ANCORA MOBILITA’: LA CONCESSIONE A22
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Settembre, 2012 @ 6:23 amDetto altrimenti: il Tunnel di Base del Brennero, di per sé, non basta. Occorre che la concessione dell’A22 resti locale. Il Governo di Roma afferma che le infrastrutture sono uno dei punti di forza sui quali investirà . Bene. E noi, dal Trentino e dal Sud Tirolo, siamo pronti a fare la nostra parte.
L’Italia è in ritardo infrastrutturale rispetto alla media degli altri paesi europei di 150 miliardi di euro di investimenti. Inoltre il traffico pesante è fortemente sbilanciato in favore del traffico su gomma (70%) a danno della rotaia (30%), all’opposto di quanto avviene in Germania. E non per colpa della nostra Autonomia.
Le industrie del Paese, a prescindere dalla crisi attuale, perdono competitività per carenza di infrastrutture di comunicazione: l’aggravio dei loro costi può stimarsi fra il 10 ed il 15%. Nonostante la crisi, nel 2011 le industrie trentine (in primis tessile, agroalimetare, chinica) hanno un incremento del fatturato del +9% (L’Adige 27 settembre 2012 pagg. 1 e 7).
 Si dice: puntiamo sulla “intermodalità â€, cioè sul trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia. Ma le nostre ferrovie, per almeno 10-15 anni non saranno al livello europeo.
 Il traffico merci mondiale è sempre più mediterraneo, quello mediterraneo è sempre più italiano, quello italiano sempre più alpino, secondo la direttrice Nord- Sud (Tunnel di base del Brennero, A22), mentre è sempre di meno Est-Ovest (TAV).
Gli effetti della recessione coprono parzialmente le carenze infrastrutturali. Ma questo non può essere l’alibi per trascurare il problema. “Si vis pacem, para bellum,â€, cioè anche oggi, in piena crisi economica (anzi, proprio per questo motivo!) dobbiamo preoccuparci a riprogrammare i nostri sistemi infrastrutturali, in vista della ripresa.
Il problema di fondo è che la nostra ormai è una società relazionale che di fatto non relaziona abbastanza, perché ha voluto essere troppo “densa†di relazioni: ha voluto creare nuove industrie, decentrarle in paesi lontani per ridurre i costi della produzione ma aumentando il volume delle merci trasportate; ha voluto attrarre nuovi flussi turistici, muoversi in fretta e forse anche troppo, cercare di annullare lo spazio ed il tempo. Ora, una società densa induce nei suoi abitanti la paura della vischiosità , la quale, a sua volta, li induce a ricercare il “viver bene localeâ€. Ciò si persegue creando reti infrastrutturali corte (“Progettiamo da qui a li, gli altri si arranginoâ€), e ridistribuendo gli spazi disponibili (“Qui creiamo un parco pubblico, lì un giardino privato, dove potremo entrare a goderci la non-densità e la non-vischiosità â€).Questa è una visione accettabile solo in parte e solo per il breve periodo, perché non siamo soli al mondo, abbiamo dei confini abitati, dove vivono “gli altriâ€, siano essi gli altri componenti della famiglia, della città , della regione, degli altri stati etc., ed anche perché se non si progetta, si è progettati.
Ed allora? Allora si devono mettere in rete i problemi e le loro pseudo-soluzioni (le reti corte), secondo una filosofia di area oggi più che mai europea (!) che ricomprenda l’interfacciamento con la filosofia delle aree confinanti.
E non basta un accordo tecnico sul sistema delle infrastrutture, non basta progettare un sistema organico di infrastrutture (che già sarebbe molto). Occorre un accordo socio-politico oggi più che mai a livello europeo sul “dove vanno le aree alle quali apparteniamoâ€. Nel caso nostro, esse si stanno attrezzando semplicemente per “sgorgare†il Sistema del Brennero? Oppure per creare le migliori relazioni dirette possibili per il Sistema Europa? La soluzione sta nel mettere in rete il Sistema del Brennero con il Sistema Europeo.
Questo risultato può essere raggiunto attivando le Euroregioni, soggetti locali ma interstatali, locali ma europei, locali ma con visione europea. Questi soggetti inoltre fornirebbero la migliore garanzia che il loro obiettivo principale non sarebbe il pagamento di dividendi, ma il reinvestimento funzionale degli utili.
Ben venga quindi nella nostra area l’attivazione di una Euregio (dei Trasporti dell’Asse del Brennero), purché essa non persegua la creazione di una “rete corta†da Innsbruck a Verona, ma sia catalizzatrice di un Sistema dei Trasporti funzionale anche all’intero Sistema Europa.
