OCCORRE INTERVENIRE CONTRO LA CRESCITA DEL DEBITO PUBBLICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Maggio, 2021 @ 2:27 pm

Detto altrimenti: gutta cavat lapidem … repetita iuvant … quod potui feci; faciant meliora potentes … ovvero: la goccia scava la roccia …. giova ripetere le cose … io ho fatto ciò che sta in me; facciano di meglio coloro che hanno il potere (post 4254)

Il nostro debito pubblico “pro-capite” è più sostenibile di quello di altri stati europei, tuttavia il livello crescente del nostro debito pubblico (oggi arrivato a 2700 mildi) rispetto al deficit annuale (160 mildi)  e al PIL annuale  (1600 mildi)  è preoccupante e questa tendenza va invertita al più presto. Purtroppo, le quote di Recovery Fund in arrivo non riusciranno a produrre una finanza tale da invertire questo andamento. Orbene, questi dati e l’elevato ammontare della ricchezza finanziaria privata italiana (4700 mldi  di cui 1800 mldi  nei c/c bancari) impongono l’attivazione di strumenti che canalizzino volontariamente la finanza privata italiana (ed estera!)  verso il nostro settore pubblico statale e quindi,  a cascata, verso Regioni, Provincie e Comuni. Volontariamente, laddove una imposta una patrimoniale attirerebbe verso il nostro settore pubblico solo la finanza privata italiana e per di più in modo forzoso!

Per inciso: cosa potrebbe accadere se non iniziassimo a far diminuire quel debito ad esempio nella misura di 5 punti all’anno? Probabilmente saremmo messi fuori dall’Euro e torneremmo alla lira.Ed allora ricordo cosa accadde alla lira negli anni ’70 dopo che furono abrogati gli accordi di Bretton Woods sulla parità di cambi. Soprattutto nella seconda metà del decennio, eravamo messi così:

– svalutazione della lira del12 % con interesse dei soli cittadini italiani a sottoscrivere titoli pubblici a rendimenti molto alti, ma con una moneta che varrebbe molto poco;
– feroce stretta creditizia per cercare superare la quale ci inventammo le “accettazioni bancarie” e le operazioni in pool revolving;
– costo effettivo annuo del denaro anche oltre il 35%;
– cambio lira/dollaro alle stelle;
– feroce stretta valutaria;
– obbligo di cessione all’UIC-Ufficio Italiano cambi la divisa estera ricevuta a fronte di esportazioni, al minor cambio fra la data di ricevimento e quella di cessione;
– obbligo di pagare le importazioni con conti a debito in divisa estera;
– obbligo per gli importatori di versare a Bankitalia in un conto in lire infruttifero bloccato per sei mesi la metà dei pagamenti fatti all’estero.

Oggi registriamo almeno quattro segnali d’allarme:

  1. fine marzo 2020: duemiladuecento cittadini tedeschi hanno impugnato il Recovery Fund presso la loro Corte Costituzionale, causando quanto meno un ritardo di tre mesi all’intera procedura. Sorgeranno altri intoppi?
  2. In genere l’Italia è stata capace di utilizzare solo in misura minima i fondi UE;
  3. stesso periodo, in una riunione UE non deputata (era sul Covid), Draghi – evidentemente preoccupato – ha auspicato l’emissione di Eurobond;
  4. lo spread sta crescendo e non se ne sta parlando.

A fronte di tutto ciò, il Tesoro potrebbe lanciare emissioni di Titoli di Stato Irredimibili, con i quali lo Stato non si indebita, bensì “vende una rendita”. Infatti i Titoli Irredimibili Rendita non hanno scadenza di rimborso del capitale, pur essendo prevista un’opzione di riacquisto in capo all’ente pubblico emittente. Il tasso di rendimento potrebbe essere molto appetibile, ad esempio  3,5% lordo (tassato al 12,5% trattandosi di titoli pubblici).

