I 37 MILIARDI DEL MES SANITARIO A RISCHIO: I FONDI POSSONO E DEVONO ESSERE RICHIESTI ENTRO IL 2022!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2022 @ 4:16 pm

Quello che la PCM Signora Meloni non vuole perchè … viene dall’UE! E’ con soddisfazione che vi allego la foto della paginetta 45 del libro che ho scritto nel 2020 insieme a Gianluigi De Marchi:

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COME FA OPPOSIZIONE ITALIA VIVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Novembre, 2022 @ 1:34 pm

Il mio amico Gianluigi De Marchi, mio concittadino e co-UniGe (lui economia, io legge), con il quale nel 2020 ho scritto il libro qui sotto, mi scrive e pubblico volentieri:

INIZIA
Caro Riccardo,
invio in anteprima una lettera che ho spedito ai giornali (che non pubblicheranno…), se ritieni di pubblicarla sul tuo blog.
Ciao, continua così!
Gianluigi

Onore al merito a Calenda che ha esposto al presidente Meloni la “sua” finanziaria con proposte concrete ed organiche finalizzate a facilitare la prossima discussione in Parlamento della legge finanziaria. Calenda e MATTEO RENZI stanno dimostrando come si svolge il lavoro di “minoranza” che non è affatto quello di “opposizione” pervicacemente perseguito da PD e M5s.
Mentre Calenda incontra Meloni, Conte e Letta fanno a gara per arrivare primi in piazza e per avere più folle plaudenti ad ascoltare i soliti slogan senza contenuto.
Sono certo che la minoranza otterrà qualche risultato, mentre le due opposizioni si limiteranno a vocianti cortei il cui unico risultato sarà bloccare per ore qualche città…
Gianluigi De Marchi
FINISCE

SCRIVE MATTEO RENZI:

Domenica a City Life a Milano per l’assemblea nazionale di Italia Viva. Parleremo di federazione, di Mes, di europee 2024, del sostegno a Macron e a Renew Europe e di molto altro, tra cui la legge di Bilancio. A tale proposito, trovo surreali le critiche che vengono mosse al Terzo Polo perché Calenda ha presentato alla Presidente Meloni delle proposte alternative e degli emendamenti. Per noi fare l’opposizione significa avanzare proposte alternative credibili: è vero che quando Meloni era all’opposizione non si comportava così e anzi ci attaccava in modo superficiale e qualunquista, ma il fatto che lei sbagliasse oggi non rileva: noi abbiamo a cuore le Istituzioni e facciamo tutto quello che serve per renderle più civili.

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L’AUTONOMIA AMMINISTRATIVA del TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Novembre, 2022 @ 2:12 pm

Il primo caso in Italia fu quella concessa dall’Austria ai Lorena per il governo del Granducato di Toscana, terra che fu loro assegnata dall’Austria o quale “contropartita” della cessione alla Francia del loro Granducato dell’Alsazia-Lorena. I Lorena utilizzarono bene quell’autonomia politicamente (furono molto tolleranti e “democratici” per come lo si poteva essere in quel tempo); sia iniziando a promuovere il turismo; sia per la bonifica della Maremma Grossetana, quella per la quale i loro predecessori, i Medici,  si erano limitato a creare l’Ufficio dei Fossi. In oltre realizzarono la ferrovia Firenze-mare dalla stazione fiorentina della “LEOPOLDA” fino a Pisa e a Livorno.

Non voglio ripetere qui l’origine e la storia della nostra (del Trentino Alto Adige) Autonomia Amministrativa, ma intendo richiamare l’attenzione sulla sua situazione attuale. Infatti …

  • … con la caduta degli ideali politici, giusti o errati che siano stati;
  • con un generale impoverimento culturale della classe politicala quale, salvo qualche pregevole eccezione, è stata la politica delle TV, di una sinistra che a forza di pretendere di allargare la propria base ha perso il contato con la propria base; dei Vaff e della “democrazia” diretta (diretta da poche persone, quindi oligarchia); di una destra che si paluda da centro-destra;
  • con il maldestro tentativo di riposizionamento della sinistra e della destra, entrambi verso un centro che non è il loro;
  • con il conseguente impoverimento delle idee e della professionalità politica …

oggi la politica romana tende ad essere sempre più “amministrazione concreta” (salvo riuscirci o meno); tende ad essere una politica “personalista “ per se stessa e anti personale nei confronti altrui; tende a preoccuparsi delle prossime elezioni anzichè delle prossime generazioni.

