STORIA, GIUSTIZIA, LEGALITA’, ORDINE PUBBLICO, POLITICA, FILOSOFIA: NELL’ IMMAGINARIO COLLETTIVO E NELLA REALTA’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Novembre, 2012 @ 9:35 am

Detto altrimenti: leggiamo dietro l’apparenza dell’immaginario collettivo somministratoci via via dai  mass media

La nozione di immaginario collettivo, pur essendo priva di valore scientifico, è ormai entrata nell’uso comune. Per immaginario collettivo si intende un insieme di concetti presenti nella memoria e nell’immaginazione di una molteplicità di individui facenti parte di una certa comunità. Memoria di ciò che soprattutto i mass media ci propinano. Immaginazione che noi stessi deriviamo da quella memoria. Ecco perché l’immaginario collettivo è diventato oggi più che mai il luogo privilegiato di ogni sorta di distorsioni e pregiudizi.

Gli Indiani d’America. Negli anni ‘50 e ’60 nell’immaginario collettivo erano “i cattivi”. Ma se erano cacciatori nomadi che difendevano la loro terra!

Nelle nostre ultime guerre, i nostri soldati erano “bonaccioni, Italiani brava gente”. Ma se abbiamo compiuto anche noi stragi, violenze e saccheggi! Soprattutto in Africa.

La legalità, la giustizia (secundum jus, secondo il diritto, cioè secondo la legge, cioè legale). Soprattutto si persegue e realizza tutto ciò sulle strade. L’auto della polizia insegue i cattivi e li arresta. Sulle strade. Questo è l’immaginario collettivo indotto dalle centinaia di telefilm che ci vengono somministrati per endovena. Ma voi, amici lettori, cambiate canale, cambiate canale, mi raccomando, finchè siete in tempo! Infatti quella legalità, quella giustizia è solo una parte minimale del tutto. La prima giustizia, la prima legalità è invece il pieno rispetto e la piena attuazione della nostra Costituzione, e che i poteri siano separati, anche nel senso che la “paga” dei parlamentari non sia decisa dai parlamentari, che i parlamentari siano eletti dal popolo e non nominati dai capi partito, etc.. Eccola la legalità, eccola la giustizia! Altro che il recupero delle auto rubate!

L’ordine pubblico. Non avvicinarsi alle “zone rosse”. Ecco, questo è l’ordine pubblico indotto nell’immaginario collettivo. E invece, “ordine pubblico” è anche che tutto ciò che è pubblico “sia in ordine” a cominciare dalle priorità del governo: che esse siano elencate tutte (non solo alcune) secondo un ordine di priorità responsabilmente aggiornato alle esigenze del moment(acci)o che stiamo vivendo. Un esempio? C’è voluto lo “sciopero della vita” per far destinare ai malati di SLA i 200 milioni necessari alla loro sopravvivenza. Ma non si doveva arrivare a questo punto! Evidentemente prima dello sciopero non c’era ordine nel (discernimento) pubblico.

La politica. Nell’immaginario collettivo quando va male (cioè quando chi ruba viene scoperto e condannato)  è “cosa sporca”; quando va bene (quando succede il contrario dell’esempio precedente, cioè quando non si è scoperti) è “alta politica”. Se poi se un importante senatore cambia spesso partito, è “persona politicamente attenta che sa seguire l’evoluzione della realtà, sa adeguarsi ai tempi ma solo per servirli meglio, saprà quel che fa, etc.” (che se la stessa cosa la fa una persona comune è semplicemente una banderuola).  Quante volte, di fronte ad un atto politico che non si giustifica sotto nessun profilo, abbiamo visto i sostenitori del politico di turno aggrottare le ciglia, porre lo sguardo all’infinito, una mano al mento e dire: “E’ politica, voi non potete capire, dietro vi sono considerazioni ben più profonde, inarrivabili “ E’ politica, appunto, e tutto viene giustificato. Spesso noi stessi non sappiamo reagire a quell’  “è politica”. Due visioni opposte radicate nell’immaginario collettivo. Entrambi sbagliate. La Politica sarebbe “occuparsi  – avendo potere e responsabilità, non solo potere – della Polis cioè della Città, dello Stato. Per fare il bene della Città, dello Stato. Non il proprio”.

