“COLLE PERGINE” (TN)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Marzo, 2023 @ 8:32 pm


Non lo avevate mai sentito nominare, vero? Colle del Sestriere, Col du Granon, del Galibier e chi più ne ha più ne metta … ma di “Colle Pergine” no.

E invece qui in Trentino stiamo per avere un nuovo Colle, il “Colle Pergine”, appunto!
Infatti si sta costruendo la pista ciclabile che da Trento (194 m) sale a Pergine (483 m) da dove si scenderà dino a Bassano del Grappa (129 m) e viceversa! Ditemi voi se non è un Colle importante, quello che collega Bassano del Grappa a Trento, anche in vista della realizzazione della nuova Cabinovia Trento-Monte Bondone, per cui la nuona direttrice ciclabile est-ovest sarà lunghissima e molto, molto interessante, arrivando a congiungersi con la programmata pista circumlacuale del lago di Garda: sì, perchè dal Monte Bondone si potrà planare agevolmente in bici fino a quel lago!
SCUSATE SE E’ POCO!

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RIFORMARE I RAPPORTI CAPOGRUPPO/HOLDING E LA FINANZA DI GRUPPO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Marzo, 2023 @ 6:16 pm

Da “giovane” (dai  32 ai 38 anni compresi) sono stato a capo della Finanza Italia di una grade Holding, la STET-Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino-Roma, società del Gruppo IRI, che possedeva a sua volta decine di SpA nella comunicazione e nell’elettronica, civile e militare ed operava come una holding “diversamente mista”, cioè si occupava della finanza di gruppo in modo più o meno operativo in relazione alla diversa dimensione e ruolo delle SpA possedute.

La SpA che utilizzava e produceva la maggiore quantità di finanza era la “SIP-Società Italiana Per l’esercizio telefonico”, in allora operante in regime di monopolio. Noi gestivamo la sua finanza per quanto riguardava l’approvvigionamento sul mercato, non quanto al suo utilizzo: infatti, le decisioni di investimento e di spesa erano lasciate al P-AD-DG della Sip e al suo CDA-Consiglio di Amministrazione.

Mi piace fare un ragionamento parallelo per ciò che riguarda il rapporto fra una Provincia Autonoma (di Trento, la PAT) e i suoi Comuni. Nel caso nostro abbiamo 166 Comuni, la maggior parte dei quali di dimensioni molto limitate. Ecco che il rapporto finanziario fra la PAT e i singoli Comuni deve tener conto della diversa dimensione di ogni Comune: ovvero, essere “holding mista o operativa” nei confronti dei Comuni minori, ma solo strumento di trasmissione finanziaria rispetto alle sue maggiori “società”, cioè rispetto ai Comuni maggiori, Capoluogo in testa.

Questo, anche in ossequio
– al principio di sussidiarietà che recita “Non faccia l’Ente successivo (la PAT) ciò che può fare meglio e prima l’Ente precedente (il Comune)
– alla regola “aziendale” che il potere deve essere sempre unito alla responsabilità.

Mi piace definire il modello che propongo come la “SECONDA ETA’ DEI COMUNI”. E se mi sbaglio … mi corigerete!

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ITALIA VIVA PROPONE LA RIFORMA DELLA PROGRAMMAZIONE – LINEE GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DELLA NUOVA TELECABINA TN- BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Marzo, 2023 @ 5:25 pm

(A complemento dei contributi pro Cabinovia Trento-Monte Bondone forniti in occasione dell’ultima campagna elettorale comunale)

