazione dei progetti e al riparto delle risorse deciso in qualche stanza in qualche ora.
Oggi scopriamo che nessuno nella maggioranza condivideva quel piano.
Qui le nostre considerazioni in 62 punti che abbiamo portato al tavolo con i Ministri ieri, qui la nostra idea di futuro presentata da Matteo Renzi al Senato (il piano CIAO: Cultura, Infrastrutture, Ambiente, Opportunità).

nostre considerazioni

qui la nostra idea di futuro

Non è questione di poltrone, ma di politica, di dove va il Paese.

Qui l’intervista di Matteo Renzi oggi al Sole 24 Ore con le nostre ragioni.

Qui l’intervista di Matteo Renzi oggi al Sole 24 Ore

Questo dibattito sarebbe dovuto avvenire ad agosto (lo aveva chiesto Matteo Renzi a luglio in Senato, qui l’intervento), ma come sempre si è arrivati all’ultimo momento utile.



qui l’intervento



Mettiamo da parte le polemiche, discutiamo nel merito: ma facciamolo a carte scoperte e subito.

Intanto, concediamoci qualche ora con gli affetti più cari per chi può e un abbraccio virtuale ma sincero a chi trascorrerà da solo questa serata di fine 2020. Con l’augurio che il nuovo anno porti a tutti noi un po’ di meritata serenità!

A risentirci nel 2021

Ettore e Teresa

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TITOLI PUBBLICI IRREDIMIBILI, UNA RAGIONE DI PIU’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2021 @ 12:10 pm

Detto altrimenti: facciamo le connessioni …  (post 4125)

“Chi fa le connessioni, riuscirà a capire come vanno le cose”. Una frase di un mio “vecchio” capo, Sen. Bruno Kessler, Presidente di ISA SpA di cui io ero direttore.

Da ultimo, dal mese di marzo insieme al mio amico co-autore Gianluigi De Marchi, anche attraverso il nostro libro la cui seconda edizione è uscita i primi del dicembre scorso, stiamo cercando di far attecchire l’idea-progetto che lo Stato emetta Titoli Irredimibili di Rendita non di debito. Qui sul blog e anche sul mio profilo FB ne trovate ampie tracce.

Un’argomentazione che riportiamo, a mo’ di esempio è che il 25 agosto 2020 scorso Banca Intesa Sanpaolo ha emesso due tranche di propri Irredimibili al 5,5% (rendimento tassato al   26,00 %) di 750 milioni cadauna ed ha avuto richieste di acquisto per ben 6,5 miliardi!! (Sarebbe molto interessante  conoscere il taglio unitario sottoscrivibile e quanti siano stati i sottoscrittori esteri!). Una domanda che io mi posi fu: ma … in un regime di tassi discendenti, di frendimenti addirittura negativi e di fortissima liquidità, come farà poi la quella banca ad investire preoficuamente quel denaro la cui raccolta è per lei così costosa?

In questi giorni apprendo che Banca Intesa è il principale finanziatore della enorme centrale a carbone che la Bosnia Erzegovina si sta facendo costruire da imprese cinesi presso la propria città di Tuzla: un impianto da 715 megawatt, associato a una miniera di carbone a cielo aperto ed ad una discarica di polveri, tutto vicino alla città (che se poi il ventio dira verso occidente, l’inquinamento arriverà anche in Italia!). Ora, non è detto che quei denari servano a quell’investimento, ma la tentazione a crederlo è forte. E poi, si sa, a pensar male …

Ecco che attraverso questo canale (emissioni di Irredimibili bancari per investimenti all’estero), si potrebbero(dannosamente epr noi Italiani) drenare risparmi bancari italiani (ed esteri) e si diminuirebbe la capacità dello Stato Italia di raccogliere finanza privata (italiana ed estera) attraverso le proprie consuete emissioni di Titoli di Debito Redimibili, da destinare a esigenze di gestione e soprattutto ad investimenti interni.

Ed ecco quindi la necessità che lo Stato Italia inizi ad emettere propri TIR Titoli Irredimibili di Rendita (in quanto pubblici tassati solo al 12,5%), ad un rendimento netto competitivo con gli Irredimibili bancari, in sostituzione volontaria delle tranche di Titoli Redimibili in scadenza, oltre a tranche aggiuntive. In tal modo si diminuirebbe il livello del debito pubblico e si assicurerebbe ulteriore liquidità al nostro Tesoro. I conto bancari italiani (ed esteri) sarebbe in parte ugualmente interessati,  ma almeno a fronte di investimenti nostrani.

