MI DICA, DOTTORE, E’ GRAVE?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 5 Febbraio, 2021 @ 6:21 am

Detto altrimenti: una lettera aperta al Dottor Draghi     (post 4580)

Dottor Draghi, mi dica la verità: ne usciremo? Si? Oh … questo già mi consola. Tuttavia La prego, mi dica come si è evoluta la malattia, ad esempio, come ha inciso sull’aumento del debito pubblico

– la minore produzione;
– le minori entrate fiscali;
– i maggiori ristori.

Insomma, quanto pesa tutto questo rispetto ai miliardi UE attesi? E poi, riusciremo a investire bene questi ultimi al punto che possano generare nuovi posti di lavoro e soprattutto un gettito che possa far fronte al servizio dei debiti vecchi e nuovi? Io sono certo che a Lei non mancherà la visione d’insieme che invece pare sia del tutto mancata a chi l’ha preceduta, immerso com’era a nuotare sbracciandosi disordinatamente nelle “percezioni sensoriali” del mare dei singoli provvedimenti.

Sa, dottore, io non sono medico come Lei, ma attraverso una situazione analoga ci sono già passato quando negli anni ’70 ero a capo della Finanza Italia di una grande finanziaria: in allora riscontrai che oltre agli interventi sull’economia furono necessari anche interventi sulla finanza. Ecco perchè, al riguardo, mi auguro che Lei esamini la possibilità di far emettere dallo Stato Titoli Irredimibili di Rendita e inoltre di costituire un Fondo Immobiliare per la cessione dell’enorme patrimonio immobiliare dello Stato e degli Enti Pubblici territoriali. Sa … tutto ciò fra l’altro scongiurerebbe la minaccia di una patrimoniale.

Perdoni questa mia aspirazione, questa mia presunzione che ho di sottoporre a Lei queste idee, ma sono sicuro che non giudicherà male il tentativo di un Suo paziente di cercare di contribuire al successo della Medicina.

Con rinnovata stima

Riccardo Lucatti

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CARO DRAGHI TI SCRIVO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Febbraio, 2021 @ 8:10 am

Detto altrimenti: così mi sfogo un po’ … (post 4578)

… in merito ad un mio pallino: e cioè che si inizi da subito a pensare e ad organizzare la ripresa del controllo dell’enorme debito pubblico, in modo che – fra l’altro – non si arrivi al punto di dovere colpire gli Italiani con una forte tassa patrimoniale.

Il mio primo pensiero va all’opportunità che lo Stato emetta Titoli Irredimibili di Rendita non-di-debito, in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito in scadenza, oltre a nuove emissioni. Ciò diminuirebbe il livello del debito pubblico ed aumenterebbe la liquidità del Tesoro per investimenti produttivi. Il maggiore esborso per lo Stato a fronte del maggiore rendimento di questi titoli sarebbe ben più che compensato dai fortissimi minori esborsi in linea capitale. Gli Irredimibili di Stato, in quanto tali, sarebbero tassati al 12,5%, potendo quindi essere competitivi – anche a rendimenti lordi inferiori – rispetto agli Irredimibili privati (delle banche).

Un caso recente: il 25 agosto 2020 Banca Intesa Sanpaolo ha emesso due tranche di propri irredimibili al 5,5% (ovviamente tassati al 26%) ed ha ricevuto richieste per 6,5 miliardi!! Poi si scopre che quella banca è la principale finanziatrice della costruzione di una enorme centrale a carbone nei Balcani. Morale: per questa via le banche italiane drenano il risparmio italiano e dirottano verso investimenti all’estero (a pensar male …).

Inoltre, ove lo Stato non emettesse propri Irredimibili, potrebbe accadere che le emissioni dei titoli redimibili (di debito) del Tesoro subissero una forte concorrenza da parte delle emissioni di Irredimibili bancari.

Il concetto di irredimibilità potrebbe essere esteso anche a livello UE ( e tu sapresti bene quali corde toccare!) e a livello locale, per quanto riguarda le emissioni di BOC, BOP e BOR, Buoni Ordinari Comunali, Provinciali e Regionali oggi emissibili ex art. 35 L. 23.12.1994, già ora con durata superiore ai 5 anni -non è stabilita la durata massima!) – destinabili solo ad investimenti e convertibili nelle azioni delle relativa SpA di scopo. E allora, perchè no?