  1. Creare una SpA multiservice mista pubblico-privata a maggioranza pubblica locale, insieme a parcheggi e farmacie per il recupero delle forti imposte sugli utili di bilancio oggi versate allo Stato da queste due società;
  2. per la Spa multiservice individuare:
    1. un Presidente per i rapporti istituzionali con la politica provinciale e comunale trentina e bolzanina;
    1. un AD-DG-General manager Capo Progetto che a sua volta operi attraverso una serie di capi-progetto settoriali;
    1. all’interno del Comune e della Provincia Autonoma di Trento, il dirigente/assessore responsabile di dialogare costantemente con la SpA;
  3. fare lanciare alla SpA un bando per la ricerca degli azionisti privati di minoranza tenuti alle prestazioni accessorie (progettazione cabinovia) di cui all’art. 2345 del C. Civile;
  4. emettere obbligazioni BOC-BOP ex art. 35 l. 724 del 23.12.1994 (durata superiore a 5 anni; rendimento +1 rispetto ai titoli statali garantito da un pool di banche locali;  convertibili in azioni privilegiate della SpA multiservice fino al 49%; sottoscrivibili anche da turisti (attivare la “rete di vendita” costituita dalle strutture alberghiere);
  5. calcolare il fatturato dell’indotto generato dalla cabinovia e computarlo statisticamente fra i ricavi della Spa;
  6. calcolare gli ammortamenti della cabinovia solo come ammortamenti finanziari, quanto meno ai fini statistici;
  7. strategicamente, inserire l’opera nell’idea-progetto del Trentino Alto Adige Bike Safari (“safari” = “viaggio”) sull’esempio del Tirol Bike Safari (700 km di ciclo discese messe in rete!), in tal modo
    1. creando un nuovo prodotto turistico – la valorizzazione dei dislivelli anche in primavera e autunno – in presenza della diminuzione delle nevicate e del fortissimo aumento del cicloturismo con le e-bike;
    1. collegando le piste ciclabili della Valle dell’Adige con l’attuale sistema ciclabile dell’ Altogarda Trentino e l’imminente ciclopista circumlacuale del Lago di Garda;
    1. disegnando – in parallelo alla realizzazione in corso del collegamento ciclabile Trento-Valsugana – dopo l’esistente asse nord-sud un secondo nuovo asse ciclabile, quello est-ovest dalla Valsugana a Trento, Bondone, Rovereto, Riva del Garda;
    1. disegnando un terzo asse ferroviario-ciclabile Tonale-Trento-Venezia;
  8. continuare e sviluppare uno dei temi DI ITALIA VIVA nell’ultima campagna elettorale comunale di TN;
  9. puntare sull’iniziativa e sul ruolo del Comune Capoluogo, legittimata anche sulla base del principio di sussidiarietà.

Trento, 28 marzo 2023

Riccardo Lucatti, Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia Mista ITALIA VIVA TRENTINO

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ELEZIONI PROVINCIALI TRENTINE: PER GOVERNARE IL PASSATO O IL FUTURO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Marzo, 2023 @ 7:35 am

In casa: ci abituiamo ad un tappeto sfilacciato, ad un mobile un poco sbrecciato e anche se li guardiamo … non li “vediamo” più. Tuttavia, in occasione di un trasloco, “vediamo” tutto con occhio critico.

Anche in politica: dobbiamo “traslocare” da una vecchia, consolidata visione abitudinaria ed avere la capacità e la forza di superare le nostre comode “assuefazioni” alle quali siamo pigramente affezionati, e dalle quali direi anche troppo condizionati! Il che è anche comprensibile, ci mancherebbe altro! Siamo cresciuti con quell’ “arredamento”, lo abbiamo condiviso, ce ne sentiamo parte costitutiva, quindi cambiare ci potrebbe sembrare un po’ quasi come tradire noi stessi.

E invece il vero “tradimento” sarebbe un altro, cioè sarebbe quello che faremmo (a noi e) soprattutto alle nuove generazioni: la mancanza di un rinnovamento, di una riforma del sistema nel senso di dotarci di governanti che sappiano guardare e vedere, vivere e affrontare i cambiamenti del “mondo”, letteralmente dell’ “insieme delle relazioni umane interpersonali e interpolitiche”.

E per capacità di relazioni interpolitiche intendo governanti appartenenti a gruppi/partiti/correnti di pensiero di quella “catena di trasmissione politica” ininterrotta che va dalla nostra Provincia Autonoma a partiti centrali a loro volta connessi con gruppi europeisti (RENEW EUROPE) , perchè “politica non facit saltus”, la politica non subisce interruzioni, soprattutto da un anno a questa parte, cioè da quando è iniziato un attacco armato (in triplice senso: militare, ecomomico e morale) al nostro sistema di valori UE e occidentali.

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IN BICLETTA: LA SALITA DEL MENADOR

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Marzo, 2023 @ 6:52 am

Distanza: 9.5 km, tutti in salita
Dislivello: da  485 a 1248 m
Pendenza media: 9,1 %

Ero ancora giovane … avrò avuto si e no 60 anni e la scoprii per caso: stavo pedalando senza una meta precisa girellando a zonzo intorno al paese di Caldonazzo (TN) quando vidi quel bivio e ne fui attratto. Montavo la mia mtb muscolare (non elettrica), ero molto allenato: perché no? Mi dissi. E allora via, si sale!