Per inciso: 20 agosto 2020: Banca Intesa Sanpaolo emette 1,5 mildi di propri Titoli Privati Irredimibili al 5,5 % lordo in tagli da €100.000, tassati al 26% e riceve richieste di sottoscrizione per 6.5 mildi. Poi si apprende che quella Banca è la principale finanziatrice della costruzione di una mega centrale a carbone nei Balcani. Se altre banche seguissero questo esempio, si indurrebbero le banche a investire a prescindere dall’ “eticità ecologica” dell’investimento (ad esempio in una centrale a carbone!) in favore di chi accetta comunque di pagare il denaro a tassi così alti fuori mercato; verrebbero drenati i c/c bancari; sarebbero dirottati fondi verso investimenti esteri; ci sarebbe una pericolosa concorrenza per l’emissione di titoli pubblici di debito.

I vantaggi dei Titoli Pubblici Irredimibili sono molteplici:

  • la loro emissione in sostituzione volontaria di tranche di Titoli di Debito in scadenza, riduce il livello dell’indebitamento pubblico. Oggi il debito pubblico in scadenza annua è di circa 400-500 miliardi;
  • le ulteriori emissioni aumentano la liquidità del Tesoro senza aumentare il debito pubblico;
  • consentono allo Stato di erogare contributi a fondo perduto alle imprese meritevoli;
  • attirando risparmio, sono un argine alla pericolosa corsa alle criptovalute e agli Irredimibili bancari;
  • assicurano un ottimo rendimento per l’investitore.

Per inciso: le criptovalute sono pericolose per i seguenti motivi:

  • il drenaggio dei conti bancari per l’acquisto di cripto valute fa venir meno del ruolo delle banche ( = raccogliere il risparmio e finanziare famiglie e imprese);
  • sottraggono finanza alla sottoscrizione di titoli pubblici di debito;
  • creano nuove disuguaglianze: alcuni nuovi ricchi a fronte di molti nuovi poveri (le operazioni su criptovalute sono ad altissimo rischio);
  • concentrano molto denaro (vero) in mani sconosciute per fini sconosciuti;
  • creano nuovi centri di potere finanziario in grado di annullare il potere politico.

Contro gli Irredimibili si oppone:

  • sarebbero comunque un debito dello Stato. La critica è palesemente infondata: infatti, non essendoci alcun obbligo di restituzione del capitale, il Titolo Irredimibile non è un debito per chi lo emette e se come tale fosse classificato basterebbe correggere una classificazione errata;
  • il tasso di rendimento nel tempo potrebbe diventare fuori mercato, cioè non più attraente. A ciò si ovvia con l’adozione di rendimenti a tasso rivedibile di cinque anni in cinque anni, oppure con rendimenti in parte e tasso fisso e di parte a tasso variabile magari indicizzato al PIL. Ciò, insieme alla “fiducia nello Stato” contribuirebbe a mantenere il valore del titolo intorno a 100, il che è un presupposto necessario per il successo del lancio. Occorrerebbe trovare una formula equa, che non fosse una sorta di “truffa” per nessuno: emittente e investitore. Interessati a sottoscrivere potrebbero essere i piccoli risparmiatori e molti investitori istituzionali quale il comparto Assicurazioni Vita;
  • il loro rendimento elevato aumenterebbe il costo per lo Stato. Si risponde: il costo, non l’esborso finanziario che sarebbe molto più che compensato dal fatto che sono evitati i rimborsi in linea capitale: il grave problema da risolvere infatti a questo livello è di gran lunga soprattutto finanziario, non economico;
  • ma … se l’investitore volesse disinvestire? Rispondo: vende i suoi titoli sul mercato.

Altro intervento da effettuare per ridurre il debito pubblico è la vendita del patrimonio immobiliare degli enti pubblici. Infatti, dal documento conclusivo di un’indagine conoscitiva della Commissione Finanze della Camera dedicata agli immobili pubblici emergerebbe che la situazione unità immobiliari del solo Stato (escluse cioè quelle degli altri enti pubblici territoriali ed Enti del parastato!) è la seguente: 543.000 unità pari a 222 milioni di metri quadrati!