In quest’ottica, la concessione dell’A22, già locale, deve restare tale, affinchè l’intero progetto si possa avvantaggiare delle capacità progettuali e di autogoverno già positivamente maturate in seno alle Autonomie Locali, anzichè essere allineato al livello di sistemi ancora in corso di perfezionamento. Magari iniziando dall’attivazione di una joint venture funzionale fra le tre autostrade prioritariamente interessate, quella tedesca, austriaca ed italiana. Viribus unitis, intendo …
Si obietta: ma le leggi e gli accordi internazionali non ce lo consentono. Ed allora se le leggi (europee) non sono funzionali al progetto, cambiamole. Progetti speciali in momenti speciali (di crisi, intendo) richiedono leggi speciali nel senso di “nuove†nel senso di “adeguate†all’esigenza reale d urgente del momento. D’altra parte, da parte dei partiti non si sta mettendo mano (finalmente e per fortuna, dico io!) anche alla legge sui rimborsi elettorali, fino a poco tempo fa strenuamente difesa (e abusata!) proprio dagli stessi partiti?
Solo “Filosofia della Mobilità ?”  Forse … ma almeno ci stiamo provando … sperando che il nostro obiettivo diventi anche obiettivo del Governo di Roma.
QUE SERA, SERA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Settembre, 2012 @ 8:07 amDetto altrimenti: ricordate la canzone cantata dalla bionda Doris Day? Cosa succederà all’Italia, all’Europa, al Mondo? (O cosa dovrebbe/potrebbe succedere …)
In Italia? Per fortuna che siamo in crisi, in decrescita … altrimenti con questo “scoprirsi di tombe†e di scoperchiati pentoloni,  ribollenti fondi neri della politica, di tutta la politica o di quasi tutta la politica .. – scrivo “quasi tuttaâ€, così almeno mi salvo in quanto “ogni politica†può ritenere di essere ricompresa nell’accezione, quindi potrà non offendersi, quindi non si arrabbierà con me - ci potrebbe capitare fra capo e collo un colpo di stato … ops, scusate, m’è scappata… volevo scrivere un colpo di … spugna, il che in buona sostanza è la stessa cosa ma suona meglio. Ma mancano le condizioni internazionali, per fortuna! E poi, la mia è una finzione ed anche una “funzione” matematica, un “limite” che non ti dice quale saà il risultato, bensì verso quale risultato ci si sta dirigendo …
In Europa? Che ci si sbrighi a realizzare gli USE, United States of Europe.
Nel mondo? Che ci si ricordi del monologo del Console Romano Menenio Agrippa che pose fine alla rivolta della plebe del 494 a. C.. Agrippa spiegò l’ordinamento sociale romano metaforicamente, paragonandolo ad un corpo umano nel quale, come in tutti gli insiemi costituiti da parti connesse tra loro, se collaborano insieme sopravvivono, se discordano insieme periscono. E che, effettivamente, se le braccia (il popolo) si rifiutassero di lavorare, lo stomaco (il senato) non riceverebbe cibo. Ma ribatté che, dove lo stomaco non ricevesse cibo, non lavorerebbe e non lavorando tutto il corpo, braccia comprese, deperirebbe per mancanza di nutrimento. La situazione fu ricomposta ed i plebei fecero ritorno alle loro occupazioni, senza considerare che nel corpo umano la distribuzione del nutrimento dallo stomaco alle membra è inevitabile, mentre la distribuzione delle risorse tra gli uomini (e tra le diverse popolazioni del globo, n.d.r.) dipende dalla percezione del senso di giustizia e dall’organizzazione della società .
Riflettiamo, amici, riflettiamo! Non fa mai male.
IL PREDOMINIO DELL’OCCIDENTE …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Settembre, 2012 @ 7:25 pmDetto altrimenti: … e del suo vecchio ed attuale “modello di crescitaâ€. Proviamo a ampliare l’orizzonte temporale sotto il quale valutiamo le situazioni, anche perché ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria, magari nel tempo, ma corrisponde, corrisponde …
Questo post è “senza figureâ€, direbbero i bambini delle elementari …, ma di solo testo. Infatti, amici lettori e commentatori del blog, non vorrei mai che voi pensaste di me “ma questo qui, va in barca, in bicicletta, a sciare, legge libri, ascolta musica (classica), ma di cose serie, quando se ne occupa? Bè, scusate, a parte che per un pensionato di 68 anni sono serie anche quelle cose li … eccomi a voi con un post impegnativo.
 L’Occidente si è comportato in modo imperialistico nei confronti dell’Oriente e soprattutto nei confronti del sud del mondo. Oggi le ex colonie portoghesi stanno acquistando la maggioranza azionaria delle società portoghesi. La civile Europa ha condotto ben due guerre contro l’ “incivile e barbara†Cina, le cosiddette guerre dell’oppio (1839-42 e 1856-60), per imporre a quel Paese l’acquisto dell’oppio britannico coltivato i India! Oggi assai frequentemente anche il berretto da sole che utilizziamo è made in China, così come il computer che sto utilizzando per scrivere.
 Leggete, al riguardo, “Il Predominio dell’Occidenteâ€, Edizioni Il Mulino, di Daniel R. Headrick, professore emerito di Storia e Scienza Sociale nella Roosvelt University di Chicago.
Oggi la Signora Merkel afferma che i mercati dubitano che nel medio lungo termine alcuni Stati Europei siano in grado di far fronte al rimborso dei loro debiti. In passato crisi del genere hanno trovato soluzione in una guerra. Oggi non vogliamo e non possiamo più permetterci un simile “lussoâ€. Ma nemmeno “possiamo†meravigliarci se siamo arrivati a questo punto. Piuttosto “dobbiamo†non solo meravigliarci, ma scandalizzarci del fatto che i Governi non abbiano previsto questa evoluzione.
