EDIZIONE STRAORDINARIA: LO SPREAD VOLA NONOSTANTE I “PROVVEDIMONTI†DEL GOVERNO E LE ASSICURAZIONI DI DRAGHI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Luglio, 2012 @ 11:22 amDetto altrimenti: occorre “inventarsi†qualcosa di nuovo … che non sia il solito “prendere i denari dal bassoâ€
Leggete il mio post del 20 aprile 2012. Riportavo una proposta di tale Gianluigi De Marchi:
“Nel 1935, in piena crisi economica dovuta al tracollo di borsa del 1929 (provocato, anche in quel caso, dalle speculazioni delle banche!), l’Italia prese un provvedimento eccezionale che ebbe un grande successo: l’emissione di un prestito irredimibile (cioè senza obbligo di rimborso), che pagava ai possessori una rendita perpetua del 5%. La partecipazione fu imponente e l’emissione ebbe un grande successo: molti erano interessati ad avere una rendita fissa e sicura, anche rinunciando al capitale (che però si poteva agevolmente ricuperare in borsa, vendendo le obbligazioni).”
Si tratterebbe di una ristrutturazione del debito che non comporterebbe alcuno svantaggio per i creditori, ma offrirebbe loro una ulteriore possibilità di scelta. Perché non prendere in considerazione questa soluzione, almeno per una prima tranche del debito? Chi vuole intervenire sull’argomento?
Sentenza della Corte Costituzionale n.199 del luglio 2012: i servizi pubblici locali (SS.PP.LL.) non si possono privatizzare
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Luglio, 2012 @ 9:16 amDetto altrimenti: traduciamo per i non addetti ai lavori e sviluppiamo una ulteriore riflessione (prima puntata, di quattro in totale)
Trasporto pubblico locale, sosta e parcheggi, acqua, elettricità , etc.. Ma soprattutto acqua. Una legge (Governo Berlusconi) aveva imposto che le SpA del settore a capitale sociale interamente pubblico (“in houseâ€) fossero obbligatoriamente cedute ai privati entro una certa data. Un successivo referendum aveva bocciato questa legge. Una legge successiva (Governo Monti), ignorando i risultati del referendum, aveva ribadito la norma annullata dal referendum stesso, fissando il termine della cessione al 31 dicembre 2013.
Ora, una Sentenza della Corte Costituzionale ha annullato quest’ultima legge in quanto troppo tempestiva e quindi ingiustificatamente contraria ai risultati referendari (evviva! Allora c’è speranza anche per il referendum che ha abolito il finanziamento pubblico dei partiti!) Pertanto ora gli Enti Pubblici sono liberi di scegliere la forma di gestione dei loro SS.PP.LL.. fra le tante possibili: gestione diretta da parte degli uffici pubblici; attraverso una SpA interamente pubblica; attraverso una SpA a capitale misto pubblico-privato a maggioranza pubblica. Le aziende municipalizzate da tempo avrebbero dovuto essere chiuse per legge e trasformate in una delle forme citate. Resterebbe pertanto esclusa la gestione di un SS.PP.LL. attraverso una SpA interamente privata o a maggioranza azionaria privata.
Ma cosa vuol dire “privatizzare†un SS.PP.LL.?
In Italia privatizzare significa trasferire la proprietà degli impianti e/o della gestione di un SS.PP.LL. ad un imprenditore privato. Nel mondo anglosassone, privatizzare si traduce con il termine “to go publicâ€, cioè “andare verso il pubblico, verso i cittadini, trasferendo la proprietà del servizio alla moltitudine dei cittadini. In altre parole, una SpA italiana posseduta pro quota da 20 comuni, interpretata dalla cultura anglosassone sarebbe più “privatizzata†di una SpA italiana posseduta da un unico imprenditore privato.
Ed è questo l’aspetto che voglio sviluppare in questa sede. Si dice “spending review†e poi si interviene su “spese†(cioè su “costiâ€) e contemporaneamente anche su un’altra voce: sugli “investimentiâ€. Ora a mio avviso occorre distinguere fra tagli delle spese e tagli degli investimenti ed inoltre, non basta “tagliareâ€, cioè “curareâ€, bensì occorre anche “prevenireâ€, cioè spendere ed investire bene. Investire bene. Parliamo di quest’ultimo aspetto.
Ben venga una SpA interamente pubblica per la gestione di un SS.PP.LL., purchè l’azionista pubblico si riservi esclusivamente ed obbligatoriamente:
1. il ruolo della predefinizione degli indispensabili presupposti che consentano alla SpA una pianificazione societaria pluriennale scorrevole (aggiornata di anno in anno);
2. il ruolo di indirizzo generale, evitando di intervenire sulla gestione societaria, ad esempio, come è successo, ordinando ad una sua SpA di offrire gratuitamente la prima ora di sosta in un parcheggio interrato, per di più ignorando il fatto che il maggior reddito derivava alla SpA proprio dalla vendita della citata prima ora!
3. la definizione dei parametri (criteri) tariffari;
4. la funzione di controllo.
Inoltre, l’azionista pubblico:
1. “privatizzi†la sua SpA aprendone il capitale sociale a tutti i Comuni confinanti appartenenti ad una eventuale unica area funzionale. In altre parole: tre Comuni confinanti, di piccole dimensioni, non dovrebbero avere, ognuno, (tanto per fare un esempio) la propria gestione separata della sosta e della mobilità ;
2. in presenza dell’incompletezza e indeterminatezza della legge (Codice Civile) che regola le Società a capitale (anche) pubblico, riconosca non solo formalmente ma anche nei comportamenti, la piena autonomia della personalità giuridica della “sua “ SpA e vi si rapporti come ci si rapporta ad una entità diversa, autonoma e separata e non come se la sua SpA fosse un proprio ufficio.