Il Dipartimento del Tesoro dell’Economia e delle Finanze, sulla base dei valori medi rilevati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia del Territorio (valori OMI, prezzi medi per provincia) ha stimato un loro valore fra i 239 e i 319 miliardi di euro.
Si potrebbe costituire un fondo immobiliare per la vendita a scaglioni annuali di 15-20 miliardi l’anno (per non deprimere il mercato con vendite unitarie troppo elevate!) e mirare a ridurre il debito pubblico del 10-15%.
Banche, privati e investitori istituzionali italiani e stranieri potrebbero acquistare quote del fondo, di fatto acquistando gli immobili. Il fondo venderebbe gradualmente gli immobili pagando in tal modo i detentori delle quote per capitale e interessi. Inoltre il fondo potrebbe emettere proprie obbligazioni garantite dagli immobili, il cui ricavato andrebbe a favore del Tesoro. Il costo delle cedole sarebbe inferiore a quello ordinario, potendo i titoli beneficiare di un rating elevato, grazie alla loro solidità immobiliare.

Fuor di finanza, è chiaro che all’Italia occorre aumentare la produttività, questo è il vero nostro punto debole rispetto a tutti gli altri paesi. E a ciò arriveremo con le riforme della scuola, della burocrazia, fiscale e della giustizia prime fra tutte.

Riccardo Lucatti, Presidente dell’Associazione Restart Trentino, già a capo della Finanza Italia della STET-Società Finanziaria Telefonica pe Azioni, Torino/Roma.

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FINANZA PUBBLICA E … CRIPTO FINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2021 @ 11:31 am

Nella fase di emergenza che stiamo vivendo è naturale e doveroso erogare finanza per ristori e investimenti. Ciò ovviamente comporta un continuo aumento del nostro debito pubblico, con una progressione maggiore di quanto non potrà essere l’aumento delle disponibilità finanziarie derivanti dagli attuali interventi con denari (debiti) “nostri” diretti e a mezzo UE. Fino a quando potrà reggere questa situazione?

A questo punto a mio avviso occorre mettere mano a tutti gli strumenti che possono concorrere a rallentare, fermare e invertire la crescita del nostro indebitamento, ad esempio convogliando volontariamente (questa è la caratteristica fondamentale!) la ricca finanza privata italiana (che oggi vale circa 4421 miliardi, di cui 1746 depositati nei conti correnti bancari) ed estera (!) verso il nostro settore pubblico, con l’emissione di Titoli Pubblici Irredimibili di Rendita non-di-debito. Si tratta di titoli a rendimento superiore ai titoli di debito, rispetto ai quali lo Stato non ha l’obbligo di rimborso anche se si mantiene un’opzione per il loro riscatto e che il privato quando voglia disinvestire può vendere sul mercato. Ove questi titoli fossero offerti in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito in scadenza …

PRIMO BENEFICIO

diminuirebbero di uguale ammontare il nostro debito pubblico. Se poi a fossero emesse anche tranche non sostitutive di tranche di redimibili,

SECONDO BENEFICIO

si genererebbe una ulteriore liquidità per il Tesoro, senza alcun aumento del debito pubblico. Il 25 agosto 2020 Banca Intesa S. Paolo ha emesso 1,5 mld di propri Irredimibili, ricevendo offerte di acquisto per ben 6.5 miliardi!

TERZO BENEFICIO

A sua volta lo Stato potrebbe erogare alle imprese meritevoli anche contributi a fondo perso, ovvero senza interessi e senza la necessità di un rimborso.

QUARTO BENEFICIO

Infine, le emissioni di Titoli Irredimibili poi farebbero fronte ad un altro “pericolo” finanziario: la corsa dei risparmiatori verso l’acquisto di cripto-valute, in misura tale da far parlare ormai di cripto-finanza. Questo fenomeno – ove non controbilanciato per tempo – rischia di produrre gravi conseguenze, quali:

1 – il drenaggio dei conti bancari per l’acquisto di cripto valute e quindi il venir meno del ruolo delle banche ( = raccogliere il risparmio e finanziare famiglie e imprese);
2 – la sottrazione di finanza dalla sottoscrizione di titoli pubblici di debito;
3 – la creazione di nuove disuguaglianze: alcuni nuovi ricchi a fronte di molti nuovi poveri (le operazioni su criptovalute sono ad altissimo rischio);
4 – l’enorme concentrazione di denaro (vero) in mani sconosciute per fini sconosciuti;
5 – la creazione di nuovi centri di potere finanziario in grado di annullare il potere politico.