La Filosofia. Nell’immaginario colletivo: chiacchere astratte, parole che non servono, tempo perso, roba da siori (signori) … roba da “Noi siamo gente concreta, che vi credete?”  Ma amici, filosofia non è “sapere” o “saggezza” (vera o presunta che siano), non è teoria, ma ricerca attiva della  verità, cioè vita vera, concreta: ecco, cosa c’è di vero in quello che la politica mi racconta? Cosa a me farebbe veramente bene? Appena l’ho capito, appena ho concluso la mia “fase filosofica della ricerca della verità”  voto o non voto questo o quel partito. E poi vivrò meglio. Più concreti di così si muore! Ecco, vedete che siamo tutti filosofi, anche se spesso “a nostra insaputa”? Che vi avevo detto?

E per voi, amici lettori, quali altri luoghi dell’immaginario collettivo dobbiamo prendere in esame? La discussione è aperta.

Comments Closed

CUI BONO? A VANTAGGIO DI CHI, la messinscena del rapimento Spinelli?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Novembre, 2012 @ 8:21 am

CUI BONO? A VANTAGGIO DI CHI? (Cicerone, Pro Roscio Amerino)

Detto altrimenti: ogni tanto alla TV c’è qualcosa di buono. In questo caso alla trasmissione “Ulisse, il piacere della scoperta” di sabato 24 novembre 2012. Un po’ di Storia della giusrisprudenza. E la Storia, si sa, è Maestra di vita!

Avv. Marco Tullio Cicerone

Cicerone nell’80 a.C. assunse la difesa di Sesto Roscio Armerino il cui padre era stato ucciso su mandato di due suoi parenti, d’accordo con Lucio Cornelio Crisogono, potente favorito e liberto greco di Silla. Crisogono aveva fatto inserire il nome dell’ucciso nelle liste di proscrizione per poterne acquistare all’asta, a un prezzo irrisorio (2.000 sesterzi), le proprietà terriere (del valore di sei milioni di sesterzi).

Gli assassini cercarono di sbarazzarsi del figlio dell’ucciso accusandolo di parricidio ma Cicerone svelò le responsabilità di Crisogono, con l’orazione Pro Roscio Amerino convincendo i giurati che l’assassinio favoriva gli accusatori e non l’accusato (cui bono, letteralmente un doppio dativo: a vantaggio a chi).
Apprendiamo inoltre che il “kalumniator”, il calunniatore, cioè colui che accusando qualcuno non era in grado di dimostrare la fondatezza dell’accusa, per punizione veniva marchiato a fuoco per sempre con una lettera K sulla fronte. Insieme al suo avvocato (attenti, avvocati, attenti!)

Avv. Azzeccagarbugli (A. Manzoni)

Il significato è pressochè identico al detto: “Id fecit cui prodest”, o più semplicemente “cui prodest”: il fatto è stato commesso da colui che ne trarrà vantaggio. (“Cui” si legge con la “C” di “cuoio”, non con la “Q” di “Qui -Quo-Qua”).

Comments Closed

IMU ALLA CHIESA ?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Novembre, 2012 @ 7:15 am

Detto altrimenti: IMU alla Chiesa !

Il nuovo regolamento emanato per l’applicazione dell’IMU alla Chiesa prevede una serie di se e di ma, di esenzioni e di sconti, per cui molti beni della Chiesa non pagheranno l’IMU. Ciò contro il parere del Consiglio di Stato e le prescrizioni dell’UE che potrebbe comminare all’Italia una multa di 3,5 miliardi di Euro per aiuti indebiti ad esercizi commerciali.

Fra l’altro di dice … se quegli enti, esercizi, scuole non fanno utili non pagheranno l’IMU. Ma l’IMU non è una tassa sull’utile ma sul patrimonio! Errare humanum est, perseverare diabolicum! Infatti già in altra occasione abbiamo forzato le parole  – e “le parole sono macigni” scriveva Don Milani –  chiamando Irpeg – Imposta sul reddito delle persone giuridiche quella che invece è una imposta sul loro utile, mentre l’Irpef sì, quella sì che è sul reddito delle persone fisiche!

Inoltre sentite un po’ comunque come si fa a “non avere utile”… (cioè se tanto mi dà tanto …):

… l’azzurra vision di S. Marino

1) Se si tratta di una SpA comunale, ad esempio, basta che il Comune alzi il canone di concessione ed ecco azzerato l’utile a bilancio della società. Il Comune riceve come canone ciò che avrebbe percepito come dividendo azionario e azzera l’utile a bilancio della sua SpA. E l’ “utile” ddel Comune non esioste, quindi non è tassabile.
2) Se si tratta di una SpA multinazionale, basta che la casa madre estera alzi i prezzi di trasferimento dei beni e dei servizi o il prezzo per utilizzo del brevetto estero. L’utile si forma all’estero.
3) Se si tratta di una SpA capogruppo, basta venderne le azioni ad un fondo estero che poi potrebbe (per carità, dico “potrebbe”) essere degli stessi proprietari. L’utile si forma all’estero.
4) Se si tratta di una piccola attività commerciale, basta che il suo titolare apra una piccola società a S. Marino, vi faccia transitare le fatture di acquisto e faccia maturare lì l’utile. Cioè: la società di S. Marino  compera dalla Cina a 100, rivende alla società italiana a 1000 la quale rivende al pubblico italiano consumatore finale a 1200. Domanda: dove si forma la maggior parte dell’utile? Fra tutti coloro che avranno fornito al risposta esatta verrà estratta una immaginetta del Santo dei miracoli: S. Marino.

