GESTIRE UNA SPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 11:48 am

Detto altrimenti: ci sono vari modi …

 Vecchia maniera

IO,IO, IO e poi, forse, un pochino anche gli altri. Forse.

E’ basata sulla IT, Information Technonoly, tecnologia dell’informazione. Tutte le informazioni a me che sono il capo. Tutto il potere a me. Io vi dico cosa fare. Voi non siete pagati per capire. Chi premio? A chi faccio fare carriera? A chi mi ubbidisce ciecamente, a chi mi riferisce ogni cosa. E se non ha idee? Non importa: io non pago i dipendenti perché abbiano idee. Le istruzioni? Ve le do io, spesso a voce, così se va bene è merito mio, se va male è colpa vostra. Ho separato il potere (in capo a me) dalla responsabilità (in capo a voi). Voi non siete motivati? Non importa. Siete poco più che strumenti inanimati. Io sono un duro, comando, non discuto.

La società mia o che altri mi hanno affidato crescerà solo nella misura in cui io stesso sono cresciuto, solo nella misura in cui io, personalmente, riesco a capire e quindi a governare e dominare nozioni, le competenze, eventi. Se non vi va, certatevi un altro lavoro. Se manco io, la società crolla. Io sono insostìtuibile. Voi no.

Come valuto il vostro lavoro? A cottimo, che tecnicamente non vuol dire sulla base di quanto producete (come erroneamente si crede) ma sulla base del rispetto da parte vostra dei miei ordini, delle regole, della “libretta”.

Volete parlarmi? Se prprio ve lo concedo, uno alla volta, così vi gestisco meglio.

MBO, Management By Objectives, premi di produzione? Niente modernità. So io chi devo premiare. Ferie e permessi? Li uso per ricattarvi.

Non cresciamo più di tanto? Fa niente .. . tanto siamo in monopolio …; oppure: tanto il mercato tira, siamo sempre in tempo a crescere …; oppure: tanto siamo un settore pubblico e c’è chi ripianerà eventuali perdite …; oppure, siamo to big to fail, troppo grandi perché ci facciano fallire, ed io, personalmente, sono to big to jail, troppo grande, troppo in vista per essere carcerato; oppure, tanto mica ce lo ordina il dottore di crescere, che poi io rischio di perdere potere …

La certificazione di qualità? Una autoincensazione! La certificazione sociale? Ci mancherebbe altro che qualcuno venga a controllare come tratto il personale!

Il piano strategico? No, sarebbe come impegnarsi … e se poi non lo realizzo? Facciamo così: operiamo e poi diciamo che il risultato ottenuto era il migliore possibile.

E se poi vi devo licenziare? Ho la frase pronta: Cari, lo vedete voi stessi che la società non ce la fa … è mio dovere fare gli interessi della società, io non vorrei, ma il mio dovere me lo impone, lo capite anche voi …dai, ditemi che ho ragione! Anche voi fareste così al mio posto, che volete, mica è colpa mia …

Maniera moderna

Si basa sulla tecnica ICT, Information Communication Technology, Tecnologia della Informazione e della Comunicazione: tutti noi ci informiamo e quindi attuiamo la “comunicazione” la “communis actio” l’azione comune.

NOI, NOI, NOI … viribus unitis!

Io sono il capo. Redigo un piano strategico, di poche pagine. Poi insieme redigiamo il piano pluriennale, il budget annuale e i report mensili. Io distribuisco i vari obiettivi, concordandoli con i miei diretti dipendenti, che a loro volta fanno lo stesso con i loro dipendenti. Ognuno ha la sua dose di potere unita alla rispettiva dose di responsabilità.

Si fanno riunioni fra tutti, ognuno esprime le sue idee, le sue proposte. Una volta individuato un progetto, si nomina il capo progetto che funzionalmente guida e organizza il lavoro degli altri, anche se sono suoi superiori gerachici.

Ognuno deve agire, ed agisce, come se fosse il proprietario della società. Di ogni suo singolo intervento fa un fatto seriale, nel senso che cerca di gestire l’intera serie di fatti uguali, analoghi, presenti, probabili o anche solo possibili.