LE TRE OBIEZIONI AGLI IRREDIMIBILI

1) Sarebbero classificate come debito. Io replico che la sostanza di una emissione determina la sua classificazione e il suo trattamento contabile, non viceversa: quindi, se la classificazione fosse errata, semplicemente la si modifica.
2) Il loro costo per lo Stato sarebbe superiore, in termini di maggiori interessi corrisposti, rispetto al costo dei titoli di debito.
Al che ribatto che i maggiori flussi finanziari in uscita sarebbero assai più che compensati dai minori flussi per i rimborsi in linea capitale non effettuati. Ancora, osservo che si sta parlando di problemi e soluzioni finanziari, non economici.
3) Nel tempo il rendimento potrebbe non essere più conveniente per l’investitore: al che rispondo che il rendimento può essere in parte a tasso fisso e in parte a tasso variabile parametrato, ad esempio al PIL.

OLTRE ALLA EMISSIONE DI TITOLI IRREDIMIBILI …

… un altro strumento da attivare per ridurre il debito pubblicio è la vendita del patrimonio immobiliare degli enti pubblici che oggi non sono a reddito. Dal documento conclusivo di un’indagine conoscitiva della Commissione Finanze della Camera dedicata agli immobili pubblici emergerebbe che la situazione delle unità immobiliari del solo Stato (escluse cioè quelle degli altri enti pubblici territoriali ed Enti del parastato!) è la seguente: 543.000 unità pari a 222 milioni di metri quadrati. Il Dipartimento del Tesoro dell’Economia e delle Finanze, sulla base dei valori medi rilevati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia del Territorio (valori OMI, prezzi medi per provincia) ha stimato un loro valore fra i 239 e i 319 miliardi di euro.

Si potrebbe costituire un fondo immobiliare per la vendita a scaglioni annuali di 15-20 miliardi l’anno (per non deprimere il mercato con vendite unitarie troppo elevate!) e mirare a ridurre il debito pubblico del 10-15%. Banche, privati e investitori istituzionali italiani e stranieri (!) potrebbero acquistare quote del fondo, di fatto acquistando gli immobili. Il fondo venderebbe gradualmente gli immobili pagando in tal modo i detentori delle quote per capitale e interessi. Inoltre il fondo potrebbe emettere proprie obbligazioni garantite dagli immobili, il cui ricavato andrebbe a favore del Tesoro. Il costo delle cedole sarebbe inferiore a quello ordinario, potendo i titoli beneficiare di un rating elevato, grazie alla loro solidità immobiliare.

L’ALTERNATIVA DA UTILIZZARE SOLO COME ULTIMISSIMA RATIO E’ UNA IMPOSTA PATRIMONIALE, LA QUALE PERO’ INDIRIZZA VERSO IL SETTORE PUBBLICO LA SOLA FINANZA PRIVATA ITALIANA E PER DI PIU’ LO FA IN MODO FORZOSO.

Con questo mio intervento intendo sollecitare un approfondimento di questi temi.

Riccardo Lucatti, Trento – Presidente dell’Associazione Restart Trentino, già capo della Finanza Italia della STET – Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino/Roma.

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CRIPTO FINANZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2021 @ 5:04 am

Detto altrimenti: dalle cripto valute alla cripto finanza (post 4252)

Cripto, parola greca: nascondo, da cui – la cripta (luogo sotterraneo, in genere di una chiesa); – la “crota” (cantina) in dialetto piemontese: ‘nduma ‘nt la crota a beive, andiamo in cantina a berci un goccetto; – i crotti della Valchiavenna, anfratti e cantine diventate ristoranti.

Dall’alto di una scogliera abbiamo la visione d’insieme del mare e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendiamo fino ad immergerci per nuotare fra le onde, le percezioni gradualmente di invertono: alla fine avremo solo la percezione sensoriale di ogni nostra bracciata, ma avremo perso la visione d’insieme del mare”.

Visione d’insieme della finanza. Non esistono “sistemi separati del denaro”. Il denaro è come l’aria: così come non esistono vuoti d’aria (quelli che possiamo credere di avre incontrato durante un volo aereo sono solo correnti discendenti), altrettanto non esistono “vuoti” nei percorsi del denaro. Il denaro va dove è retribuito, genera interessi anche quando vi dicono che vi rateizzano un vostro acquisto “a tasso zero”.

