Erri De Luca a Trento, giovedì 15 dicembre 2011

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Dicembre, 2011 @ 8:43 pm

Erri De Luca

La chiesa di San Lorenzo a Trento è una di quelle che ti tolgono il fiato, nella sua semplice bellezza dolomitica, tale è il colore delle rocce che la formano. Non è rivestita, è costituita, formata appunto, di rocce. Romanica, austera ed invitante come i pinnacoli del Brenta. Piena di gente, nelle navate e nel coro. E in piedi. Conduce Paolo Ghezzi, già direttore de L’Adige.
Erri De Luca, prima dell’inizio della riunione, passeggia fra la gente, saluta amici e sconosciuti, firma dediche sui suoi libri. Anche su quelli di Maria Teresa e miei. Sorride pacato. Più lungo che magro, un napoletano che ha “navigato il mare della vita” e “scalato montagne di pietra”. L’argomento? La montagna, il rapporto con l’uomo. Ma il discorso si amplia molto. Dice di non essere credente. Appunto …dice. Conosce benissimo le Sacre Scritture. E’ alla ricerca del significato della vita, del senso più intimo dei sentimenti umani, delle cose. Penso: magari, “utinam”, tutti i credenti fossero alla ricerca come lui. Gli dico che non ci credo. Lui è un ricercatore della fede. Mi risponde che “non riuscirai a fare di me un ricercatore” E invece … dice di non credere, ma accetta che esista per me il mio Dio. Allora ti sei fregato da solo – penso dentro di me – perché il mio Dio pensa anche a te, esiste anche per te, anche se tu dici che non è vero.. Dei tanti pensieri espressi da Erri, ne cito solo tre. Il popolo di Israele si è salvato quando ha accettato le tavole della legge come propria legge, sul Monte Sinai. Il popolo italiano del dopoguerra, diviso fra monarchici e repubblicani, fra ex partigiani ed ex fascisti, fra nordisti e suddisti, ha trovato la sua unità, è diventato un vero popolo, un popolo libero nel momento in cui si è dato la Costituzione. Ogni modifica, ogni sottrazione a quel documento, afferma, corrisponde alla perdita di un pezzo della nostra libertà ed identità. La paura? In montagna e ovunque è un sentimento naturale: chiediamoci innanzi tutto perché e di cosa abbiamo paura. La paura di Dio? E’ solo la paura di perdere il suo amore (e questo sarebbe un non credente? N..d.r). E poi, l’amore. E’ un sentimento egoistico, totalizzante. Esiste solo lui e annulla tutti gli altri. E tu devi dare tutto il tuo amore, devi esaurirne la scorta. Allora l’amore si ricreerà in te, la scorta si ripristinerà, e comincia un’ altro dono d’amore. Alla faccia del non credente!
E oltre a questo, molto, molto di più. Grazie, Erri.
E voi, conoscete i suoi libri? Secondo voi, chi ha ragione? Chi dice di non credere o chi dice che lui crede, anche se non lo sa?

Detto altrimenti: Erri è uomo poliedrico, abile a sintetizzare ma difficile da essere sintetizzato

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Dal Barbarossa a Monsignor Bagnasco

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Dicembre, 2011 @ 4:34 pm

Federico Barbarossa

Il Barbarossa, il Vescovo Jacopo da Varagine e Mons. Bagnasco

S’era al tempo del Barbarossa. L’imperatore inviò suoi messi presso la Repubblica Marinara di Genova. Costoro chiesero alla città un simbolo attestante la sottomissione all’imperatore. Concesso. Chiesero poi che la città si assoggettasse al pagamento di tributi all’imperatore. A Genova partì subito un piano di opere pubbliche, realizzate per via d’urgenza senza la procedura della gara d’appalto. Fu eretta una triplice cerchia di mura. L’imperatore, vista la situazione, “concesse” alla Repubblica l’esenzione dai tributi imperiali!

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downloadGià, perché il Vescovo di Genova, Jacopo da Varagine (Varazze) aveva teorizzato la derivazione del potere della Repubblica Marinara direttamente da Dio, scavalcando gli inutili intermediari di papato e impero. Ah … la forza di tre cinta di mura, di un ricco sistema finanziario, di una potente flotta di galee, di una formidabile rete commerciale internazionale!  Jacopo da Varagine di cognome “faceva” Fazio. Chissà se era un antenato di tale Fazio Fabio …  Jacopo da Varagine è autore della  Legenda Aurea,  una raccolta medievale di biografie  composta in latino. Fu compilata a partire circa dall’anno 1260 fino alla morte dell’autore, avvenuta nel 1298. L’opera costituisce ancora oggi un riferimento indispensabile per interpretare la simbologia e l’iconografia inserite in opere pittoriche di contenuto religioso.