Insomma, ci sono vari modi per non fare arrivare l’utile ad essere formalmente tale a bilancio. Lo si preleva prima e/o altrove.

Ora però è stato creato un nuovo strumento per eludere la tassazione: basta convertirsi al Cristianesimo.

Nel frattempo la gente non ha i soldi per arrivare a “metà mese” (il traguardo del  “fine mese” ormai è roba d’altri tempi)

4 Comments »

UN’ALTRA DOMENICA DIVERSA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2012 @ 7:09 pm
A mezza foto, a destra, fra i rami, s’intavede l’edicola della foto successiva

 

 

Detto altrimenti: questa mattina, a Messa … a Trento

Oggi. Siamo andati a Messa nella Chiesetta dei Frati Francescani in cima a Via Grazioli, a Trento. Dove  10 anni fa si è sposata mia figlia. Dove, a piedi, l’ho accompagnata all’altare. A piedi perché la chiesetta è a 200 metri da casa. La passeggiata più emozionante, più esclusiva, più preziosa della mia vita.

… sullo sfondo, lontano, il Brenta, innevato

Era parrocchia, allora. Oggi non più. Pochi i frati rimasti. Pare che il destino di questa piccola comunità, di questa piccola, bellissima, semplice chiesetta francescana sia segnato dalla mancanza di vocazioni. Saliamo lo stradello che dalla carrozzabile conduce al suo ingresso. Sulla piccola terrazza dalla quale di diparte l’ultima corta rampa di scale attraverso la quale si accede alla chiesa, ci fermiamo. Siamo in anticipo. Volgiamo uno sguardo verso la città. Lo spettacolo è bellissimo. Un gran senso di pace ci pervade. Per poco. Infatti …

… lo sguardo si abbassa. Al suolo vediamo decine di cicche di sigarette, bottiglie di birra vuote, altre rotte, un cavetto antiurto di una bici reciso. Alzo lo sguardo: l’ultima edicola della Via Crucis è stata vandalizzata. A martellate hanno distrutto l’affresco.

Entriamo in Chiesa. Aspettiamo. Arriva l’ora della Messa. Il sacerdote non c’è. Aspettiamo quasi mezz’ora. Arriva un sacerdote sostituto. Siamo sconcertati. Non dal ritardo, ma dalla sua causa: la scarsità di vocazioni e quindi di sacerdoti. Ci siamo sentiti offesi dagli ignoti vandali e privati della nostra “certezza” di sempre, e cioè che la Messa ci sarà, sempre, puntuale, in tutte le Chiese.

Esco. Un amico mi indica il primo cipressetto della discesa, “steccato” con paletti di sostegno. Mi spiega: “Vedi, questo qui … era stato mezzo estirpato”

Mezz’ora, in attesa, sconcertati …

Che dire?

Ai vandali: io rispetto la vostra posizione di atei, di credenti di altre religioni, di anti- … anti- che so? Voi rispettate la mia, di credente in questa religione.

Al Vescovo: provveda a far sistemare le edicole della Via Crucis (in altre, ignoti si sono “limitati” a incidere il nome della morosa di turno). Provveda a che la  Chiesa sia comunque “abitata” e che la Messa si possa sempre celebrare.

Al Comune: installate una luce ed una telecamera di sorveglianza, e mandate qualcuno a pulire, ogni tanto. Un po’ di rispetto per chi crede e per Colui nel quale si crede.

Alla Chiesa: a quando le donne sacerdote? A quando il matrimonio dei sacerdoti?

A tutti noi: il cattivo esempio che viene dall’alto (dalla politica, anzi, da molti politici) ha distrutto a mazzate il “l’affresco dei valori”. Restaurarlo oggi questo affresco sarà difficile ma possibile: dipenderà dalla debole, fragile coscienza di ognuno di noi, singolarmente presi. Vuol dire che alla fine in luogo dell’affresco avremo un  mosaico, forse anche più bello dell’opera originale …

1 Comment »

CARO BLOG TI SCRIVO ….