Al contrario, ove l’ente pubblico (ad esempio un Comune) considerasse la sua SpA
a) la sua SpA necessariamente mono-comunale, si genererebbe una proliferazione di singole gestioni comunali anti- funzionali ed anti-economiche;
b) alla stregua di un proprio ufficio interno, si raggiungerebbe un unico, perverso risultato: la separazione del potere, che rimarrebbe in capo all’ente pubblico, dalla responsabilità di eventuali risultati negativi, che sarebbe ricondotta in capo alla SpA.
In altre parole, per alleggerire il discorso, si applicherebbe la seguente metodologia di programmazione, articolata nelle seguenti fasi:
• entusiasmo (“Dai, costituiamo una SpA pubblica!â€)
• perplessità (“Ma era proprio necessario?â€)
• presa di contatto con la realtà (“Ma come si fa a rapportarsi con la SpA?†E poi, se ci sono delle perdite, come la mettiamo?â€)
• ricerca del colpevole (“ … vedrete che lo troviamoâ€)
• punizione dell’innocente (“Il Presidente della SpA!â€)
• lode e premio ad estranei (“Cioè a noi, vedete che belle opere “noi abbiamo” (ovvero, “lui ha”, n.d.r.) realizzato!)
In una prossima “puntata†vi parlerò del ruolo della presenza dei privati in una SpA a capitale misto pubblico-privato. In una terza “puntata†vi parlerò di SpA di investimento, di SpA di gestione e di SpA di “tutte e due le coseâ€. Nella quarta ed utlima puntata, parlerò della “motivazione” del personale, in ambito pubblico e nelle SpA.
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ITALIA-GRECIA, “MIA” FACCIA, “MIA” RAZZA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Luglio, 2012 @ 7:42 amDetto altrimenti: falsa rappresentatività popolare in due finte repubbliche. Referendum violati dalle leggi ordinarie.
Leggete “La Grecia di Atene†di Luciano Canfora (Laterza). L’assemblea del popolo, il luogo ove si sarebbero dovute decidere le questioni più importanti, era aperta a “tutti”. Intendiamoci, a tutti coloro che appartenevano ad una certa categoria, cioè a 30.000 cittadini sui 300.000 della â€Repubblica Imperiale Oligarchica Atenieseâ€. In realtà poi partecipavano solo 5.000 cittadini e taluno diceva: “Vedete, non sono interessati. Ben venga quindi l’oligarchia, che poi è quella che già abbiamo adesso, di fatto è già così”. All’inizio dei lavori il banditore invitata tutti a prendere la parola. Interveniva Pericle e diceva: “Si tutti possono prendere la parola, anche chi non conta nulla, poverino, si, anche lui …â€. Avete capito che razza di democrazia fosse, anche quella di Pericle, bontà sua … ne seppe qualcosa Socrate!P.S.: in realtà nella Grecia di Atene l’opinione pubblica si formava in teatro, per la penna dei commediografi e la voce degli attori. Oggi, nel moderno teatro, la TV.
E da noi, oggi, come vanno le cose?Abbiamo un parlamento non eletto dal popolo bensì nominato dalle segreterie dei partiti. Un parlamento che non autorizza a procedere contro i suoi membri non – come sarebbe previsto dalla legge – a difesa della libertà di esercizio della fuzione di rappresentanza popolare (rappresentana che peraltro non c’è … forse è per questo che entrano nel merito dell’imputazione!) bensì, appunto,  anticipando e sostituendo la propria valutazione di merito a quella della magistratura. Un parlamento che ormai è chiamato a ratificare le “leggi†fatte dal governo e che contesta la magistratura. Un parlamento che dice che quella signorina era la nipote di Mubarak. Un parlamento (in effetti un governo) che legifera (e/o ratifica) contro i risultati referendari.
In una SpA, l’Assemblea degli Azionisti è l’assemblea dei proprietari della SpA. Questa Assemblea redige l’Atto Costitutivo della Società con il suo allegato, lo Statuto e nomina i Consiglieri di Amministrazione, i quali costituiscono l’organo di governo che poi rende conto all’Assemblea degli Azionisti. Ora, se il Consiglio di Amministrazione (il parlamento) emana provvedimenti che contrastano con lo Statuto della Società (il referendum popolare), esso viene censurato o addirittura rimosso.
La Corte Costituzionale ha bocciato le leggi che obbligavano a privatizzare i servizi pubblici locali perché contrari al risultato del referendum che decideva il contrario. Benissimo. Resta tuttavia la gravità del fatto: se oggi si è “tappato un buco†significa che ieri qualcuno questo buco nel sistema delle regole e delle garanzie costituzionali lo aveva fatto! Ora mi aspetto che la stessa Corte decida analogamente per quanto riguarda il finanziamento dei partiti, bocciato anch’esso da altro referendum popolare.
Amici lettori del blog, l’Italia è nostra, riprendiamocela. Ma non con la forza, con rivoluzioni cruente, bensì esigendo serietà e coerenza innanzi tutto da noi stessi e quindi da parte di tutti, nel rispetto della nostra Costituzione e nell’osservanza non solo della lettera della Legge, ma anche del suo spirito. Infatti, così come a fianco dell’evasione fiscale troviamo l’elusione fiscale, oggi a fianco della violazione della Legge troviamo, purtroppo, la più subdola e pericolosa elusione della Legge.