(Nascosta fra i carugi della vecchia Genova, c’è la Piazzetta Jacopo Da Varagine che il popolino spesso inconsapevolmente storpia: ” Giobatta? Abita in piazza della Voragine!”)

Oggi, Monsignor Bagnasco Genovese, di fronte alla possibile imposizione di un novello Barbarossa che potrebbe gravare di ICI gli immobili della Chiesa (non solo di quella genovese) adibiti ad attività commerciali, afferma: “Se ne può discutere”. Infatti gli mancano la triplice cinta di mura, galee, etc.. Le stesse difese mancano anche a me, con l’aggravante che quando devo pagare i miei F24, non ho la possibilità di discuterli con chicchessia.

Perdonerete le divagazioni, ma era troppo allettante ricordare gli antichi fasti genovesi, per me, nato a Genova “ma” residente in Trentino da 25 anni …

Detto altrimenti: ripassiamo la Storia!

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Buon Natale ai più piccini!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Dicembre, 2011 @ 11:37 am

Controluce

E dopo tanti post “seriosi” eccone uno per i più piccini

La leggenda del Garda

Tanti, tanti anni fa, un pastorello pascolava il suo gregge lungo i fianchi di una ripida montagna del Trentino. Era la vigilia di Natale e faceva molto freddo.
Il pastorello si riparò dentro una capanna e accese un fuoco per scaldarsi. Egli era così stanco che si addormentò e dormì sino a notte fonda. Svegliatosi all’improvviso, s’accorse che il gregge si era disperso giù nella valle. Spaventato, si mise a piangere.
All’improvviso gli apparve un Bambino come lui che gli chiese: “Perché piangi, pastorello?” “Le mie pecore si sono disperse nel fondovalle, rispose, ed io non riuscirò a ricondurle all’ovile”. “Non ti preoccupare”, gli rispose il Bambino, e, volto lo sguardo a valle, con un gesto ne sbarrò lo sbocco verso la pianura.
Ed ecco che le lacrime del pastorello riempirono la valle e la trasformarono in un grande, meraviglioso lago, il Lago di Garda.
Fu allora che il pastorello vide arrivare a Riva tante barchette a vela, sospinte da una provvidenziale brezza. Man mano che le barchette toccavano terra, riprendevano l’aspetto originario di pecorelle non più smarrite, ed egli potè ricoverarle al sicuro nell’ovile, e, per la felicità, le lacrime del pastorello si trasformarono in lacrime di gioia.
Per il pastorello e per tante altre persone oltre a lui questo fu un meraviglioso regalo di Natale.
Da quel momento, ogni giorno, ad una certa Ora, sul Lago si alza la stessa brezza per ricondurre a Riva le barchette a vela e le pecorelle che si fossero eventualmente smarrite.
Buon Natale a tutti i bambini!
Riccardo Lucatti

 

Detto altrimenti? Questa volta  c’è un solo modo di dire, bambini: Buon Natale!

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Il Governatore Dellai …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Dicembre, 2011 @ 2:48 pm

Il Governatore Lorenzo Dellai, il 6 dicembre 2011, è intervenuto nella Sala Rosa della Regione alla presentazione del libro di Luigi Sardi e Elio Fox “Il Trentino e l’Italia 1861-2011”, Topografia Editrice Temi.

