LE PAGHETTE AI MINIPOLI … TICANTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Maggio, 2012 @ 7:16 am

Detto altrimenti: ormai possiamo solo migliorare, vediamola così …

Credevamo di avere toccato il fondo. Invece era vero: l’abbiamo toccato. Le paghette a quei figli di … politici! Ma via … certo che ci vuole un bel coraggio. Almeno questo riconosciamolo loro: il coraggio. Una considerazione un po’ diversa: la “condivisione e comprensione gratuita” dei loro amici di … merenda (già, perchè sempre di mangiare, di abbuffarsi si tratta): non ci posso credere, la mia stima non verrà loro meno, sono sicuro che ne uscirà bene, è una persona integerrima, etc.. tanto, cosa costa? Solo che queste affermazioni, indirettamente, suonano ” a contrario” come un piccolo insulto alla magistratura che, stando a quanto affermato dai “sostenitori” degli indagati, si sarebbe mossa con leggerezza, superficialità o addirittura in malafede. Ecco, l’ho detta. Ora posso uscire a fare la pedalata quotidiana a cuore più leggero. Si, perchè mentre un figlio di … politico si prende €12.000 al mese quale consigliere regionale ed €5.000 al mese di paghetta, oltre auto, autista etc., vi sono pensionati ad €500 al mese ai quali lo Stato non può aumentare la pensione perchè deve dare soldi ai partiti che li devono dare ai papà che li devono dare ai figli di … loro stessi …

“Truffa ai danni dello Stato”? Propongo di modificare la rubricazione del reato in “Truffa ai danni degli Italiani”. Infatti, lo Stato siamo noi.

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PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO, ANZI, COMUNITA’ AUTONOMA DEL TRENTINO, ANZI, UNIONE TRENTINA DELLE COMUNITA’ AUTONOME DI VALLE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2012 @ 10:58 am

Detto altrimenti: visione d’insieme della Politica o percezione sensoriale di singoli fatti gestionali?

In periodi di crescita si decentra. In periodi di crisi si accentra. Il Trentino ha tanti, troppi piccoli Comuni. Il loro accorpamento è molto complesso. Le singole politiche comunali sul territorio dovrebbero essere meno comunali e più intercomunali per aree funzionali omogenee. Gli accordi e le politiche intercomunali potrebbero comunque essere troppo lente nel tempo rispetto all’urgenza di una razionalizzazione del sistema amministrativo e degli investimenti. I Comprensori … taluno dice: sarebbe bastato attivare quelli. Ma se un sistema informativo non funziona, è molto meglio e assai più economico crearne un secondo ex novo e poi abbandonare il vecchio, piuttosto che cercare di intervenire con numerosi interventi sul vecchio.

Il Governatore Lorenzo Dellai

Ed allora? Decentrare accentrando. Decentrare poteri e risorse sulle Comunità di Valle, accentrando su di esse poteri e risorse comunali per una politica intercomunale. Il Governatore Dellai ha fatto come Cristoforo Colombo: “guadagnare l’oriente par l’occidente”. E’ riuscito cioè a decentrare accentrando. Senza accentrare sulla Provincia se non il ruolo di coordinatrice delle politiche e del finanziamento delle diverse Comunità di Valle. Piuttosto, ogni resistenza da parte dei Comuni potrebbe essere superata se a guidare le Comunità fossero chiamati principalmente i Sindaci, con la presenza di un esponente della Provincia per l’eventuale coordinamento fra: A) possibili accordi fra Comunità di Valle diverse e B) la finanza provinciale.

Ancora, il nostro Governatore Dellai è stato preveggente: altro che creare tante minuscole “pseudo mini provincie” (le Comunità di Valle) all’interno della “pseudo regione” Trentino! Egli ha pre – disposto (cioè, organizzato prima) la risposta alla domanda romana di contenere le spese: infatti le risorse investite sul funzionamento delle Comunità di Valle sono nulla rispetto alle enormi economie che politiche intercomunali di aree funzionali omogenee realizzeranno rispetto alla somma di tante singole politiche comunali.

Infine: anche il lessico ha la sua importanza. Di questi tempi, molto meglio essere una Unione di Comunità Autonome che una Provincia. Anzi, dirò di più, io vedrei bene anche un nuovo simbolo “araldico”: uno stemma con in alto le parole “Unione Trentina” e sotto “delle Comunità Autonome di Valle”. Al centro, immutabile, la nostra aquila.

 E voi Trentini, cosa ne pensate?

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LE SCATOLE (Finanziarie) CINESI, ovvero: festeggio anch’io il mio 150° … articolo!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2012 @ 7:16 am

Premessa: ringrazio chi ha ritenuto di intervenire con i suoi 354 commenti scritti sui miei 150 post. Ringrazio anche le altre migliaia di visitatori “non scriventi”  di un blog ormai “nostro”: infatti, come un libro, il blog non è di chi lo scrive, ma di chi lo legge e lo commenta.

Detto altrimenti: le SpA finanziarie “cinesi” … anzi, italianissime! Ovvero: una proposta al governo Monti.

Scatole (e società ) cinesi

Se volete avere il controllo di una SpA industriale o commerciale (società operativa), basta che possediate il 51% delle sue azioni. Se poi questo 51% è posseduto da una Finanziaria (F1) di cui voi (in luogo di possedere direttamente le azioni della società operativa) possedete il 51%, voi controllate la Finanziaria F1 e tramite questa, controllate anche la SpA operativa di cui possedete solo il 26%. Se poi il 51% della Finanziaria F1 è posseduto da una Finanziaria F2 di cui voi possedete il 51%, voi controllate F2, F1 e la SpA operativa di cui possedete solo il 13%, e così via. In altre parole, pur possedendo (indirettamente) una quota minima della SpA operativa, voi la potete dirigere, comandare, quotare in borsa. Insomma, gestire a piacimento.