La strada era ancora “come l’avevano fatta” i Kaiserjaeger ancor prima della grande guerra: infatti si chiama Kaiserjaegerweg, la strada dei cacciatori (delle Alpi) dell’imperatore, gli “alpini” austriaci, per intendersi. In dialetto trentino la chiamiamo il Menador. Ripida, stretta, sterrata, con una forte esposizione e panorami entusiasmanti. E quelle gallerie!  Poche e corte, vere opere d’arte sembravano scolpite a colpi di piccone e probabilmente era proprio andata così! Ti facevano sentire indietro nella storia, indietro di un secolo!

Ci sono tornato  anni dopo, con una e-mtb (data l’età!)  e l’ho trovata … asfaltata! Peccato, mi sono detto. D’altra parte le esigenze della gente che abita lassù … Tuttavia una riflessione: avrebbe potuto/dovuto essere “rispettata” nella sua originalità, un reperto di archeologia stradale, così come si rispettano i reperti dell’archeologia industriale.

Poi, ci hanno fatto passare anche una tappa del Giro d’Italia in bicicletta. Evvabbè … panta rei, tutto scorre, tutto cambia: a me resta la soddisfazione di averla percorsa in versione originale, sia pure con il rammarico di non aver avuto al seguito una macchina fotografica, visto che non era ancora l’epoca dei telefonini fotografanti.

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PERGINE (TN): A PEDALI, NEI LIBRI, NELLA POLITICA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Marzo, 2023 @ 6:47 am

Pergine, cittadina “capolinea ovest” della Valsugana, quella che “quando saremo fora a fora ne la Valsugana …”: un solco Pergine – laghi di Levico e Caldonazzo – Bassano del Grappa per 85 km a pedali, i primi 60 su una pista ciclabile e gli ultimi 25 sulla vecchia provinciale poco trafficata.

Pergine, in dialetto Perzen. Da qui si diparte verso nord est l’unica valle tedesca del trentino, la Mochen tal, Valle dei Mocheni e in direzione opposta, oltre la frazione di Roncogno, una vecchia, ripidissima traccia (strada romana?) che conduce al Passo del Cimirlo, verso Trento, città dalla quale questo passo è raggiungibile per il versante opposto, da comoda e ripida strada asfaltata, che poi prosegue in quota verso sud fino al Rifugio Maranza da cui si può scendere per tratto sterrato, sino a Vigolo Vattaro.

Pergine si trova lungo il mio “giro ciclistico dei tre laghi”, 47 km che si snodano come segue: Trento – Vigolo Vattaro – Lago di Caldonazzo – Lago di Levico – Pergine – Lago di Canzolino – Forti di Civezzano – Trento.

Pergine, che sta per essere collegata (lavori in corso!) al sistema delle piste ciclabili della valle dell’Adige a Trento, da una nuova tratta ciclabile grosso modo lungo il percorso della vecchia strada provinciale: in tal modo si creerà un importante, nuovo Asse Ciclabile, quello Est-Ovest che incrocerà a Trento l’esistente Asse Ciclabile Nord-Sud della Valle dell’Adige, asse che potrà “scavalcare” il Monte Bondone grazie alla programmata nuova telecabina Trento-Monte Bondone, per cui l’intera tratta sarà Bassano- Borgo Valsugana – Pergine- Trento-Bondone-Riva del Garda, nelle due direzioni: con Pergine e Trento in posizione baricentrica!

Ancora.: da Pergine passa la ferrovia Trento-Venezia e a Trento parte la ferrovia Trento-quasi al Passo del Tonale: ulteriore percorso anche ciclabile per un ciclista veneziano che – intervallando pedali, trenini e funivie – voglia arrivare dalla sua Laguna ai 3000 metri del Ghiaccio Presena sopra il Passo del Tonale: nei due sensi, per i ciclisti lombardi che siano saliti al passo del Tonale da Ponte di Legno.

Salitone a pedali? Eccovi serviti: Da Pergine andate a Caldonazzo paese. da qui sale la Kaiserjaegerweg (il menador) che scala la montagna fino all’altopiano di Asiago!

Ma non basta. Pergine è la sede dell’Associazione Amici della Storia, i cui animatori hanno pubblicato due splendidi volumi, quelli delle foto annesse.