Luigi Sardi

Trentino, terra di confine … un confine doveva pur esserci fra il mondo tedesco e quello italiano, senza ricorrere ad espressioni forti come quelle usate da Francesco Petrarca con il suo “Ben provide la Natura al nostro stato,/ quando de’ l’Alpe schermo/ pose fra noi et la tedesca rabbia …”. Oggi più che si rabbia dovremmo piuttosto parlare di modelli con alcune componenti da imitare, se abbiamo riguardo soprattutto al surplus della Germania e all’oculatezza dell’Austria. Surplus tedesco, a tutti noto, soprattutto di questi tempi. Oculatezza austriaca? Si, infatti avendo io richiesto all’Uffico del Turismo Austriaco informazioni sulle piste ciclabili austriache, ho ricevuto ottimi depliant e le indicazioni per effettuare un eventuale versamento bancario quale gradito contributo volontario alla copertura delle spese postali. Ben fatto, ho pensato, 10 euro assolutamente meritati! Torniamo a Dellai. Il Governatore ci ha ricordato un peccatuccio originale, la “conquista” di un lembo di terra, l’Alto Adige (alias Sudtirol) che italiana proprio non sarebbe stata … ora, tuttavia, superata questa fase attraverso passaggi internazionali e costituzionali, possiamo rilevare come il Trentino e a cascata il Sudtirol siano stati e siano il cuscinetto culturale, la frizione idraulica che collega due sistemi che si muovono con velocità e modalità differenti, ottenendo un “risultato di reciproca autonomia e convivenza” che ormai è un modello a livello mondiale. Non tutti i mali vengono per nuocere, quindi …. Non contrapposizione, infatti, ma reciproca conoscenza, rispetto e soprattutto dialogo, comunicazione, cioè ben più di informazione reciproca quanto piuttosto “communis actio, azione comune”, sino alla formazione di una Euregio, Regione Transfrontaliera, innanzi tutto entità culturale al cui interno la diversità è arricchimento e non contrapposizione.

Detto altrimenti: evviva le diversità che si integrano mantenendo le proprie specificità!

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A chi la gestione dell’Autostrada del Brennero?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Dicembre, 2011 @ 7:15 am

Perdonerete se questa volta il discorso non sarà brevissimo. In un Paese campione nelle eccezioni, nelle deroghe, nel distinguo, nelle leggi “ad personam” e/o “ad situazionem” (scusate il latino maccheronico), in un’Europa in cui l’Inghilterra di permette di dire che le sue banche devono essere impenetrabili agli accertamenti europei che potrebbero svelare le evasioni fiscali che affossano i suoi partner, be’ in un sistema siffatto noi, per la par condicio europea, dobbiamo mettere a gara la gestione dell’Autobrennero! Non mi quadra. Traforo del Brennero e Autostrada del Brennero. Collegamento nord sud. Quello che sopporterà il sempre maggior volume di traffico merci, dagli scali marittimi del nostro meridione verso il nord Europa. Infrastrutture e collegamenti che attraversano territori delicatissimi, i nostri. E dovrebbero essere eventualmente gestiti magari da un vincitore di gara che abita a 2000 km di distanza? Magari inglese? Quando mai?! Apro una parentesi, ma mica tanto parentesi. Riflettiamo insieme su altri due progetti: il Ponte sullo Stretto di Messina e il TAV (Trento Alta velocità Lione-Torino). Il Ponte non s’ha da fare (ometto qui di elencarne le ragioni) e non s’ha da fare né con denari pubblici (ci mancherebbe altro!) né con risorse private perché, in tal caso, scommetto che una clausoletta piccola piccola, scritta in Arial 10, prevederebbe che eventuali sbilanci di gestione sarebbero pareggiati con denari pubblici, altrimenti quale privato rischierebbe tanto? Il TAV poi … corridoio est-ovest, programmato per 20 milioni di tonnellate annue di merce quando al massimo su quella linea ne passano 2-3 (per di più a diminuire!) e l’attuale vecchia linea è utilizzata solo al 20%! (ma almeno, se non altro, chiamiamolo TAC Treno ad Alta capacità), costo stimato 30 miliardi di Euro. Ma poi, se aumenta? Ricordo che il costo della tratta TAV Milano-Torino, in pianura e senza ostacoli naturali è aumentata di 6 volte rispetto alle previsioni! Ed allora? Perché cito questi fatti da noi apparentemente così “lontani”? Perché in realtà essi sono molto vicini ai noi, ai nostri problemi di quanto non immaginiate a prima vista. Innanzi tutto perché quelle risorse potrebbero essere destinate – se non altro – ad attrezzare l’asse del Brennero e – fra l’altro, lasciatemelo dire – a non licenziare gli 800 dipendenti di Trenitalia addetti ai vagoni letto. E poi perché al TAV si oppone soprattutto il Popolo della Valle di Susa con un’intensità molto maggiore di quanto il Popolo della Valle dell’Adige dovrebbe e potrebbe reclamare che la gestione dell’Autobrennero debba restare in regione. Perché? Un esempio. Che ne direste se un gestore inglese desse il via a interventi di manutenzione ai ponti autostradali (sempre più prossimi, stante il rilevante e non del tutto previsto logorìo dovuto all’incremento del traffico dei TIR) senza tener conto dell’andamento dei flussi di traffico turistico? Riflettete. Ogni Comune programma gare di appalto ed interventi per la manutenzione della propria rete viaria. Talvolta capita che le ditte vincitrici debbano intervenire “a prescindere” anche nei periodo di maggior traffico cittadino, turistico o meno, per rispettare i termini di scadenza della consegna dell’opera. Ora, se questo accadesse nel caso Autobrennero, quale sarebbe il danno per le nostre economie? E questo è solo uno dei motivi a supporto del fatto che la gestione dell’A22 deve restare in regione. E poi, localmente siamo portati a reinvestire localmente i proventi di gestione, magari nell’incremento dell’intermodalità del nostro interporto, per spostare il traffico merci dalla gomma alla rotaia. Ma che fine farebbero i proventi realizzati in capo ad un gestore inglese? Ah, la perfida Albione, ma allora sei prevenuto, direte voi … lasciamo perdere, il discorso vale per qualsiasi altro gestore esterno. (Però, mi viene un’idea … proviamo a lanciare una provocazione: Gara? Ok, ma con l’esclusione della GB! Vediamo come reagiscono). La “localizzazione locale” della gestione dell’A22 (e del successivo nuovo traforo del Brennero) è una fattore “strategico”, cioè, letteralmente, “indispensabile e insostituibile” della “gestione del territorio locale e della produzione di un servizio a valenza internazionale”. Facciamo valere questa idea nelle sedi europee, esigiamo la deroga necessaria a vantaggio del nostro territorio (ciò sarebbe innegabile) ma soprattutto a vantaggio del Sistema Europa che non potrebbe contare su un gestore più direttamente interessato di noi al migliore funzionamento del Sistema del Brennero.