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STIEG LARSSON – Trilogia “Millennium†– Tascabili Marsilio/Gialli
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Luglio, 2012 @ 11:18 amDetto altrimenti: Mirna Moretti, l’amica Mirna, la blogger della lettura, la GL (Grande Lettrice), la Scrittrice del blog “unlibrolagiorno†che ora prosegue con il suo nuovo e super “cliccato†www.trentoblog.it/mirnamoretti non me ne vorrà se di questo mio intervento sul suo blog ne faccio anche un post sul mio blog. Vero, Mirna?
Millennium. Tre volumi, oltre 2500 pagine. Un giallo. Anzi tre. Vale la pena di leggere i primi due per gustarsi il terzo. Sono contento di averli letti, anche se sulle prime ho rischiato di scoraggiarmi dato il “volume†dei volumi! Cosa mi ha colpito? Il ruolo fatto svolgere dall’autore – soprattutto nel terzo volume – al giornalismo ed ai giornalisti o almeno ad una parte di essi, cioè al protagonista Mikael Blomkvist. Un uomo alla ricerca della verità vera (anche contro i cosiddetti poteri forti) e non alla sua strumentalizzazione, travisamento od opportunistico utilizzo. Mi ha consolato molto pensare che l’invenzione dell’autore possa essere vera. Dico questo perché nella mia vita di lavoro ho sperimentato sulla mia pelle come da parte di un settore del giornalismo possa strumentalizzarsi e travisarsi la realtà e come sia difficile, poi, andare a spiegare come stanno le cose. Una volta protestai a voce contro una presa di posizione ingiustamente critica contro mie decisioni aziendali. Mi si rispose: “Si, lo so, ma sa … la politicaâ€. Ed io che credevo che il giornalista dovesse sempre rappresentare la realtà vera, non la “realtà politicaâ€!
Di fronte ad un articolo che nella sostanza è diffamatorio o quanto meno ingiustamente denigratorio (il confine è assai labile) anche se nella forma non appare legalmente perseguibile, tre sono i consigli che l’interessato usualmente riceve: “Devi rispondere, precisare, puntualizzare, non puoi tacere …â€. Il secondo: “Lascia perdere, non replicare, è quello che vogliono, non finirebbe mai … la gente dopo due giorni avrà dimenticato…â€. Il terzo: “Replica, ed esigi che alla replica, ai sensi della legge sulla stampa, sia data la stessa evidenzaâ€. Quando mai! Provateci un po’ voi ad impedire che il senso della replica non sia “gestito†ad arte! Basta inserire le foto giuste, intervenire sul titolo, sul formato, sui caratteri di stampa, sulla posizione nella pagina, basta non pubblicare per intero la replica … ci sono molti modi per far apparire che si rispetta la legge, mentre invece si aggiunge un carico di briscola!
La seconda domanda. Nei due sensi. Un giorno, un giornalista inglese, alla nostra TV, disse: “Quello che conta è poter fare all’intervistato la seconda domanda, dopo che ha risposto o ha eluso la primaâ€. Concordo. Lo stesso vale per l’intervistato o il citato in un articolo. Anch’egli dovrebbe poter fare la seconda replica, dopo che è stato “attaccato†sulla stampa. Ma così non la si finirebbe più, direte voi. Anche questo è vero. Ma se un giornale pubblica regolarmente una sua rubrichetta, ad esempio dal titolo “Pane al pane …â€, sarebbe corretto che a fianco riservasse lo spazio per le risposte in una seconda rubrichetta dal titolo “… e vino al vinoâ€, per le eventuali repliche.
Comunque: evviva la stampa, evviva i mass media, evviva l’informazione! Guai se mancassero: saremmo in dittatura! Solo che mi auguro che anche in questo caso l’IT, Information Technology diventi ICT, Information Comunication Technology, cioè che la “tecnologia giornalistica“ sia sempre di più anche di “comunicazioneâ€, cioè di “azione comune†con l’intervistato o con il soggetto oggetto dell’articolo. E che i fatti siano sempre separati dalle opinioni. E’ chiedere troppo? Ma a questo punto devo stare attento io stesso: sono o non sono diventato anch’io una sorta di giornalista, con i miei 220 articoli “postati†cioè scritti sul mio blog in sette mesi, con le connesse 70.000 visite? Senza contare altri 150 articoli pubblicati dalla stampa durante la mia vita lavorativa …
EUROPA, EUROPA!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Luglio, 2012 @ 5:35 amDetto altrimenti: “Condividiamo le responsabilità !â€, cioè … Eurobond!†Le mie ferie “postali†cioè dei miei post, sono finite. Riprendo con oggi temi non più vacanzieri ma seri. Non che fare crociere con il mio piccolo FUN (leggete i precedenti post) non sia una cosa seria, per carità … ma è ora di “tornare al lavoroâ€!
Molti, troppi Italiani, non leggono i giornali. Moltissimi guardano la TV. Molti di costoro non si occupano di finanza. Ed allora diciamo due parole sugli Eurobond (EB). Gli EB sarebbero titoli del debito pubblico europeo, non più quindi BOT, CCT, BTP, etc., cioè titoli del debito di un singolo stato (nell’esempio, del nostro). Sarebbero un invece un mix dei titoli del debito di tutti gli stati. Ora, per esemplificare, se per acquistare un titolo spagnolo il mercato vuole un rendimento dell’8%, per quello italiano del 6% e per quello tedesco dell’1%, ove si creassero gli EB, la media “ponderata†del rendimento di tale emissione potrebbe essere del 3%. La media matematica sarebbe del 5%, ma la media “ponderata†cioè quella che tenesse conto della diversa consistenza di ciascuna economia darebbe più peso (“pondusâ€, appunto) alla componente tedesca e potrebbe condurre a circa il valore indicato. Italia e Spagna ci guadagnerebbero, la Germania si troverebbe gravata di parte del debito altrui. Nel senso che Italia e Spagna pagherebbero interessi ridotti e la Germania interessi aumentati.