In altre parole: ad esempio, non è possibile occuparsi “solo” della finanza comunale, perchè essa dipende dalla finanza dei singoli cittadini (che pagano le tasse), dalla finanza provinciale/regionale/statale/UE/mondiale. E il fenomeno dlla corsa alle criptovalute ha già raggiunto (purtroppo, n.d.r.) portata mondiale.

In parole ancora diverse: oggi i depositi bancari sono impoveriti dai depositanti che prelevano denaro per acquistare criptovalute.

Al che mi permetto di sottoporre all’attenzione di chi mi legge alcune sottolineature. Questa rarefazione

1 – rischia di far venir meno il ruolo delle banche ( = raccogliere il risparmio e finanziare famiglie e imprese);
2 – sottrae denaro alla sottoscrizione di titoli pubblici di debito e/o di rendita (i cosiddetti titoli irredimibili di rendita);
3 – crea alcuni nuovi ricchi a fronte di molti nuovi poveri (le operazioni su criptovalute sono ad altissimo rischio);
4 – costituisce enormi concentrazioni di denaro (vero) in mani sconosciute per fini sconosciuti;
5 – crea centri di potere finanzario in grado di annullare il potere politico: una nuova forma di tirannia globale: la globalizzazione della tirannide.

Una sorta di roulette russa con alcune differenze: nel tamburo del revolver a sei colpi vi sono cinque cartucce e non una e la regola è che è obbligatorio fare un giro completo fra sei giocatori: uno solo alla fine si sarà salvato: gli altri saranno tutti morti.

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I BIT COIN, QUESTI SCONOSCIUTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2021 @ 5:48 am

Detto altrimenti: to handle with care, da maneggiare con attenzione     (post 4251)

Il mio amico Gianluigi De Marchi, coautore del libro sulla ricostruzione della finanza, sta tenendo una serie di conferenze su un argomento non contenuto nel nostro lavoro: i Bit Coin, una sorta di “moneta” che moneta non è anche se è raffigurata come una moneta d’oro e due sbarre verticali a mo’ di dollaro USA. Gianluigi è uomo operativo, di finanza e di studio, una persona seria, preparata, documentata, di grande esperienza professionale e di vita: ragion per cui lo ringrazio per il suo approfondimento che ci arricchisce di conoscenza e ci mette in guardia sul tema oggetto del suo esame.

Da quanto ho capito, i bit coin sono un “possibilità di guadagno e di perdita” che vi viene letteralmente venduta da chi ha organizzato complicatissimi software che “creano” queste immateriali possibilità e che voi acquistate con denaro vero. Ora, se molti comprano, il prezzo sale, se molti vendono, il prezzo scende. Prezzo, non “valore”! Tutto qui, e non è poco!

Esistono ormai circa 9000 tipi di “moneta virtuale” il che già la dice lunga sull’aspetto speculativo di chi, creando e/o gestendo queste masse di “possibilità” può lucrare agendo con l’insider trading e comunque sempre lucra con la percentuale di “entrata” e di “uscita” dal sistema che globalmente gli frutta un 10%. “BIT COIN” è in nome proprio della principale “moneta” virtuale. Le altre 8999 hanno nomi diversi.

Presto sarete avvertiti di una replica della conferenza di Gianluigi De Marchi. Nel frattempo mi permetto di sottoporre alla vostra attenzione alcune sottolineature. Infatti a mio avviso si tratta di:

1) una enorme speculazione pseudo finanziaria che potrà finire col bruciare le mani a chi alla fine si troverà fra le dita il cerino acceso;
2) un ulteriore violenza della (pseudo) finanza “creativa” (di se stessa) che tende a sovrapporsi ai sistemi dell’economia reale e della politica, a mo’ di enorme, nuova, diabolica multinazionale;
3) un potenziale micidiale strumento in mano alla mala politica internazionale;
4) in un mondo nel quale stiamo cercando di abolire la circolazione del denaro contante al fine di potere seguire la tracciabilità del denaro sporco (evasione fiscale e/o strumento della malavita), mettiamo in circolazione due sistemi di flussi non tracciabili: quello dei bit coin e quello delle valute “vere” con le quali li abbiamo comperati, valute vere consegnate nella mani di … di chi? Per fare cosa? Armi? Droga? Cos’altro?
5) Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma: se Tizio guadagna, Caio perde.