Ma questa è solo l’anteprima. Vi riporto qui di seguito un articolo di giornale apparso sul quotidiano “Il biellese” dell’8 maggio 2012, a firma Gialuigi DeMarchi:

Inizia:

“All’inizio del 1900 Luigi De Lupis ebbe un’intuizione geniale: costruire macchine .per scrivere, un marchingegno che stava diffondendosi con successo nel mondo delle aziende. Fondò una fabbrichetta ad Ivrea che presto crebbe, occupando decine di operai ed impiegati. Il figlio Alberto sviluppò ulteriormente gli affari, iniziando anche ad esportare verso l’Europa. Ma le dimensioni imponevano investimenti, ed il dottor De Lupis non voleva investire i propri risparmi in un’impresa comunque a rischio. Fu allora che ebbe la buona intuizione di quotare la società in Borsa, vendendo un po’ meno della metà delle azioni a piccoli risparmiatori, ben felici di entrare in società con lui. Luigi manteneva ben saldo il controllo con la maggioranza assoluta del 50,1 per cento. Il nipote Mario iniziò a vendere anche negli Usa ed in Giappone, rendendosi presto conto che non ce l’avrebbe fatta da solo; e così costituì una società finanziaria alla quale diede il suo pacchetto di maggioranza della fabbrica produttiva. Mantenne il 50% e collocò il resto in Borsa, raccattando un sacco di soldi. La sua quota nell’azienda produttiva scese così al 25%. Il pronipote Carlo De Lupis, che aveva studiato alla Bocconi, ebbe l’intuizione geniale: costituire una finanziaria che possedesse la finanziaria controllante, collocando in Borsa metà del capitale (e così la sua quota nell’azienda produttiva scese al 12,5%). Dopo un anno creò un’altra finanziaria che controllava l’altra, vendendo metà del capitale ad azionisti di minoranza e quotandola in Borsa; a quel punto il suo impegno finanziario nel gruppo era sceso al 6,25%. Quando arrivò la crisi delle macchine per scrivere, fu un disastro. Ma non per lui, che ormai aveva solo una quota marginale del capitale e possedeva palazzi, ville giornali e yachts in tutti i Paesi del mondo (soprattutto in quelli che non fanno pagare tasse).

Ora, vogliamo che altri De Lupis continuino ad operare così, sfruttando la licenza di creare “scatole cinesi” una dopo l’altra? O vogliamo provare ad intervenire, suggerendo al Presidente del Consiglio Monti una semplice legge di un solo articolo che risolva il problema e riporti la produzione (e non la finanza) al centro del palcoscenico? Eccone il testo:

“E’ fatto divieto di costituire società finanziarie il cui unico scopo è quello di detenere il controllo di altre società finanziarie. Una società finanziaria o holding può partecipare al capitale solo di società industriali o commerciali, che svolgono regolarmente la loro attività e conseguano un fatturato minimo di almeno 10 milioni di euro. Le società finanziarie che attualmente non rispettano le disposizioni della presente legge devono essere liquidate entro 12 mesi dall’entrata in vigore del provvedimento”.

Meno “scatole cinesi”, più macchine per scrivere, più mobili, più abiti confezionati, in una parola, meno “aria e finanza fritta” e più PIL”.

Finisce (l’articolo, ma auguriamoci che non finisca qui la questione …)

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UNA GIORNATA IN BICICLETTA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Maggio, 2012 @ 6:43 am

Detto altrimenti: dal Passo del Brennero a Bolzano, con l’aggiunta del treno fino a Trento

L’anno scorso avevo pedalato dal Brennero a Chiusa, con la bicicletta da corsa e nei dintorni di Varna avevo avuto qualche problema: infatti in quel tratto la pista attraversa un bosco ed è sterrata. Quest’anno ho voluto ripetere l’impresa sino a Bolzano, con la bicicletta da montagna, il mio rampichino marca Wilier.

Alla partenza da Trento, in Treno, un incaricato di Trenitalia mi intervista, a scopo statistico. Vedremo più avanti perché cito questo episodio.

Parto in treno da Trento alle 08,55 ed arrivo al Brennero alle 10,55. Il tempo è splendido. Fa fresco, le montagne intorno sono ancora imbiancate di neve. I primi 12 km sono in leggera discesa, lungo la vecchia sede ferroviaria, protetta, ai lati, da gard rail di … bosco! Uno splendore. Con la macchina fotografica in mano, mentre pedalo, scatto alcune foto. Un fresco vento da nord sospinge la bicicletta quasi come altri due pedali. Si vola! Prima di Vipiteno tre brevi salite: due appena accennate, una veramente tosta, ma con i rapporti della bici da montagna tutto è più facile. Vipiteno: non guasterebbe una migliore segnaletica per condurre i ciclisti a riprendere la ciclabile, un paio di km dopo la città.