Ognuno è rispettato, coinvolto, preparato, formato. In breve, ognuno è motivato. Ognuno si reca volentieri in ufficio. Ognuno propone il proprio piano ferie solo dopo che, spontaneamente, ha verificato che la propria assenza non sia antifunzionale alla società. Ferie e permessi sono “diritti” autogestiti.

Ognuno non è “geloso” del proprio know how ed accetta di istruire un collega per organizzare una interscambiabilità a tutti i livelli. Anche io, anche io formo chi possa maturare verso la mia stessa posizione. Nel far ciò rischio di essere sostituito, un domani. E’ vero, ma io “rischio” anche di crescere, nella stessa società che a sua volta cresce, o in altra, e comunque poiché in ogni caso “rischio” di invecchiare, tanto vale invecchiare bene.

Cosa mi si richiede? Di conoscere ogni aspetto tecnico di tutti i miei dipendenti (che preferisco chiamare colleghi, collaboratori)? No. Mi si chiede di capire come valorizzare ed organizzare le loro competenze.

La società cresce anche oltre le mie dirette capacità personali. Cresce con il crescere professionale ed umano di chi ci lavora.

Il personale è motivato.

La motivazione è il primo fattore della produzione.

Il primo obiettivo di ogni società è la crescita, non dell’utile economico, ma del personale che vi lavora.

La certificazione di qualità, della responsabilità sociale? Ben vengano: siamo pronti a subire l’esame e ad essere certificati.

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MONTE BONDONE, IL BONDONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 9:48 am

Detto Altrimenti? Trento 2000!

Era tanto che non salivo a sciare in Bondone. Ieri, ultima giornata di una primavera fuori stagione, ci sono andato.  Ho parcheggiato l’auto a duecento metri dalla base della seggiovia Rocce Rosse. Si è riconfermata la decisione del Comune di non fare di questo moderno impianto un impianto di arroccamento per chi arriva in auto, ma solo “di risalita” per gli sciatori che hanno percorso la pista. Ciò credo che sia giustificato dalla inadeguatezza della strada di accesso a sopportare il relativo traffico. D’altra parte l’adeguamento della strada a tale funzionalità verrebbe ad incidere troppo sull’ambiente montano così bello perchè selvaggio e allo stesso tempo vicinissimo alla città. Personalmente condiviso la scelta (mentre non condivido il mancato collegamento Zambana Vecchia- Fai.) Tuttavia mi permetto di osservare che esisterebbe una soluzione intermedia e cioè quella di curare meglio la manutenzione dell’attuale parcheggio ed il suo collegamento pedonale con la base della funivia. Infatti oggi si è costretti a pericolosi equilibrismi sul ghiaccio e a faticose camminate in neve fresca, cosa assolutamente sconsigliabile soprattutto se si hanno al seguito bambini. Grazie.

Salendo in seggiovia ho notato con piacere che a fianco della strada Vason- Viotte, è stata realizzata una pista pedonale (o ciclopedonale!?): che sia l’inizio della ciclopedonale che potrebbe collegare Vason alla Valle dei Laghi? Magari! Sarebbe l’opera che consentirebbe rendere più economica la gestione della auspicata funivia Trento-Trento 2000, la quale funzionerebbe quindi anche in estate per portare al Vason comitive di cicloturisti. Rammento che la Funivia del Monte Baldo realizza il proprio utile economico in estate!

Stile d’epoca, a difesa della tradizione!

Ma ormai sono in cima, scendo dalla seggiovia ed inizio a sciare. Sono le nove di mattina e sono solo. Scio sino in fondo alla Tre Tre, un dislivello di oltre 1000 metri. Tutte le piste sono ancora in ombra. Neve ottima. Noto molti interventi nello snow park per le “tavole”. Molto bene. Da migliorare (assolutamente!) le due seggiovie basse, degne di uno sci di 50 anni fa! Via … abbiamo realizzato opere ben più costose (la Pinzolo-Campiglio; la funivia Pejo 3000, etc.) e lasciamo la neve del capoluogo, quella di “Trento 2000” servita da seggiovie antidiluviane! Non è da noi!