Quo usque tandem abuteris patientia nostra? Fino a quando abuserai della nostra capacità di sopportazione? 2000 anni fa Cicerone così si esprimeva contro Catilina. E noi, fino a quando abuseremo della nostra insipienza, distrazione, illusione, disinteresse, egoismo, avidità , “cortamiranzaâ€? (“Cortamiranzaâ€, è un vocabolo che ho appena inventato, il contrario di “lungimiranzaâ€).
Che fare? Oggi si dice: dobbiamo evitare di cadere nel baratro, dobbiamo assumere provvedimenti d’urgenza sul fronte fiscale, qualcuno sul fronte delle spese, altri sul fronte della crescita.
Al riguardo mi permetto di sottoporvi cinque sottolineature:
1) I provvedimenti di ogni Governo Europeo devono diventare “europeiâ€, altrimenti nessuno Stato europeo ce la potrà mai fare: aveva ben ragione Altiero Spinelli ed il suo MFE, Movimento Federalista Europeo …
2) I provvedimenti sopra accennati producono effetti anche abbastanza immediati sulla finanza pubblica, ma nei confronti dell’economia reale (in primis quella delle famiglie) producono effetti troppo dilazionati. E nel frattempo? Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, cioè mentre a Roma di discute se aiutare Sagunto dall’assedio cartaginese, la città viene espugnata (e le famiglie italiane, i lavoratori, i giovani non ce la fanno!)
3) I provvedimenti recentemente adottati e quelli adottandi devono poter essere inquadrati in un’azione di medio periodo. Ciò condurrebbe ad un Monti bis, anche perché il potere sulle scelte adottate deve essere unito alla responsabilità dei risultati. Ho già scritto che non è condivisibile che un chirurgo affermi che l’operazione è perfettamente riuscita e che se poi il paziente è morto, bè … che non sono affari suoi;
4) L’esigenza di agire in fretta, l’urgenza che spinge l’attuale Governo a questo tipo di provvedimenti e soprattutto a puntare sul rilancio di questo modello di crescita non può esimerci dal domandarci se quello attuale sia un modello su cui convenga continuare ad investire. Forse … (come è bello il “forseâ€, come è bello “avere dubbiâ€, confrontarsi, discutere, comunicare, difendere le proprie opinioni ed essere disposti anche a modificarle … questa è vera civiltà , quella della “comunicazione†cioè della “communis actioâ€, dell’azione comune!), forse, dicevo, possiamo fermarci a riflettere su eventuali diversi modelli di crescita. Al riguardo suggerisco la lettura di “Meno e meglio, decrescere per progredire†di Maurizio Pallante, Ed. Bruno Mondadori.
5) Nel frattempo, non possiamo più accettare che da un lato ci siano ostriche, champagne, SUV, vacanze di sogno, super stipendi, super pensioni etc.  e dall’altra disoccupazione e disperazione. Difesa dei diritti acquisiti o dei privilegi acquisiti o, peggio, degli abusi acquisiti? Le parole sono macigni: usiamole correttamente.
Dai, che poi mi fate sapere …
VIAGGIO IN ITALIA – 2° tappa
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Settembre, 2012 @ 6:21 pmDetto altrimenti: una tre giorni ciclo – fungo – turistico – gastronomica in Val di Non (20, 21, 22 settembre 2012). Ingredienti: un amico che ti ospita e ti guida; una bellissima valle; una bicicletta; coltello e cestino da funghi; tre giorni di tempo.
Il 20 settembre, da Trento, Maria Teresa ed io siamo andati a Cavareno, ridente paese dell’Alta Valle di Non (Anaunia), ospiti di Edoardo e Pia. Già nel pomeriggio la nostra guida ci conduce per funghi nella zona del Lago di Tret, entro i confine della provincia di Trento (in quella di Bolzano non siamo “abilitati†perchè non abbiamo pagato la tassa per il permesso giornaliero). I boschi sono agevoli, non si fatica nella ricerca. Poche ore. Un discreto bottino.
Già che ci siamo, a raccolta terminata, ci spingiamo sino al Lago. E’ un laghetto artificiale, ma quasi non ci se ne rende conto, tanto è bello. Azzurro del cielo. Tutto il resto, verde.  Nella zona tedesca il bosco è curato come un giardino. I prati rasati, spesso addirittura dotati di impianto di irrigazione. Mucche pezzate di marrone al pascolo.
La mattina successiva, 21 settembre, si cambia scenario: direttamente dal paese, a piedi, verso la zona dell’ex pista da sci. Anche qui, bottino facile. Non si tratta ancora di quelle “buttate†fenomenali, nelle quali sono loro, i funghi, a dirti “coglimi!â€. Ma tant’è, ci accontentiamo: ne abbiamo da mangiare e da conservare per l’inverno: brise (porcini, steinpilzen), mazze di tamburo, ombrelloni, finferli, finferle a tanti altri, tutti buoni (Edoardo è un esperto!).