 

Fortezza

Intorno a Fortezza alcuni strappi in salita. Poi lo sterrato di Varna. A Varna mi fermo davanti al cancello di quella che 44 anni fa era stata la mia Caserma (Caserna Verdone) nella quale prestai servizio da sottotenente di complemento. Oggi è abbandonata. Erbacce e arbusti hanno invaso il cortile, stanno aggredendo gli edifici. Una tristezza! Eppure l’area è preziosa, confina con una elegante zona residenziale. Mi chiedo di chi sia, se dello Stato o della Provincia Autonoma di Bolzano. In ogni caso bisognerebbe metterci mano, se non altro per non mostrare questo scempio ai turisti di passaggio. Una considerazione: come vola il tempo e rieccomi in sella. Mi fermo in città, su di una panchina lungo l’Isarco e pranzo con un super panino preparatomi da Maria Teresa. Ho già percorso 52 km..
Alla ripartenza si alza un vento contrario, da sud, che in una qualche misura “dismaga” il piacere della pedalata, nel senso che da Brixen a Bozen è come se si fosse in salita. Pazienza.
Bolzano: dopo 102 km di pedalata, la ciclabile ti conduce diretti in stazione, cioè in centro città, una meraviglia! Altro che costruire bicigrill ai margini della città: il bicigrill è la città stessa!

Avventura ferroviaria. Bolzano, vado alla biglietteria e acquisto un biglietto da Trenitalia (che non vende i biglietti delle altre compagnie ferroviarie) per il regionale delle 17,37, passeggero e bici €7,90. Il treno è in leggero ritardo, in compenso ne arriva un altro che riparte per Trento alle 17.31. Chiedo se trasporta bici: si, ma questo è un treno tedesco, deve rifare i biglietti, passeggero e bici sono €20,40. Preso un po’ alla sprovvista accetto, carico la bici e il treno parte. Arriva il controllore, un giovane in elegante tenuta grigia. Gli parlo in italiano: mi risponde in inglese. Io allora, in tedesco, gli dico: “Ich glaube nicht das Du keine Italienisch spricht”, non credo che tu non parli italiano. Tace, armeggia con la macchinetta per l’emissione del mio biglietto. La macchinetta non funziona, ed io “Du spricht aber ein guter Deutsche, aber deine Apparat funzioniert nicht”, tu parlerai bene il tedesco, ma la tua macchinetta non funziona. Tace, armeggia, alla fine partorisce il biglietto: €10,40. Si è dimenticato la bicicletta. Io taccio: ho già pagato anche l’altro biglietto a Trenitalia! Mentre se ne sta andando, a bruciapelo, gli chiedo, in italiano: a che ora arriviamo a Trento? Alle 18,08, mi risponde in italiano! Fine. (P.S.: ho studiato il tedesco solo 2 mesi e non so se l’ho scritto giusto …)
Sul finestrino è attaccato un volantino che spiega che il treno è frutto di una collaborazione fra le ferrovie tedesche e quelle austriache. Ecco perché all’inizio del racconto ho citato Trenitalia e la sua intervista: sveglia, Trenitalia, sveglia! Fai da biglietteria anche per i “todeschi”, fatti pagare il servizio e chiedi che sui manifestini sia scritto:  “Frutto della collaborazione fra ferrovie tedesche, austriache e italiane”!

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ITALIA, GRECIA: “MIA” FACCIA, “MIA” RAZZA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Maggio, 2012 @ 9:37 am

Detto altrimenti: Italia, Grecia: “una sola” faccia, “una sola” razza (dal greco eis, mia, en = uno, una, una cosa)

E cui risiamo, direte voi, ma quando la finisce co’ ‘sta storia? Vabbè … c’avete ragione, c’avete, ma che volete che vi dica … ieri sera mi è capitato di assistere ad una parte della trasmissione Report …. sapete, ero appena arrivato a casa, a Trento, dopo l’ennesimo mini trasloco domenicale da Riva del Garda, ove Maria Teresa ed io ci rechiamo tutte le domeniche per assistere mia suocera … ed allora, stanchi, distratti dai tanti bagagli da sistemare, la cena da preparare (si cena in cucina e la TV è in sala), della trasmissione ne ho visto solo una parte e sicuramente ho capito male il contenuto delle inchieste.

Pensate un po’ che credevo d’aver capito che alcune persone, non identificate, avrebbero dato 30 milioni di euro praticamente in contanti ad una maga cartomante (identificata), la quale si sarebbe presentata presso lo studio di un signore che di mestiere fa l’avvocato ed il notaio nella Repubblica di San Marino, il quale, avendo accertato che il denaro era di provenienza lecita in quanto si sarebbe trattato di risparmi della cartomante la quale aveva una numerosa clientela, avrebbe consentito alla suddetta Signora di sottoscrivere il 20% del capitale di una banca locale. Ma si può, dico io, essere così distratti da credere che la televisione possa raccontare una storia simile? O peggio, che una cosa simile possa essere vera?

Ancora, personaggi ai quali sareste portati di offrire un euro per pagarsi il caffè, i quali operano dietro la saracinesca di un negozietto, sarebbero Presidenti di Fondazioni proprietarie delle azioni di molte società? Sicuramente ho capito male!

E che dire della mia distrazione, la quale mi ha portato a credere che fosse possibile per un personaggio di spicco della finanza, trovarsi ad essere consigliere di amministrazione di una di quelle  Fondazioni, “a propria insaputa”?

Infine, come se non bastasse, avrei creduto di capire che  esponenti primari delle associazioni di categoria dei commercialisti della maggiore città industriale del Nord (senza fare nomi!) e del Paese, quasi a loro insaputa, avrebbero loro stessi interessi diretti in Società per Azioni situate in isole strane, ove vige l’anonimato! Altro che segnalare a Bankitalia operazioni sospette …

Ma via, come potrebbe essere possibile tutto ciò? Via … siamo seri … Avete ragione. La prossima volta starò più attento e non cadrò in questi errori di interpretazione. Lo prometto.