Altro intervento che auspico è la creazione di un Fondo Immobiliare per la vendita a tranche annuali dell’enorme patrimonio immobiliare dello Stato, dei Ministeri (Difesa) e degli Enti Territoriali Locali, oggi non a reddito. Si tratta di alune centinaia di miliardi che potrebbero esere recuperati.

Caro Draghi, tu sei tu ed io sono nessuno. Per carità, sono ben conscio dell’enorme, infinito abisso culturale e di esperienza che ci separa, ma che vuoi: io sono una goccia e cerco di fare il mio dovere di goccia (pensante).

Grazie che di sei. Un tuo fun, coordinatore del Tavolo Finanza ed Economia Mista voluto da Italia Viva Trentino, Trento.

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DINAMICA DEI FLUIDI, dalla pallina da golf, agli areoplani alla barca a vela

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Febbraio, 2021 @ 6:08 pm

Detto altrimenti (da Einstein): “Vorrei conoscere il pensiero di Dio. Il resto sono dettagli”   (post 4577)

Chiedo scusa ai fisici veri se userò qualche termine o concetto in modo improprio: mi scuseranno, io sono laureato in legge!

Un mio amico ingegnere, scienziato, studioso di fisica e di teologia, si è posto da tempo il problema del rapporto della scienza con Dio. Una volta, in coda ad una sua conferenza, gli chiesi: “Perché la forza di gravità “tira” verso il basso?”. Mi rispose: “Se avessimo questa risposta avremmo la soluzione di tutto”. Infatti, l’uomo non “crea” nessuna legge della fisica: le scopre.

Ha scoperto che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Voi colpite un oggetto, l’oggetto si sposta oppure, se è inchiodato al suolo o è un masso di granito, la reazione la sentite voi come dolore/calore/frattura di un osso. Più semplicemente, con il vostro “ferro” colpite una pallina da golf. La pallina “reagisce” cioè s’invola perché il ferro che l’ha colpita non è scivolato via dalla sua superficie, bensì vi da aderito compiendo un lavoro. Aderito, aderenza, la forza di aderenza rectius portanza. Se immergete la mano in acqua, la mano esce bagnata perché l’acqua ha aderito alla vostra pelle.

La pallina vola per effetto di una forza, l’inerzia, la quale tende a farle mantenere lo stato di movimento fino a quando non è del tutto sconfitta da un’altra forza, quella di gravità unita alla resistenza dell’aria al suo avanzamento. Mentre è in volo, la pallina “galleggia” nell’aria, ci si appoggia con “forza” aderendo e ne riceve una reazione, il suo sostentamento. Ma quando la spinta diminuisce, la pallina “scia” sempre più lentamente sulla sua “neve” (l’aria) fino a quando la sua traiettoria è sempre più determinata dalla forza di gravità e dalla resistenza dell’aria ed allora inizia la sua graduale parabola discendente. Questo suo galleggiare e non precipitare all’improvviso è dovuto al fatto che la pallina non va in stallo, e cioè che i flussi d’aria non le si distaccano improvvisamente di dosso (aderenza, portanza). Ciò è agevolato dal fatto che la superficie della pallina è ruvida il che aiuta i flussi d’aria a non “scivolarle” inutilmente via senza sostenerla, senza “portarla” (portanza, appunto).

Poi l’uomo ha scoperto un’altra regola della fisica stabilita da Dio: maggiore è la velocità di un fluido, minore è la sua pressione interna. Un’auto decapottabile con la capote di tela chiusa procede a 100 kmh: la capote si gonfia verso l’esterno perché all’esterno il fluido ha una velocità di 100 kmh e all’interno di 0 kmh. Se avvicinate perpendicolarmente la superfice convessa di un cucchiaio al flusso d’acqua del rubinetto, il cucchiaio viene risucchiato all’interno del flusso.

Altra scoperta, non esistono i vuoti d’aria. Per cui l’aria si muove velocemente verso i luoghi di minore pressione.