Pomeriggio del 21 settembre: Maria Teresa e Pia vanno in auto a Cles a “far danni†(cioè shopping). Edoardo ed io in sella: saliamo inbicicletta al Passo delle Palade (circa 17 km da Cavareno, di cui 12,5 di salita). I tempi? Il nostro amico Pio (bici da corsa. Oggi assente) impiega un’ora. Edoardo (mtb) un’ora e 18 minuti. Io ed Edoardo (mtb) un’ora e 28 minuti, che volete … un po’ di rispetto per i vecchietti!  Ad un tratto abbiamo compagnia: nel prato che costeggia la strada un maialino dal manto scuro, in assoluta libertà , corre parallelo alla nostra rotta per poi risalire il pendìo e lasciarci proseguire da soli. Mi piace illudermi e pensare che si tratti di un cinghialetto.
Prima di scendere, ci copriamo bene, anzi, benissimo: difatti farà freddino! Dopo di che, la sorpresa: per la discesa Edo mi propone un itinerario fantastico: al Passo, voltiamo le bici e dopo pochi metri prendiamo uno sterrato a destra. La prima parte è un po’ impegnativa, con un fondo sassoso. Tuttavia, la vista sulla sinistra di un recinto con splendidi cavalli aveglinesi ci ripaga ampiamente. Poi il fondo del sentiero si normalizza e diventa assolutamente pedalabile.
Breve sosta con foto a fianco di una vecchia casetta, quindi ci caliamo della valle “dei dinosauriâ€: infatti poco prima del paese di Unsere Liebe Frau Im Walde (Senale) faccio amicizia con uno di loro!
Dopo il paese, breve salita verso sinistra indi discesa verso la Chiesa di San Cristoforo. Da qui si scende ancora, per poi risalire verso St. Felix (S. Felice). Dopo la chiesa parrocchiale il sentiero continua e dopo un tratto asfaltato c’è una ripida discesa, dopo la quale, sulla destra, è possibile ammirare le cascate di Tret: da una staccionata di legno ci affacciamo su uno strapiombo perpendicolare di circa 250 metri entro il quale si precipita la cascata del torrente ….. Emozione e spettacolo semplicemente alpinistici!
Proseguiamo poi verso il paesino di Tret e dopo averlo attraversato continuiamo a pedalare fino a raggiungere di nuovo la statale. Su mia richiesta, preferiamo questa al sentiero sterrato che ci condurrebbe quasi fino a Fondo. Così, dopo una bella e veloce planata, si arriva alla capitale dell’Alta Anaunia e quindi senza fatica, a Cavareno. Tre ore, 35 km. Grazie. Edoardo!
22 settembre, mattina. Dedicata alla scoperta dell’Alta Valle di Non. In auto: Cavareno, Fondo e poi, al bivio verso Castelfondo, breve sosta per ammirare e fotografare il ponte Romano sul torrente Novella e gli strapiombi che sprofondano lo sguardo in abissi da inferno dantesco! Indi salita verso Castelfondo, Salobbi e da qui alla Forcella di Brez. Scendiamo poi su Lauregno (Chiesa e cimitero).
I cimiteri locali: piccoli, ordinati, ogni tomba adornata di fiori freschi, erba nel vialetti o bianca ghiaia, quasi cimiteri inglesi, aiutano a sentire ancora vive e soprattutto amate le persone care, tanta è la cura dedicata alla loro dimora.
Qui, come in altri cimiteri nei paesi di questa parte della Provincia di  Bolzano, notiamo che i morti della seconda guerra mondiale sono ricordati come  quelli morti nella guerra 1939-1945 (ci saremmo aspettati 1940, anno  dell’entrata in guerra dell’Italia).
Scendiamo sino al bivio in località Frari e risaliamo fino a Proves,  dove una lapide apposta nel 1995 nella piazza della chiesa recita in tedesco:  “Sono cattolico, sposato, padre di quattro figli, ma muoio volentieri piuttosto  che sparare a un preteâ€. Leonhard Dallasega, 15 ottobre 1913 – 27 gennaio  1945â€. Restiamo sorpresi, storditi, quasi increduli … pensiamo alla povera vedova e ai quattro orfani. Cosa è stato giusto fare? Ciò che ha fatto Leonhard  o sarebbe stato giusto decidere diversamente? Non riusciamo ad sprimere altro  giudizio o sentimento se non una profonda ammirata commozione.
Chiese … una in particolare, quella di Proves, in gotico tedesco, con  snelle e altissime finestre.
Da Proves scendiamo lungo una stradina che ci conduce fino a Corte  superiore di Rumo. Qui una ignora, che poi ci ha detto chiamarsi Alma, da noi  incontrata e approcciata quasi per caso, sospendendo il lavaggio alla fontana  come si faceva “sti ani†(“nei tempi passati, una volta …), gentilissima, ci  offre un dono: va a prendere le chiavi e ci apre la bellissima chiesetta di S.  Udalrico (del 1400 con successivo altare barocco), affrescata dai Baschenis  nella seconda metà del ‘500. Una chicca inaspettata e quindi tanto più gradita.  Grazie Signora Alma!