Questa ondata di negatività ha raggiunto anche la nostra amministrazione locale che ha seguito la deriva nazionale, volendo essere più in linea con la tendenza nazionale anziché a difesa e ad implementazione della propria Autonomia Amministrativa, per cui se Roma piange (la morte della buona Politica), Trento non sta ridendo, con un governo provinciale preoccupato a fare una politica simile a quella nazionale anziché continuare ad amministrare meglio di quella nazionale.

Nel 2014 avremo le elezioni “amministrative” provinciali trentine. Ecco, io vorrei poter scrivere il termine “amministrative” senza la virgolettatura, cioè che esse possano far emergere i politici o le politiche che hanno portato – da Roma – i maggiori risultati concreti per l’amministrazione/governo del nostro territorio, indipendentemente dall’appartenenza politica a partiti politici installati nel governo centrale.

Infatti se noi stesisi elettori locali non dessimo rilevanza al significato ed ai risultati concreti delle nostre Persone Locali già impegnate a Roma, non ci dovremo lamentare se perderemo il ruolo di esempio di Autonomia amministrativa speciale, di fronte a chi questa Autonomia non ce l’ha ancora (e la anela) e anche rispetto a chi ce l’ha già, ma la usa male.

Riccardo Lucatti, Coordinamento Provinciale ITALIA VIVA TRENTINO

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Una vita (racconto)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2022 @ 5:18 pm

La sua vita era cominciata altrove e altrove si era svolta, come la solita pellicola di un film, e non era un romanzo: era una vita come tante altre. O come poche altre. Comunque, sicuramente come altre.

Prima occasione. Aveva indirettamente conosciuto la Regione Trentino Alto Adige sin da quando era poco più che infante, qui fari non potest, cioè quando ancora non aveva imparato a parlare. Sì, perche sua mamma, classe 1904, nativa di Agrigento, insegnante, si era trasferita a Bolzano e si era innamorata del Sud Tirol, forse perché vi aveva conosciuto un alunno un po’ speciale, un brigadiere dei Carabinieri al qual dava lezioni private per il superamento di esami che poi egli superò. La mamma si innamorò anche del brigadiere. Poco dopo si sposarono. E la mamma gli parlava molto dell’Alpe di Siusi e della Val di Non. Verso la fine della guerra, il babbo, Maresciallo CC, si rifiutò di prestare servizio sotto i tedeschi e si fece due anni di campo, in Germania. Tutto è bene quel che finisce bene: rientrò, liberato dagli Americani. I coniugi ai loro nel frattempo tre  maschietti diedero, fra gli altri giocattolini, dei piccoli album sulle cui pagine, abbastanza spesse, erano ritagliati incavi entri cui i bambini dovevano incastrare la raffigurazione in cartoncino di una stella alpina, di una mucca, di una pastorella con il suo bravo secchio di latte appena munto. Erano tavole dipinte a colori tenui, morbidi, sfumati. Sullo sfondo del disegno, il Rosengarten, per metà innevato e per metà rosa, al tramonto. Fra i piedi della contadinella, chiazze di neve, erbetta, ranuncoli.

Seconda ocacsione. Il secondo approccio Riccardo lo ebbe da diciassettenne, quando accompagnò la mamma in un viaggio a Bolzano, a trovare la zia, ragioniera presso la locale amministrazione provinciale. Apotheke, cosa vuol dire? Raffeisen, chi era costui? In effetti alcuni anni dopo avrebbe “scoperto” trattarsi di un personaggio importante che nella Germania del dopoguerra istituì le prime Casse Rurali per aiutare le persone più bisognose.