Termino di sciare con tre piste “Rocce Rosse”. Un suggerimento: l’ultima curva, a sinistra, quella che conduce sul muretto finale. Dovrebbe essere allargata a destra, con il sacrificio di pochissime piante. In tal modo si eviterebbe l’inserimento di un passaggio “quasi nero” in una pista rossa quasi blu.

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LA CRISI NON C’ERA, LA CRISI NON C’E’

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 8:52 am

Detto altrimenti: non saprei proprio come dirla altrimenti una baggianata simile!

La crisi … chi?

Facciamo le corna: con gli “scongiuri” abbiamo evitato la crisi!

La crisi non c’era perché i ristoranti erano pieni, i week end affollati, tutti con il telefonino in mano a scambiarsi sms, tanti yacht davanti alla mia villa non s’erano mai visti; un posto sull’aereo? Manco a parlarne …
La crisi non c’è perché a fronte del “passivo” (2.000 miliardi di debito pubblico) c’è un attivo di 8.000 miliardi di ricchezza privata.

Peccato che …

Peccato che la ricchezza privata calcolata da Bankitalia non possa tener conto di quella accantonata all’esteri in modo “riservato”.
Peccato che il 50% della ricchezza privata ufficiale sia in mano al 10% della popolazione (di quella estera … manco a parlarne!).
Peccato che questa ricchezza non possa essere utilizzata dalle famiglie per arrivare al 15 del mese (il fine mese ormai è un traguardo vecchio!).
Peccato che a fronte di una ricchezza privata crescente di pochi vi sia la povertà crescente di molti.(vedete che il termine “crescita” di per sé non è sempre necessariamente positivo? N.d.r.).
Peccato che le banche ricevano regali dall’UE e non prestino denari a famiglie e imprese.
Peccato che i giovani non abbiamo lavoro e futuro.
Peccato che vi siano tante “fughe” dall’italia (fughe, cavaliere, con la “u”, non si agiti …), come indicato un paio di miei post fa.
Peccato…

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GLI STATI UNITI D’EUROPA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 8:25 am

Detto altrimenti:  les États-Unis d’Europe? Ok, ma come procedere?

Premessa

EDP, Electronic Data Processing, elaborazione di dati tramite elaboratori elettronici. SW, software è l’informazione o le informazioni utilizzate da uno o più sistemi informatici e memorizzate su uno o più supporti informatici. Tali informazioni possono essere quindi rappresentate da uno o più programmi, oppure da uno o più dati, oppure da una combinazione delle due.  HW, hardware, la componente fisica di un sistema di calcolo che rende possibile l’esecuzione del software. Quando un sistema informativo (composto da più SW e più HW) non funziona o è obsoleto, è molto più funzionale ed economico mantenerlo in vita, crearne in parallelo uno nuovo e poi sostituire il nuovo al vecchio, piuttosto che cercare di rabberciare il vecchio con interventi di manutenzione e aggiornamento.  Anche nell’edilizia: spesso c0nviene demolire un vecchio edificio e ricostruirlo ex novo piuttosto che ristrutturarlo.

Fine della premessa

Le “stelle” le abbiamo già. Ci mnancano le “strisce” ma ci arriveremo anche noi ad avere una bandiera a “stelle e strisce”!

Gli Stati Uniti d’Europa. Oggi ci si sta muovendo verso la sua realizzazione con una serie di interventi di aggiornamento sull’attuale, obsoleto, sistema deli Stati Nazionali.

In alternativa, si potrebbe ipotizzare di procedere come segue: disegnare il progetto Stati Uniti d’Europa come se fosse la descrizione di un quid già esistente.

L’iniziativa potrebbe essere assunta anche da un singolo Stato. Quindi il progetto dovrebbe essere aperto alla discussione di tutti gli altri Stati. Dopo la sua approvazione, si aprirebbe la fase della attuazione.

Quanto alla diffusione della Cultura Federale, si potrebbero lanciare nelle scuole e nelle Università conÉtats-Unis d’Europecorsi fra gli studenti per la redazione del loro modello di USE, United States of Europe o se vogliamo, degli EUE, États-Unis d’Europe.