Il nostro giro si fa più veloce, avvicinandosi l’ora di pranzo. Scendiamo a Corte inferiore, Frari, poi Revò e passando accanto all’Eremo di S. Biagio, risaliamo a Dambel, Sarnonico, Cavareno. In totale, 50 km circa.
A questo punto vi chiederete … ma i menù? Semplici, per carità … ci siano accontentati di pastasciutta al ragù di funghi porcini, cappelle di ombrelloni impanate, tortello di patate, fontina della valle, insalata e pomodori dell’orto, uva della pergola. Che volete di più semplice di una simile cucina casareccia … alla buona (!) per gente che … si accontenta, appunto!
Che altro dire? L’Alta Valle di Non in parte era un’enclave di lingua tedesca (Provincia di Bolzano) in una valle geograficamente trentina. La galleria che ora la collega verso nord con la Val d’Ultimo ha eliminato il problema. Boschi e pascoli “da cartolinaâ€. Piccoli paesi, gelosi custodi di una antica tradizione, la vera agricoltura e la vera vita di montagna. E poi, stretti canyon profondissimi, le “nobili rughe†della poesia sormontati da piccoli e arditissimi ponti romani, voragini nascoste alla vista dell’automobilista frettoloso, che di per sé varrebbero una vacanza. Sullo sfondo, a ovest la catena delle Maddalene (oltre 2500 metri) e il Monte Luco e verso nord, il paesaggio ci mostra, purtroppo controsole di mattina, l’intera Valle, sino alla Paganella ed alle propaggini nord del Gruppo del Brenta.
Dopo pranzo ringraziamo e salutiamo Edoardo e Pia e torniamo a Trento via Passo della Mendola, Appiano, Caldaro, Strada del Vino.
Domani, domenica 23 settembre, la Valsugana da Levico sino a Bassano del Grappa. 75 km con il gruppo BICI UISP di Trento. In bicicletta …. naturalmente! E difatti, ecco una parte del Gruppo sul famoso ponte di Bassano:
Ed ecco la Val di Non in versi:
Anaunia
T’adorna corona di monti
tu stessa diadema regale
a smeraldi lacustri
di verde.
Ti apri allo sguardo
che insegue
i gonfi altipiani
ondeggianti
qual giovane petto al respiro
plasmati da un vento
che scala le cime
e si perde.
La mente che t’ama
curiosa
più attenta ti scruta
e profonda
ov’acque percorron segrete
le nobili rughe
che segnan l’altero tuo viso
di antico lignaggio
e indagan
leggendo il passato
il tuo storico viaggio.
Tu, ramnus, romano
tu uomo del fiume
pagano
or’ altro è il Dio che onori
ma l’acqua è la stessa che bevi
del cervo
sacrifica preda
di principi vescovi
e di senatori.
Risuonan le selve
di ferri e armature
latine
che scuotono i passi
per le aspre montane
tratture.
E senti vibrare le note
di orda cruenta
le grida di donna
che arman lo sposo
a difender le messi
il figlio che piange
furor di Tirolo
equestre rimbombo
sul suolo
operoso
che viene a predare
ma inerme
di fronte ai castelli
s’infrange.
Munifica rocca di luce,
saluto lo spazio
che scende
dal tempio maestoso del Brenta
e dopo che t’ha generato
dall’alto di crine boscoso
cascata di pietra
a sponda atesina conduce.
RL
SOGNO DI UNA MATTINA DI FINE ESTATE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Settembre, 2012 @ 6:00 amDetto altrimenti: sul Lago di Garda, a vela …
Fine estate. Mattina presto. Riva del Garda. Aria frizzante. Una felpa addosso. La sera prima ha piovuto. Cielo limpido. Silenzio. Oro sulle cime dei monti. In bicicletta. Al porto della Fraglia Vela Riva. Il vapore acqueo della cartiera corre veloce verso sud. Vento. Vento da nord. Bici legata ad un fanale, sul molo. Salgo sul Fun. Dondola. Sono solo? No. Tutto mi fa compagnia: i colori, il silenzio, i profumi, il volo di gabbiani, i raggi si sole, le nuvole bianche, l’azzurro del cielo, il verde dei monti. Qualcuno dorme in qualche barca. Silenzio! Dico alle vele che scrocchiano mentre le isso. Motore spento. Dondolo la barca. Il rollìo agisce sulla deriva che diventa una sorta di remo.
Esco dal porto. Regolo le vele. “Balinotto†in arrivo, Vento fresco che scende dal Passo del Ballino. Due nodi. Verso la foce del fiume Sarca con il Vento al traverso. Tre nodi. Il Vento “Sarcaâ€, appunto, si sveglia. Entro nel letto del Vento. Randa piena e fiocco. Al lasco. Quattro nodi. Rotta sud est verso le rocce degli scalatori. Capo Tempesta. Abbatto: rotta a sud ovest verso Limone. Il Vento aumenta. L’onda ed i nodi anche. Sono ormai cinque. Se orzo accelero. Orzo. Accelero. Indosso la cerata. Giro la barca, di bolina, per ubriacarmi di Vento. Poi, sazio,  riprendo la rotta, verso sud. Sono a sud Limone. Abbatto: rotta sud est verso Baia di Sogno, subito dopo Malcesine. Vento a venticinque nodi, barca a sei. Se orzo si plana. Orzo. Si plana. A otto nodi.