Terza occasione. I Maresciallo venne trasferito da Genova, la città ove aveva organizzato la sua vita e la sua famiglia, a Cles, capitale dell’Anaunia (Val di Non). Riccardo era al primo anno d’università. Un fratello al terzo, un altro fratello frequentava le scuole medie. Si trasferì solo il babbo e la famiglia lo raggiungeva per le feste e per le vacanze estive. Durante una di queste vacanze, che videro i due fratelli maggiori scorazzare in auto da Cles a Cavareno, per via che quel paese era molto più di villeggiatura che non Cles, irruppero nella vita di Riccardo le Dolomiti. Accadde così. I due fratelli maggiori vennero invitati a fare il giro della via ferrata delle Bocchette, nelle Dolomiti di Brenta. Salire da Vallesinella, poco distante da Madonna di Campiglio, con la nebbia, e dalla nebbia vedere spuntare, anzi, improvvisamente vedere galleggiare la cima del Crozzon di Brenta, dipinto a pastello di rosa tenue, ai primi raggi del sole … “intender non lo può chi non lo prova”. Un colpo di fulmine. Rientrato a Genova, subito due corsi di alpinismo alla Scuola di Alpinismo Bartolomeo Figari del CAI – Sezione Ligure, indi promosso istruttore sezionale. In due anni.

Quarta occasione fu poi la consuetudine familiare di trascorrere le vacanze estive in quel di Cavareno, da dove Riccardo partiva per settimane di alpinismo sulle Dolomiti di Brenta e sulla Pale di S. Martino.

Quinta occasione. Laureato, servizio militare. Era stato Sergente Allievo Ufficiale di Complemento in provincia di Torino nella Brigata Alpina Taurinense. il Piemonte avrebbe potuto ospitarlo anche da ufficiale. No. Riccardo, chiese Merano, ma non vi era alcun posto vacante. lo assegnarono in Alto Adige, vicino a Bressanone, alla Tridentina.

Sesta occasione. Gli anni passano. Riccardo lavora a Milano. Lo cercano, gli offrono un lavoro a Trento, accetta, trentacinque anni fa e adesso ne sta per compiere 79! Nel frattempo ha frequentato e frequenta il Trentino in bici, a vela e con gli sci. Alpinismo no, non più, perché il migliore alpinista è quello che … invecchia!

Riccardo, lui la sua patria or è (anche) dove si vive!

A 22 anni, dopo la scalata della via Videsot alla Cima Margherita, in Brenta
A 65 anni, dopo la “scalata” Trento-Bondone
Sull’Alto Garda Trentino, sempre
A 77 anni, in Paganella

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C’E’ MATTEO E MATTEO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2022 @ 6:00 am

Più che segreto di Stato sembra il segreto di Pulcinella. Solo nel paese di Arlecchino succede che “casualmente” una professoressa, che casualmente non si trova a scuola, accompagna il padre in un bagno dell’autogrill e, mentre lui espleta, lei attende in auto e casualmente filma un incontro tra un politico e uno dei Servizi Segreti, per poi … andare contromano in autostrada, sempre casualmente, s’intende!

Su questo episodio, solo nel paese di Colombina si mette il segreto di Stato (come per la strage di Bologna!) affinché nessuno possa sapere come lo Stato, dopo avergli arrestato i genitori, indagatone i parenti, pubblicatone i conti correnti, non sia riuscito minimamente a rallentare colui che ha messo un tetto ai mostruosi guadagni dei non sempre produttivi dirigenti di Stato. Solo nel paese di Balanzone si spende di più per elicotteri in volo e centinaia di uomini di GdF a sequestrare nottetempo e illegittimamente pc, smartphone e cellulari ai donatori della Fondazione Open e dove s’incrimina per decenni tutti coloro che sono stati politicamente vicini al Mostro.

S’indaga più su Matteo Renzi che su Matteo Messina Denaro. Poco importa se c’è il nulla: importante e’ infangare. E Pantalone paga. Ma forse è solo perché, per una svista, hanno indagato sul Matteo sbagliato! Succede.

E poi c’è quell’altro Matteo … il cui partito beneficia di una rateizzazione eterna per restituire le decine di milioni di euri incassati ma non incassabili? C’è di che incassarsi, anche se … vabbè … si sa, sono cose che succedono.

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LA DEMOCRAZIA DAL BASSO E GLI ERRORI DI CHI AMMINISTRA I TERRITORI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2022 @ 5:55 am

La politica è sempre di più amministrazione concreta: pertanto in politica occorre una maggiore “managerialità aziendale”.

Democrazia non è “chi vince governa e chi perde non rompe le palle”: democrazia è confronto e dialogo, azioni dalle quali alla fine scaturisce la decisione. La loro mancanza è lo scollamento dal “mondo”, cioè letteralmente dall’ “insieme delle relazioni umane”, in questo caso dal mondo delle relazioni umane locali.