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UN’IDEA DELLA NOSTRA PRIMAVERA DELLE IDEE (estratto dal libro allegato) PER CONTRIBUIRE A DIMINUIRE IL DEBITO PUBBLICO: VENDITA DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE PUBBLICO ATTUALMENTE NON UTILIZZATO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2021 @ 6:10 am

Detto altrimenti: un progetto complesso, certamente, ma … perché no?   (post 4250)

Dal documento conclusivo di un’indagine conoscitiva della Commissione Finanze della Camera dedicata agli immobili pubblici emergerebbe che la situazione unità immobiliari del solo Stato (escluse cioè quelle degli altri enti pubblici territoriali ed Enti del parastato!) è la seguente: 543.000 unita’ pari a 222 milioni di metri quadrati !

Il Dipartimento del Tesoro dell’Economia e delle Finanze, sulla base dei valori medi rilevati dall’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia del Territorio (valori OMI, prezzi medi per provincia) ha stimato un loro valore fra i 239 e i 319 milardi di euro.

Si potrebbe costituire un fondo immobiliare per la vendita a scaglioni annuali di 15-20 miliardi l’anno (er non deprimere il mercato con vendite unitarie troppo elevate!) e mirare a ridurre il debiuto pubblico del 10-15%.

Banche, privati e investitori istituzionali italiani e stranieri potrebbero acquistare quote del fondo, di fatto acquistando gli immobili. Il fondo venderebbe gradualmente gli immobili pagando in tal modo i detentori delle quote per capitale e interessi. Inoltre il fondo potrebbe emettere proprie obbligazioni garantite dagli immobili, il cui ricavato andrebbe a favore del Tesoro. Il costo delle cedole sarebbe inferiore a quello ordinario, potendo i titoli beneficiare di un rating elevato, grazie alla loro solidità immobiliare.

Questo e molto altro nella seconda edizione del libro allegato, nel quale mi sono firmato “Presidente Associazione Restart Trentino”.

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25 APRILE RESISTENZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Aprile, 2021 @ 6:02 am

Detto altrimenti: un dovere anche oggi   (post 4249)

Per colpa della pandemia, è il secondo anno che non lo celebriamo con la pedalata FIAB “Resistere, pedalare, resistere”. Ogni anno infatti andavamo in un luogo della Resistenza. Oggi, ci andiamo con la mente, anzi, “ci vado” con la mente e il luogo che mi sono scelto è il nostro Parlamento … anzi, di luoghi me ne sono scelti due!

1) Il Parlamento, quello che qualcuno voleva aprire come una scatola di sardine; quello che “presto non servirà più”; quello che “datemi i pieni poteri”; quello che “prima (e “da soli”, n.d.r.) gli Italiani”; quello che “la democrazia deve essere diretta, cioè diretta da noi tre”; quello che “anche noi ci alleiamo con quelli lì, così facciamo numero”.
2) La nostra mente, quella che ha rifiutato la demagogia, il populismo, il sovranismo; la politica dell’odio, degli insulti, degli slogan, del segreto, dell’assenza di un modello prospettico; quella che ha rifiutato l’informazione stile Minculpop.

E’ in questi due “luoghi” che oggi dobbiamo recarci, per onorare chi è morto per darci la Democrazia Parlamentare e la Costituzione più bella del mondo.

NELLE FOTO: UNA DELLE NOSTRE ULTIME PEDALATE COMMEMORATIVE: SULLA STRADA DEL PONALE A RIVA DEL GARDA. Alla destra del Sindaco, l’avv. Renato Ballardini, partigiano.

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TRENTO, CITTA’ “METROPOLITANA” OVVERO UNA NUOVA ETA’ DEL COMUNE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Aprile, 2021 @ 5:41 am

Detto altrimenti: si impone una riflessione in tal senso    (post 4248)

 ” Metropolitana” fra virgolette, s’intende: quello che conta è il concetto. Ora mi spiego. In altre regioni la grande città capoluogo, a ragione del suo elevato peso specifico, è stata elevata a questo rango, con maggiore autonomia, potere e responsabilità.