Last but not least, il 27 marzo prossimo, Pergine sarà la settima delle 14 tappe che noi di ITALIA VIVA stiamo percorrendo nelle valli trentine per portarvi la nostra SCELTA ma soprattutto per raccogliere le istanze delle popolazioni locali.

Tutti a Pergine, dunque!

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CREDIT SUISSE, PERCHE’ LA VICENDA LEHMAN NON HA INSEGNATO NULLA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Marzo, 2023 @ 2:38 pm

Post di Gianluigi De Marchi, consulente finanziario, giornalista e scrittore, con il quale nel 2020 ho scritto e pubblicato il libro di cui alla foto in calce.

Anche chi ha poca di dimestichezza con i Vangeli conosce sicuramente la parabola dei talenti: un padrone si assenta per un viaggio, lascia alcuni talenti (una somma enorme per il tempo) a tre servitori e al ritorno li convoca per sapere come hanno amministrato il suo patrimonio.  Il primo ed il secondo servitore restituiscono il doppio di quanto ricevuto, mentre il terzo rende solo il talento avuto, giustificandosi che, per paura di perderlo, lo aveva sotterrato. Il padrone lo punisce e lo definisce con rabbia “servo malvagio ed infingardo”, concludendo con un consiglio: “Avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse.”

La parabola dei talenti fino al caso Credit Suisse – Sono passati duemila anni, e le banche, in poco tempo, sono riuscite a far impallidire la narrazione evangelica. Se il servo avesse affidato i soldi ad un banchiere alla fine del secolo scorso avrebbe ottenuto un bel “giardinetto” di bond (Cirio, Argentina, Parmalat) che, al ritorno del padrone, sarebbe risultato privo di valore; e probabilmente sarebbe stato fustigato e licenziato. Se li avesse affidati ad un banchiere verso il 2005 avrebbe ottenuto qualche polizza index linked a “capitale garantito” (con sottostanti obbligazioni della Lehman Brothers) che, al ritorno del padrone, sarebbe risultata azzerata nonostante la denominazione di “polizza”; e probabilmente sarebbe stato fustigato e licenziato. Se li avesse affidati ad un banchiere un anno fa, avrebbe partecipato al finanziamento di start up a rischio elevatissimo restando coinvolto nel fallimento degli istituti di credito; e probabilmente sarebbe stato fustigato e licenziato. Invece il servo sciocco e “infingardo”, avrebbe restituito tutto il capitale ricevuto al suo padrone, che lo avrebbe nominato sul campo amministratore delegato… Insomma, in pochi anni i banchieri hanno sgretolato un’immagine che resisteva da duemila anni, quella di persone serie ed affidabili cui il risparmiatore poteva affidare con tranquillità i propri soldi perché poteva pensare serenamente “ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse”. Riflettiamo su quanto successo in questi giorni convulsi che hanno visto il fallimento di alcune banche statunitensi ed il “quasi crack” del Credit Suisse, uno dei colossi della finanza elvetica.

La scommessa sulle start up tech – Negli USA molte banche si sono specializzate nel finanziamento di start up, termine che indica iniziative imprenditoriali altamente innovative, prevalentemente nel settore della tecnologia avanzata, del metaverso, della realtà virtuale, delle blockchain, delle criptovalute, degli NFT. Settori che promettono utili da capogiro, ma che non sempre mantengono le promesse. Ad esempio la Silicon Valley bank (una banca media, al sedicesimo posto nella classifica per dimensioni), si era specializzata nel settore della tecnologia, facendo affari principalmente con fondi di venture capital o società di private equity. Questi, alle prese con molte difficoltà tra il rialzo dei tassi d’interesse e le turbolenze nel settore tech, negli ultimi mesi hanno prelevato molti soldi dai propri conti, provocando una crisi di liquidità cui la banca ha sopperito vendendo massicciamente treasury bond sui quali ha registrato pesanti perdite.

Gli effetti nefasti della deregulation –Purtroppo dal 1998 (quando fu approvata la cosiddetta “deregulation”) le banche USA hanno avuto mano libera per eseguire operazioni di ogni tipo, non solo finanziando le aziende per alimentare il circolante, ma anche fornendo fondi a lungo termine per investimenti ed addirittura partecipando ad operazioni speculative (esempio ormai “di scuola” la creazione dei titoli legati ai mutui subprime). Il primo, gravissimo effetto si ebbe nel 2008, quando uno dei colossi mondiali del credito (la Lehman Brothers) fallì proprio per l’eccesso di utilizzo di strumenti speculativi che in poche settimane distrussero il patrimonio della banca, rischiando di travolgere tutto il sistema bancario mondiale in una catastrofe. Allora tutti i rappresentanti delle istituzioni e della politica promisero solennemente “Mai più un nuovo caso Lehman!”.