Un manager e imprenditore di grande esperienza, successo e credibilità, Pier Luigi Celli, nel suo libro “Il potere, la carriera e la vita” (Ed. Chiarelettere) testimonia come il successo di una intrapresa dipenda dal coinvolgimento della base, sia essa la base di collaboratori aziendali, sia – aggiungo io – la base dei cittadini i quali, collaboratori e cittadini, rappresentano le “periferie”, preziose in quanto hanno il contatto diretto con i problemi e in quanto da esse nascono con le migliori istanze risolutive.

Celli infatti opera una sorta di inversione termica delle iniziative nel senso che esse devono prendere le mosse dalle periferie (aziendali) ed essere indirizzate dal centro, il che purtroppo pare essere il contrario di quanto avviene nell’ambito di una certa politica, la quale è disponibile a sviluppare solo le istanze che nascano al proprio interno: una sorta di top down auto limitativo e astratto dai reali bisogni della collettività, che non interpreta la politica innanzi tutto come invece dovrebbe essere e cioè innanzi tutto come   “ascolto”.

Un altro aspetto sul quale Celli si intrattiene è la contestazione della pretesa necessaria discontinuità rispetto alla gestione precedente, come purtroppo talvolta avviene fra due successive amministrazioni aziendali: una sorta di damnatio memoriae per tutto quello che di buono si stesse già facendo, pur di differenziarsi a tutti i costi, anche a rischio di interrompere importanti processi o di non utilizzare preziose risorse di idee. Il che è negativo anche in politica.

Ulteriore testimonianza che ci viene da Celli è che occorra dare centralità ad ogni problema, la cui soluzione deve inoltre essere demandata, in termini di potere e responsabilità, ad un capoprogetto, secondo il criterio della funzionalità e non della scala gerarchica societaria (e politica, n.d.r.).

Aggiungo al “cestino” delle testimonianze di Celli con un ultimo ”oggetto”: i fattori della produzione sono tre: capitale, lavoro e motivazione dei lavoratori, nel caso nostro dei cittadini, che sono demotivati dalla mancanza di confronto e dal “sacrificio” delle loro istanze sull’altare di un autoritarismo autoreferenziale.

Termino  una considerazione personale: mi auguro che a fronte della attuale eccezionale situazione della concomitanza di molte negatività (effetti del Covid, della guerra, delle variazioni climatiche, della possibile recessione), la politica agisca “aziendalmente” ovvero ponga in  campo iniziative nuove, coraggiose, fortemente innovative, le quali mettano a reddito tutte le potenzialità di ogni territorio ancora inespresse.

*Responsabile del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista di ITALIA VIVA TRENTINO

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ACHTUNG KRIPTOVALUTEN!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2022 @ 7:12 am

“Legem brevem esse oportet, quo facilius ab imperitis teneatur”. Così Seneca, Epist., 94, 38 = le leggi devono essere concise, perchè possano esssere più facilmente comprese da chi non è addetto ai lavori”. Insomma, raga, vedete bene come io spazio dal tedesco (del titolo!) al latino dei miei (lontanissimi) anni del liceo!