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Novembre, 2012 @ 7:35 am

Detto altrimenti: stanno arrivando le proposte di voi lettori su quale potrà essere l’argomento del post del Bloggeanno, ma siccome nel frattempo “mi “scappa da scrivere” .. ecco, io lo faccio. Vuol dire che il primo Bloggeanno lo festeggeremo non con il post n. 366 (cioè con “Intermezzo di cronaca” di ieri, dedicato ad un particolare tipo di violenza su due Donne), bensì con quello che scriverò nell’ultimo giorno del mio anno “liturgico” che sarà il 5 dicembre 2012, visto che ho cominciato ad imbrattare files il 6 dicembre 2011.

Kierkegaard

Dunque … dicevo …. caro Blog, sono le sei di una domenica mattina. Ieri sera mi sono addormentato leggendo un libro (no, non è un “libro che fa addormentare”, anzi!) così interessante che mi sono detto “Questo lo devo dire al mio Blog, è troppo importante”. Si tratta di un filosofo, di tale Soeren A. Kierkegaard, danese, vissuto solo 42 anni nella prima metà dell’800. Kierkegaard, quello che tutti conoscono per il famoso “Aut-Aut”, cioè per una vita fatta di scelte che comunque comportano l’angoscia dello scegliere. Ma c’è ben di più. Sentite un po’.

Filosofo, che barba dirà taluno. E invece no. Filo-sofia, amica del sapere, ricercatrice del sapere, della saggezza, dell’intelligenza, cerca di stimolare in noi il desiderio di capire noi stessi e gli altri, di capire l’esser (ist) e il dover essere (soll), ciò che accade (ist) e ciò che vorremmo che accadesse (soll), ciò che i governi fanno e non fanno, e ciò che vorremmo che facessero o che dovrebbero comunque fare.

Kierkegaard afferma che il suo tempo (ma anche il nostro, n.d.r.) è ammalato di riflessione, cioè di chiacchere, di astrattezza, e quindi di “mancanza di decisione”. Afferma: “Tutti sanno cosa è la vita. Nessuno si occupa del come si vive”.

E’ come quel tale che per strada vede una vetrina al cui interno è esposto un cartello “Si stirano calzoni”. Corre a casa, li porta al negozio e … scopre che in quel negozio non si stira nulla, bensì si vendono cartelli con quella scritta!

Egli continua: tutto viene etichettato, catalogato, descritto (io dico: esodati, giovani disoccupati, contratti aziendali, contratti nazionali, minipensioni, livello minimo di sopravvivenza, recessione, crescita, misure anti crisi, misure per la crescita, etc.), ma non c’è alcun interesse per la vita concreta. Non ci si accorge che la vita, l’esistenza vengono prima, solo dopo viene la “teoria del vivere”. E ciò, per Kierkegaard vale sia nella politica che nella religione la quale si è trasformata in “dottrina” rinunciando ad essere vita, testimonianza e contemporaneità con Cristo.

Ministro senza portafoglio privato ma con Portafoglio Pubblico

Ma restiamo nel settore laico del ragionamento. Il Governo Monti è stata la nostra salvezza. Solo che … solo che io avrei visto anche un ulteriore Ministero, quello delle “Cose da fare subito” e come Ministro avrei scelto un “non ricco”, una persona senza un suo portafoglio privato troppo pieno di soldi, ma con un portafgoglio pubblico bene alimentato, persona scelta fra chi che mi avesse saputo rispondere subito alla domanda “quanto costa la super? E il gasolio? Quanto costava la settimana scorsa?”. Lo avrei voluto perchè rispondesse ai bisogni di subito della gente, in attesa di poterla soccorrere con i risultati di medio termine che discendono dagli interventi a medio termine.

Dove avrei voluto che fossero prese le risorse necessarie? Dalla riscalettatura delle priorità, retrocedendo progetti quali il TAV, l’acquisto di cacciabombardieri, il finanziamento alle scuole private, etc. e anticipando la effettiva riduzione dei costi della politica, l’introduzione del tetto ai super stipendi-benefit-buonuscite-pensioni, la trasformazione delle gestioni separate INPS in gestioni INPS, la lotta alla elusione fiscale, la tassazione dei grandi patrimoni, la lotta alla evasione fiscale.

Dice … ma la legge … E voi cambiatela, questa legge! Dice … ma la Costituzione … e allora cambiamola questa Costituzione … anzi, no, non cambiamola, semplicemente “applichiamola!”. Sarebbe già molto, moltissimo!