Media ponderata? Per capirsi: se io ho due debiti, 10 milioni al 5% ed 1 milione al 3%, non posso dire che in media io pago il mio debito al 4% (media matematica). Devo invece calcolare come segue: 10 x 5=50; 1 x 3=1.  50 + 1 = 51. Ora divido 51 per la somma dei due debiti e cioè per 11 ed ottengo la media ponderata del costo del mio debito, e cioè 4,64%. Se invece io avessi 10 milioni al 5% e 10 milioni al 3% la media ponderata coinciderebbe con la media matematica ed il costo medio del mio debito sarebbe del 4%.
Condividiamo la responsabilità , si dice da parte di chi ci guadagnerebbe. Ma la responsabilità deve essere unita al potere. Non può esserci chi comanda, chi decide (ad esempio, il politico italiano) da un lato, e chi è responsabile di tali decisioni (ad esempio, il politico tedesco) dall’altro. In altre parole: le persone che invocano la condivisione della responsabilità  non possono poi ergersi a difensori della sovranità dello Stato contro le coiddette  ingerenze europee. “Ma noi non vogliamo cedere la nostra sovranità â€! Si dice. Ok, allora adeguati tu stesso, da solo, alle regole europee. “Ma non possiamo più accettare la giustificazione “L’Europa ce lo chiede!†si ribatte. Ma insomma, dico io, cosa volete, la botte piena e la moglie ubriaca? “Ma noi Italiani oltre che di poeti e navigatori, siamo un popolo di consumatori  e se affondiamo noi affondi anche tu, cara Germania”, si dice da parte di taluno … ok, ho capito, muoia Sansone con tutti i Filistei, mal comune mezzo gaudio …  ma che bella soddisfazione! Il fatto è che io personalmente non ho alcun interesse nè alcun vantaggio a far morire Sansone, i Filistei e me stesso!
In un post precedente ho scritto: se io sono azionista di maggioranza o anche azionista  unico di una SpA e questa va male perché io non la so amministrare, mi prendo un bravo amministratore e lo metto a comando della mia SpA. Il proprietario resto sempre io. Solo che la SpA andrà bene anziché male. Questo avviene già nel calcio internazionale. Molte squadre nazionali hanno “mister†di altre nazioni!
L’industria automobilistica italiana è in crisi. La Volkswagen distribuisce dividendi agli azionisti e premi agli operai. Ed allora Marchionne, già che percepisce quasi mezzo milione di euro al mese (ma sono lordi, cosa credevate … dedotte le tasse cosa volete che gli resti, poverino …) vada a vedere “come si faâ€. Lo stesso facciano i nostri governanti.
I POST DELLE VACANZE: ANDIAMO IN CROCIERA (terza ed ultima crociera, seconda ed ultima puntata)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Luglio, 2012 @ 3:08 pmDetto altrimenti: con questo post terminano le tre crociere, nove post in tutto …
In compenso mi sono rifatto ampiamente nel viaggio di ritorno, sul quale merita di spendere qualche parola. Seguendo i suggerimenti di Meteo Mursia (l’anno scorso mi aveva avvisato dell’arrivo del Mistral), Edoardo ed io abbiamo rimandato la partenza di qualche giorno a causa del citato Maestrale seguito da due giorni di vento da Nord altrettanto “decisoâ€. Finalmente il 30 agosto abbiamo staccato gli ormeggi dalla Baia delle Saline. Vento fresco da Nord poi girato da Sud Est, tra i dieci ed i quindici nodi con punte di venti, sole forte e temperatura mite! Sembravano condizioni “su ordinazioneâ€.
Con una spinnakerata da sogno siamo volati sino a Portovecchio, dove ho reincontrato l’amico Giorgio Lescai, regolarmente in pensione ed all’ancora in quel porto (beato lui!), sfiorando gli scogli Toro e Vacca e le isole Cerbicali. Quindi Il giorno dopo seconda tappa: un unico bordo di spi sino a Campoloro, dopo avere ammirato la Piramide della Baia di Pinarellu e le torri genovesi (le foto le ho inserite nei post precdenti).
Quindi, Campoloro-Isola d’Elba, rotta 43°: sei ore di bolina larga e traverso, randa piena e genoa (ci sarebbe stato anche lo spi, ma ogni tanto vince la pigrizia…),velocità media 4 nodi, massima 6,7!! Lo stesso dicasi per la tratta Elba-Toscana, rotta 41°, con attraversamento del Canale di Piombino quasi in planata e arrivo a S. Vincenzo in quattro ore di bolina larga girata a lasco all’altezza del Golfo di Baratti (genoa, fiocco, genoa; randa piena, una mano, randa piena).
Inconvenienti all’ormeggio: lieve urto da parte di un ferro da stiro (Boston Whaler di dieci metri, due fuoribordo da 200 cavalli ciascuno, giuro!) che si era ormeggiato in stile automobilistico a tre metri di distanza dal Fun già all’ancora in rada a Cala Coticcio a Caprera, ed il cui proprietario se ne uscì indignato nei miei confronti con un “Come mai lei mi ha urtato? Ometto la mia risposta. Lieve urto da parte di un grosso cabinato con tanto di albero e vele nuovissime, mai usate direi, che naviga a motore da due anni, il cui skipper riteneva che si potesse ormeggiare a retromarcia sotto venti nodi di vento senza avere alcuno sui bordi che frapponesse parabordi fra lui e le altre barche (fra cui il mio Fun) già ormeggiate.