Ho vestito il Fun da “traversataâ€: serbatoio della benzina grande, parabordi, secchio e cime d’ormeggio a poppa, appese in bella vista. Entro in Baia di Sogno. Ormeggio … di sogno.
Profumo di sale, rocce di Sardegna, i miei Caraibi.
Togliersi l’orologio dal polso, spegnere telefonino, GPS e la radio. Lasciarsi andare nel mare per giorni, senza fare il punto, seguendo il vento, tracciare la rotta a memoria.
Cercar di capire come Ulisse facesse a capire.
E allora in Toscana, e poi l’Elba e poi via, Campoloro e poi via, via verso Sud.
Acqua, di giorno. Vermentino la sera. Prima del sonno, mezzo bicchiere di Cannonau.
Il ricordo migliore…, al largo della Corsica, rotta 180 gradi, maestrale, al lasco, onda formata, il Fun plana a sei nodi, solita randa piena e fiocco. Rotta verso alcune isole lontane, Arcipelago della Maddalena…, perchè strambare, perchè dirigere verso Pinarella? Perchè andare a terra?
Perchè gli amici ti aspettano, al campeggio, hai promesso.
Peccato, peccato. Mai più sarà così bello. Mai più.
E la notte di San Lorenzo a contare le stelle cadenti in una baia esposta al maestrale.
Gli spazi sarebbero piccoli, le rotte brevi, poche le scoperte del nuovo.
Ma con la barca piccola, un fun, appunto, gli spazi diventano grandi, le rotte lunghe, molti i mari da scoprire.
E poi, partire alle quattro del mattino, col buio: un’altra dimensione, un altro mondo, un viaggio…, appunto, … di sogno.
Mi sveglio.
Riparto da Baia di Sogno, questa volta verso Nord, verso Riva del Garda, con l’Ora, di poppa.
Riccardo, classe 1944
Fun “Whisper” Ita 526, sette metri, classe 1990
Riva del Garda, fine estate 2012
FIORITO & C.
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Settembre, 2012 @ 6:00 amDetto altrimenti: ma come è possibile?
 Sono stato dirigente e amministratore di SpA dall’età di 30 anni. Ne ho 68. Ho sempre avuto deleghe di spesa. I primi controllori delle mie spese sono state le mie segretarie e i miei impiegati. Poi il Commercialista, i Sindaci Revisori, il Consiglio di Amministrazione, l’Assemblea degli Azionisti.
 Per anni – fra gli altri incarichi ricoperti – sono stato responsabile della Finanza Italia della più grande finanziaria del Paese, e come sono entrato così ne sono uscito, con la mia Alfa Romeo Giulia 1300, per intendersi.
 A fine carriera, quasi pensionato, come Presidente, Amministratore Delegato e di fatto Direttore Generale, ho creato, impostato e gestito una SpA della mobilità che ha investito oltre 11 milioni di Euro e che, sul lato della gestione, fatturava oltre un milione di Euro l’anno, tutti in monetine visto che fra l’altro gestiva la sosta della auto. La prima cosa che feci nell’impostarne la gestione, fu di mettere in assoluta sicurezza l’incasso e la successiva gestione del denaro. Le nostre “differenze†sono state, negli anni, solo di qualche euro, a causa di monetine perse nella conta, incastratesi nei meccanismi delle macchinette, o addirittura trovate in eccedenza. Nulla di più, in otto anni di gestione.
Ed allora mi domando: come è possibile che una persona, il Fiorito di turno, (“di turno”, già perché non è stato, non è e purtroppo dobbiamo pensare che non sarà l’unico caso) arrivi a disporre arbitrariamente di somme enormi, senza che nessuno controlli in itinere il suo operato? Ma dove viviamo? Sulla luna? Come può il suo presidente cavarsela dicendo che “Così non si faâ€, “Rimediamo o si va tutti a casaâ€. Dove era lui o lei, quando il suo consigliere derubava a man bassa il denaro pubblico, fra l’altro in modo così plateale e spudorato, da delirio di onnipotenza?
Nello stesso tempo, fabbriche chiudono, giovani non trovano lavoro, la Regione Lazio ha un bilancio fallimentare.
Questo post non era previsto, ma ieri sera stavo assistendo alla trasmissione televisiva Ballarò, e Crozza, con la sua critica (sacrosanta) al Signor Fiorito detto Er Batman …. insomma, non proprio non ce l’ho fatta a non scrivere queste righe. Perdonate lo sfogo, ma un “blogger†è pur sempre un uomo, un contribuente, un elettore, un cittadino e, in questo caso, anche uomo d’azienda e di finanza.
MANI (E TESORERIE) PULITE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Settembre, 2012 @ 6:56 amDetto altrimenti: era ora! (si veda il post del 13 settembre, ore 07,25)
Telegiornale del 17 settembre sera: la Presidente della Regione Lazio fa un mea culpa e lancia una serie di provvedimenti anti peculato e anti sprechi (la Regione Lombardia … cosa aspetta?). I responsabili di altre “entità politiche” (ex partiti) annunciano che verseranno allo Stato “quanto sottratto da tesorieri disonesti”. Bene. Ma non basta. Occorre verificare come è stata usata OGNI somma versata alla politica, occorre colpire OGNI fatto delittuoso e provvedere a che per il futuro ciò non si ripeta.