Siamo in campagna elettorale. C’è un partito che pone un problema simile fra i suoi programmi? Sogni di un blogger ancora in pigiama, una domenica mattina piovosa e nevosa, adatta alla meditazione davanti a computer.

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FUGHE ALL’ESTERO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 7:46 am

Detto altrimenti: di capitali, ma non solo. Impostiamo il problema in modo unitario, diamogli al giusta centralità, la necessaria attenzione. In questa sede sotto il profilo del metodo della analisi e di una prima copertura finanziaria.

 I fatti

J. S. Bach: le sue “fughe” erano di tipo diverso …

1 – Fughe di capitali. Un esempio. Si fanno transitare le fatture attraverso un Paese fiscalmente compiacente, senza fare nomi, per carità, la Repubblica di S. Marino: l’utile si forma direttamente all’estero. Da lì, trasferire i denari in Lussemburgo è un gioco da ragazzi. In Lussemburgo si sottoscrive la maggioranza di un Fondo di Investimento Mobiliare che “fa investimenti in Italia”. A quel punto se si produce un utile, esso va “legittimamente” in Lussemburgo.

2 – Fughe di studenti meritevoli. In Italia diminuiscono gli investimenti pubblici sulle Università. Aumentano le tasse universitarie. Diminuiscono gli investimenti sulla ricerca. I migliori studenti sono attratti da Università estere (Austria) nelle quali invece i costi per gli studenti meritevoli diminuiscono, gli investimenti in ricerca aumentano etc..
Fughe di cervelli già formati. Sono riconosciuti, apprezzati e pagati all’estero molto di più di quanto non avvenga in Italia. E se ne vanno (ad esempio in USA, D, etc.).

3 – Fughe di posti di lavoro. Si delocalizza la produzione in Paesi nei quali la manodopera costa molto meno. Anche perché talvolta non sono rispettati i diritti civili ed umani, le norme sulla sicurezza sul lavoro, le norme per la salvaguardia ambientale … tutte “cose” che costano e che farebbero crescere i costi di produzione e quindi di vendita del prodotto.

4 – Fughe di know how. I Paesi esteri di cui alla fuga precedente imparano l’arte e la mettono … al lavoro: si liberano del legame strumentale iniziale ed iniziano a “lavorare in proprio”.

5 – Fughe di SpA. Siamo nel Nord Est. Una SpA impiega due anni per ottenere la licenza edilizia per un suo capannone. Non riceve credito dalle banche. In Austria la licenza viene data in sette giorni. Idem il credito bancario. La SpA si appresta a trasferirsi in Carinzia. Del resto, la Carinzia non è sola a fare campagna acquisti di imprese italiane: Vi sono anche Serbia, Polonia, Croazia e Bulgaria, tanto per non fare nomi … interessate soprattuto alle PMI (Piccole Medie Imprese italiane).

6 – Fughe di maggioranze azionarie. A Milano la Cina sta aprendo una sua Agenzia di Rating ed una filiale della Bank of China, per studiare le SpA italiane ed acquisirle.

 L’approfondimento

Siamo in campagna elettorale. C’è un partito che faccia della soluzione unitaria di questo complesso ed articolato problema un punto forte della sua futura azione politica?

Una mia proposta

I fondi necessari per  cercare di porre rimedio almeno ad alcune fughe di cui sopra potrebbero essere reperiti, tanto per cominciare, non acquistando gli F35 e non realizzando il TAV. E’ una questione di priorità. E poi, anzi, non “poi” ma “subito” promuoviamo la costituzione degli Stati Uniti d’Europa, per gestirci unitariamente all’interno e per imporre all’esterno  – in accordo con gli USA – il rispetto dei diritti umanie  civili e delle regole fiscali, finanziarie, bancarie, sulla sicurezza sul lavoro e sul rispetto ambientale.