PAT- Provincia Autonoma di Trento, un’area “asimmetrica e disomogenea”: 166 comuni di cui 160 piccoli, 5 medi, ed uno “grande”, il Capoluogo. E’ chiaro che il rapporto della PAT verso i 160 piccoli comuni è diverso da quello verso il Capoluogo. Un esempio: la PAT può ben emanare un ordine generale ai 160 piccoli comuni sugli orari di chiusura dei negozi alla luce di un interesse generale, ma lo stesso potere lo può reclamare Trento su se stessa, in quanto a sua volta gestisce una sua specifica “generalità”. In altre parole: la PAT deve porsi nei confronti della città capoluogo come holding tendenzialmente “pura” (finanziaria) e sempre meno “operativa”, e riservare le sue energie alla gestione dei grandi problemi nei confronti del potere centrale (Autostrada A22) e del potere provinciale di Bolzano (Mediocredito TAA). Cosa che non sempre ha fatto.

Circa il rapporto PAT-Capoluogo, un esempio: la legge urbanistica della PAT non dovrebbe imporsi sulla legge urbanistica del Capoluogo, se non altro perchè … cosa ci starebbe a fare il governo cittadino?

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GUFARE: PENSARE CHE LE COSE POSSANO ANDAR MALE, CRITICARE SENZA PROPORRE SOLUZIONI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Aprile, 2021 @ 6:33 am

Detto altrimenti: non è “gufare” invece, prepararsi a gestire il peggio con proposte concrete, essere responsabili, previdenti, e proporre soluzioni finanziarie per il contenuimento del debito pubblico (post 4247)

I TITOLI PUBBLICI IRERDIMIBILI RENDITA non sono un debito, non sono una patrimoniale  e producono contemporaneamente questi benefici:
1 – convogliamo volontariamente le risorse finanziarie private italiane ed estere verso il nostro settore pubblico;
2 – riducono il livello del debito pubblico;
3 – aumentano la liquidità del Tesoro
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Ricordate Marco Porcio Catone detto il censore? Ce l’aveva contro Cartagine: qualunque argomento si fosse discusso in Senato, chessò, la costruzione di un acquedotto, concludeva con “Ceterum censeo Carthaginem delendam esse” e alla fine fra l’altro prenso che dobbiamo distruggere Cartagine. Ed io ceterum censeo Irredimibilia emitteanda esse!

Io credo che i fondi Recovery non saranno sufficienti ad invertire l’andamento crescente del nostro debito pubblico. Calcolatrice finanziaria HP alla mano, occorre un’ulteriore massa finanziaria d’urto, quale può derivare dalle emissioni di TITOLI IRREDIMIBILI RENDITA (non sono titoli di debito) e dalla VENDITA DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE DEGLI ENTI PUBBLICI oggi non a reddito.
Dice … ma se li vogliono classificare come titoli di debito! Dico: io ho una pera. Me la fanno mettere in un cesto pieno di mele e uva: sempre pera resta! La natura della cosa determina la sua classificazione, non il contrario: quella pera, anche se messa nel cesto delle mele e dell’uva, sempre pera resta! E se la classificazione dei Titoli Irredimibili Rendita fosse sbagliata, la si cambia, cribbio! Dov’è il problema? Altrimenti mi sembrerebbe un po’ come quel tale che per fare dispetto alla moglie, si evirò! Tradotto: pur di  non SFORZARSI AD APPROFONDIRLI , pur di “fare dispetto” a chi li propone, li si rifiuta tout court arrecandosi un grave danno.

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NO ALLA CHIUSURA DELLA STRADA DEL LAGO DI CAVEDINE IN ESTATE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Aprile, 2021 @ 2:32 pm

Detto altrimenti: MA SIAMO MATTI? (post 4246)

Sono un pensionato, cicloturista residente a Trento e – in estate – a Riva del Garda. Partendo da Riva, pedalo spesso fino a Sarche e al LAGO DI CAVEDINE, quando non ci arrivo per una sosta dopo avere fatto il “giro del Ballino” (Riva – Passo del Ballino – Sarche – Canyon Limarò – Sarche- Toblino,  etc.). Altre volte ci arrivo dopo avere “scalato” da Arco il Bosco Caproni – Drena o anche quale tappa del tragitto Riva – Sarche – Valle dei Laghi – Cavedine – scavalcamento del crinale – planata sul lago. Quale “vecchio” socio FIAB spesso sono stato la guida cicloturistica per comitive di nostri colleghi “Fiabbini” di altre regioni: è una cortesia che ci scambiamo fra Fiabbini di varie regioni, ed ho sempre riscontrato un grande entusiasmo nel pedalare in questa zona.