Giorgio la Pira stava assegnando le case popolari. Gli fecero notare che la legge prevedeva criteri diversi. Disse: “Io assegno le case. Voi andate a cambiate la legge”.

Non è più il tempo dei diritti acquisiti (che il nostro codice civile peraltro non contempla): da parte di pochi “fortunati”, diritti acquisiti a “stare bene, anzi benissimo, a prescindere” e di moltissimi altri (titolari di doveri acquisiti) “a star male, anzi malissimo, anzi a non stare”

Occorre farla questa “rivoluzione incruenta”, questo ristabilimento del primato “del vivere, della vita” sulla “catalogazione dei diversi modi di vivere”. Nell’interesse di tutti. E’ questo “di più” che mi aspetto dal dopo Monti o dal Monti bis.

Lo so amici, che Talete, qualche millennio fa, diceva che “la cosa più diffcile è conoscere se stessi e quella più facile è dare consigli agli altri”, ma io mica ho detto che sono perfetto! Quando mai!?

2 Comments »

INTERMEZZO DI CRONACA: un post “fuori concorso” in attesa del post del primo “bloggeanno” proposto dai lettori

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Novembre, 2012 @ 4:00 pm

IN OCCASIONE DELLA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE,  VOGLIO CELEBRARE DUE DONNE, VERE “DOMINAE”, CIOE’ “SIGNORE” NEL SENSO NOBILE DEL TERMINE: UNA SENATRICE ED UN SINDACO. ENTRAMBE HANNO SUBITO UNA VIOLENZA …

1 – Riduzione (si fa per dire …) dei costi della politica

Luglio 2011 (governo Berlusconi). La Commissione Bilancio del Senato boccia i provvedimenti da adottare per ridurre i costi della politica, annunciati dal Ministro dell’economia Tremonti. Da quasi 12 mila euro a “soli” 6 mila euro, per adeguarsi al livello medio degli altri paesi europei.

Inizio 2012. Il bluff del taglio dello stipendio dei parlamentari: la decurtazione dell’indennità parlamentare di 1.300 euro lordi al mese – 700 euro netti – di cui si vantarono parlamentari era in realtà il taglio di un aumento automatico dovuto al cambio di regime pensionistico. Una rinuncia ad un aumento.

Sen. Leana Pignedoli

In questi giorni, la senatrice Leana Pignedoli ha proposto il seguente emendamento alla Commissione Industria del Senato che sta vagliando l’ammissibilità o meno dei circa 1.800 emendamenti presentati al decreto sviluppo:

“Al fine di reperire, attraverso la riduzione del costo della rappresentanza politica nazionale, maggiori risorse da destinare al sostegno delle politiche per la crescita e l’occupazione giovanile, il trattamento economico omnicomprensivo annualmente corrisposto ai membri della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica non può superare la media ponderata rispetto al Pil degli analoghi trattamenti economici percepiti annualmente dai membri dei Parlamenti nazionali dei sei principali Stati dell’Area Euro”.

L’emendamento è stato dichiarato “inammissibile” dai parlamentari ai quali è delegato il potere di decidere sugli stipendi dei … parlamentari.

Infine, nulla più sappiamo dell’idea della riforma costituzionale per ridurre il numero dei deputati e senatori. E la promessa di Berlusconi, 300 deputati e 150 senatori? Dai Silvio, minaccia di togliere la fiducia al governo se non lo fanno! Però … qui casca l’asino …

2 – Il nuovo Sindaco di Lampedusa scrive …

Sindaco Giusi Nicolini

Sono il nuovo Sindaco delle isole di Lampedusa e di Linosa. Eletta a maggio 2012. Al 3 di novembre mi sono stati consegnati già 21 cadaveri di persone annegate mentre tentavano di raggiungere Lampedusa e questa per me è una cosa insopportabile. Per Lampedusa è un enorme fardello di dolore.
Attraverso la Prefettura, per poter dare una dignitosa sepoltura alle ultime 11 salme, abbiamo dovuto chiedere aiuto ai Sindaci della Provincia, perché il Comune non aveva più loculi disponibili. Ne costruiremo altri, ma rivolgo a tutti una domanda: quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?
Non riesco a comprendere come una simile tragedia possa essere considerata normale, come si possa rimuovere dalla vita quotidiana l’idea, per esempio, che 11 persone, tra cui 8 giovanissime donne e due ragazzini di 11 e 13 anni, possano morire tutti insieme, come sabato scorso, durante un viaggio che avrebbe dovuto essere per loro l’inizio di una nuova vita. Ne sono stati salvati 76 ma erano in 115, il numero dei morti è sempre di gran lunga superiore al numero dei corpi che il mare restituisce.
Sono indignata dall’assuefazione che sembra avere contagiato tutti, sono scandalizzata dal silenzio dell’Europa che ha appena ricevuto il Nobel della Pace e che tace di fronte ad una strage che ha i numeri di una vera e propria guerra. Sono sempre più convinta che la politica europea sull’immigrazione consideri questo tributo di vite umane un modo per calmierare i flussi, se non un deterrente.
Ma se per queste persone il viaggio sui barconi è tuttora l’unica possibilità di sperare, io credo che la loro morte in mare debba essere per l’Europa motivo di vergogna e disonore. In tutta questa tristissima pagina di storia che stiamo tutti scrivendo, l’unico motivo di orgoglio ce lo offrono quotidianamente gli uomini dello Stato italiano che salvano vite umane a 140 miglia da Lampedusa. 