Ma che c’azzecca la Grecia con tutto ciò direte giustamente voi? Ecco, questa serie di mie travisazioni, se fossero vere, ma non lo sono di certo, per carità, se fossero vere, dicevo, mi potrebbero richiamare alla mente l’astuzia di Ulisse e del suo cavallo di legno, cioè gli stratagemmi adottati nei millenni per superare gli ostacoli che il nemico (in quel caso i Troiani con la loro antisociale cinta di mura; oggi il legislatore con le sue antipatiche leggi anti riciclaggio e anti evasione fiscale), che il nemico, dicevo, ha posto per imbrigliare l’estro, la creatività, la fantasia, la libertà di espressione di una certa parte di Italiani.

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GIORNATA DELLA MAMMA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2012 @ 6:56 am

Detto altrimenti: Mamme, eroine troppo poco riconosciute come tali

Abitavo a Monza. Lavoravo a Milano. Casa ufficio, 75 minuti. Col treno, con la metropolitana, con gli autobus, in automobile. Sempre 75 minuti per percorrere 18 km. E allora, partendo molto presto per evitare parte del traffico, usavo l’auto, mettevo su i nastri ed imparavo il tedesco, visto che lavoravo alla Siemens. Dal finestrino, anche prima delle sette, mi capitava di vedere giovani Mamme con un fagottino in braccio, correre presumibilmente a portare il figlioletto alla loro Mamma o alla loro suocera. Con qualsiasi tempo: caldo, freddo, pioggia, vento. E poi, queste stesse Mamme, al lavoro: molto spesso a Milano: Se avessero preso il treno a Monza delle 07,30, sarebbero arrivate a Milano in Stazione Centrale alle 07,50, cinque minuti di corsa per raggiungere la stazione della metro o del tram, altri 15 minuti di viaggio, ed infine gli ultimi 10 per raggiungere a piedi l’ufficio, dove arrivavano quindi entro il previsto orario delle 08,30. Ma prima di uscire di casa, potete giurarci, quelle stesse Mamme avevano preparato la colazione per la famiglia, un cestino per il proprio “pranzo” e dato istruzioni al marito per molte altre incombenze. E poi, alla sera, quando verso le 18,00 queste stesse Mamme scendevano dal treno a Monza, eccole correre a riprendersi il fagottino, passare da un supermercato e poi a casa, a preparare la cena, mettere a letto il figlioletto, stirare un po’ di biancheria …. fino a che ora?

Qualche volta prendevo il treno. E qui trovavo altre Mamme: lavoratrici che abitavano a Sondrio e che ogni giorno viaggiavano dalla loro città al posto di lavoro in Milano. Alcune dormivano, altre semplicemente, pensierose, pensavano. Sul treno vi erano anche molti papà pendolari. Altro atteggiamento: costoro infatti si riunivano, sempre gli stessi gruppetti, come fossero al bar, a parlare, giocare a carte (sic): atteggiamenti assai più spensierati delle Mamme.

Ecco, questo è l’omaggio che oggi, nella loro Giornata, voglio porgere alle Mamme.

P.S.: Sono uscito di casa. Ho comperato dei fiori. All’uscita dal negozio, venti metri più in là, sono stato fermato da un giovane che si è qualificato come agente della Guardia di Finanza. Mi ha chiesto lo scontrino. L’ho mostrato. Gli ho stretto la mano, grato di avermi fatto sentire, in quel momento,  cittadino di uno Stato che sta funzionando.

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ANTIPOLITICA E VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Maggio, 2012 @ 5:51 pm

Detto altrimenti: “Maledetti toscani!” scriveva tale Curzio Malaparte, e difatti anche ‘l mi’ babbo gli era toscano, di Montalcino … ovvia … siamo linguacce, lo si sa, che ci volete fare …

Enrico Bondi, di Arezzo come Fanfani (1908 – 1999) e come il poeta Pietro l’Aretino (1492 –  1556):

Io sono l’aretin, censore tosco,
a tutti taglierò fuorchè a Cristo
scusandomi col dir “non lo conosco”.

Forza Bondi! Peccato quel cognome … infatti quando udii per la prima volta che “Bondi” era stato incaricato di tagliare la spesa pubblica, per poco non mi è venuto un colpo … poi ho capito che gl’era un altro Bondi … fuiiii … Ma facciamo i seri. Dice … comincio dalle auto blu e dalle scorte. Bene. Le auto blu. Ne abbiamo, anzi, “loro” ne hanno 60.000 (sessantamila). Molte di più che negli USA, Germania, Francia, etc.. Ora Bondi sforbicia e molti si ribellano. Il grave della situazione sono due, cioè ci sono due “gravi”: il primo che le auto siano state assegnate; il secondo che da molti ci si opponga a che vengano tolte. Ciò denota, da parte della casta di turno, un sentirsi fuori e al di sopra dei problemi, un sentirsi non soggetti al destino comune della Nave Italia, un non volere considerare che con il costo di gestione di un’auto blu si può pagare la pensione ad un esodato. Andate ad informarvi quanto costa una rata mensile full leasing di una berlina (non di lusso, diciamo una Passat berlina diesel 2000 c.c.). Non parliamo poi se l’auto è di livello superiore e se inoltre è dotata di autista! Da una Lancia Thesis con autista ce ne escono quattro di pensioni per gli esodati! Ecco, l’autista, ma che vogliamo fare? Creare altri disoccupati? La Pivetti si preoccupa di questo. Eh no, cara, un ci casco! Mi costa meno pagarli questi autisti e lasciarli a casa, oppure impiegarli in altri mestieri. In Trentino molti esodati sono stati assunti per la manutenzione delle piste ciclabili. Ma ce lo vedete l’autista del potente di turno che si abbassa a tali vili mestieri? E poi a Roma mica e’ scianno (toscano, mica le hanno) piste ciclabili a sufficienza per così tanti autisti … ovvia … gnamo …