CON LA CHIUSURA DELLA STRADA DOVREMMO PASSARE COSI’?

Al lago trovo sempre un piacevolissimo punto di ristoro al centro velico (e non solo) Wind Valley, accogliente sotto ogni aspetto: “ristoro” a tutto tondo! Cibo, bevande, ma soprattutto accoglienza. Per le bici poi, c’è tutto: rastrelliere, attrezzi per piccoli interventi, caricabatterie per le e-bike. Per noi anche un prato verde sul lago per rilassarsi.

E come me apprezzano tutto ciò migliaia di ciclisti nostrani e “foresti”: insomma, una tappa veramente rigenerante, che completa, anzi “consente” di effettuare dei veri e propri piccoli tour (diciamo, i più lunghi sono di una 70ntina di km) in un ambiente di rara bellezza.

Tuttavia vi si incontrano anche intere famigliole di residenti o turisti che fanno base nella zona di Pietramurata-Sarche, per cui portano i bimbi in bicicletta a fare un tuffo o una veleggiata su questa perla della natura, senza dovere affrontare faticose pedalate in salita. Non sono poche poi le persone che raggiungono il lago in auto, per godersi uno spazio di natura, di bellezza e di quiete veramente raro.

Perché scrivo tutto questo? Perché mi è giunta voce che presto dovrebbero iniziare lavori di scavo per la posa di una tubazione lungo la strada per circa 600 metri da quel punto di sosta, con l’interruzione del citato sistema dei percorsi cicloturistici e automobilistici. Tutto questo adesso, in prossimità della riapertura dei luoghi di sosta e di ristoro dopo un anno di chiusura a causa della pandemia? Mi chiedo: ma non si può rimandare questo intervento a fine stagione? Si eviterebbe di penalizzare l’economia ed il turismo della zona e soprattutto l’immagine della gestione del Turismo offerto dalla nostra bellissima Provincia.

Grazie se condividete questo mio auspicio.

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GRILLO, “E’ ORA DI FINIAMOLA!”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Aprile, 2021 @ 7:55 am

Detti altrimenti? BASTA!    (post 4245)

Espressione sgrammaticata ma spontanea, popolare, molto efficace in voga decenni fa. Un grido di esasperazione, un dire “Basta!” con i contorsionismi d’ogni tipo, quelli di un vecchio comico in testa! Se il re è nudo, diciamolo, anzi, gridiamolo. E anche il giullare: se è nudo anch’esso, gridiamolo!

GRILLO URLANTE: “Ma quale stupro … via … era lei che lo voleva … si sa come vanno queste cose …” Una violenza doppia: quella all’epoca del fatto e quella di oggi. I reati sono due: quello del figlio e quello del padre: il primo da accertare in tribunale; il secondo da punire subito!

Mi sono laureato il giurisprudenza nel 1968 con una tesi in Medicina Legale in materia penale. Una lezione del professore: ” La violenza sessuale, il professore cita … “Il ragazzo con una mano mi teneva ferma la mano destra; con l’altra, la mano sinistra; poi mi ha strappato il reggiseno e le mutandone …” (il prof continua ammiccando a noi con un sorriso ironico): “Ma quante mani doveva avere quel povero ragazzo?”

GRAVISSIMO, ma ancor più grave che non fosse scoppiata un’esplosione di protesta tale era la cultura dominante di oltre mezzo secolo fa! E oggi? Oggi quel buffone da strapazzo vuole riportare indietro le lancette della civiltà al delitto d’onore; all’adulterio punito solo al femminile; al matrimonio riparatore; al marito “capo” della famiglia; allo ius corrigendi del marito sulla moglie; a “la porta – si sa – si apre dal di dentro”, etc..

BASTA! E’ ORA DI FINIAMOLA!

P.S.: oltre al fatto umano … ci rendiamo conto che quell’essere manovra miloni di frequentatori di un moderno Paese dei Balocchi? Che con la loro democrazia “diretta” da poche persone – senza l’intervento dirompente di tale Matteo Renzi – avremmo potuto ritrovarcelo fra i pochi capi di una “democrazia oligarchica” alla turca o alla ungherese?

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