 

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“2084”, Capitolo 4° (i capitoli precedenti sono pubblicati in data 4, 6, 10 gennaio 2013)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Gennaio, 2013 @ 7:10 am
George Orwell

Detto altrimenti: un nuovo “1984” …

La mattina seguente Franz aveva fretta di riprendere il suo lavoro. Nella notte si era svegliato più volte. Erano state alcune idee a svegliarlo. Gli capitava spesso. Le idee ormai erano autonome. Nascevano e maturavano da sole e poi, improvvisamente, si affacciavano nella sua mente, affollandola, inizialmente “ a sua insaputa”, indipendentemente dalla sua volontà di ricerca. Franz era sempre stato un creativo. Infatti Franz era così allenato a “creare” che la sua mente era come un terreno fertile, una lettiera ben concimata, apparentemente non seminata, dalla quale però, improvvisamente e spontaneamente, germogliavano pianticelle d’ogni specie.

Salutò distrattamente Jaqueline, intenta a preparare la colazione per Edoardo, e si sedette a tavola con la barba del giorno prima. Non era mai successo: una regola non scritta della famiglia era di presentarsi al rito della colazione mattutina perfettamente in ordine. Jaqueline lo notò, ma non disse nulla. Aveva percepito il “rumble rumble” del cervello del marito, lo sapeva impegnato in un compito delicato, quella relazione per il Presidente, lui le aveva accennato della cosa …

Improvvisamente Franz lasciò cadere la fetta biscottata che stava pucciando nel latte, e presa una penna scrisse frettolosamente un appunto sulla salvietta di carta: ecco, aveva vinto l’Idea, quella che la colazione non era più riuscita a trattenere. Franz sorrise. Ora era sicuro che anche quella parte della sua relazione sarebbe riuscita bene. Le Agenzie di Rating Usa, Europee e Asiatiche! Asiatiche … ecco il tassello che mancava!

Ora ricordava benissimo come era sorta l’idea di costituire l’ERA, European Rating Agency. Tutto era cominciato quasi per caso. Era stato un blogger di cui non ricordava il nome a suggerirne la costituzione, non tanto per duplicare il lavoro già svolto dalle Agenzie USA, quanto piuttosto per verificare il comportamento proprio delle consorelle americane.

Infatti  l’FBI-E, L’Ente Federale Europeo di Investigazione aveva accertato come la loro aione fosse stata viziata  più volte da pesanti conflitti di interessi; come le Agenzie ricevesseroil mandato oneroso di “classare” bene certe banche e società proprio dalle stesse “esaminande”; come in molte occasioni vi fossero stati conflittuali intrecci azionari e come,  last but not least, le Agenzie si fossero spesso arricchite anche acquistando o vendendo titoli e azioni degli enti, stati, banche e società che avrebbero classato bene o male solo dopo pochi giorni.

A seguito di ciò era successo che un politico (appena giunto in ufficio sarebbe andato a ricercarne il nome fra le sue carte) aveva fatto sua l’idea dello sconosciuto blogger e aveva proposto e fatto approvare dal Governo dell’Unione la costituzione di ERA, European Rating Agency, per la valutazione proprio delle consorelle USA.

L’intuizione del blogger, e quindi l’iniziativa di quel politico era stata avvalorata dal fatto che poco tempo dopo l’uscita dei post sul blog di quel tale, era avvenuta un fatto al quale all’epoca, non era stata attribuita subito  la giusta importanza. e cioè l’annuncio che entro breve la Cina avrebbe aperto a Milano una sua Agenzia di rating, per valutare le società italiane che i capitali cinesi avrebbero cercato di acquistare. Avrebbe evindenziato anche questa connessione al suo Presidente.

Franz, Franz, è la terza volta che ti rivolgo la parola … ma pare che tu abbia la testa altrove. Cosa c’è stai male? C’è qualche problema?
No, Jaqueline, scusa, nessun problema, anzi, quello che avevo nel frattempo si è risolto da solo … sai come sono fatto, abbi pazienza … è il mio lavoro … Vieni qui …. un bacio e scappo in ufficio. Salutami tu Edoardo, che fa, dorme ancora? Beata gioventù!