E se mi sbaglio, mi corigerete …

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1 GENNAIO 2021 – AGITU PER NON DIMENTICARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Gennaio, 2021 @ 7:05 am

Detto altrimenti: Restart Trentino, riparti Trentino, anche dall’esempio di Agitu! (post 4124)

Dalla sua fondazione sei anni fa, sono Presidente dell’Associazione Restart Trentino, voluta dall’allora non ancora senatrice Donatella Conzatti. In tale veste, all’interno della nostra azione in difesa delle Donne, mirata alla realizzazione della parità di genere e del loro pieno riconoscimento, nel 2017 ero salito nella sua valle letteralmente alla ricerca di Agitu. Da lì è iniziata la sua conoscenza.

Oggi, il primo pensiero dell’anno è per lei, per Agitu, per come farla vivere nel nostro ricordo e nel suo esempio di quello che aveva realizzato, nell’insegnamento che ci ha lasciato. Diciamo pure che non era partita da zero, in Etiopia aveva studiato, la famiglia era benestante, tuttavia era fuggita perchè perseguita in quanto incitava i contadini a non vendere le proprie terre alle multinazionali in un paese nel quale il susseguirsi di tirannie e di dubbie democrazie si alternava al susseguirsi delle guerre e delle carestie. Le guerre, soprattutto quella costosissima per entrambi i contendenti con l’Eritrea, fatta cessare da Sahle-Uork Zeudè, primo presidente Donna nella storia etiope e attualmente unico capo di stato Donna in tutta l’Africa, grazie alla sua storica visita in Eritrea nel 2018. Agitu era venuta nella nostra regione, aveva studiato, aveva fatto per qualche anno la barista e poi la grande sfida!

Man mano che cerco di ricostruirne il percorso, scopro che era stata assistita dalla mia cara amica Francesca Ferrari; che per via del suo nuovo negozio in Piazza Venezia, stava stringendo amicizia con un suo vicino, il mio amico e socio di barca (a vela) Gianfranco Busana, titolare della adiacente copisteria.

Come ricordarla? Come continuare idealmente la sua opera? Mi permetto di suggerire qualche ipotesi:

  • Innanzi tutto: che si comprenda appieno il valore di quanto Agitu ha fatto e non si perda l’occasione di farne un MODELLO DURATURO di un Valore importantissimo che il Trentino aveva saputo/potuto attrarre e sviluppare come Terra ad alto Potenziale Umano, Civile e Sociale;
  • che si comprenda che l’accoglienza degli immigrati (mi riferisco al suo assassino) deve essere più completa sotto il profilo dell’assistenza psicologica;
  • che la Provincia si faccia carico di rilevare la sua azienda per trasformarla in un laboratorio permanente da affidare a giovani immigrati;
  • che del suo percorso si faccia un modello da ripetere in altri settori, previo esame a tappeto delle eventuali imprese artigianali destinate a scomparire per mancanza di successori familiari;
  • che se ne faccia oggetto di una tesi universitaria e di una conferenza itinerante per le scuole medie;
  • che si evidenzi anche a livello nazionale, la differenza fra il percorso di Agitu e i non-percorsi della stragrande maggioranza dei beneficiari del reddito di cittadinanza.

Per quel poco che sta in me mi attiverò in questo senso. Riposa in pace, Agitu! Nel frattempo, il Trentino può ripartire anche dal tuo esempio.

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CULTURA …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Dicembre, 2020 @ 4:45 pm

Detto altrimenti: … alla base di tutto       (post 2123)

Mi ha appena telefonato uno sconosciuto per complimentarsi della mia lettera pubblicata oggi su l’Adige a proposito dell’uccisione della pastora-dottoressa-imprenditrice Agitu.