Il vento. Siamo in bicicletta, fermi, su una pista ciclabile. Vento “reale”, 0 kmh. Pedaliamo fino a raggiungere la velocità di 15 kmh: in faccia sentiamo il vento “relativo” con la forza di un vento relativo uguale ad un vento “apparente” che abbia la velocità di 15 kmh.  Se a quella nostra velocità constante abbiamo alle spalle un vento “reale” di 15 kmh, il vento “apparente” che avvertiamo è di 0 kmh. Se quel vento “reale” lo abbiamo contro, il vento “apparente” che avvertiamo è di 30 kmh (15 di vento “relativo” + 15 di vento “reale”). Quindi in bicicletta conviene avere il vento  “reale” alla spalle perché … si fa molta fatica di meno e … non si deve decollare!

Per gli aerei il contrario: si decolla e si atterra controvento perchè in ogni caso si aumenta la portanza.

L’elica di un aereo compie due lavori: si avvita dentro il fluido aria; convoglia sulle ali un flusso di aria. L’avvitamento fa avanzare l’aereo: i flussi sulle ali lo fanno alzare da terra, in quanto la pressione dell’aria sulla parte superiore delle ali, convessa, è minore della pressione sotto le ali perchè sopra il percorso che l’aria deve compiere è maggiore e quindi l’aria è più veloce e quindi lì si determina una minore pressione. Negli aerei a reazione la funzione di spinta viene svolta dal motore interno che scarica “a vuoto” la pressione verso la coda e spinge verso il muso dell’aereo.

Barca a vela. La barca a vela è un aereo che ha le ali (la vela e la lama della deriva) immerse in due fluidi a densità diversa: la vela nell’aria; la deriva nell’acqua. Pertanto la deriva può ben avere una superfice minore di quella della vela. Una barca a vela semplicemente abbandonata al vento, si muove come un aereo su una pista, non frenato, con il motore spento che venga sospinto da una forte raffica di vento. Se poi quella barca issa le vele, aumenta la sua spinta al vento. Ma se vogliamo risalire il vento dobbiamo far sì che lavorino entrambe le sue due ali. Ora una barca ferma che si vuole opporre al vento, ha un’ala (le vele) colpite dal fluido e l’altra ala, la deriva, no, perché la barca è ferma nell’acqua. Quindi occorre partire con andature “larghe”, praticamente semplicemente “spinti” dal vento e solo quando si è generato un flusso di acqua che colpisce la deriva, si può iniziare a “volare” cioè a risalire il vento. Le due forze che lavorano sono identiche: la forza aereodinamica e quella idrodinamica. Esse agiscono sulle due ali in modo identico: la prima, sulla vela, si scompone in avanzamento e scarroccio laterale per cui la barca avanza molto e tende a scarrocciare lateralmente un po’; la seconda, sulla deriva,  un po’ in resistenza all’avanzamento, per cui la barca è un po’ frenata,  e molto in opposizione allo scarroccio laterale.

Le vele. La parte sottovento convessa, corrisponde alla parte superiore dell’ala dell’aereo: lì l’aria scorre più velocemente, si genera una pressione minore che dal lato sopravvento, per cui la vela e la barca sono risucchiate in avanti.

La velocità massima di una barca a vela. Non la si ha con il vento in poppa, cioè con il solo vento reale, ma quando per via di una sua rotta diversa, la barca genera un suo vento relativo che si somma al vento reale offrendole un vento somma dei due, ovvero il vento “apparente”: sul lago ghiacciato di Resia le barche a vela su pattini da ghiaccio raggiungono i 100 kmh con un vento reale di soli 60-70 kmh. A parte questo caso, la velocità massima di una barca “dislocante” cioè non planante, a vela e a motore, è 2,5 volte la radice quadrata della lunghezza al galleggiamento, a meno di applicarle motori di una potenza esagerata che però rischiano di “disfare” la barca.

L’unità di misura della velocità del vento: metri/secondo; nodi; kmh. Grosso modo 10 m/sec = 20 nodi = 36 kmh. Calcolatevi voi i due rapporti.

Breve storia della navigazione a vela, scritta da me: la si può ricevere gratuitamente scrivendomi: riccardo.lucatti@hotmail.it

BUON VENTO A TUTTI: VELISTI, PILOTI D’AEREO, CICLISTI!