Senza parole …

Chi era a sole 30 miglia dai naufraghi (i Libici), come è successo sabato scorso, ed avrebbe dovuto accorrere con le velocissime motovedette che il nostro precedente governo ha regalato a Gheddafi, ha invece ignorato la loro richiesta di aiuto. Quelle motovedette vengono però efficacemente utilizzate per sequestrare i nostri pescherecci, anche quando pescano al di fuori delle acque territoriali libiche. Tutti devono sapere che è Lampedusa, con i suoi abitanti, con le forze preposte al soccorso e all’accoglienza, che dà dignità di esseri umane a queste persone, che dà dignità al nostro Paese e all’Europa intera.

Allora, se questi morti sono soltanto nostri, allora io voglio ricevere i telegrammi di condoglianze dopo ogni annegato che mi viene consegnato. Come se avesse la pelle bianca, come se fosse un figlio nostro annegato durante una vacanza”.

Giusi Nicolini
Sindaco di Lampedusa e Linosa

Comments Closed

COMUNICAZIONE “DI SERVIZIO” AI MIEI LETTORI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2012 @ 10:28 am

Detto altrimenti: stiamo compiendo un anno di post! Un anno di “un post al giorno …”

Amici lettori, il mio primo post è stato pubblicato il 6 dicembre 2011. Il 2012 è stato un anno bisestile. Quindi se io entro il 5 dicembre prossimo arrivo a pubblicarne 366, avrò raggiunto il traguardo di “un post al giorno”. Il fatto è con il mio post precedente, quello sull’Autobrennero, sono a quota 365! Quindi sono un po’ in anticipo!

In primo piano: Andrea Bianchi e Mirna Moretti

Orbene, prima di scegliere l’ARGOMENTO DELL’ANNIVERSARIO, voglio ringraziare la collega ed amica blogger Mirna Moretti per avere suggerito all’Editore Andrea Bianchi di coinvolgermi in questo ruolo. Infatti fare il blogger per me è un piacere anche se, come tutte le cose belle, richiede un po’ di fatica per essere conquistato. Infatti vabbè che sono pensionato, ma vi assicuro che – in ogni caso – è stato un impegno.

No … cosa avete capito? Il mio non è un commiato, solo che d’ora innanzi magari rallento un po’, che ne dite? Fra un po’ si apre la stagione sciistica …

Come? Se è frequentato questo blog? Ci sono circa 2 commenti scritti per ogni post, 10.000 contatti al mese della durata media di 9 minuti cadauno. Gli esperti del settore mi dicono che per un blog matricola, bimbetto di un solo anno, gestito da un blogger matricola va molto bene. E di questo vi ringrazio.

Ma torniamo all’ultimo post, quello ancora da scrivere. Vi faccio una proposta: suggerite voi stessi l’argomento. Vedrò se riesco a scrivere su una delle idee pervenute. Che ne dite?

Allora, coraggio, aspetto le vostre proposte!
Nel frattempo … buon Blogganniversario  a tutti!

21 Comments »

E SE LA GESTIONE DELL’AUTOBRENNERO VA AD ALTRI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Novembre, 2012 @ 10:00 am

Detto altrimenti: ormai non ci resta che … sperare. Piangere mai, anche se la perdiamo. Infatti, oggi più che mai sta emergendo a livello nazionale la progettualità politica trentina. E noi facciamo emergere anche una ulteriore progettualità, quella della rete infrastrutturale del Brennero.