Inconvenienti diversi: rottura dello starter del fuoribordo, rimediata con nuovo starter in filo di ferro; perdita di un parabordo; accarezzato con l’estremità della deriva uno scoglio a 1,55 metri (acc….!! La deriva del fun pesca 1,60!) sotto il pelo dell’acqua all’entrata del Golfo di S. Giulia; strappato uno spi finito in acqua (sono stato io, ma ne avevo un secondo…)
Note di colore a S. Stefano: “Sono tre giorni che tentiamo di raggiungere l’Elba, ma con questo mare…†disse l’autista di un altro ferro da stiro di dieci metri e due piani fuori terra a due esterrefatti funnisti che invece avevano appena terminato una divertentissima traversata a vela su una barchetta di 900 chili…
Istruzioni per l’uso delle carte di credito telefoniche francesi: è inutile che continuiate a rigirarle! Non sono da infilare nella feritoia! Dovete invece grattarle stile gratta e vinci, leggere il numero di codice attribuitovi e digitare quello sull’apparecchio, prima del numero che intendete chiamare. Non ci facciamo conoscere all’estero…
Oggetti rinvenuti: recuperato davanti a Palau remo di alluminio con pala in plastica colorata: chi lo avesse perso telefoni a Riccardo, 335 5487516 specificando il colore della pala. Allo stesso numero rivolgersi per ulteriori dettagli e informazioni sul viaggio.
Impressione finale: il Fun è piccolo, ma quando sei solo con lui in mezzo al mare, quando te lo senti addosso come uno scarpone da sci ben calzato, quando risponde con una accelerata ad ogni soffio di vento, quando plana sull’onda dalla quale si fa slanciare quasi in volo, quando si chiedono ma tutta quella roba stava lì dentro, o come fanno quei tre a dormire lì dentro o come hai fatto ad arrivare sin lì con quella barchetta, quando per raggiungerti devono accendere il motore, quanto si ormeggia in mezzo metro d’acqua o fra due gozzi, quando lo puoi benissimo condurre da solo, quando tuo figlio ti dice sono contento d’essere venuto…bè, allora senti che ha un cuore grande e generoso…
Buon Vento a tutti, velisti e non!
P.S.: comunque … chi volesse provare (gratuitamente, s’intende) il Fun nei ventoni dell’Alto Garda Trentino, basta che mi telefoni (335 5487516).
I POST DELLE VACANZE: ANDIAMO IN CROCIERA (terza ed ultima crociera, prima puntata)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Luglio, 2012 @ 4:53 pmDetto altrimenti: terza ed ultima crociera, prima dei due sole puntate (tanto sapete già tutto ssu questa rotta!)
1998: è il terzo anno consecutivo che in agosto attraverso il Tirreno con il mio FUN Whisper e trascorro le ferie veleggiando nell’Arcipelago della Maddalena. Quest’anno all’andata ho avuto come compagni di viaggio il Rivano Roberto Gianfranceschi ed il Trentino Marco Murara. Al ritorno, mio figlio Edoardo, nato a Genova 17 anni fa. Io 54.
Partiti la sera del 9 agosto dal solito  S. Vincenzo (Livorno), con una splendida notturna alle tre di mattina abbiamo raggiunto Capraia. I due amici erano “di riposo†ed io, per evitare di entrare a quell’ora impossibile in un porto svegliando con il fuoribordo tante incolpevoli persone che stavano riposando, ho tirato bordi per tre ore in attesa dell’alba! Dopo una breve sosta si riparte per l’Elba di bolina a larga, destinazione Marciana Marina, dove abbiamo goduto della cortese ed amichevole ospitalità del locale Circolo della Vela e degli amici che ormai incontriamo regolarmente ogni anno. Fra questi il giovane pensionato Roberto Volonterio, Via Leopardi 25, Milano, felice per essere stato promosso con decorrenza 10 agosto 1998 da Aspirante Allievo Mozzo ad Allievo Mozzo.
Terza tappa: Marciana Marina-Campoloro. Velocità 5 nodi con 15 nodi al lasco da nord.
Quarta tappa: Campoloro-Golfo di Santa Giulia, con sosta a Solenzara per rinnovare la cambusa; quindi ultimo salto da Santa Giulia a Palau. In totale circa 140 miglia.
A chi volesse ripetere l’esperienza consiglio di osservare bene le previsioni del tempo: sono assai valide quelle del Ministero della Marina Mercantile trasmesse sulla radio VHF e quelle del Corriere della Sera. Ma soprattutto mi sento tranquillo per l’assistenza personalizzata dell’Associazione Meteo Mursia di Portofino, alla quale sono iscritto, e che mi ha seguito passo passo nel mio vagabondare. Suggerisco poi di limitare al massimo i bagagli, ma di non rinunciare alla canna per l’acqua e a due piccole sdraio smontabili (in due pezzi ad incastro) che trasformeranno le vostre sere sul Fun in vere e proprie serate.  Fra i vini consiglio Coca Cola a mezzogiorno, Vermentino Sardo (Cantine Monti) per la cena e Cannonau Nepente per la meditazione del dopo cena.
Fra le vele sarà meglio avere anche un fiocco ridotto (non ancora una tormentina) ed una randa armata con tre mani di terzaroli. Per armare la terza mano, per la cui borosa non è previsto il passaggio all’interno del boma, ho collocato due bozzelli, uno sul boma ed uno sull’albero, e a piede d’albero ho utilizzato quello del cunnigham con il relativo strozzascotte. Se il tempo è buono (cioè sino a forza quattro-cinque), il FUN vi darà solo divertimento e rapidi trasferimenti, Con mare e vento superiori occorrerà essere più attenti e preparati in ogni particolare. Fra le dotazioni di bordo: VHF, GPS, autogonfiabile, telefonino, carte nautiche e portolani. Meglio sarebbe poi zavorrare la barca con 50 chili di pani di piombo collocati all’interno attorno alla scassa della deriva.