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RICEVO DA MATTEO RENZI E PUBBLICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Febbraio, 2021 @ 2:02 pm

Buon febbraio a tutti. 

Stamattina pensavo che ora ci sarebbe da fare una sola cosa: andare a riprendere i giornali di questi tre mesi, i talk di questi tre mesi, i commenti social di questi tre mesi. Tutti a dire: non si capisce che cosa vuole Renzi, non si capisce che cosa chiede Italia Viva, non si capisce perché la crisi adesso. Rivedere ora tutti gli attacchi di commentatori, colleghi, opinionisti. E capire che la verità era altrove. Fatto questo esercizio infatti potremmo vedere la realtà di oggi. E prendere atto che finalmente – grazie a noi – si discute di contenuti.
È giusto o no prendere i soldi europei per la sanità?

È giusto o no cambiare le politiche attive per il lavoro?
È giusto o no cambiare strategia sul lavoro quando i dati di oggi ci dicono che abbiano perso 444 mila posti di lavoro?
È giusto o no continuare con questa struttura del commissario Arcuri? (A proposito, qui un pezzo del Corriere di oggi).
 È giusto o no organizzare una campagna vaccinale degna di questo nome?
È giusto o no avere una politica giustizialista?
È giusto o no discutere per bene del Recovery Plan senza emendamenti notturni ma ripartendo dal Piano Colao?
È giusto o no riaprire le scuole in presenza vaccinando gli insegnanti e facendo i tamponi ai ragazzi?

Potrei continuare a lungo.Il nodo è tutto qui. Queste cose vanno decise ADESSO. Se non ci fosse stata Italia Viva questa discussione non l’avrebbe fatta nessuno. Ora molti si sono accorti che la nostra era una battaglia giusta nel merito, ma continuano a contestarci il metodo.  Finendo per attaccare me (che novità!), ieri per l’egocentrismo, ora per le mie conferenze all’estero, domani chissà su che cosa. Ma mai sui contenuti.

Rimane un po’ di amaro in bocca – lo confesso – ma nello stesso tempo sono orgoglioso dello straordinario affetto dei tanti di voi che hanno capito che in questa battaglia non c’è l’immagine di uno da difendere, ma il futuro del debito pubblico da salvare. L’Italia si sta giocando l’osso del collo. E noi stiamo combattendo per dare qualità e benessere ai nostri figli. Quando penso alle vostre email, al vostro sostegno, al vostro affetto mi rendo conto che nonostante le aggressioni e le minacce di questi giorni, fare politica rimane un’attività nobile e piena di bellezza. Alla fine di questa settimana avremo, spero, il nuovo Governo. Dovrà essere all’altezza delle sfide di questo periodo. E dovrà essere un governo di persone capaci e meritevoli. Solo così l’Italia si salva, solo così

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LA RENZIADE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Febbraio, 2021 @ 6:44 am

Detto altrimenti: a pensar male … (post 4575)

DAMNATIO MEMORIAE – Si cancelli la memoria delle proposte di Renzi; lo si paragoni a Bin Laden (in una trasmissione RAI!); si mistifichi il significato della sua azione politica; non si risponda punto per punto alle sue istanze, alle sue proposte concrete; poi, piano piano, si dia loro attuazione come azioni “proprie” come ad esempio per quanto riguarda l’esigenza di modificare il rapporto Stato-Regioni.

PICCOLO PARTITO – Non si tratta di un piccolo partito che pretende di condizionare l’azione del governo, ma di una componente del governo che reclama il diritto di contribuire all’azione del governo. E il “re”, anzi, il “conte” che si è rifiutato di accettare di dialogare, di rispondere alle sue lettere, di dare seguito alla riunione programmatica dei capigruppo, con ciò stesso ha messo in evidenza il proprio torto e l’altrui ragione.

LA VALANGA – Si afferma che Renzi ha causato la crisi, una valanga che rischia di compromettere l’azione di un governo proprio mentre il Paese ne ha più bisogno? La valanga? La valanga è provocata da chi ha “tagliato” il pendio di neve sciando “di traverso”, da chi ha tagliato in due la compagine governativa separando i “suoi” dagli “altri”: la valanga nei due casi non è causata da chi ha voluto evitare di esserne travolto.