Ovvero: piccolo trattato di “filosofia della mobilità“

Scrivevo nel 1999

Inizia

“

A 22 “solare”

L’Italia è in ritardo infrastrutturale rispetto alla media degli altri paesi europei di 300.000 miliardi di lire di investimenti. Inoltre il traffico pesante è fortemente sbilanciato in favore del traffico su gomma (70%) a danno della rotaia (30%), all’opposto di quanto avviene in Germania.

Altri denunciano il contrario: la debolezza del territorio di fronte alle calamità idrogeologiche dimostrerebbe che siamo troppo infrastrutturati.

O forse …  siamo infrastrutturati male … ? O forse … gestiamo male le nostre infrastrutture?

Si dice: puntiamo sulla “intermodalità”, cioè sul trasferimento del traffico dalla gomma alla rotaia. Ma le nostre ferrovie, per molti anni ancora non saranno al livello europeo.

D’altra parte il traffico merci mondiale è sempre più mediterraneo, quello mediterraneo è sempre più italiano, quello italiano sempre più alpino, quello alpino sempre più nord-sud-nord (e sempre meno Lione-Torino!). Le nostre industrie perdono competitività per carenza di infrastrutture di comunicazione: l’aggravio dei loro costi può stimarsi fra il 10 ed il 15%.

Il problema di fondo è che la nostra ormai è una società relazionale che di fatto non relaziona abbastanza, perché ha voluto essere troppo “densa” di relazioni: ha voluto creare nuove industrie, decentrarle in paesi lontani per ridurre i costi della produzione ma aumentando il volume delle merci trasportate; ha voluto attrarre nuovi flussi turistici, muoversi in fretta e forse anche troppo, cercare di annullare lo spazio ed il tempo.

Il tempo … che ormai non viviamo più come un fluire ininterrotto di un fiume, ma per singoli stagni separati, nel senso che ormai viviamo ed affrontiamo i “problemi contingenti dello stagno di turno” senza il ricordo del passato e senza la immaginazione di un futuro.

Ora, una società densa induce nei suoi abitanti la paura della vischiosità, la quale, a sua volta, li induce a chiudersi in se stessi, a ricercare il “viver bene locale”. Ciò si persegue creando reti infrastrutturali corte (“Progettiamo da qui a li, gli altri si arrangino”) e ridistribuendo localmente gli spazi disponibili (“Qui creiamo un parco pubblico, lì un giardino privato, dove noi e non altri potremo entrare a goderci la non-densità e la non-vischiosità”).

Questa è una visione accettabile solo in parte e solo per il breve periodo, perché non siamo soli al mondo, abbiamo dei confini abitati, dove vivono “gli altri”, siano essi gli altri componenti della famiglia, della città, della regione, degli altri stati etc., ed anche perché se non si progetta, si è progettati. Ed allora?

Allora si devono mettere in rete i problemi e le loro pseudo-soluzioni (le reti corte), secondo una filosofia di area che ricomprenda l’interfacciamento con la filosofia delle aree confinanti. E non basta un accordo tecnico sul sistema delle infrastrutture, non basta progettare un sistema organico di infrastrutture (che già sarebbe molto).

Occorre anche un accordo socio-politico sul “dove vanno le aree alle quali apparteniamo”. Esse si stanno attrezzando semplicemente per “sgorgare” il sistema? Oppure si stanno attrezzando per creare le migliori relazioni dirette possibili? O per cos’altro ancora? Ad esempio, per adottare un modello di crescita più aggiornato?

Forse la soluzione sta, come dicevo, nel “mettere in rete il sistema” e cioè nel creare una molteplicità di possibili vie di comunicazione a reticolo, cioè non in senso longitudinale o stellare. Il che comporta di mettere in rete innanzi tutto e soprattutto il modo di pensare, dialogare e di decidere.

Euregio del Brennero

Ecco, forse ci siamo: il Sistema dei Trasporti del Brennero forse sarà quello deciso dalla rete dei centri decisionali dell’intera Regione Funzionale del Passo del Brennero, a cominciare dalle Città del Brennero, magari passando attraverso un apposito GEIE Progettuale.

E la soluzione dovrà essere un sistema organico e quindi comprensibile di singoli interventi coordinati da un’unica strategia. Altrimenti la gente ed i Comuni non capiranno, e non capendo non daranno il consenso necessario alla sua realizzazione. E mancherà quindi all’appello la rete di gran lunga più importante: quella del consenso dei singoli cittadini.

Ben venga quindi l’attivazione di una Euregio dei Trasporti, purché essa non persegua la creazione di una “rete corta” da Innsbruck a Bolzano, ma sia catalizzatrice della Rete e del Sistema dei Trasporti della più ampia Regione Funzionale del Brennero. In tal modo l’Autonomia Progettuale Trentina potrà integrarsi con l’Autonomia Dinamica di Bolzano e non soccombere di fronte ad essa.