(continua)

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IL GOVERNATORE DEL TRENTINO LORENZO DELLAI, PARLAMENTARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Gennaio, 2013 @ 5:55 pm

Detto altrimenti: Trentoblog? E allora parliamo un po’ di Trento, anzi, del Trentino

Sen. Bruno Kessler

Lavoravo a Milano. Mi proposero di venire a lavorare in Trentino. In una SpA che poi scoprii essere presieduta da un Senatore, Bruno Kessler. L’ultimo mio incarico di lavoro in Trentino l’ho poi ricevuto in una Spa comunale di un Comune retto da un altro Senatore. Ora mi accingo a parlare di un terzo (imminente, prossimo) – questa volta  “mio” – Parlamentare, Lorenzo Dellai. E mi permetto di dire “mio” solamente perché Dellai è stato Sindaco della “mia” città, Governatore della “mia” Provincia Autonoma e Presidente della “mia” Regione (Città, Provincia e Regione d’adozione e di residenza da 25 anni, essendo io nato a Genova).

Lorenzo Dellai

 

Lorenzo Dellai. Più volte Sindaco di Trento, più volte Governatore del Trentino, più volte Presidente della Regione Trentino-Sud Tirolo (alias Alto Adige).

Molti lo stimano. Altri lo invidiano. Alcuni lo criticano. I detrattori affermano “Non approvo questo o quello delle sue decisioni, io avrei fatto diversamente. E poi ha governato troppo a lungo ed ha avuto troppo potere”.

Nel dire ciò, innanzi tutto mettono a confronto le mele, cioè “anni di governo effettivo” con le pere, cioè “idee e programmi di un eventuale governo”, il che non torna per nulla …

Se poi è mancata una alternanza, (sempre che “colpa” si possa definire la continuità di governo) ciò non è imputabile a Dellai, ma a chi non ha saputo superarlo nella competizione elettorale: cioè proprio di chi vorrebbe criticarlo!

Quanto al troppo potere, anche a me del resto è capitato – e con questo non voglio certo paragonarmi a Lorenzo – è capitato, dicevo, di essere accusato di avere governato troppo a lungo una Spa e soprattutto di avere in essa troppo potere. Accusato da chi? Proprio dagli Azionisti che mi avevano via via riconfermato il mandato e che quel “troppo potere” mi avevano conferito! (Nel frattempo io raggiungevo tutti gli obiettivi societari!).

Dellai a Roma per non  sprecare ma per valorizzare l’esperienza politica e di governo che ha maturato: Dellai prosegue la traccia di Bruno Kessler, anch’egli Parlamentare dopo essere stato Governatore della Provincia Autonoma.

Di cosa potrà arricchire Roma, il nostro Governatore? Egli potrà difendere l’Autonomia (nostra) e promuovere l’Autonomia (di tutti). Potrà cioè trasferire a livello nazionale la sua capacità per contrastare le spinte centraliste e quelle separatiste, attraverso la costruzione di un regionalismo istituzionalmente, funzionalmente e fiscalmente equilibrato, verso un’Italia ed un’Europa delle Regioni e delle Euro-Regioni, passaggio intermedio verso quelli che mi auguro potranno essere gli Stati Uniti d’Europa. Dellai Ministro? Perchè no? Per queste politiche, ad esempio.

Infatti l’esperienza di Dellai, rispetto ai suoi colleghi romani, è unica: nessun altro parlamentare “romano” ha maturato contemporaneamente (“contemporaneamente, questo è il punto!)  (1) una capacità politica di altissimo livello, quale quella che si vive all’interno di una Autonomia Speciale Storica quale è la nostra, unita al (2) contatto con le realtà locali, i Comuni, gli operatori economici, la gente. Ancora, qui in Trentino si è gestito da sempre  (3) l’aspetto internazionale dei rapporti con il Sud Tirolo e con l’Austria. Quali migliori referenze quindi, quale migliore scuola, quale migliore “palestra di roccia” per affrontare a Roma i problemi di un Paese euro-regionalmente proiettato verso l’Europa?