IL GOVERNO, SIMBOLO DELLA DEMOCRAZIA –  Il simbolo è un quid che unisce tutti coloro che vi si riconoscono. Ma se taluno vuole appropriarsene, vuole farne una sua prprietà privata, il simbolo da elemento di unione diventa elemento di divisione e di guerra.

I RITARDI – Da sette mesi Renzi reclama per Italia Viva il ruolo istituzionale che le compete: questo è il ritardo, non le due settimane che alla fine Renzi sta impiegando per riuscire ad essere ammesso al dialogo.

I TEMI DIVISIVI IL MES – Taluno dice no perchè “costa” (e non è vero); perchè “è condizionato” (e non è vero); no perchè “è divisivo”. Certo, è divisivo fra chi adduce motivazioni non veritiere e chi dice la verità. Mi sembra quel famoso lupo che voleva a tutti i costi trovare una ragione per mangiarsi l’agnellino: pater tuus per Hercules!

LE POLTRONE – C’è chi le lascia e chi “responsabilmente” si vende pur di ottenerne qualcuna.

CONTE …NUTI – Renzi parte dai Conte …nuti, altri partono da Conte. Però poi si accusa Renzi di volere anche le poltrone: no, Renzi vuole che le poltrone siano assegnate a chi sa tradurre in pratica quei contenuti, non da chi nemmeno legge le carte delle sue proprie proposte, o da chi pensa che organizzare la vaccinazione sia piantare le Tende Primula.

PRIVATIZZARE – Privatizzare la progettualità che compete al governo e i Servizi. Ma Renzi non vuole. E’ andata così: lui conosce poco l’inglese ma sa che “to go public” non vuol dire andare verso il settore pubblico, bensì andare verso la platea dei privati (consulenti nostri!). E si è opposto.

LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE – Renzi la difende anche di fronte a chi pare non si accorga che lo svilimento delle funzioni istituzionali (Parlamento e collegialità della compagine di governo) rappresenta una tappa del percorso verso la democrazia diretta, cioè verso l’oligarchia.

LA SUPERFICIALITA’ – All’inizio c’era solo retorica (straparlo); demagogia (faccio ciò che il popolo richiede anche se ciò fa male al popolo); populismo (dico che ho solo eseguito la volontà del popolo); sovranismo (siamo il governo migliore del mondo, non abbiamo bisogno di nessuno). Poi è sopravvenuta anche la superficialità.

IMPROVVISAZIONE Non ci si improvvisa professori universitari, avvocati. Ci si improvvisa grandi politici.

DENARI PRIVATI E DENARI PUBBLICI Guai a fare un volo all’estero a spese proprie! Invece ben venga un sondaggio privato a spese pubbliche. A PENSAR MALE … – Si, lo so, sto pensando male, ma che volete, il mi’ babbo e gli era di Montalcino, un toscanaccio danniente, uno di quelli “maledetti” da Curzio Malaparte! Eppoi, lo dicono anche gli Spagnoli: piensa mal y acertar

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LENTOCONTE? PDASSENT!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Gennaio, 2021 @ 7:59 am

Detto altrimenti: tante domande ed una dichiarazione finale   (post 4574)

1 – Attendere mesi e mesi a emanare 200 decreti attuativi bloccando 70 miliardi di ristori?

2 – Attendere mesi e mesi a nominare 58 commissari alle OOPP bloccando 60 miliardi di lavori?

3 – Nascondere per mesi e mesi l’elaborazione del Recovery Plan fatta dalla Recovery Band?

4 – Volere privatizzare i Servizi?

5 – Non accorgersi che alla data del 28 dicembre il tuo ministro non aveva nemmeno letto le 150 pagine del Recovery consegnate a IV il 22 dicembre, IV che invece le ha lette utilizzando anche la giornata del 25 dicembre?

6 – Non organizzare il trasporto scolastico dopo la prima ondata?

7 – Attribuire più risorse al cash back che allo sviluppo giovanile?

8 – Voler usare il Recovery per ridurre il costo del debito dei vecchi progetti e non per finanziare i nuovi?

9 – Non esigere dai 5S una spiegazione sul rifiuto del MES?

10 – Escludere una parte del tuo governo dall’attività governativa come se fosse la peggiore componente dell’opposizione?