Il Governo ha presentato un primo piano di interventi per il sud: alcune decine di milioni di euro per ogni voce. Sempre meglio che niente. Infatti la scala dei valori andrebbe cambiata in quanto sulla bilancia dell’equità da un lato ci sono “cose” come 17 miliardi di euro per circa 90 cacciabombardieri F35 (180 milioni di euro ciascuno: ma sono fatti d’oro, oppure dobbiamo pagare noi la ricerca e lo sviluppo della fabbrica USA che li ha realizzati?); ci sono “cose” come il TAV, treno alta velocità perché le merci di oggi sono esigenti, vogliono arrivare prima, non hanno tempo da perdere … e non importa se la tratta TAV TO-MI è sottoutilizzata ed è costata sei volte il preventivato. Sull’altro piatto della bilancia intanto ci abbiamo messo le decine di milioni di cui si disceva dianzi e un po’ di auto blu. Poi si vedrà. Forza Bondi, e si disceva …

Antipolitica? A chi la colpa di ciò? La protesta dei cittadini non sta trovando uno sfogo politico, cioè non sta trovando un partito politico al quale rifarsi, al quale aderire per dimostrare con il metodo democratico del voto la sua disapprovazione per ciò che è stato fatto o non fatto. Ed ecco che il cittadino comune non va a votare e invece del “voto” esprime un “vuoto”. Ma i vuoti in natura non esistono. Gli spazi vuoti vengono subito riempiti da qualcosa o da qualcuno. Grillo? Ma è un teatrante, un buffone, un comico … Già, ma nell’antica Grecia, nella repubblica ateniese di Pericle, 2.500 anni fa, le maggiori verità le maggiori critiche al sistema e le maggiori proposte politiche venivano declamate dagli attori comici nelle commedie, in teatro, che poi era il luogo ove maggiormente si formava l’opinione pubblica, più che nelle disertate Assemblee. Attenta, politica tradizionale, attenta … Comunque , a riempire il vuoto … sempre meglio un comico che si dà alla politica piuttosto che un dittatore …

Quanto pagare la politica. Molto meno, direi, anche visti i risultati. E poi, in un Paese nel quale trovare e mantenere il lavoro è difficilissimo, nel quale arrivare alla pensione è arduo, la politica non può più essere un “mestiere” privilegiato, bensì deve tornane ad essere un onere molto meno remunerato che attragga solo chi la percepisce come doveroso servizio pubblico. E poi, i cosiddetti “rimborsi elettorali”, ma via! L’aver deciso di dimezzarli è la testimonianza che non erano rimborsi. Il dimezzamento avrebbe infatti un senso solo se si fosse deciso i rimborsare solo la metà dei costi documentati … ma poi, si è mai visto che uno decida dassè (toscano, decida lui stesso, da se stesso) quanto pagarsi di stipendio e quanto rimborsarsi di spese vere o presunte? Gnamo …

Il modo di presentarsi e di esprimersi. Il modo è importante. Tuttavia io preferisco fare attenzione alla sostanza, ai contenuti. Nel secondo “ventennio”, quello appena concluso, i modi erano manageriali, frutto di studiate tecniche comunicative, richiamavano modelli esteriori e di consumismo cui molti gradivano e amavano ispirarsi … e sognavano. Sogni, appunto. Oggi sono emersi modi aggressivi, beceri, che richiamano un po’ l’aggressività del personaggio Fantozzi di prima maniera … Ma noi, noi non  facciamoci ingannare dai modi. Guardiamo alla sostanza. Anche alla sostanza che ci auguriamo la politica “tradizionale” sappia una buona volta tornare ad esprimere. Utinam an … fosse vero che ciò accadesse, cioè detto di un fatto che si desidera che accada. Altrimenti sarebbe utinam ne, cioè Dio non voglia che ciò accada … evviva il latino!

Terrorismo. Da condannare senza se e senza ma. Certo che anche questo è frutto dell’amoralità dilagante, dello spazio lasciato purtroppo orfano di pensieri positivi, di speranze, di progetti nel futuro, di equità, di equilibrio … Ricordo gli anni ’70. Lavoravo ala Stet, a Torino. Mi misero i vetri antiproiettile alla finestra dell’ufficio al primo piano della palazzina di Via Bertola … ricordo l’impressione che ne ricevetti … Poco dopo rapirono l’On. Moro. E ancor prima, a Genova, quando i Carabinieri si presentarono a casa mia a perquisire tutte le case della zona (S. Martino d’Albaro) alla ricerca del giudice Sossi, rapito dai terroristi … Ma vogliamo il ripetersi di questi drammi? No di certo. Ribelliamoci! Anche contro queste aberrazioni occorrerebbe scendere in piazza, tutti, uniti, subito! Contro la delinquenza terroristica e contro chi ha lasciato gli spazi vuoti. Senza aspettare di riunirci in occasione del funerale della vittima di turno. Se non ora, quando?

Per oggi basta così. Domani è la Festa della Mamma: viva tutte le Mamme!