Ricordo un episodio occorso a un mio collega all’esame di Istituzioni di Diritto Romano, Università di Genova, 1963, insegnante esaminatrice la Signora Professoressa Lucifredi (severisssima). Domanda: “Mi parli dell’atto ilelcito”. Risposta: “L’atto ilelcito è l’atto lesivo del diritto altrui”. Insegnante: “Bocciato. Se ne vada. L’atto illecito è OGNI atto lesivo del diritto altrui”.
LA MOBILITA’ TRENTINA CHE VORREI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Settembre, 2012 @ 6:28 amDetto altrimenti: vorrei un Trentino nel quale,
quanto ai treni ed alle auto,
– fosse completato il sistema ferroviario “minoreâ€Â (in aggiunta alla Trento-Venezia ed alla Trento – Malè) con le nuove linee Trento – Arco – Riva del Garda; Malè – Passo del Tonale; Trento – Valli di Fiemme e Fassa; Arco – Sarche – Tione – Pinzolo e forse, perchè no, Campiglio;
– le stazioni ferroviarie fossero attrezzate non solo con la segnalazione della località (ad esempio con “Roveretoâ€) ma anche col le indicazioni delle località turistiche raggiungibili per bus da ciascuna stazione (nell’esempio, con i cartelli “Riva del Garda†e “Folgariaâ€, con i relativi simboli della barca a vela e dello sciatore);
– sempre più dalle stazioni ferroviarie si potessero raggiungere direttamente gli impianti sciistici, ad esempio quelli del Bondone e di Fai della Paganella;
–  i treni interregionali “minori†(Valsugana!) non respingessero i ciclisti che vogliono salirvi con le biciclette;
– il turista (e il residente, ovviamente!) potesse usufruire di un’unica tessera prepagata, utilizzabile a scalare con saldo residuo inutilizzato rimborsabile, per il pagamento dei parcheggi e di tutti i mezzi di trasporto su tutto il territorio provinciale e regionale, ivi compresi gli “sconfinamenti adiacentiâ€, quale ad esempio quello sino a Bassano del Grappa o sino a tutto il Garda;
quanto all’autostrada del Brennero,
– fosse adottato un sistema a tariffazione differenziata per fascia oraria giornaliera, settimanale, mensile, in analogia a quanto avviene per il traffico telefonico, per una migliore distribuzione della mole del traffico sull’intero arco della giornata, del mese, dell’anno;
– fosse implementato il sistema intermodale per allontanare il traffico pesante dalla stessa;
quanto al Traforo del Brennero,
– che venisse realizzato sul progetto a suo tempo proposto dal GEIE privato ATT3 (Alptransfer Consulting GEIE-EWIV, Gruppo Europeo di Interesse Economico, Europaische Wirtschaftliche Interessen- Vereinigung, con sede a Bolzano in Via Frischin 3, ora disciolto perchè a suo tempo inascoltato dagli Stati) e cioè con tre canne di scorrimento riservate ai soli trenti merci teleguidati, e che i passeggeri venissero fatti transitare sulla linea attuale, rimodernata;
quanto alla Valdastico,
– potrei essere d’accordo nel suo completamento a patto che i TIR in entrata potessero accedervi solo su prenotazione, con destinazione obbligatoria per i nostri centri intermodali: oggi, l’interporto di Trento, domani forse anche quello realizzabile nell’area ex Alumetal a Mori;
quanto al trasporto aereo,
– fosse possibile fare l’accettazione per gli aeroporti di Bolzano e Verona direttamente a Trento, essendo poi portati dal bus fin sotto la scaletta del relativo aeromobile;
quanto alle piste ciclabili,
-Â le linee ferroviarie fossero tutte affiancate, sia pure a debita distanza, da piste ciclabili;
– ogni valle disponesse della “sua†ciclabile e le due città principali di una ciclabile che porti i turisti direttamente in centro, come già c’è a Bolzano!
-Â le piste ciclabili fossero tutte collegate fra di loro;
– fossero adottate e fatte rispettare precise regole di comportamento sulle piste ciclabili, da parte di pedoni e ciclisti;
– venissero realizzate piste ciclabili in quota e i dislivelli montani fossero valorizzati per chi li vuole discenderli non solo con gli sci, ma anche con le biciclette, senza che queste invadano i sentieri montani;
– fossero organizzati in Trentino e dal Trentino le escursioni ciclistiche plurigiornaliere di chi oggi attraversa le nostre ciclabili essendovi condotto da organizzazioni esterne al territorio;
quanto ai monti,
– Â i sentieri montani fossero riservati ai pedoni;
– fossero realizzati e/o meglio reclamizzati i diversi percorsi pedonali montani di attraversamento della provincia e della regione;
– i rifugi di montagna tornassero ad essere tali e non più alberghi su prenotazione per lauti pranzi a base di ostriche o per concerti;
– lo sciatore potesse acquistare abbonamenti a composizione variabile e a prezzo diverso, indicando egli stesso le stazioni che vuole vi siano ricomprese o meno;
quanto ai laghi,
– fossero realizzate e/o completate piste ciclopedonali attorno ai laghi di Toblino, Caldonazzo, S. Giustina e Garda;
quanto alle città ,
- le due maggiori città della Valle dell’Adige avessero impianti funiviari di arroccamento, analogamente alle loro cugine sudtirolesi ed austriache;
– la città Capoluogo fosse dotata di parcheggi di interscambio e di attestazione e gli accessi al centro storico venissero evidenziati come antiche porte di accesso alla città murata;
– la città capoluogo fosse dotata di un sistema di prenotazione della sosta e di guida alla sosta per i bus turistici, analogamente quanto avviene a Siena;
– fosse diminuito il costo per i residenti degli abbonamenti per la sosta, ampliate le zone per la sosta a pagamento e, con il ricavato, fosse migliorato il sistema del trasporto pubblico urbano.