11 – Non esprimersi sulle dichiarazioni dei 5S sulla democrazia diretta che poi sarebbe un’oligarchia?

12 – Non fare il minimo accenno a come prepararsi a gestire l’enorme debito pubblico? (Tanto poi ci regalerai una bella patrimoniale?)

13 – Confondere l’autorità che proviene dagli altri con l’autorevolezza che uno deve avere di suo?

14 – Pensare che un bell’aspetto, pacato, cortese, elegante, misurato anche se vuoto di contenuti possa bastare, vero?

15 – Sciorinare cifre e cifre di elargizioni senza un riferimento al loro peso % rispetto al totale delle elargizioni e al peso % rispetto al totale di quelle necessità?

16 – Non creare un gruppo di analisi sul perchè da anni utilizziamo solo il 35% dei fondi europei, affinchè non ripetiamo lo stesso errore col Recovery?

17 – Non domandarsi come mai i contributi di Renzi che stai accettando non ti siano pervenuti dai tuoi maggiori sostenitori PD?

18 – Non chiedersi se il M5S sia in contrasto con l’art. 49 della Costituzione?

19 – Perchè non hai fatto come un vero capo, che esalta, stimola, utilizza i migliori contributi di tutta la sua compagine e non li esclude?

20 – Non preoccuparti, io non cercherò mai di fare l’avvocato anche se sono laureato in legge: ho fatto il manager per una vita e continuerò a farlo, anche quando mi occupo della teknè politikà, ovvero della professionalità che occorre(rebbe) per governare la cosa pubblica.

(firmato da chi non ha mai votato la destra)

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PERCHE’ CI SERVE UN MATTEO D’ARABIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 31 Gennaio, 2021 @ 7:00 am

Detto altrimenti: leggete questo intervento (post 4573)

Perchè ci serve un Matteo d’Arabia

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POLITICA A VELA 2

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2021 @ 3:52 pm

Detto altrimenti: il timoniere    (post 4572)

I soggetti del veliero: proprietario, armatore, comandante, timoniere. Talvolta il proprietario è anche armatore; talvolta il comandante è anche timoniere. Nel caso mio, durante i 25 anni di regate con il mio FUN Whisper ITA 526 nelle acque dell’Altogarda Trentino, nel 99% dei casi ho ricoperto i quattro ruoli contemporaneamente.

Nel caso del veliero Italia i cittadini sono i proprietari; i cittadini che vanno a votare, gli armatori; il comandante potrebbe essere il PCM ma … sa coinvolgere, motivare, utilizzare al meglio e coordinare tutto il suo equipaggio oppure tende ad escludere i marinai più esperti per paura del confronto?

Il timoniere (e qui esco dalla narrazione figurata) deve sì obbedire agli ordini del comandante, ma di suo deve avere la fingerspitzengefhul, cioè deve “sentire” la barca, il vento, il timone, l’onda con la stessa tempestività, sensibilità e precisione che si ha quando si accarezza una superfice di un materiale con la punta delle dita per capirne la natura.

L’attuale navigazione politica mi ricorda quella di un veliero lanciato a fil di ruota (vento forte in poppa piena), ovvero nella navigazione di gran lunga più difficile e pericolosa in assoluto, che deve seguire una rotta strettissima fra Scilla e Cariddi. Stabilito ciò, tutto è nelle mani del timoniere: tutti gli altri – comandante compreso – sono nelle sue mani strette sul timone. Guai se lo si distrae, guai se si pretende di dargli suggerimenti o peggio ordini. Ora, prima di mettersi in mare, occorre valutare se il timoniere – o il comandante, se si mette al timone – ha quelle capacità. Dopo sarebbe troppo tardi.

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LA REMUNERAZIONE ALLA POLITICA E LE TRE RECENTI DIMISSIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2021 @ 3:22 pm

Detto altrimenti: pochi concetti che mi auguro di riuscire ad esporre con chiarezza. E  se mi sbaglio, mi corigerete   (post 4571)

La “paga” alla politica. Il primo ad inserirla fu Pericle nella sua (quasi) repubblica ateniese del V° secolo a. C.. La motivazione? Per indurre chi lavorava e anche chi avrebbe sottratto del tempo alla rìcerca di un lavoro a partecipare alla vita politica.