Ero molto perplesso “di mio” sulle Kriptovalute. Dopo avere letto l’ottimo libro “Piniocchiocoin” del mio amico, conterraneo, co-universitario (e co-autore con me del libro sulla ricostruzione della finanza) GIANLUIGI DE MARCHI non sono perplesso: sono CERTO che non ne acquisterò mai nè suggerirò ad alcuno di acquistarle. Quello che suggerisco invece è di acquistare “Pinocchiocoin”: COSTA solo pochi euri e VALE molto, molto di più! Le ragioni della mia “condanna”? Eccole:
– la loro piena comprensione è troppo complessa, solo per super addetti ai lavori.
– Il loro cosiddetto “valore” dipende dall’incrocio della domanda con l’offerta che dipende dal volume delle Kripto in circolazione che a sua volta dipende da chi le fabbrica.
– Il sistema di circolazione blockchain è assolutamente quasi sicuro. Mi spaventa quel “quasi”.
– ll fisco, inerme, sta a guardare il Festival dell’Anonimato.
– Non si sa che uso sia fatto con le valute vere incassate da chi vende le Kripto.
– Le autorità bancarie e finanziarie italiane (Bankitalia, Consob, 28 aprile 2021) ci suggeriscono prudenza ma si dichiarano impotenti a fermarle perchè “esulano dalla loro sfera di competenza”. A me, già alpinista anche invernale, ricordano una valanga: o la fermi subito oppure prende troppa forza ed è inarrestabile. Infatti …
– … temo che le Kripto possano arrivare prima a influenzare e dopo a destabilizzare l’economia, la finanza e la politica di un paese.
– Cui prodest? Cui bono? A chi giova? Chi ci guadagna? Si domandava Cicerone già “qualche” anno fa. E’ la domanda che mi pongo quando vedo le autorità monetarie e finanziarie invitarci alla prudenza anzichè vietarle, queste Kriptovalute!
– Un mio vecchio amico, genovese e leguleio come me, commerciante ed ebreo (scrivo la sua appartenenza religiosa con ammirazione e rispetto, per sottolineare la sua grande intelligenza e capacità in affari) mi ha insegnato che se qualcuno guadagna, qualcun altro perde: sulle Kripto ci riempiono la testa di moltidudini di investitori che stanno, tutti, guadagnando, salvo che ogni tanto emerga il fallimento di qualche piattaforma con la scomparsa di qualche miliarduccio di controvalore in euri/dollari. Evvabbè … nessuno è perfetto!

Kripto, dal greco = nascondo. Almeno nel nome non si nascondono!

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MENTRE A ROMA DI DISCUTE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Novembre, 2022 @ 5:44 pm

Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur (Tito Livio, Storie, XXI, 7,1).

219 a.C. – Mentre a Roma di discute se andare in aiuto all’alleata Sagunto assediata dai cartaginesi, la città è espugnata.

Dum Tridenti consulitur, Autonomia expugnatur, mentre a Trento si discute, l’Autonomia è (a rischio di essere) “espugnata”. Infatti alle ultime elezioni politiche, la maggioranza del Trentino ha votato a destra. Inoltre, una parte degli Autonomisti storici inspiegabilmente oggi “guarda” a destra, ovvero a quella parte della politica centrale che vuole concedere a tutte le regioni una identica Autonomia amministrativa e cioè di fatto annullando la nostra specialità autonomistica il cui mantenimento reclamiamo sulla base della nostra storia ed esperienza di governo. Un livellamento al basso, per noi, nel senso che tutti autonomi = nessuno autonomo. Soprattutto se ciò è unito alla tentazione di Bolzano di ridare vita a quel loss von Trient mirato a garantire a loro, e solo a loro, il mantenimento dell’attuale Autonomia Speciale Amministrativa.

Per reagire a questa “livella”, nel 2023 ci si presenta un’occasione importante: le nostre elezioni amministrative provinciali, con le quali potremo dare una svolta alla tendenza plurileghista (nel senso di una “politica di confine politico”) la quale purtroppo oggi anima l’attuale nostro governo provinciale, tendenza prevalente rispetto alla difesa degli interessi, della storia e del futuro del nostro territorio.

In parallelo dobbiamo coinvolgere Bolzano in questa battaglia, che deve essere comune, perché viribus unitis sarà più facile vincere la sfida che ci attende. In tale prospettiva, dobbiamo proporre a Bolzano iniziative turistiche, culturali, economiche e finanziarie di area regionale e soprattutto euroregionale, quale, ad esempio, la creazione del nuovo prodotto turistico Trentino Sud Tirolo Bike Safari da collegarsi funzionalmente all’esistente Tirol Bike Safari austriaco: iniziativa che destagionalizzerà il turismo regionale e sarà una risposta straordinaria ad una somma di negatività straordinarie, quali il Covid, la crisi climatica, la guerra, le recessione.

Riccardo Lucatti, Responsabile dl Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista di ITALIA VIVA TRENTINO, Trento

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LA NECESSARIA RIFORMA DEL DEBITO PUBBLICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Novembre, 2022 @ 11:14 am

Si tratta di dare vita ad uno swap (scambio) finanziario: lo Stato riceve capitali e offre in cambio una rendita elevata: ciò attraverso l’emissione di TITOLI PUBBLICI IRREDIMIBILI RENDITA, titoli sui quali l’Ente corrisponde ai sottoscrittori un rendimento più elevato rispetto al rendimento dei titoli di debito, ma non è obbligato alla restituzione del capitale investito. Il tasso di rendimento è indicizzato per mantenere il valore del titolo in Borsa  ove, volendo rientrare del capitale investito, si potrà vendere il titolo.