Detto altrimenti: se l’Inghilterra punta i piedi, puntiamoli anche noi!

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Motivo d’allarme

pubblicato da: admin - 6 Dicembre, 2011 @ 5:16 pm
E’ il titolo di un bellissimo giallo di Eric Ambler (Gli Adelphi, 2006), che vi consiglio di leggere. Ora, anche noi potremmo avere un giustificato motivo d’allarme, nel momento in cui assistiamo a fortissime e repentine variazioni delle quotazioni dei titoli del nostro debito pubblico, i quali, se pur non vengono “svalutati” ufficialmente, tuttavia scontano tassi di rendimento abnormi, che corrispondono appunto ad un enorme ribasso del valore loro attribuito da chi li acquista.
Orbene, allorquando nella borsa italiana, a Piazza Affari tanto per intendersi, un titolo “scende troppo”, le contrattazioni vengono giustamente sospese per “eccesso di ribasso”. Ciò per evitare che situazioni contingenti possano essere sfruttate dalla speculazione oltre ogni ragionevole accettabile limite, a danno dei risparmiatori e del titolo borsistico in questione.
Vecchi amici miei, commercianti, ebrei e genovesi (che volete di più?!), riferendosi ad un certo mercato di merci reali, solevano dire. “Purché il mercato si muova, in su o in giù, non importa.. In ogni caso per noi va bene, perché possiamo entrare sul mercato al rialzo o al ribasso. E più forti sono le movimentazioni, tanto meglio per noi”.
Questo loro atteggiamento mi è tornato alla mente di fronte al fatto che, a seguito di una dichiarazione (del governo tedesco o francese, della banca mondiale, della BCE, di un’agenzia di rating etc.), le quotazioni dei titoli del nostro debito pubblico salgano e scendano improvvisamente da un giorno all’altro.
Domando: non è possibile verificare chi “entra” ed “esce” da queste posizioni in titoli, nei momenti più opportuni (per lui, s’intende!).
Sapete, solo per capire come vanno le cose del mondo, nel senso che “a pensar male si fa peccato ma si indovina (G. Andreotti, I, 1). E ciò poichè se taluno si arricchisce, dato che nulla si crea e nulla si distrugge (A. Lavoisier), è giocoforza che altri si impoveriscano e siccome di questi tempi io mi sento impoverito, vorrei sapere chi sto facendo arricchire. Tutto qui.
 
Detto altrimenti: nulla accade per caso
 
Riccardo Lucatti
 

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Novità del Governo Monti

pubblicato da: admin - 6 Dicembre, 2011 @ 5:11 pm

Il Governo Monti

 1 – sta governando il paese con provvedimenti concreti;

2 – agisce con stile.