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LA STRAGE DEGLI INNOCENTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Maggio, 2012 @ 6:38 pm

Detto altrimenti: continuano i suicidi

La crisi economica continua a mietere vittime. E’ il risultato di una miscela micidiale di quattro ingredienti: la politica degli ultimi venti anni; la globalizzazione; la lentezza dell’integrazione europea; l’assuefazione al malgoverno.

La stampa odierna riferisce che il Presidente Monti ha dichiarato: “ Chi ha portato l’economia fino a questo punto di crisi, dovrebbe riflettere”. Cosa significa ciò? E’ un mettere le mani avanti? Un richiamare i partiti all’ordine? O significa che egli si dimetterà? Non credo, infatti Monti ha dichiarato che nessuno potrà interrompere la sua azione. Ma allora, che imporrà nuove tasse? Non credo perché i cittadini lavoratori sono sempre di meno e comunque non potrebbero sopportare ulteriori aggravi. Ed allora? Forse che si metterà mano ad interventi con forte peso specifico, quali la riduzione del numero delle provincie; la lotta non solo all’evasione ma anche all’elusione fiscale; che si reintrodurrà il reato di falso in bilancio;  che si andranno a prendere i denari “svizzeri”;  che si deciderà di applicare una patrimoniale ai patrimoni dei ricchi e non solo a quelli dei poveri (IMU); che si ridurranno significativamente i numeri, i costi e i privilegi della politica; che si vareranno iniziative diffuse per l’occupazione giovanile e non solo; che in luogo di un inutile TAV si progetteranno 15.000 microcentrali idroelettriche; etc..

Oggi aggiungo solo che dobbiamo reimparare a fare i collegamenti, a stabilire i rapporti diretti fra causa ed effetto. Se una persona si impoverisce, un’altra si arricchisce. Se dieci persone possiedono una ricchezza pari a quella posseduta globalmente da di tre milioni di persone, forse qualcosa nel sistema deve essere rivisto. D’altra parte, sono gli stessi fatti a dar ragione a chi vuole rivedere il sistema, se non altro perché il sistema attuale sta uccidendo se stesso. Riducendo ad un terzo i super stipendi di molti appartenenti alle varie caste, si sarebbero trovati i fondi per evitare tutti i suicidi già avvenuti. E’ un ragionamento paradossale? Non so, ma il mio “amico” filosofo del diritto, l’austriaco Hans Kelsen, mi ha insegnato che per verificare un ragionamento occorre spingerlo alle sue estreme conseguenze…

Io lo sciopero generale non lo farei per l’art. 18. Lo farei contro gli scandali, contro la mancanza di equità, contro gli abusi, contro i privilegi, contro le caste e contro la diversa velocità dei provvedimenti “salva Italia” rispetto ai provvedimenti “salva Italiani”.

Mi spiego meglio: ormai quasi ogni giorno uno scandalo coinvolge le tesorerie dei partiti, le banche, i fondi per l’editoria, le Spa finanziarie pubbliche e private, etc… Me ne lamentavo con un mio amico, persona molto inserita nel sistema, il quale alle mie rimostranze rispondeva con un tono di distacco misto a superiorità, assumendo l’atteggiamento pensoso di chi ha ben altri obiettivi, di chi comprende le “cose del mondo”, di chi “realisticamente” le comprende e le tollera e non  come me “le rifiuta”. Costui mi diceva: “Queste sono cose del mondo …  non scandalizzano più di tanto, ci sono sempre state e sempre ci saranno… pensiamo alle cose serie”.

 Ecco, questo lassismo mentale, questo “appoggio esterno alla corruzione”, questo quasi invidiare chi “ci è riuscito”, ci stava portando verso un destino greco, cioè al fallimento. Insisto: ci rendiamo conto che il costo e il danno che tutti questi reati  si traducono in maggiori tasse, in minori investimenti, in un maggior numero di disoccupati, esodati, subpensionati, suicidi? E non mi si dica che a gestire denaro è inevitabile che … perchè io negli anni 70 ho gestito in posizione molto autonoma e di responsabilità  il denaro dell’allora prima finanziaria in assoluto in Italia (Stet, Società Finanziaria Telefonica per Azioni, Torino, solo per citare la maggiore delle responsabilità da me assunte)  e come sono entrato così sono uscito, cioè senza che  “a mia insaputa” io mi fossi arricchito. Scusate lo sfogo ed il riferimento personale, ma quando ce vo’ ce vo’!

Nel frattempo apprendiamo che la Regione Sardegna sta autoriducendo il numero delle proprie provincie e dei componenti dei vari Consigli. Bene. Noi in Trentino, con le Comunità di Valle, forse riusciremo ad indurre i tanti, troppi Comuni, ad operare per sistemi di area, migliorando l’efficienza dei servizi e riducendone i costi. Questo è l’augurio che mi sento di fare a tutti noi Trentini.