Poi continua: “Vedo che lei è una persona equilibrata, mica come Renzi e i Renziani che Dio ce ne scampi, fanno una questione di principio per quei 37 milioni del MES …”
“37 miliardi non milioni, mi scusi sa …”
“Si vabbè, ma intanto abbiamo quei 200 …
“Non li abbiamo ancora. Mi scusi sa …”
“Si vabbè ma ….”  E poi giù giù un fiume di critiche e di accuse a valanga (la prima).
Dopo qualche minuto riesco a dire “Guardi che io sono un Renziano”.
“Ma come? Ma non l’ha ancora capito che … “ E giù giù … (seconda  valanga).
Mi sono inserito di forza: “Ma ha letto l’articolo di Gianni Jacucci sull’Adige di Oggi?”
“Si vabbè, ma …”  e giù e giù … (terza  valanga).
Dopo qualche altro minuto riesco appena a dire “L’ho ascoltata, ora permette che parli io?”
“Si, però …” e giù giù … (quarta valanga).

Insomma, non mi è stato consentito parlare. Alla fine mentre lui continuava a parlare, parlare, parlare … io ho messo giù delicatamente e silenziosamente il … paravalanghe (il mio telefono). Dice … ma qual è il titolo di questo post? Cultura? Ah … sì, “cultura”… si, vabbè …

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L’UCCISIONE DI AGITU

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Dicembre, 2020 @ 7:45 am

Detto altrimenti: dai miei contatti su Facebook       (post 4122)

Ho iniziato riportando un post di ELISA SITTONI. Non sono riuscito a traferirlo direttamente, quindi l’ho copiato, lo condivido in pieno e mi sono permesso di aggiungere qualche mia considerazione.

Inizia

Non conoscevo personalmente Agitu Ideo Gudeta ma, come lei non conosco moltissime altre persone nel mondo. Questo, tuttavia, non mi esonera dal provare un sentimento di rabbia e tristezza e fare una riflessione su quanto accaduto ad Agitu. Viviamo in una società in cui la perdita di valori da parte di molte persone è lampante e allarmante. Quanto accaduto è un atto di violenza nei confronti di un essere umano che tanto aveva fatto per tenere stretta la sua vita alla terra, scappando 10 anni fa dall’Etiopia verso l’Italia e diventando in Trentino una valida e apprezzata imprenditrice; la sua vita però era nuovamente stata messa in pericolo nella terra in cui aveva trovato rifugio, ricevendo minacce a sfondo razziale … ed ora … ora non ha avuto il tempo nè di scappare nè di chiedere aiuto: le è stata tolta la vita, umiliata fino alla fine … Troppe volte si ricercano le ragioni di questi atti : denaro, gelosia, razza, religione … la realtà è che l’omicidio di un essere umano non ha una valida ed accettabile ragione ma è lo specchio di un preoccupante decadimento sociale, una lenta e costante perdita di valori e amore verso ciò che di più grande ci è stato donato, LA VITA E IL RISPETTO DEGLI ALTRI!

Finisce

Grazie, Elisa! La causa prima di questi delitti è proprio la perdita dei valori positivi, sostituiti da disvalori ed in particolare dall’etica del risultato, cioè di un obiettivo che il cinico di turno vuole raggiungere a qualunque costo: in campo politico; economico; sociale; umano. Come se ne esce? Diffondendo educazione, formazione, cultura: “cultura” che altro non è che “l’insieme delle conoscenze” e del “valore di ogni singola conoscenza”, a cominciare dal “valore di ogni vita umana”, in ogni suo aspetto.

L’omicida di Agitu è del Ghana. E in Africa noi “civili europei” siamo andati ad insegnare proprio il contrario: solo per fare un esempio … vengo dalla lettura di “Congo” di David Van Reybrouck, un prezioso libro sulla storia della colonizzazione ( = distruzione dei valori positivi) di quella terra. E oggi raccogliamo i frutti della nostra semina.

Altra operazione da fare è la costruzione di un Mondo (Mondo = insieme delle relazioni umane) più al Femminile: e qui cito un altro libro prezioso: Pier Luigi Celli, “Il potere, la carriera e la vita” (Ed. Chiarelettere 2019) pag. 139: “Al maschio il combattimento, alla donna il recupero dei valori originari: custodia, empatia, allevamento, flusso di risorse psicologiche di supporto e conforto. Come dice mirabilmente Umberto Galimberti, mentre la donna costruisce la sua identità nella relazione, il maschio pensa a “istituirla” lui la relazione, tendendo a bastare a se stesso”.

Che il Cielo ti accolga, Agitu!