Altri prima di lui no.

Tuttavia, dai monti del Trentino mi permetto di suggerire al Presidente  Monti alcuni ulteriori primi interventi (se non ora, quando?)

  1. presentare non le 2 alternative, ma le 3 e cioè: 1) lasciare fallire il Paese; 2) la Sua manovra “del momento”; 3) la manovra “di tutto ciò che serve”
  2. presentare i propri provvedimenti con a fianco la relativa valorizzazione
  3. tassare i grandi patrimoni con una patrimoniale seria (€ miliardi ….?)
  4. definire un accordo con la Svizzera per tassare i capitali lì depositati (come già fatto dalla Germania): può valere fino a 60 miliardi di euro!
  5. cancellare la spesa plurimiliardaria per i nuovi cacciabombardieri (€ miliardi 30 circa!)
  6. tassare le rendite da capitali all’aliquota marginale del fortunato possessore, come in tutti i paesi del mondo (€ miliardi …?)
  7. tassare gli immobili della Chiesa destinati ad uso commerciale (€ miliardi …?)
  8. assegnazione gratuita delle frequenze televisive? Ma quando mai!? Cui prodest, a chi giova? (€miliardi …)
  9. cancellare inutili e costose opere pubbliche (Treno Alta Velocità TAV, Ponte sullo Stretto).  Il solo TAV vale un recupero di oltre €30 miliardi, salvo la probabilissima moltiplicazione del costo inizialmente previsto: infatti la tratta TO-MI è cresciuta di 6 (sei) volte la previsione iniziale! E siamo in pianura senza monti (monti? Leggi: “montagne”) da perforare!
  10. bloccare lo scandalo di buonuscite record (del tipo €40 milioni a Profumo e €5,6 milioni a Guarguaglini) e regolamentare le abnormi retribuzioni dei manager pubblici ed anche di quelli privati (banche, industrie) che ricevono aiuti dallo Stato
  11. intervenire sulle super pensioni abnormi (esistono quelle di 40.000 -90.000 euro al mese!)
  12. eliminare la cumulabilità fra più pensioni, stipendi, indennità etc.
  13. non ascoltare chi dice che “i soldi vanno presi dove sono: presso i poveri. Infatti i poveri hanno pochi soldi, ma i poveri sono tanti!”
  14. non intervenire su ICI prima casa
  15. preoccuparsi di chi si trova “nel vuoto assoluto” che esiste fra il licenziamento ed un pensione non ancora maturata secondo le nuove norme
  16. promuovere una nuova legge elettorale
  17. promuovre l’accorpamento dei (troppo numerosi) Comuni minori, ristrutturale le (troppo numerose) provincie e promuovere ed incentivare politiche per aree funzionali omogenee, a prescindere dalla suddivisione amministrativa
  18. dimezzare il numero dei politici e amministratori pubblici e ridurre seriamente i costi della politica ad ogni livello
  19. imporre ai partner europei nuove regole contro la finanza innovativa-speculativa
  20. dare centralità e priorità alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali del Paese ed alla difesa del territorio dai fenomeni idrogeologici
  21. dare centralità e priorità alla scuola pubblica, alla ricerca ed alle politiche per i giovani
  22. vietare le finte partite IVA
  23. politica energetica: varare un piano per la realizzazione di non meno di 10.000 (diecimila) mini centrali idroelettriche (in Italia si può!) 
  24. se si accetta il principio del “diritto acquisito”, lo si accetti per tutti, anche per chi ha acquisito il diritto a quel tipo di pensionamento o di non tassazione della prima casa, non solo a vantaggio di alcuni (parlamentari, ad esempio)
  25. se si afferma che il nuovo sistema pensionistico “è come quello della Germania”, adottare in Italia anche tutti gli altri inteventi vigenti in Germania in materia di lavoro
  26. investire risorse sulle forze dell’ordine e sulla magistratura ordinaria e amministrativa
  27. dare centralità alla moralizazzione dei concorsi pubblici (v. recenti concorsi per notai, insegnanti italiani all’estero, etc.)
  28. non fare dello Stato un pubblico biscazziere e limitare fortemente il settore del gioco on line e delle macchinette mangia soldi
  29. rendere deducibili le spese familiari per idraulico, carrozziere auto, etc. e non fare sconti plurimiliardari agli evasori fiscali (campioni di motociclismo, società  Atlantis, etc.)
  30. creare una Commissione per la promozione del perseguimento dei tanti fatti scandalistici di cui si apprende giornalmente
  31. verificare che ogni legge ed ogni altra disposizione  sia efficace, cioè produca effetti, cioè contenga la reltiva sanzione e che la sanzione sia applicata
  32. fare emergere il debito occulto dello Stato e degli enti locali appostato in capo alle spa dagli stessi detenute
  33. avviare una rapida riforma del sistema carcerario
  34. portare ad esempio di tutte le regioni le ragioni e la capacità di autogoverno della nostra Autonomia speciale
  35. … e se non si riesce a realizzare tutto ciò, almeno avviarne i rispettivi processi realizzativi …