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BICINTRENTINO: UISP, SPORT PER TUTTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Maggio, 2012 @ 6:02 pm

Detto altrimenti: svaghiamoci un po’

Dintorni di Rosolina (Delta del Po)


Con gli amici dell’Associazione UISP Trento, abbiamo pedalato tre meravigliose giornate nel Delta del Po. Zona entusiasmante sotto tutti i punti di vista. Qualche attenzione va prestata alle zanzare, presenti in alcune parti del percorso, ed alle spine delle acacie che non si fanno scrupolo di “sbusare” le gomme delle bici. Ci siamo sistemati nell’ accogliente ostello Rifugio Po di Maistra, Località  Boccasette e abbiamo percorso tre itinerari: due verso nord ed uno verso sud. Quello che voglio sottolineare in questa sede è che proprio in un periodo di crisi economica come quello attuale, converrebbe valorizzare e “vendere” sempre meglio questo prodotto turistico, soprattutto stabilendo degli standard uniformi per le strutture ricettive, razionalizzando la segnaletica e predisponendo un servizio di guide turistiche non solo per quanto riguarda la scelta degli itinerari e l’eventuale accompagnamento, ma anche per illustrare la flora, la fauna e le caratteristiche “fluviali” della zona. Il tutto potrebbe essere affidato a cooperative di giovani, lo start up delle quali potrebbe essere finanziato dalla vendita di biglietti di accesso alla zona. Si tratta cioè di regolamentare e difendere la zona da usi impropri e di moltiplicare l’afflusso di turisti qualificati e sensibili alle bellezze ambientali, creando posti di lavoro per i giovani e utili gestionali. In questa direzione si sta muovendo la provincia di Rovigo, che ha istituito il Parco Regionale Veneto del Delta del Po e che pubblica un interessante libretto guida “Delta del Po, viaggio alla scoperta del Parco”. Tuttavia molto ancora c’è da fare: rastrelliere per le bici, tettoie ove ripararsi in caso di pioggia, una adeguata segnaletica, servizi di riparazione biciclette, colonnine per la chiamata SOS in caso di necessità, etc..

Ciclabile della Valsugana

Il quotidiano L’Adige del 9 maggio 2012 riporta due notizie ciclistiche (locali): il possibile collegamento della ciclabile dell’Adige con la ciclabile della Valsugana e la possibilità di offrire ai turisti anche percorsi di montagna in discesa. Mi sono già intrattenuto su questi argomenti  e la mia opinione è che il “prodotto turistico” piste ciclabili debba essere realizzato a livello provinciale, anzi, bi-provinciale, secondo standard uniformi, con interventi coordinati nelle varie fasi della realizzazione, manutenzione, gestione e vendita dei molti servizi connessi al cicloturismo. In tale ottica, ben venga la messa in rete di tutti i tratti di ciclabile già esistenti e la realizzazione di bretelle ciclabili le quali, come già avviene a Bolzano, conducano i cicloturisti all’interno delle nostre città e dei nostri paesi. Quanto alla montagna, io preferisco parlare di “dislivelli”, i quali sono una ricchezza, non solo per lo sci, ma anche per i collegamenti in discesa per cicloamatori, su sentieri ben individuati, con divieto di percorrere altri itinerari. Ciò porterebbe una maggiore clientela estiva ad alcuni impianti di risalita e consentirebbe di collegare anche per questa via i percorsi ciclabili di valli diverse. Inoltre la montagna sarebbe rispettata più di quanto non lo sia oggi.

Due meravigliosi “parchi ciclistici”. Entrambi richiedono maggiori investiomenti ed una più completa pianificazione d’area funzionale, sotto una regia unica.

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TRENTO AFFAIR: gioco d’azzardo; bicigrill; rispetto delle regole; compro oro; Comunità di Valle

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 3 Maggio, 2012 @ 9:19 am

Detto altrimenti: parliamo un po’ della Nostra Terra e diciamo  “vino al vino”. Voi direte, sarebbe “pane al pane …” ok,  ma, detto altrimenti, suona “vino al vino”

Avevo appena detto che in una fase così delicata della politica economica nazionale non è facile scrivere post “di alleggerimento”. Ed invece eccomi qua … infatti ‘sta mattina esco, compero il giornale e subito ecco qui alcuni spunti:

...... l'ultima droga

1) Gioco d’azzardo.
Si impenna la spesa dei Trentini nel gioco d’azzardo. “Abbandonare questa schiavitù è difficilissimo” afferma un “drogato” delle macchinette. Tempo fa in una puntata della trasmissione Report, abbiamo appreso che la maggiore concessionaria della gestione delle macchinette mangia soldi è la società Atlantis, con sede in una isola oceanica, vincitrice della gara indetta dal Ministero, benchè ben lungi dal possedere il certificato antimafia (anzi …!). Apprendemmo anche che detta società era tenuta a mantenere collegate con l’Intendenza di finanza le sue macchinette, al fine di controllarne gli incassi e di calcolare esattamente quanto dovuto allo Stato. Pena una multa di €50,00 per ogni ora di scollegamento per ogni macchinetta. Risultò poi che un numero elevato di macchinette era stato scollegato per lungo tempo, maturando una multa di alcune centinaia di milioni di euro, ridotta poi a meno di un milione non so più a quale titolo. Mi domando:
1. Quo usque tandem … fino a quando dovremo sopportare fatti del genere?
2. Chi sono i concessionari delle macchinette installate in Trentino e in Italia?
3. Chi cambia in banconote la quantità enorme di monete raccolte dalle macchinette? Sono anch’esse denaro contante, la cui circolazione è fortemente limitata dalla legge. O no?