Lo squilibrio tra raccolta e impieghi _ Invece la legislazione non è sostanzialmente cambiata, e le banche hanno continuato ad operare con criteri sostanzialmente contrari alle elementari regole del contenimento dei rischi e soprattutto dell’equilibrio tra le fonti di raccolta dei capitali e del loro impiego. Per finanziare il capitale circolante si deve ricorrere al credito “commerciale” (scoperto di conto, anticipazione su fatture, anticipo su merci, ecc.). Ma per finanziare esigenze di lungo periodo (acquisto d’impianti e macchinari, costruzione di stabilimenti, acquisizione di partecipazioni, ecc.) si deve ricorrere ad altre forme tecniche (emissione di obbligazioni, aumenti di capitale sociale, stipula di mutui, ecc.).

Se la banca concede finanziamenti di lungo periodo utilizzando i depositi sui conti correnti provoca uno squilibrio tra fonti di raccolta e destinazione degli impieghi che, al minimo segnale di crisi, provoca gravi scompensi: il ritiro dei depositi da parte dei clienti non può essere soddisfatto per mancanza di liquidità perché i capitali sono investiti in beni di difficile ricupero.

E’ quanto nuovamente accaduto dopo il “caso Lehman”: la Silicon Valley bank ed altre minori hanno operato senza rispettare l’equilibrio finanziario tra depositi (a vista) ed impieghi (a medio-lungo termine).

Archiviato anche Credit Suisse, come uscirne? – La ricetta è semplice, ed è ripetuta inutilmente da molti studiosi ed esperti finanziari: imporre nuovamente la separazione tra credito a breve e credito a lungo termine, tra banche “commerciali” e banche “d’affari”, tra finanza tradizionale e finanza speculativa. La banca deve svolgere una funzione che non è solo quella di generare profitti smisurati, ma anche quella di proteggere e garantire il risparmio del pubblico.

Tale principio era chiaramente contenuto nella legge bancaria del 1936 che distinse nettamente le “aziende di credito”, che operavano la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito a breve termine, dagli istituti di credito speciale, che operavano la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito a medio-lungo termine. Una struttura che garantì 60 anni di sviluppo ordinato ed equilibrato del sistema finanziario italiano. Poi la riforma del 1993 introdusse la “banca universale”, che poteva compiere qualunque tipo di operazione sul mercato.

Assurdo tornare indietro fino al 1936? – Ritornare al modello del 1936 potrebbe sembrare assurdo, rinnegando la cosiddetta “evoluzione” del sistema finanziario; ma non è detto che le innovazioni siano sempre sinonimo di miglioramento; ed i fatti in questo caso lo dimostrano chiaramente. Tornare indietro e ripristinare un sistema basato su principi di prudenza ed equilibrio è una necessità imprescindibile se si vogliono veramente evitare nuovi “casi Lehman”.

Le banche saranno meno profittevoli e ridurranno i loro margini di guadagno? Non è un dramma, soprattutto se si pensa che, a differenza del sistema industriale, i profitti delle banche non derivano dalla creazione di ricchezza ma dal suo semplice trasferimento: un’azienda alimentare che produce marmellate partendo dalla frutta, pasta partendo dal grano o prosciutto partendo dal maiale crea ricchezza grazie all’arricchimento della materia prima. Una banca che raccoglie i risparmi dal dottor Rossi per prestarlo alla ditta Bianchi trasferisce il capitale da uno all’altra senza aggiungere nulla; svolge una funzione essenziale per l’economia, ma non certo così preziosa da giustificare utili miliardari (pagati dai clienti a beneficio degli azionisti e dei dirigenti…).

Le banche tornino a fare quello che hanno fatto per millenni. – Sarebbe ora che le banche tornassero a fare quello che hanno fatto per millenni: raccogliere risparmi, indirizzarli al meglio senza creare prodotti derivati, certificates, asset backed securities e tutto l’armamentario del peggior “apprendista stregone della finanza”.