Dalla necessità alla progettualità e da un sistema progettato in modo organico e quindi comprensibile, al consenso dei cittadini e dei Comuni interessati. I singoli progetti separati (in Trentino: Aeroporto, Valdastico, terza corsia autostradale, intermodalità, politiche tariffarie e regolamentari, etc.) sono perdenti in partenza, sul piano funzionale e su quello del consenso. Oggi il Trentino ha una chance da giocare: attivare concretamente attraverso il citato GEIE Progettuale la progettualità Mista Pubblico Privata ed Organica dei Trasporti del Brennero, a vantaggio dell’Europa e della propria regione bi-provinciale di appartenenza, facendo dell’Autonomia Progettuale Trentina un elemento di soluzione dei problemi propri ed europei.”

Finisce

Scrivo oggi

l’Europa detta leggi. Uguali per tutti. Salvo le eccezioni di legge. Come per la GB in materia di finanza e banche. Forse – in presenza di un Progetto Europeo – avrebbe fatto eccezione anche alla obbligatorietà di una gara per la riassegnazione della concessione della gestione dell’A22. Forse. Ma noi non ci abbiamo nemmeno provato. Ma … e se l’A22 se ne va? Bè, allora proviamo ugualmente a dare vita al Progetto di cui sopra. Coinvolgeremo la nuova gestione nella sua realizzazione.

Comments Closed

SPINELLI, SPINELLI …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2012 @ 8:21 am

Detto altrimenti: no, non quelle certe sigarette … si tratta di un cognome, anzi di due, molto diversi anche se uguali …

Altiero Spinelli, lui sì, veramente “onorevole”

Spinelli … ieri:  un cognome e nobilissimo, ricordato troppo poco dalla gente e alla gente. Altiero Spinelli (1907-1986) è stato un politico e scrittore italiano, sovente citato come padre fondatore dell’Europa per la sua influenza sull’integrazione europea post-bellica. Fondatore nel 1943 del MFE – Movimento Federalista Europeo, poi co-fondatore dell’Unione dei Federalisti Europei, membro della Commissione Europea dal 1970 al 1976, poi del Parlamento italiano (1976) e quindi del primo Parlamento europeo eletto a suffragio universale nel 1979. Fu promotore di un progetto di trattato istitutivo di un’Unione Europea con marcate caratteristiche federali che venne adottato dal Parlamento europeo nel 1984. Questo progetto influenzò in maniera significativa il primo tentativo di profonda revisione dei trattati istitutivi della Cee e dell’Euratom, l’Atto unico europeo. Fu membro del parlamento europeo per dieci anni e rimase uno degli attori politici principali sulla scena europea attraverso il Club del coccodrillo, da lui fondato e animato nel 1981.

Spinelli … oggi. Un ragioniere (con il massimo rispetto per tutti i ragionieri, ci mancherebbe altro) “vittima” di uno strano sequestro. Strano per tutti gli aspetti che i media stanno evidenziando ed ai quali rimando. Io mi permetto di sottoporre all’attenzione del lettore un’unica sottolineatura: “pagati” o no 8 milioni di riscatto? A sentire le intercettazioni della banda, si direbbe di si. Ma il problema è alla fonte: 8 milioni di euro sono tecnicamente “pagabili” in modo tale che sfuggano ai controlli sulle rilevanti movimentazioni di denaro? In Italia no. All’estero si, solo se ne hai la disponibilità. Ma questa eventuale disponibilità, come è stata precostituita? E ci risiamo …

Comments Closed

CARCERI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Novembre, 2012 @ 8:13 am

Detto altrimenti: si può e si deve intervenire

Ce lo chiede l’Europa. Lo prevede la nostra Costituzione. Ce lo suggerisce la nostra intelligenza. Ce lo consiglia la nostra convenienza. Ce lo impone la nostra coscienza. Ce lo consente il nostro sistema legislativo. Basta una legge per depenalizzare una serie di reati minori, per estendere l’applicazione di pene alternative alla detenzione carceraria quale ad esempio, gli arresti domiciliari.
Un film con Alberto Sordi: “Detenuto in attesa di giudizio”. Chi non l’ha visto!? Un detenuto compagno di cella di Sordi era stato colto a rubare olive in un uliveto sperimentale dello Stato, dopo avere tagliato la recinzione, di notte, in compagnia di altre due persone. Furto aggravatissimo, pena comminata: molti anni di detenzione. Il detenuto si suicida.

 La discussione è aperta.

Comments Closed