Grazie, Presidente Monti!

Detto altrimenti: eppur si muove!

Riccardo Lucatti

 

 

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Il Trentino che vorrei

pubblicato da: admin - 6 Dicembre, 2011 @ 5:10 pm

 Detto altrimenti: Autonomia Dinamica

In parte, vorrei il Trentino che già è. Tuttavia, per dirla con “Durnwalder il Grande”, Governatore dell’Alto Adige, poiché  panta  rei, tutto scorre e si evolve, come la sua e la nostra Autonomia, la quale deve essere “dinamica” cioè alla ricerca di un continuo miglioramento di se stessa, poiché al bene non c’è mai fine (come al male, purtroppo), lasciatemi vagheggiare un po’… ed allora vediamo alcuni possibili interventi (ovviamente non esaustivi).

  • ICT, Information Communication Technology, Intendere la comunicazione. come “communis actio”, azione comune e non come semplice informazione. Trasformare ogni “luogo del turismo” in “luogo di informazione”.
  • Politiche giovanili. Investire nella formazione manageriale dei giovani che si siano distinti negli studi e nel lavoro. Anche se non sono figli d’arte …
  • Sociale. Maggiore attenzione alle esigenze degli immigrati che svolgono azione surrogatoria rispetto ad esigenze di mano d’opera altrimenti non soddisfatte (raccolta delle mele e dell’uva) e rispetto ad altrimenti indispensabili servizi sociali (assistenza agli anziani).
  • Cultura. Messa in rete delle iniziative già esistenti, attraverso canali informativi plurilingue. Trasformare ogni “luogo del turismo” anche in un “luogo della cultura”. Sviluppare maggiormente l’ “arte musicale”, portando a Trento il melodramma.
  • Mobilità. Autobrennero a tariffe orarie, giornaliere, stagionali differenziate, per una migliore distribuzione del traffico lungo tutto l’arco del periodo considerato, come già accade per le tariffe telefoniche ed elettriche. Un sistema di telegestione e telecontrollo unificato della mobilità (e della sosta) provinciale e regionale. Per le merci, un maggiore incremento dell’intermodalità. Puntare all’alta capacità ferroviaria più che all’alta velocità.
  • Industria. Puntare sulla nascita di iniziative minori ma in rete, con forti contenuti d’innovazione.
  • Energia. Investire su un numero elevato di micro centrali idroelettriche.
  • Privatizzazioni. Per quanto possibile, intenderle come public company anglosassoni, e cioè con azionariato diffuso fra la popolazione.
  • Sistemi di area intercomunali. Attivare accordi intercomunali per la gestione unitaria di attività su bacini funzionali di area, evitandosi l’antieconomica duplicazione di servizi.
  • Agricoltura. Che generi una Scuola Europea di Agricoltura Biologica.
  • Turismo. “Il Trentino in trenino”: ripristino delle vecchie linee locali (quali ad esempio la Trento-Rovereto-Riva del Garda; linea della Valle di Fiemme). Forte impulso alle piste ciclabili di fondovalle ed in quota per valorizzare la risorsa “dislivelli” anche in estate o quando non nevica. Attivare un circuito delle malghe, degli agriturismo e dei castelli sull’esempio di quanto già avviene in Alto Adige.
  • Internazionalizzazione ulteriore dell’immagine globale del Trentino. Sulla scia dei Festival della Montagna e dell’Economia, organizzare a Riva del Garda il Film Festival Internazionale della Navigazione a Vela ed aprire “Trentanodi”, Scuola Superiore di Perfezionamento Velico Classe Crociera, a metà strada fra i Glenans e Caprera.

Solo alcune idee, dicevo … il Trentino è la nostra bicicletta, sta a noi pedalare!

Riccardo Lucatti

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