Nel Golfo delle Saline incontrata e fotografata barca di 10 metri Eutscho- Chica, Japan, di un giapponese solitario in giro intorno al mondo, novello Moitessier. La permanenza nell’Arcipelago è stata disturbata da una settimana di Maestrale secco (30-35 nodi in spiaggia, 45 nelle Bocche) che hanno limitato l’uso in solitaria della barca, ma che non mi hanno impedito di stringere amicizia con gli istruttori del Velamareclub di Baia delle Saline, assai ospitali ed ammirati per le evoluzioni di uno scatenatissimo Fun.
(continua alla seconda ed ultima puntata)
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I POST DELLE VACANZE: ANDIAMO IN CROCIERA (seconda crociera, terza ed ultima puntata)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Luglio, 2012 @ 7:00 amDetto altrimenti: è la puntata ad essere l’ultima, non la crociera. Infatti ne seguirà una terza, l’ultima.
Mentre stiamo ormeggiando, veniamo avvicinati da un signore che si offre di aiutare nella manovra due provati velisti. Dall’accento ne riconosco l’origine genovese, al par mio. Festa grande fra due ex proprietari dell’isola (che come sapete, alcune centinaia di anni fa essa fu venduta dalla Repubblica di Genova alla Francia). Si tratta di Giorgio Lescai e della moglie Simone (nata a Nantes), coppia simpaticissima di giovani pensionati, residenti (dopo una vita di lavoro in Africa) a Bruxelles ed in Corsica, parte nella casa di Palombaggio e parte a bordo della loro barca a motore, un pesca-diporto di otto metri motorizzato con 200 cavalli diesel.  Giorgio ci aiuta nei piccoli lavori di manutenzione del Fun, ci fornisce mille consigli utili lui che proviene dal Nautico, ci presta gli attrezzi necessari, ci accompagna in auto al supermercato a fare i necessario acquisti, e da ultimo, ci invita a cena a bordo del suo yacht. E poi dicono che i genovesi sono riservati e tirchi!
Fra l’altro scopriamo con una certa commozione di essere cresciuti, a Genova, nello stesso quartiere di Albaro ad un palazzo di distanza uno dall’altro, e di avere numerose conoscenze in comune, fra cui lo spedizioniere genovese Graia, armatore di tanti yacht da regata! Questi sono i regali che solo una giornata di Mistral pur fare! Tornando al Mistral. Il giorno dopo, mentre siamo all’ormeggio a manutenzionare la barca, il Meteo Francese ci conferma forza 11 (undici) nelle Bocche di Bonifacio; ; 50 nodi di vento (90 km/h!) all’imbocco del fiordo di Portovecchio (confermati dal Comandante della nave a vela Caroly della Marina Militare, Capitano di Corvetta Marco Pasqualoni, proveniente da Alghero ed entrata in porto la mattina del 29 agosto) e 80 nodi di vento (145 km/h!!)  a Capo Corso, con  l’Amerigo Vespucci alla cappa per resistere alla tempesta. A Bastia anche i grossi traghetti sono alla cappa fuori dal porto nel quale non provano nemmeno ad entrare. La nave Caroly. Un’opera d’arte, una scultura in legno, amore a prima vista.  Si tratta di uno yawl Baglietto di 23 metri varato nel 1948, stazzante 60 tonnellate, già di proprietà del Signor Preve, con 14 uomini di equipaggio, di base a La Maddalena, gestito da Marivela, il Centro Velico Sportivo della Marina Militare, adibito all’addestramento degli allievi sottufficiali della Marina Militare.  La nave fu regalata alla Marina Militare a patto che mantenesse il nome originario, quello della moglie del proprietario, Caroly, appunto. “Il” Caroly (in marina si sottintende “legno”, cioè “il” legno Caroly) ha la deriva mobile, perchè con esso il proprietario originario ci risaliva i fiumi del Sud America. Attorno a lui si raccoglie una folla di ammiratori, arrivano anche i giornalisti locali. E’ una festa. Con tanto di registratorino tascabile anch’io faccio la mia parte ed intervisto il comandante.
Lasciamo Portovecchio la mattina del 30 agosto, con gli ultimi sbuffi di un Mistral ormai non più pericoloso, e puntiamo a Nord. Il cielo del dopo Mistral è di una bellezza indescrivibile. Grandi nuvole bianche scolpite di un rosa caldo, tonalità di turchese in mare ed in cielo…e la macchina fotografica rotta! Breve scalo a Solenzara per fare il pieno di carburante, indi si prosegue per Campoloro, dove arriviamo alle 17.00. A questo punto Guglielmo teme di non riuscire ad arrivare in tempo a Schio, dove abita e lavora, per la mattina del lunedì 1 settembre e sbarca, per raggiungere in auto Bastia e quindi imbarcarsi su di un traghetto per l’Italia.  Resto solo.  Cena di autoincentivazione ed ottima dormita. Salpo alle 7 del 31 agosto, rotta 45° ed in dieci ore di navigazione ininterrotta con venti a regime di brezza raggiungo Marciana Marina.