Durante la millenaria storia europea, la remunerazione dei politici visse vicende alterne. Cito solo l’art. 50 dello Statuto del Regno d’Italia emanato da Re Carlo Alberto “… in Torino, addì quattro del mese di marzo, l’anno del Signore mille ottocento quarantotto, e del Regno Nostro il decimo ottavo”. Testo di cui ho una copia edita nella Tipografia Salani nel 1922 dall’Editore Adriano Salani, Firenze, Viale dei Mille. Lo Statuto Albertino, all’art. 50, recita: “Le funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione o indennità”. Mi riservo di verificare quanto segue: nel giugno 1891 il Senatore Roncalli propose il rimborso del biglietto del treno per i Senatori residenti lontano da Torino. La proposta fu respinta dal Senato del Regno con la seguente motivazione: “Servire il Paese è un privilegio, da vivere come un divere. Chi lo serve in armi rischia tutto, anche la propria vita, senza nulla chiudere in cambio”

Oggi una remunerazione ai parlamentari lineare e “a prescindere”, induce a candidarsi anche solo chi si candida per l’ottenimento di un posto di lavoro: il che
– rende disponibili a tale incarico anche persone non sufficientemente preparate: “che io sia eletto ed abbia lo stipendio, questo è ciò che conta!”
– Fa sì che queste persone siano “attaccate alla poltrona a prescindere” come chiunque è “attaccato” al proprio posto di lavoro.

Peraltro, non remunerare i parlamentari escluderebbe alla partecipazione democratica alla vita politica tutti coloro che ni si possono permettere di mantenersi, il che ci riporterebbe alla discriminazione di cui all’art. 50 dello Statuto Albertino.

Ed allora? Allora remuneriamoli, i Parlamentari (e i Ministri etc,), ma in modo parametrato
– alle   documentate esigenze di partecipazione alla politica;
– alla loro partecipazione con contributi positivi alla vita politica;
– almeno in parte proporzionalmente relazionato a quanto stiano eventualmente perdendo a causa dell’eventuale occupazione che abbiano dovuto trascurare o abbandonare a seguito dell’attività politica.

Più facile a scriversi che a farsi: concordo. Però l’attaccamento alla poltrona “a prescindere” snatura l’apporto del proprio pensiero politico. Per questo va maggiormente apprezzato chi anche di recente ha rinunciato a ben tre poltrone, pur di mantenere fede al proprio credo politico e democratico.

smart

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DAL MIO ACCOUNT FACEBOOK

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Gennaio, 2021 @ 9:09 am

Detto altrimenti: per chi non è su FB     (post 4570)

ALCUNE DOMANDE AI 5S
1) Come vi posizionate di fronte all’art. 49 della Costituzione, che prevede “partiti organizzati democraticamente” e non movimenti che si dichiarano non-partito, per di più organizzati dai capi rete?
2) Io affermo che la democrazia diretta è in realtà una oligarchia. Possiamo confrontarci su questo tema?
3) Come vi ponete di fronte a Conte che ha “tagliato in due” la sua compagine di governo escludendo IV e provocando il distacco della valanga?
4) Trovate assurdo che una compagine politica al governo abbia la “pretesa” di partecipare alla gestione del Recovery Fund?
5) Perchè non volete il MES?
6) Il vincolo di mandato è ancora un vostro obiettivo? Parrebbe di no, visto che siete a caccia …
Grazie per 6 risposte.

ALCUNE DOMANDE AI PD
1) Come vi posizionate di fronte al rapporto 5S- art. 49 della Costituzione, che prevede “partiti organizzati democraticamente” e non movimenti che si dichiarano non-partito, per di più organizzati dai capi rete?
2) Io affermo che la democrazia diretta è in realtà una oligarchia. Possiamo confrontarci su questo tema?
3) Come vi ponete di fronte a Conte che ha “tagliato in due” la sua compagine di governo escludendo IV e provocando il distacco della valanga?
4) Trovate assurdo che una compagine politica al governo abbia la “pretesa” di partecipare alla gestione del Recovery Fund?
5) Perchè accettate che i 5S non vogliano il MES?
6) Il vincolo di mandato è ancora un obiettivo dei 5S o anche vostro? Parrebbe di no, visto che siete a caccia …
Grazie per 6 risposte