E’ un fatto di consapevolezza. La consapevolezza che noi tutti dobbiamo avere del “valore aggiunto” che l’esperienza poltica amministrativa delle Autonomie Speciali, della Nostra Autonomia Speciale ha rispetto ad altre singole esperienze maturate (maturate? Nel migliore dei casi … “maturate” e non “improvvisate”, e poi,  in un solo ambito, non certo in tre!) su “singoli livelli” anzichè realmente vissute a “tutti i livelli” come accade all’interno della nostra Autonomia. Ed occorre che questa stessa consapevolezza sia trasmessa agli ambienti politici romani ed europei. Ecco un compito rilevante che Dellai è sicuramente in grado di svolgere ottimamente.

Infine, mi aspetto che Dellai porti a Roma un forte contributo alla soluzione della Questione Morale a vantaggio del “bene comune”, presupposto per risolvere la Questione Sociale. Questa battaglia sarà comunque la più difficile ma … ma io sto leggendo tutto sulla vita di un altro Lorenzo, Don Lorenzo Milani. All’inizio molti lo hanno criticato. Oggi i suoi scritti, la sua azione sono materia di studio nelle scuole.

Il Trentino sta mandando a Roma il proprio Governatore. Credo che sia nell’interesse di tutti noi sostenerlo, anche nell’interesse di chi, localmente, può avere idee diverse dalle sue circa il governo locale. Infatti la nostra Autonomia va spiegata, aggiornata, compresa  e diffusa a livello nazionale a Roma e in Europa, non più solo o soprattutto a Trento.  In bocca al lupo, Lorenzo!

E a noi in Tentino, cosa resta? Innanzi tutto il Trentino “che abbiamo (avuto conservato e implementato)”, e poi anche un maggior peso specifico nel nostro rapportarci con Bolzano.

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NON FACCIAMO FIGURE DA CIOCCOLATAI !

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Gennaio, 2013 @ 7:23 am

Detto altrimenti: non facciamo figuracce! (La 7 Trasmissione di Santoro del 10 gennaio 2013)

“Pinocchio, le bugie non si dicono!”

Fare una figura da cioccolataio. Era un’espressione del mi’ babbo, toscanaccio doc, per dire “non facciamo brutte figure”. Non so se la si usa anche al di fuori del Granducato di Toscana e comunque non intendo mancare di rispetto ai cioccolatai, per carità, ci mancherebbe altro!

Solo che andare in giro a dire che non è “nipote” ma “parente”; che la Deutsche Bundes Bank ha complottato contro un governo straniero, contro uno stato straniero, e poi essere smentiti per iscritto e poi dire non era la Bundes, era la Deutsche Bank e poi essere smentiti per iscritto anche da questa banca, vuol proprio dire raccontare bugie internazionali, fare la figura di cui sopra, non essere credibili, affidabili, seri.

E poi ci sono le bugie nazionali: Marco Travaglio diffamatore di professione? Mai condannato in via definitiva per diffamazione … querelato!

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STATI UNITI D’EUROPA … ALLERTA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Gennaio, 2013 @ 6:41 am

Detto altrimenti: dall’oriente con furore
Da internet:

La crisi economica intrecciata alle debolezze strutturali del “sistema Italia” espone settori strategici del made in Italy alle mire espansionistiche di imprese asiatiche, in particolare cinesi, a detrimento della competitività nazionale e dei livelli occupazionali.

 E’ questo l’allarme che il Dis (Dipartimento di informazioni per la sicurezza), l’organismo di raccordo dei servizi di intelligence che fa capo a palazzo Chigi, ha cominciato a lanciare nella relazione presentata al Parlamento nel febbraio 2012 e ha meglio circostanziato negli ultimi mesi.

In particolare il Dis, come riferito oggi da Repubblica e confermato dalla fonte, avrebbe acceso una spia rossa sull’acquisizione della casa di yacht Ferretti, gravata da un debito di 580 milioni di euro, da parte del produttore cinese di macchinari Shandong Heavy Industry nel 2012, nel timore che i vertici cinesi abbiano intenzione di delocalizzare la produzione dei natanti, lasciando in Italia solo le linee di rimessaggio e manutenzione.