Durante il percorso mi fanno visita alcuni delfini, ed accolgo una richiesta di cibo avanzatami da due gabbiani, i quali, veri professionisti nell’interessare e nell’impietosire i turisti al pari dell’orso Yoghi dello Yellostone Park, girano intorno al Fun richiamando l’attenzione del timoniere con le loro grida. Dopo dieci miglia l’Elba diventa visibile, al pari del Giglio, Pianosa, Bastia, Capo Corso e Capraia. A circa tre miglia dall’Elba incappo in un banco di rifiuti impressionante. C’è di tutto: plastica, verdure, contenitori di ogni tipo, sacchetti dei supermercati…uno spettacolo desolante. Finalmente supero questo sconcio e mi consolo con lo spettacolo bellissimo della costa rocciosa dell’isola sino a Marciana Marina. Giunto in porto, ritrovo gli amici del locale Circolo della Vela. E qui una nuova festa, in onore di Ermanno Volontè, loro direttore sportivo ed armatore di Yankee, vincitore della 4 classe ai campionati italiani IMS di Lavagna. Oltre al sottoscritto ed a numerose bottiglie di ottimo vino elbano, sono presenti Gaia, figlia del Presidente del Circolo, Piero Canovai, Vicepresidente, Roberto Volonterio, giovane allievo aiutante mozzo, come ama definirsi; Egidio, responsabile del movimento del porto, detto anche l’angelo dei diportisti e Mauro, aitante “maschio del pontile” (sic ipse dicit). Quindi cena dalla Teresina e a letto presto. La mattina successiva salpo alle sei alla volta di San Vincenzo, 21 miglia rotta 42°, che raggiungo dopo cinque ore esatte di navigazione, prima a motore e poi sospinto da una bellissima brezza da nord e quindi in una veloce e tranquilla bolina oltre i quattro nodi.
The end (sob, sob!)
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I POST DELLE VACANZE: ANDIAMO IN CROCIERA (seconda crociera, seconda puntata)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Luglio, 2012 @ 6:00 amDetto altrimenti: la navigazione continua …
E’ il 28 agosto. Devo riportare il Fun in Toscana, e, grazie alle informazioni telefoniche di Meteo Mursia di Portofino, cui sono abbonato, so che sta per arrivare una mistralata seria. Passeggio nervosamente nel porto di Palau aspettando l’amico Guglielmo in arrivo dal continente per accompagnarmi nella traversata. Ho fretta di partire per superare le Bocche di Bonifacio prima che Lui ci arrivi addosso.  Guglielmo arriva alle 09,30. Riusciamo a salpare alle 11,00 aiutando le vele con un po’ di motore. Caprera, Santo Stefano, Maddalena, Spargi sfilano lentamente mentre procediamo verso nord.  Siamo in mezzo alla Bocca Grande. Il vento è debole da est, ma sul mare si è formata un’onda lunga da ovest. Io vorrei navigare più sottocosta: tuttavia, poiché Guglielmo ha fretta di guadagnare miglia verso casa, ci teniamo su di una rotta più diretta, abbastanza al largo. Sono le ore 14,30.  Il cielo non presenta alcun aspetto caratteristico. Telefono a Meteo Mursia che mi riconferma la previsione. Nel frattempo infatti il vento è girato da ovest ed è ancora assai debole, ma alcune barche a vela sottocosta, sopravvento di alcune miglia sulla mia sinistra, procedono verso nord ad una velocità sospetta se si tiene conto che noi ci stiamo ancora faticosamente aiutando con il motore. Decido immediatamente di attuare le misure di emergenza: indossiamo i giubbotti, chiudo il tambuccio, prendo due mani di terzaroli e lascio il fiocco (errore: avrei dovuto prendere anche la terza mano ed issare la tormentina). Pochi minuti dopo Lui, il Re Mistral, arriva. Per nostra fortuna abbiamo il vento al traverso, con la prospettiva favorevole di uscire dalle Bocche, di proseguire sulla rotta prestabilita e di ridossarci sempre di più. Guai se avessimo dovuto bolinare, procedere di poppa, allontanarci dalla rotta o essere costretti ad affrontare l’onda del mare aperto!
Il Fun vola a quasi dieci nodi, planando nervosamente per brevi tratti, per poi piantarsi sino a scendere a cinque nodi in onde troppo vicine fra loro e ripartire subito dopo come una fucilata per una nuova accelerata. La costa della Corsica è ancora a circa tre miglia a sinistra, quanto basta tuttavia per limitare l’altezza delle onde, che per fortuna non frangono, a circa un metro. Se fossi sul Garda, sotto Peler, sarebbe divertimento puro. Ma qui si pone il problema della resistenza fisica di un equipaggio così ridotto (siamo in due soltanto, e Guglielmo, ottimo prodiere, non ha la mano con il timone del Fun).  Gli cedo il timone per qualche minuto di riposo e per scattare alcune foto.  Conoscendo bene la mia barca, calcolo la velocità del vento dal comportamento del Fun: siamo intorno ai 40 nodi.