OFELE’ FA EL TO’ MESTE’ (dialetto milanese: pasticcere fa il tuo mestiere, ovvero ognuno faccia il mestiere suo) – Credevo di appartenere all’unica categoria (quella dei CEO e dei top manager) alla quale ognuno si poteva “iscrivere” anche senza avere le capacità e l’esperienza richiesta. Mi spiego, chiunque di improvvisa AD e/o manager: al bar, nelle riunioni condominiali, nelle società pubbliche, etc., mentre io mai e poi mai mi azzarderei a improvvisarmi venditore di bibite allo stadio, comico, ingegnere, gestore di una rete web, avvocato. Già, nemmeno avvocato pur essendo io laureato in legge. Poi ho scoperto che esiste un’altra categoria che viene arbitrariamente frequentata: quella dei politici veri; degli amministratori della cosa pubblica; dei ministri; dei PCM. Sono contento che la mia categoria di appartenenza non sia più la sola ad essere inquinata.

DUE SETTIMANE – Crisi di governo? Sono state le due settimane meglio utilizzate di tutta la legislatura, queste qui, per far capire che non si può continuare a perdere mesi e mesi; che l’azione del governo deve essere collegiale al 100% e alla luce del sole; che non si possono avere ministri di serie A e B; che le cose urgenti vanno fatte, non rimandate; che un capo non deve temere ed escludere chi ne sa più di lui, ma ascoltarlo, valorizzarlo, motivarlo, farne un esempio per gli altri. Ma già … si vede che non tutti hanno esperienza di governare un gruppo. A costoro, poichè non possono certo rivivere la loro vita e farsi quell’esperienza, suggerisco che almeno di leggano il libo di Pier Luigi Celli “Il potere la carriera e la vita – Memorie di un mestiere vissuto controvento”, Ed. Chiarelettere, 2020.

POLITICA A VELA 1 – Ve la racconto io un po’ come si fa … Quando sei in regata, di bolina (controvento) e c’è onda, talvolta conviene allargare un po’ la rotta da quella della bolina più stretta, allontanarla un po’ dal percorso più corto per raggiunere la boa di bolina: ciò consente di aumentare la velocità e, se la barca è ben gestita “a orecchio” o dispone dello strumento elettronico VMG-Velocity Made Good, ti fa arrivare alla boa prima anche se hai fatto più strada.

POLITICA A VELA 2 – I soggetti del veliero: proprietario, armatore, comandante, timoniere. Talvolta il proprietatrio è anche armatore; talvolta il comandante è anche timoniere. Nel caso mio, durante i 25 anni di regate con il mio FUN Whisper ITA 526 nelle acque dell’Altogarda Trentino, nel 99% dei casi ho ricoperto i quattro ruoli contemporaneamente.
Nel caso del veliero Italia i cittadini sono i proprietari; i cittadini che vanno a votare, gli armatori; il comandante potrebbe essere il PCM ma … sa coinvolgere, motivare, utilizzare al meglio e coordinare tutto il suo equipaggio oppure tende ad escludere i marinai più esperti per paura del confronto?
Il timoniere (e qui esco dalla narrazione figurata) deve sì obbedire agli ordini del comandante, ma di suo deve avere la fingerspitzengefhul, cioè deve “sentire” la barca, il vento, il timone, l’onda con la stessa tempestività, sensibilità e precisione che si ha quando si accarezza una superfice di un materiale con la punta delle dita per capirne la natura.
L’attuale navigazione politica mi ricorda quella di un veliero lanciato a fil di ruota (vento forte in poppa piena), ovvero nella navigazione di gran lunga più difficile e pericolosa in assoluto, che deve seguire una rotta strettissima fra Scilla e Cariddi. Stabilito ciò, tutto è nelle mani del timoniere: tutti gli altri – comandante compreso -sono nelle sue mani strette sul timone. Guai se lo si distrae, guai se si pretende di dargli suggerimenti o peggio ordini. Ora, prima di mettersi in mare, occorre valutare se il timoniere (o il comandante, se si mette al timone) ha quelle capacità. Dopo sarebbe troppo tardi.

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