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LP, LONG POST

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Dicembre, 2020 @ 9:48 am

Detto altrimenti: dal mio profilo FB    (post 4121)

1 – ARRIDATECI LE SCUOLE DI PARTITO!

Non voglio infierire, ma … raga, per guidare un motorino ci vuole la patente, per guidare il paese no? E non va bene nemmeno se tu sei un prof universitario e/o un avvocato, figuriamoci se possono andare bene gli estratti sorte da 300 clik! La nostra è una democrazia parlamentare nella quale il potere “del” popolo si esprime attraverso partiti politici (art. 47 della Costituzione), arriva in Parlamento e quindi al Governo. Solo che da noi … be’, mi spiego con una storiella:

  • In Germania ci sono cose vietate e cose permesse.
  • In Inghilterra è tutto permesso tranne ciò che è vietato.
  • In Russia è tutto vietato tranne ciò che è permesso.
  • In Italia è permesso tutto, anche ciò che è vietato.

Da noi cosa? Un esempio: l’art. 47 della Costituzione prevede che i cittadini possano partecipare alla vita politica “attraverso partiti politici democraticamente organizzati”. Non sono previsti “movimenti” per di più organizzati in altro modo. Ecco perchè io, che non appartengo nè apparterrò mai a quel movimento, io sto “dalla parte di quella loro parte” che vorrebbe trasformarsi in “partito democraticamente organizzato”. Un partito organizzato … e che anche gli altri partiti si organizzino innanzi tutto rivitalizzando le Scuole di Formazione: non ci possiamo più permette l’improvvisazione. Il solo campo nel quale può esserci “improvvisazione” è quello della creatività lungimirante e organizzata a sistema. E qui o uno è coraggiosamente creativo di suo, ha una visione manageriale, d’insieme e sistemica di suo oppure non ci sono santi: non basterà nessuna Scuola di Partito. E’ un po’ come l’autorevolezza: o ce l’hai di tuo o nessuno te la può dare.

2 – HA NEVICATO!

Questa notte siamo passati da zona rossa a zona “bianca”! La neve rinnova e “rinneva”, coprendo di una bianca coltre le nostre paure: ricordate la pioggia che fece cessare la peste manzoniana? Non sarà certo questa nevicata a sconfiggere il virus, ma immaginare una cosa simile è già un sollievo. E “siccome che” mi sento risollevato, questa mattina penso positivo e pertanto il mio sarà un post costruens, un contributo positivo al nostro pensiero per una azione positiva. Mi piace pensare ad uno splendido obiettivo sociale e politico nel quale siano compiutamente realizzati tutti i princìpi della nostra Carta Costituzionale, la più bella del mondo. Dice … ma è un’utopia! Si amici, ma … badate: l’utopia è un traguardo semplicemente non ancora raggiunto! Utopia, il saggio-libro scritto intorno al 1500 da Thomas More, alias Tommaso Moro, alias San Tommaso Moro dal 1935. Mi permetto di dare un consiglio a chi non conoscesse autore e opera: prima leggete la vita di More, poi il suo libro. Un uomo coerente fino al sacrificio della vita, un libro, il suo, che più che indicare un modello politico, ci indica un metodo di fare politica e cioè che la Politica deve affrontare l’intero sistema – attuale nella prospettiva futura! – degli aspetti della vita dei cittadini, deve risolvere tutti i loro problemi, deve stimolarli, farli crescere innanzi tutto culturalmente, deve rispettare le loro diversità, le loro diverse aspirazioni, le loro scelte. Esattamente il contrario di una “politica cinese” tanto per fare un esempio, quella del pensiero unico di un capo a vita con il suo pensiero inserito nella costituzione: il massimo del populismo qualitativo condannato da Umberto Eco nel suo libro “Il fascismo eterno”. Dice … ma la Cina si avvia a superare l’economia USA. Certo a superare l’economia, come la Germania nazista aveva superato l’Europa e come la Cina stessa era ed è già almeno in parte “fermata” da un microscopico virus. Scrivo così sollecitato dalla nevicata e in risposta ad un commento ad uno post (due post fa), quello dell'”Arridateci le scuole di partito”, commento nel quale si auspica la cancellazione degli “inutili” partiti politici (previsti all’art. 47 della nostra Costituzione) inneggiando alla Cina nella quale i partiti politici non esistono e tutto “finziona” meglio. Per fortuna che un altro commentatore ha confermato questo concetto: è vero, in Cina tutto “finziona” meglio. Per finta, appunto.