Quanto alla gestione della mobilità ,
- il sistema della mobilità fosse gestito, quanto ad orari, bigliettazione, prenotazione, sicurezza etc. da un unico centro di telegestione e telecontrollo accessibile via internet anche dall’utenza.
E dopo tanto movimento, per ristorarsi, vorrei un Trentino nel quale le malghe fossero collegate da un percorso turistico pedonale (v. Sud Tirol)  e adeguassero lo stile della loro offerta gastronomica al livello dei loro cugini altoatesini.
Forse volere tutto ciò vi sembra di chiedere troppo? Ma no, ci stiamo lavorando … ci stiamo lavorando!
VECCHIO OSPEDALE DI TRENTO: CHE FARNE?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Settembre, 2012 @ 5:50 amDetto altrimenti: a Trento manca una “Casa dello Studenteâ€
Il “S. Chiaraâ€. Il vecchio†ospedale. A parte che tutto è relativo. Infatti molte città italiane e moltissime di tanti altri paesi vorrebbero averlo, un ospedale così “vecchioâ€, soprattutto poi se così rimodernato! Ci si chiede: quando il Nuovo Ospedale sarà terminato, quale nuova destinazione dare a questa imponente, “vecchia” struttura? Io propongo: facciamone una Casa dello Studente. Molte caratteristiche lo indicherebbero adatto allo scopo: la strutturazione in camere; la presenza di cucine e servizi e spazi d’ogni genere; la disponibilità di parcheggi; la vicinanza con la fermata della “metropolitana di superficieâ€; la dislocazione rispetto alla sede delle facoltà in una zona decentra ma non “lontanaâ€, nel senso che in bici, con il bus o con la metro la si raggiunge in dieci minuti, e poi … camminare un po’ fa bene a tutti, giovani compresi; la vicinanza di un parco pubblico; la possibilità per gli studenti di distrarsi ed immergersi nella natura raggiungendo il Lago di Caldonazzo con la metro “sotto casaâ€, etc..
E’ di questi giorni la notizia della denuncia di molti studenti per il caro-affitti-in nero cui debbono soggiacere. Ed allora la presenza di una Casa dello Studente svolgerebbe anche il ruolo di calmieratrice del mercato e automatica moralizzatrice degli “usi e costumi fiscali di una parte della Gente Trentinaâ€, senza pretesa di farli entrare a far parte del novero di quelli rappresentati nel Museo di S. Michele all’Adige …
E voi, amici del blog, che ne dite?
ACHTUNG, WARNING!
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Settembre, 2012 @ 7:41 amDetto altrimenti: attenzione, facciamo più attenzione
Un mio amico sud tirolese aveva una splendida goletta sul Garda, la “Siora Veronica” (non Lario, per carità !)  e la noleggiava alla clientela. Il ponte e gli interni erano in legno pregiato, per cui egli aveva stabilito la regola che gli ospiti non andassero in giro per il ponte o sotto coperta con del cibo in mano, per evitare che potessero sporcare. Una signora gli disse: “Non si preoccupi: le suggerisco io uno smacchiatore formidabileâ€. Lui rispose: “Signora, lei non ha capito. Il problema non è pulire, ma non sporcareâ€.
Il fumo uccide. Lo Stato vende sigarette. Non dobbiamo curare il fumo, dobbiamo non fumare.
Il gioco d’azzardo è un vizio, anzi una malattia, anzi una pandemia. Lo Stato è il primo biscazziere. Non dobbiamo curare la malattia. Dobbiamo prevenirla.
L’evasione fiscale è un reato. I grandi evasori, se scoperti, vengono ammessi al concordato: in luogo di 100 pagano 30 sulla base del principio “meglio pochi, maledetti e subitoâ€. Non dobbiamo agevolare l’evasione consentendo questo “sconto di penaâ€. Anzi … dobbiamo scoraggiarla, prevenirla, combatterla e punirla.
La legge è uguale per tutti (… gli appartenenti a quella categoria, n.d.r.). Tutti in pensione a 68 anni. Vi sono appartenenti ad un settore della Pubblica Amministrazione che stanno andando in pensione a 54 anni con il massimo della retribuzione. Ma lo prevede la legge …
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