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LA NUOVA TELECABINA TRENTO-MONTE BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Marzo, 2023 @ 9:13 am

Cosa volete, lo so che ormai sono un VIP-Vecchietto In Pensione, ma ho fatto il manager capo azienda per una vita e “zitto proprio un mi riesce di starci” per dilla nel dialetto di quel toscanaccio del mi’ babbo di Montalcino, che poi oggi è la festa di tutti i babbi o papà che dir si voglia, perché il termine babbo usato in Toscana ed in Emilia Romagna (e anche altrove), ha un significato negativo in un’altra regione (Sicilia), dove “babbiare” significa dire fesserie. Ecco, intendiamoci,  io qui tutto vorrei dire e scrivere tranne che “babbiare”.
Nel frattempo, da anni “a me mi” hanno messo a capo del Tavolo di Lavoro Finanza ed Economia mista del mi’ partito, ITALIA VIVA TRENTINO. Ed allora ecco qui le “mie” linee guida per la realizzazione della Cabinovia Trento-Monte Bondone:

  1. creare spa multiservice mista pubblico-privata a maggioranza pubblica locale, insieme a parcheggi e farmacie per il recupero delle forti imposte sugli utili di bilancio oggi versate allo Stato da questi due settori;
  2. per la Spa multiservice individuare:
    1. un Presidente per i rapporti istituzionali con la politica provinciale e comunale trentina e bolzanina;
    1. un  AD-DG-General manager Capo Progetto che a sua volta operi attraverso una serie di capi-progetto settoriali;
    1. all’interno del Comune di Trento e della Provincia Autonoma di Trento, il dirigente/assessore responsabile di dialogare costantemente con l’AD-DG di cui sopra;
  3. fare lanciare alla Spa un bando per la ricerca degli azionisti di minoranza tenuti alle prestazioni accessori di cui all’art. 2345 del C.Civile (progettazione cabinovia);
  4. emettere obbligazioni BOC-BOP ex art. 35 l. 724 del 23.12.1994 con durata superiore a 5 anni, rendimento +1 rispetto ai titoli statali, rendimento garantito da un pool di banche locali, convertibili in azioni privilegiate della spa multiservice fino al 49%, sottoscrivibili anche da turisti (utilizzare anche la “rete di vendita” costituita dalle strutture alberghiere);
  5. calcolare il fatturato dell’indotto generato dalla cabinovia e computarlo statisticamente fra i ricavi della Spa;
  6. calcolare gli ammortamenti della cabinovia solo come ammortamenti finanziari, quanto meno ai fini statistici;
  7. strategicamente, inserire l’opera nell’idea-progetto del Trentino Alto Adige Bike Safari (“safari” significa “viaggio”) sull’esempio del Tirol Bike Safari (700 km di ciclodiscese messe in rete!), iniziando
    1. a creare un nuovo prodotto turistico – la valorizzazione dei dislivelli anche in primavera e autunno – in presenza della diminuzione delle nevicate e del fortissimo aumento del cicloturismo con le e-bike;
    1. a collegare le piste ciclabili della Valle dell’Adige con l’attuale sistema ciclabile dell’Altogarda Trentino e l’imminente ciclopista circumlacuale del Lago di Garda;
    1. in parallelo alla realizzazione in corso del collegamento ciclabile Trento-Valsugana, iniziando a disegnare – dopo l’esistente asse nord-sud – un SECONDO NUOVO ASSE CICLABILE, QUELLO EST-OVEST dalla Valsugana a Trento, Bondone, Rovereto, Riva del Garda;
    1. a disegnare un TERZO ASSE FERROVIARIO-CICLABILE Tonale-Trento-Venezia.

Non mi si dica che per un progetto simile occorre attendere l’iniziativa della Provincia: infatti il comune di Trento è “Capoluogo”; è il PRIMO Ente interessato, cioè è  l’Ente Precedente,  e come tale ha tutto il diritto/dovere di assumere questa iniziativa anche per il principio di sussidiarietà che recita “Non faccia l’Ente successivo ciò che può fare meglio e prima l’Ente precedente”.

Comunque, se mi sbaglio mi corigerete.