3 – A COSA STO PENSANDO? Alla CONFERENZA STAMPA DI MATTEO RENZI DI IEIR SERA!

 Un vero general manager della politica, anzi, di più, un Presidente Amministratore Delegato che cerca di fare crescere i giovani dirigenti neo promossi (e voglio essere generoso!) che ha intorno! Questo è il miglior complimento e riconoscimento che gli posso fare io che ho passato una vita a dirigere SpA d’ogni tipo, finanziarie e operative, italiane dd estere, grandi e piccole. Fra la ricchezza dei suoi contenuti, quattro in particolare: ha invitato quei “dirigenti” 1) a leggersi tutto il loro Recovery Plan, prima di avere la pretesa di proporlo! 2) a notare che in quanto il loro piano prevede di generare un incremento del PIL del solo 2% (a fronte di una precedente perdita del 10%) ed un aumento dell’occupazione al Sud inferiore all’1% … be’, in quanto tale se non altro per questo è un piano “suscettibile di ulteriori miglioramenti” (per usare un eufemismo ); 3) a notare che un piano che dedica solo 2 mildi e mezza paginetta ai giovani non è un piano per lo sviluppo futuro del Paese. 4) che non si cresce riducendo dell’ 1% il costo dei vecchi investimenti in corso, ma facendone di nuovi, produttivi (in primis sulla cultura!)

4 – LA POLITICA SECONDO MATTEO

Dicono che governare uno Stato o una città non sia come governare una SpA e semplificano il concetto con la frase “gubernar non es asfaltar”. E invece le due attività di governo sono sempre più simili: infatti la SpA non può più avere come obiettivo predominante (se non esclusivo) l’utile economico e il risultato finanziario (e di ciò parlerò in altra apposita sede); nè il governo della cosa pubblica può ormai prescindere dal risultato economico e finanziario, se non altro per abbattere il debito pubblico accumulato (pari al 160% del PIL in Italia). Ecco che ieri, ascoltando l’ottima conferenza stampa di Matteo Renzi, mi è parso di ascoltare la relazione programmatica di un Presidente Amministratore Delegato di una enorme Gruppo Industriale all’Assemblea dei propri Azionisti. E se io fossi stato uno dei giornalisti inviati all’evento (o un azionista di quel gruppo) , la domanda che avrei fatto a Renzi sarebbe stata la seguente: “Non crede lei che sarebbe necessario già da ora esaminare la prospettiva che lo Stato emetta serie di Titoli Irredimibili di Rendita non di debito, per contribuire anche per questa via a ridurre il debito pubblico, aumentando al contempo la sua disponibilità finanziaria?” E nell’articolo di stampa che avrei pubblicato per il mio giornale avrei evidenziato un secondo concetto: che l’avventura che ha portato al governo persone improvvisate e prive della necessaria esperienza politica, le quali si trovano a gestire molti problemi con molte soluzioni parziali, scoordinate e senza una visione d’insieme e di futuro, ecco … quella loro avventura rischia di diventare una disavventura per il Paese.

5 – UN NUOVO MINCULPOP

A parte la maliziosa assonanza con una frase che oggi vorrebbe indicare che si sta prendendo … in giro il popolo, la sigla rappresentava il Ministero (fascista, n.d.r.) per la cultura (rectius: discultura, n.d.r.) popolare: il duce al lavoro anche di notte (“Lasciate accesa la luce del suo studio, che si veda dalla strada quanto lavora!”); il duce al lavoro nei campi a trebbiare (“Buona la prima! Ora tutti a pranzo!”), il duce con i marinai a cazzare una vela; etc.. Oggi la cinematografia della comunicazione è maturata ma il significato (deviante, n.d.r.) è immutato: l’uomo di (del) Governo sempre assorto, con i suoi bei fogli sempre in mano, passo deciso, frettoloso di chi non ha tempo da perdere perchè sta risolvendo i nostri problemi: infatti gli stessi filmati, assai ben riusciti secondo i canoni di un novello Minculpop, vengono riproposti, sempre uguali (e qui casca l’asino!) a diversi giorni di distanza, come per attualizzare in un tempo infinito quegli “istanti perenni”.

 

 

 

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