Mantenendo sempre il focus sulla Cina, il Dis ha puntato il dito sulla riconversione dell’area Falck di Sesto San Giovanni, un affare di alcuni miliardi di euro, sottolineando che l’interesse di investitori cinesi per questo business sarà supportato dalla prossima apertura nella cittadina alle porte di Milano di una filiale della Bank of China.  Inoltre l’intelligence segnala che aprirà a Milano nei primi mesi del 2013 l’agenzia di rating cinese Dagong, allo scopo di valutare la fattibilità degli investimenti in Italia.

E noi, che facciamo?

Dobbiamo assolutamente riunirci negli Stati Uniti d’Europa e fare un accordo con i cugini USA, nel senso di vietare ogni relazione commerciale, industriale, bancaria, finanziaria etc. con i paesi che non rispettano i diritti umani e civili.

Dobbiamo creale la ERA, European Rating Agency, l’Agenzia di rating Europea.

Va bene attrarre capitali stranieri in Italia, ma manteniamo noi il controllo delle società, la maggioranza azionaria, altrimenti saremo “colonizzati” in casa nostra.

Vi sono paesi che violando tali diritti, paesi nei quali i nuovi capitalisti, avvalendosi di un popolo di lavoratori schiavi pagati pochissimo che lavorano 4.000 ore l’anno, producono beni a prezzi irrisori (rispetto ai nostri costi), beni che poi vendono a noi consumatori occidentali, arricchendosi con i nostri soldi e facendo una concorrenza sleale alle nostre imprese le quali addirittura falliscono e vengono acquistate dai capitalisti di quel paese.

Solo 150 anni fa eravamo noi occidentali europei a fare ben due guerre dell’oppio alla Cina, “rea” di avere vietato ai suoi cittadini l’importazione e l’uso dell’oppio che la GB le vendeva. dopo averlo prodotto nella sua colonia India, avvalendosi dell’opera di schiavi … ops, scusate, si chiamavano coolies, fa più fine … Sarà la nemesi storica? In ogni caso, sveglia Europa! Sveglia Occidente! Nel fare legittimamente il nostro interesse, faremmo anche quello dei milioni di lavoratori schiavi di un nuovo colonialismo spregiudicato e schiavista!

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TRE “INSULTI”

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Gennaio, 2013 @ 8:19 pm

Detto altrimenti: “donne, comuniste, femministe”

Il commento sui tre giudici si commenta da solo.

La “Siora Veronica” della foto (questo è il suo nome!) è un bragozzo gardesano, una vecchia barca da carico di fine ottocento, restaurata ed attrezzata con l’armo a goletta, che fa servizio turistico sul Lago di Garda. Se la volete noleggiare, la trovate in internet. E per pagare il noleggio potete usare assegni della Bundesbank … no, della Deutsche Bank … scusate, una piccola svista …

Ma non è di lei che voglio parlarvi … ma di un’altra Siora Veronica. Rispetto in pieno la sentenza dei tre giudici. Non contesto il fatto che sia stata rispettata la lettera della legge. Non contesto la legge che prevede che l’appannaggio debba essere in linea con il “precedente tenore di vita”.

Mi limito ad una sottolineatura circa il livello di un tenore di vita, di quel tenore di vita. Si può essere ricchi, anzi ricchissimi, senza per questo che debba esistere come valore assoluto, valore di riferimento, valore accettato, valore sognato, valore invidiato, valore anelato e quindi necessariamente  “valore giudicato”, un tenore di vita a livelli che definirei “scandalosi”.

Pretendere che esista un “valore di riferimento così elevato” e quindi essere nel buon diritto (ex lege) di potere (continuare ad) avere un tenore di vita da 200.000 euro al giorno (dopo due anni però ridotti a “soli” 100.000), contro i 54 euro al giorno di un operaio che ne guadagni 20.000 l’anno, se pure è fortunato ad averlo, il lavoro … bè, non so cosa dire …

La legge va rispettata, ma proprio in questi giorni sto finendo di leggere un libro sulla vita di Don Milani, secondo cui “l’obbedienza alla legge non sempre è una virtù” (Neera Fallaci, “Dalla parte dell’ultimo – Vita del prete Lorenzo Milani, Ed. BUR, 2007, pag. 554).

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