Alle 16.00 giungiamo all’altezza del fiordo di Portovecchio. Alcune barche assai più grandi di noi si sono ridossate prima del suo imbocco e si sono ancorate a poche decine di metri dalla costa. Cosa fare? Calcolo che ad una media di sei-sette nodi, arriveremmo a Solenzara dopo le nove di sera. Escludo di navigare così a lungo, al buio e con un Mistral che continua a rinforzare. Quindi decido di entrare a Portovecchio (errore: prima avrei dovuto ridossarmi, prendere la terza mano e sostituire il fiocco con la tormentina: cosa aspetto per usarla, un tifone?).  Inizio a bolinare alle ore 16.00 a barca sbandatissima. Manco la prima virata. Allargo un po’ l’andatura. Il bordo con le mure a dritta sembra quello del carabiniere tanto ci riporta indietro. Ci rifacciamo con le mure a sinistra. Entriamo in porto alle 18,00. Abbiamo navigato per sette ore filate, di cui tre ore e mezza di “guerra” col Mistral. “Siamo stanchi, ma contenti della bella giornata trascorsa”. Nel frattempo Lui è aumentato di intensità , ma noi siamo al sicuro. Grazie, Meteo Mursia! E grazie Fun, la cui attrezzatura ha retto ottimamente!(continua)
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I POST DELLE VACANZE: ANDIAMO IN CROCIERA (seconda crociera, prima puntata)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Luglio, 2012 @ 6:00 amDetto altrimenti: 1997, seconda crociera, questa volta con il MISTRAL
Quest’anno ho ripetuto l’esperienza, ed eccone il resoconto.  Parto il 10 agosto dal solito porto di San Vincenzo, previ accordi con l’Ufficio Comunale di Porto per l’alaggio del Fun (tel. 0565 707242) e con la Nautica Azzurra (tel. 0565 701017) per il rimessaggio del carrello.  Mi accompagna mio nipote Dario, giovane promettente ingegnere della Telecom di Roma, addetto ai…telefonini di bordo, che per fare la traversata con il vecchio zio ha lasciato a Roma alcune ragazze in lacrime ad attenderlo. Rimandiamo la partenza di qualche ora per una miscelazione troppo ricca del carburante e per la rottura della camicia della drizza della randa che bloccava la vela. Parte a vela e parte a motore raggiungiamo Marciana Marina, dopo 21 miglia di navigazione, rotta 222°. Il porto è affollatissimo e non c’è posto per nessuno o quasi, perché gli amici del Circolo della Vela ci procurano un ottimo attracco proprio sotto le finestre del Circolo, non senza avermi comunque rimproverato l’assenza al Campionato Italiano Fun da loro recentemente organizzato. L’Elba e Marciana sono bellissime, e nonostante la molta gente presente, ti lasciano la sensazione di potere trovare comunque i tuoi spazi. Mi riprometto di tornarci con la famiglia. Mattina dell’11 agosto: si parte per il gran balzo verso la Corsica, destinazione Campoloro, trentasette miglia a sud ovest dell’Elba, quarantadue da Marciana. Nulla di particolare da segnalare. Vento debole, ogni tanto aiutiamo le vele con un po’ di motore.  Nell’abbassare la deriva, Dario insiste troppo e sbullona la vite senza fine dal controdado. La barca va lo stesso, ma la deriva non è più alzabile. Occorrerà intervenire attraverso un’apertura di ispezione praticata a suo tempo per una occorrenza similare in un fianco della scassa. Provo a svitare il tappo, ma sembra saldato. In effetti è fermato dal silicone anche all’interno della scassa. Dormiamo a Campoloro: ottimi i servizi, 85 franchi per notte per barca e due persone, 15 per la doccia. La mattina del 12 agosto puntiamo verso Pinarellu, dove siamo attesi da alcuni nostri amici funnisti (Renato Simionato e famiglia, del Fun Dolomatic – Funtoin, ITA 562), ospiti del locale Camping. Finalmente si alzano 15 nodi di grecale (da 30°), ed il Fun galoppa a cinque nodi in lunghi laschi rilassanti.  Arriviamo a Pinarellu alle 11,30. Sorpresa: il campeggio è di nudisti! Cosa fare? Dario si adegua subito. Io impiegherò un giorno ad accettare l’idea e ad uniformarmi.  Passiamo due giornate bellissime con i nostri amici, scarrozzandoli in brevi giretti intorno alla piramide di Pinarellu e sotto le torri di avvistamento genovesi. Nella notte fra il 12 ed il 13 agosto si rialza il grecale che verso sera si era assopito e la barca balla un po’. Siamo ormeggiati con un’ancora a rampini da otto chili, dieci metri di catena e venti di gomena. L’ormeggio tiene alla perfezione. Tuttavia, per prudenza, passiamo buona parte della notte ad assistere ad un incredibile spettacolo pirotecnico di stelle cadenti ed esplodenti. Mai visto nulla di simile! Il 13 agosto pomeriggio partiamo alla volta della baia di S. Giulia, già sede di un villaggio Mediterranee. Notte in baia, questa volta senza vento. Tuttavia vengo svegliato da un presentimento: infatti, apro gli occhi ed alla luce della luna che entra dal tambuccio aperto, scorgo una matita galleggiare ad un palmo dal mio naso! Allarme rosso! Cosa era successo? I miei tentativi di aprire il foro di ispezione per riavvitare il bullone della vite senza fine della deriva, avevano aperto una piccola via d’acqua che aveva invaso il piccolo invaso esistente sul fianco della scassa. Sgottiamo una decina di litri d’acqua e siliconiamo: tutto torna a posto, ma mi riprometto di intervenire meglio a Palau, in cantiere, con la barca fuori dell’acqua.  Infatti il giorno dopo, a Palau, facciamo sistemare l’inconveniente.  Dario torna a Roma, e, come al solito, arriva la mia famiglia con il traghetto.Mi viene a trovare da Olbia un membro del mio equipaggio delle regate gardesane, Elena Moretti, medico a Bergamo, con il padre Stefano, cardiochirurgo ed un’amica, anche lei medico. Il mio Fun ha certamente il primato per l’assistenza medica a bordo! Con loro arriviamo a Cala Coticcio (detta “Tahiti”) a Caprera, che troviamo regolarmente invasa dai motoscafi sino sulla spiaggia, in barba a tutti i severissimi (si fa per dire) divieti.  Passo quindi le giornate veleggiando per l’arcipelago in attesa del ponente di cui quest’anno si è veramente sentita la mancanza, ed arrivo alla data del rientro.
(continua)