L'ottimo, collaudato, accogliente bicigrill di Nomi

2) Bicigrill di oggi e di domani
Il 19 maggio ci sarà una festicciola di saluto per la chiusura dell’attuale Bicigrill di Nomi. Licenza scaduta? Altri progetti del Comune? Non voglio entrare in questi particolari. Oggi, leggo sul giornale che a Trento si sta progettando un moderno bici grill a Trento Sud. bene. So però che anche il Comune di Rovereto starebbe valutando la realizzazione di una analoga struttura a Rovereto. bene. Tuttavia, bene+bene = male. Vi dico il mio pensiero:io potenzierei il bicigrill in zona Rovereto, che è più strategica rispetto ai percorsi verso Verona e verso il Garda. Per Tremto vi dico qui sotto cosa farei.
Come già scrissi, il prodotto “piste ciclabili trentine” deve essere programmato, organizzato, gestito e venduto a livello provinciale, anzi, regionale. Oggi infatti, dum Romae consulitur, saguntum expugnatur: cioè, mentre si discute dove si debba collocare il nuovo bici grill o se debba no essere due a soli 23 km di distanza uno dall’altro, sulle nostre ciclabili transitano comitive di stranieri organizzate da società di fuori regione, le quali vendono loro l’organizzazione, il noleggio bici, il trasporto di persone e di bagagli, le prenotazioni alberghiere, etc. . E poi, un bicigrilla Trento sarebbe a circa 30 km da quello di Egna (troppo vicino!). Ancora, vendita di prodotti locali? Ma i ciclisti locali non ne hanno bisogno e le comitive di turisti stranieri sono già cariche di bagagli! Piuttosto proporrei di fare a Trento come è stato fatto a Bolzano: se percorrete la cicolabile Trento-Merano, arrivati all’altezza di Bolzano una bretella ciclabile di 4 km vi conduce alla stazione ferroviaria, a due passi dalla centralissima Piazza Walter. Cioè, il bicigrill di Bolzano è la città stessa: la pista ciclabile porta i ciclisti in città, non esiste un bicigrill che invece li trattenga fuori dalla città. Ecco, a Trento meglio di un bicigrill vedrei  una bretella ciclabile verso la down town, cioè verso il centro città, dove vedrei realizzato un poteggio custodito per le bici, per consentire ai turisti di girare a piedi per il centro storico.

3) Rispetto delle regole (anziano ciclista investito a Melta di Gardolo, auto capottata al ponte di Ravina)
Giunsi in Trentino, per lavoro, 25 anni fa, da Milano. La prima cosa che mi colpì fu che se io, al volante dell’auto, rallentavo per cercare di capire se la mia direzione era giusta, le auto dietro di me non mi sollecitavano con nervosi colpi di clacson, come invece era prassi a Milano, ove chi si ferma è … perduto! Questa tolleranza, questa differenza è sopravvissuta sino ad oggi, per fortuna. Tuttavia in questi giorni  ho fatto un  esperimento: ho percorso un tratto di autostrada (svincoli compresi!) e di strade urbane ed extra urbane (dal centro di Riva del Garda al centro di Trento), attenendomi strettamente ai limiti di velocità prescritti dalla segnaletica. Apriti cielo! Mi è sembrato di essere a Milano! IEcco, io credo che si potrebbe e si dovrebbe cominciare da qui, dal rispetto di queste piccole grandi regole, importanti non in quanto siano a tutela dei massimi valori (per quanto, anche una singola la vita umana …) ma in quanto sarebbero un’ottima  palestra di addestramento prpprio perchè frequentata da milioni di automobilisti, intendo, cioè da milioni di cittadini che dopo essersi allenati in questa palestra, probabilmente troverebbero più facile rispettare anche le tante altre regole del vivere civile che spesso, noi tutti, rispettiamo con una interpretazione molto soggettiva.

4) “Compro oro usato e pago in contanti”. Quanti negozietti del genere, anche a Trento! Mi chiedo: oro “usato”? Ma se poi viene fuso in lingotti! Quanto lo pagate? Il prezzo dovrebbe essere esposto sulla vetrina (come fanno i ristoranti!) a fianco della quotazione uffciale dell’oro “nuovo”. Già, perchè i margini sono elevatissimi, forse troppo elevati. Comunque producono utili, ma se mi pagano in contanti, resta traccia della transazione? E poi, di quanti contanti deve essere fornito ogni negozio per potere fare fronte agli acquisti? Ma non c’era un limite di legge nell’uso del contante? Oppure, in caso di bisogno, il commesso telefona al boss che arriva sul posto con tascate di banconote? Così avevo visto fare ai cambiavalute, per strada, a Teheran, in Iran, ai tempi dello Scà. Insomma, qualche bel controllo a tappeto non ci starebbe male …. perchè, sapete, a pensar male … ma … dite voi, e  se mi sbaglio? In tal caso  “mi corrigerete”.

 

Le Comunità di Valle del Trentino

5) Comunità di Valle. Andare, non andare a votare, anzi, essere andati o meno … e poi, cosa si è votato? Molti si, pochi no, ma tanto 107.000 non sono bastati al referendum … mannaggia al quorum … o inceve, per fortuna che c’è … comunque in ogni caso … a favore, contro … ma sempre avendo perente l’operatività delle Comunità di Valle … Io desidero invece fare una riflessione più “politica”, più di fondo, più prospettica. In un periodo in cui si sta mettendo in discussione l’esistenza delle provincie più piccole e si stanno riducendo le risorse alla nostra “piccola” Provincia Autonoma, forse conviene ristrutturarsi concettualmente, interpretarsi e presentarsi al Paese per quello che realmente si è, cioè come Comunità Autonoma delle Valli Trentine e non più come Provincia Autonoma di Trento. In altre parole, al di fuori degli schemi concettuali e delle categorie della politica romana e del modo di vedere del resto del Paese, bensì come noi vediamo noi stessi. Ecco il possibile, anzi probabile significato ed importanza dell’intuizione “Comunità di Valle”. Inoltre, forse per questa via si riuscirà a far operare i tanti, troppi piccoli Comuni del Trentino, con progetti su aree intercomunali funzionali, con miglioramento dei SS.PP.LL. e riduzione dei loro costi.

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