Oggi questi titoli sono classificati come titoli di debito e occorre semplicemente rettificare questa loro classificazione che non regge alla luce della legge e della disciplina finanziaria ed economica ma soprattutto alla luce delle esigenze della finanza pubblica nella situazione che stiamo vivendo.

Uno Stato indebitato con titoli di debito è come quel negoziante che abbia contratto un mutuo per acquistare i locali del suo negozio. Per contro, uno Stato che emetta TITOLI IRREDIMIBILI RENDITA è paragonabile al concorrente di quel negoziante che a differenza del primo non si sia indebitato, bensì abbi preso in affitto i locali necessari al suo commercio.

Nel 1935 l’Italia emise suoi Irredimibili per Lit. 42 miliardi (circa €50 miliardi di valore attuale) sottoscrivibili al prezzo  95/100, al tasso del 5% annuo, liquidazione semestrale. E andarono a ruba.

Il 20 agosto 2020 Banca Intesa Sanpaolo ha emesso suoi Irredimibili (privati, quindi a tassazione doppia rispetto a quelli statali!) per €1,5 miliardi e ha ricevuto richieste per €6,5 miliardi. Andati a ruba anche questi!

I Titoli Irredimibili Rendita sono lo strumento per attrarre volontariamente (questa è la grande differenza rispetto ad interventi fiscali!) la ricchissima finanza privata italiana (ed estera) verso il nostro settore pubblico: consideriamo che la sola finanza privata italiana ha un volume grosso modo doppio rispetto all’attuale indebitamento pubblico, con la parte depositata nelle banche grosso modo equivalente all’attuale PIL.

Immaginiamo che, per iniziare, lo Stato emetta titoli Irredimibili (come si è detto: ad un rendimento maggiore rispetto al quello dei titoli di debito) e li offra in sostituzione volontaria delle tranche di titoli di debito pubblico in scadenza che globalmente ammontano a oltre 400 miliardi l’anno. Così facendo, lo Stato riduce il suo debito pubblico. Se poi ne emette di nuovi, aumenta la sua liquidità senza aumentare il proprio debito: minor debito; maggiore liquidità; maggiori investimenti produttivi di lavoro, utili, finanza; migliore rapporto debito/Pil; miglior rating; minore spread rispetto ai titoli tedeschi.

Per lo stato aumenta il flusso in uscita per il pagamento dei maggiori rendimenti, flusso che però è ampiamente compensato dalla diminuzione dei flussi in uscita per la mancata restituzione del capitale!

L’emissione di Titoli Irredimibili sarebbe auspicabile anche a livello UE, con il vantaggio di attrarre direttamente la finanza privata di molti stati. Con il che si alimenterebbe “a cascata dall’alto” il flusso di risorse da destinare agli Enti pubblici “precedenti”, ovvero a Stati, Regioni, Province, Città e quindi anche da destinare direttamente a imprese e servizi pubblici.

Per comprendere a fondo l’idea proposta occorre dare centralità all’esame dell’andamento – in aumento o in diminuzione – degli altri principali flussi della finanza: il risparmio presso le banche; le emissioni di irredimibili bancari; gli investimenti finanziari dall’Italia all’estero. Alla luce di questa analisi, risulterà come lo Stato, oltre alle considerazioni sopra esposte, debba considerarsi “in concorrenza” con altri soggetti captatori dei principali flussi finanziari, i quali rischiano di indebolire la sua capacità di attrarre volontariamente la finanza privata verso le proprie esigenze, con la necessità per lo Stato di ricorrere a devastanti interventi fiscali.

La contestazione che viene fatta all’emissione di titoli irredimibili rendita è superficiale: “Sono classificati come titoli di debito”. Al che osservo: appunto, “sono classificati”, non “sono”. Quindi il problema è solo di intervenire con un atto “eccezionale” (che poi tale non è!), ovvero con la semplice rettifica della loro attuale classificazione, di fronte a quattro contemporanee negatività eccezionali: Covid, clima, guerra, recessione. Localmente Bankitalia Trento avverte: “Economia province di Trento e Bolzano – Previsioni imprese: rallentamento in Trentino, stagnazione in Alto Adige”. Fonte: Agenzia giornalistica OPINIONE.