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L’AUTONOMIA SPECIALE AMMINISTRATIVA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Marzo, 2023 @ 7:30 am

Il primo caso in Italia fu quella concessa dall’Austria ai Lorena per il governo del Granducato di Toscana, terra che fu loro assegnata dall’Austria o quale “contropartita” della cessione alla Francia del loro Granducato dell’Alsazia-Lorena. I Lorena utilizzarono bene quell’autonomia politicamente (furono molto tolleranti e “democratici” per come lo si poteva essere in quel tempo); sia iniziando a promuovere il turismo; sia per la bonifica della Maremma Grossetana, quella per la quale i loro predecessori, i Medici, si erano limitato a creare l’Ufficio dei Fossi. Inoltre realizzarono la ferrovia Firenze-mare dalla stazione fiorentina della “LEOPOLDA” fino a Pisa e a Livorno.

Non voglio ripetere qui l’origine e la storia della nostra (Trentino Alto Adige) Autonomia Amministrativa, ma intendo richiamare l’attenzione sulla sua situazione attuale.

  • Con la caduta degli ideali politici, giusti o errati che siano stati;
  • con un generale impoverimento culturale della classe politica la quale, salvo qualche pregevole eccezione, è stata la politica delle TV, di una sinistra che a forza di pretendere di allargare la propria base ha perso il contato con la propria base; dei Vaff e della “democrazia” diretta (diretta da poche persone, quindi oligarchia); di una destra che si paluda da centro-destra;
  • con il maldestro tentativo di riposizionamento della sinistra e della destra, entrambi verso un centro che non è il loro;
  • con il conseguente impoverimento delle idee e della professionalità politica …

… oggi la politica romana tende ad essere sempre più “amministrazione concreta” (salvo riuscirci o meno); tende ad essere una politica “personalista “ per se stessa e anti personale nei confronti altrui; tende a preoccuparsi delle prossime elezioni anzichè delle prossime generazioni.

Questa ondata di negatività ha raggiunto anche la nostra amministrazione locale che ha seguito la deriva nazionale, volendo essere più in linea con la tendenza nazionale anziché a difesa e ad implementazione della propria Autonomia Amministrativa, per cui se Roma piange (la morte della buona Politica), Trento non sta ridendo, con un governo provinciale preoccupato a fare una politica simile a quella nazionale anziché continuare ad amministrare meglio di quella nazionale.

Nel 2023 avremo le elezioni “amministrative” provinciali trentine. Ecco, io vorrei poter scrivere il termine “amministrative” senza la virgolettatura, cioè che esse possano far emergere i politici o le politiche che hanno portato – da Roma – i maggiori risultati concreti per l’amministrazione/governo del nostro territorio, indipendentemente dall’appartenenza politica a partiti politici installati nel governo centrale.

Infatti se noi stessi elettori locali non dessimo rilevanza al significato ed ai risultati concreti delle nostre Persone Locali già impegnate a Roma, non ci dovremo lamentare se perderemo il ruolo di esempio di Autonomia amministrativa speciale, di fronte a chi questa Autonomia non ce l’ha ancora (e la anela) e anche rispetto a chi ce l’ha già, ma la usa male.

Riccardo Lucatti – ITALIA VIVA TRENTINO

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LA COERENZA ALL’OPPOSIZIONE, LA COERENZA NELLA COSTRUZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Marzo, 2023 @ 7:15 am


L’unico partito che era all’opposizione Ada cinque mesi è diventato il maggior partito di governo al governo. La sua coerenza nel fare “opposizione a tutto e a prescindere” è stata premiata.

Esiste però un altro tipo di coerenza, quella di chi essendo al governo in posizione di minoranza aveva cercato di mantenere la Nave Italia sulla giusta rotta, letteralmente regalando alla maggioranza in carica le migliori idee, proposte e contributi, sempre inascoltato, anzi, più spesso nemmeno ricevuto (v. richiesta di Matteo Renzi a Giuseppi di discutere il piano di utilizzo dei fondi del PNRR).

Oggi una moltitudine di menti stanche, sfiduciate e distratte si rifugia nella componente politica “forte” alla quale però io, pur non facendone parte, mi permetto di suggerire di fare lo “stato di consistenza” della situazione, come si fa in ingegneria civile, quando si inizia uno scavo per edificare un palazzo a fianco di altre costruzioni esistenti: ciò per essere in grado a posteriori di verificare eventuali danni procurati e solo quelli e non essere chiamato responsabile di danni preesistenti.

Sul fronte opposto, non mi sento di criticare “a prescindere” ogni decisone del nuovo governo, bensì mi riservo di valutare caso per caso, ad esempio approvando ogni decisione che continui a dare attuazione alla Linea Draghi, Linea che avevo studiato, condiviso e sostenuto.

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