Il “gioco” (degli Irredimibili) vale quindi ampiamente la candela. Infatti, se non ora, quando?

Riccardo Lucatti, Responsabile del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista di ITALIA VIVA TRENTINO, Trento.

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LA CABINOVIA TRENTO-MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Novembre, 2022 @ 6:52 am

Ieri sera, domenica 13 novembre 2022, ho inviato al quotidiano locale l’Adige questa mia “lettera”.

INIZIA

La Cabinovia Trento – Monte Bondone.
Il quotidiano locale “l’Adige” riporta
– il  9 novembre 2022 un articolo su un impianto che si continua a chiamare funivia mentre sarebbe più corretto ed augurale chiamare con il suo nome: cabinovia;
– in pari data, la breve lettera di critica superficiale all’impianto del signor Michele Bazzanella di Candriai;
– il 12 novembre, “Confindustria. Prospettive di mobilità sostenibile sulle Dolomiti. Il sogno: treno e funivie.
Cito i tre articoli a testimonianza dell’interesse che questo quotidiano riserva alla materia.
Nell’articolo del 9 novembre intervengono due personaggi politici (Vicesindaco di Trento Roberto Stanchina; Assessore provinciale Roberto Failloni) i quali fanno riferimento a due aspetti: la necessità di destagionalizzare il turismo e di valorizzare la montagna in particolare per la pratica dello sci; la necessità di un forte coinvolgimento della finanza privata. Al riguardo mi permetto di esporre i miei contributi sull’argomento.

Infatti, si tratta non solo di destagionalizzare il Bondone e di aiutare la locale industria dello sci, ma piuttosto di fare in modo che il nuovo impianto sia la scintilla per la replica in regione di quanto l’Austria ha realizzato da anni: il Tirol Bike Safari che ha messo in rete ben 750 km di ciclo discese, con importanti effetti positivi sull’aumento del turismo.

Si tratta cioè – a fronte di eventi negativi eccezionali – di dare l’avvio ad una risposta eccezionale, cioè al progetto bi-provinciale  TRENTINO SUD TIROLO BIKE SAFARI: il che – prendendo le mosse dall’iniziativa della nostra città capoluogo e della nostra Provincia – avrebbe anche una portata politica “regionale” interessante, avendo la funzione di mantenere unita  la Provincia di Bolzano a quella di Trento sulla base di un progetto “viribus unitis”,  effetto particolarmente utile in questa delicata fase di aggiornamento del nostro Statuto di Autonomia, Statuto  che deve rimanere comune alle due Province Autonome. Inoltre questo progetto potrebbe avere una portata a livello Euregio, collegandosi  al Tirol Bike Safari citato.

Quanto al soggetto che dovrà realizzare l’impianto, occorrerà definire se convenga che sia

– una SpA comunale, e allora suggerirei che fosse una SpA comunale multiservizi per utilizzare ai fini del risultato economico le ingenti imposte invece oggi che alcune SpA comunali versano allo Stato; oppure
– il Comune stesso, ed allora si potrebbe contare sui soli ammortamenti finanziari che peserebbero sul suo bilancio circa la metà degli ammortamenti ordinari; oppure
– una Spa mista pubblico privata, al che suggerirei di esaminare la possibilità di lanciare BOC e BOP (Buoni Ordinari Comunali e Provinciali) convertibili in azioni della società di scopo ex art. 35 della L. 724 del 23 dicembre 1994, i quali potrebbero essere sottoscritti non solo dai cittadini ma anche dai numerosissimi turisti attraverso la ricca schiera di “sportelli di vendita” quali potrebbero diventare le nostre numerosissime strutture alberghiere.

Last but not least, andrebbe calcolato quale sarà il ricavo “calcolatorio” e cioè il beneficio indotto che l’impianto e il più ampio progetto bi-provinciale porterebbero all’economia della città promotrice e di tutte le due province autonome.

Riccardo Lucatti, Responsabile del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia Mista di ITALIA VIVA TRENTINO, Trento.

FINISCE

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