LA STORIA D’ITALIA – 2) DAL FASCINO AL FASCISMO AL FASCINO (OVVERO, STANTE LA CONCLUSIONE DEL POST, “ALLARME DEMOCRAZIA”)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2013 @ 8:14 pm

Detto altrimenti: seconda puntata (interrotta, vedere alla fine, grazie)

Giovanni Giolitti

Giolitti, a mio avviso fu il primo ad utilizzare metodi fascisti. Con Giolitti al nord c’era libertà di parola, di stampa, di associazione politica e sindacale, le amministrazioni locali erano elettive, le elezioni parlamentari regolari. Ma tutto questo non serviva alla democrazia, perché al sud le cose erano all’opposto e comunque in parlamento sedevano solo suoi yes men. Giolitti formalmente apparteneva alla sinistra democratica, ma in pratica era conservatore al nord e al sud … al sud “controllava” le elezioni attraverso i prefetti che avrebbero rimosso sindaci e consigli comunali dei comuni ove non si fossero votati esponenti “governativi”. Giolitti fece ricorso anche a intimidazioni e violenze, avvalendosi sia della polizia che della malavita locale. (Oggi i voti non si acquisiscono con il bastone: si comperano! N.d.r.) Con la legge del suffragio universale (1911) la quale ampliò di molto la base degli elettori, il controllo divenne sempre più difficile e soprattutto visibile, il che provocò indignazione e reazione. I conservatori vennero sconfitti mentre cresceva la pressione dei nazionalisti di destra e dei socialisti rivoluzionari di sinistra.

Benito Mussolini

Nella puntata precedente ho anticipato come scoppiò la prima guerra mondiale e come l’Italia si dichiarò neutrale. Mussolini: compagno o camerata? Neutralista o interventista? Prima socialista, poi socialista rivoluzionario, aveva imparato ad esercitare il controllo sulla emotività delle folle. Per comunicare non usava la TV, ovviamente. Utilizzava radio, piazze e giornali. La sua concezione politica e filosofica era: “violenza”. Ieri, fisica, oggi sarebbe anche mediatica, web, per intendersi. Da socialista rivoluzionario, voleva la rivoluzione interna, la lotta di classe. Che le potenze si scannassero fra di loro, noi abbiamo altro da fare. Niente guerra. Poi, piano piano cambia: “ma se venissimo aggrediti …”, sino a quando, nel 1014, diventa interventista contro l’Austria. Da socialista rivoluzionario a nazionalista. La lotta interna dell’Italia fra proletariato e caste fu sostituita dalla lotta “dell’Italia proletaria contro le plutocrazie” (tali in quanto possedevano colonie, miniere e petrolio, n.d.r.). Espulso dall’Avanti, fonda il popolo d’Italia finanziato dalla Francia che ben vedeva l’intervento dell’Italia contro l’Austria e la Germania. La sua “virata”, unita alle incertezze ed alle divisioni interne al Governo, disorientarono la popolazione , la quale letteralmente “non capiva più nulla”. Tuttavia la decisione di entrare in guerra fu la conseguenza della violenza psicologica (fatta) e fisica (temuta) di una minoranza parlamentare e di una minoranza della popolazione sulla maggioranza del parlamento e della popolazione.

Del resto, la storia si ripete. Di fronte alla violenza perpetrata dar due anni (1920-1922) dalle squadre fasciste, dalla sopravvalutata minaccia degli squadristi in marcia su Roma, l’incerto governo e l’incertissimo Re posero le basi perché una minoranza parlamentare (quella mussoliniana) si candidasse ed ottenesse una larga maggioranza nella votazione di fiducia al promo governo del Cavaliere (Benito)

Che .. grilli ha in testa?

Ecco perchè la storia ci insegna a dubitare da chi, oggi, avendo una minoranza, afferma: “Date a noi il governo” oppure “Vogliamo arrivare al 100% dei parlamentari”. La violenza … non è violenza solo quella fisica. Turba l’equilibrio e la libertà delle persone anche una informazione sbilanciata, ed ecco le regole per la “par condicio televisiva”. Ma il web? Non esiste una par condicio per il web. Chi più lo sa usare e chi più lo usa, più è forte, anzi … più “viola” l’equilibrio … “violare” … stessa radice di “violenza”. Infatti a mio avviso non c’è vera democrazia senza un equilibrato e civile confronto di idee, il che pare non possa avvenire sul web.

“Interrompiamo la trasmissione …”

 Ho appena visto il TG3 delle ore 19.00. Da cittadino, sono sconvolto e interrompo la puntata: non e’ accettabile che parlamentari del secondo partito di maggioranza relativa del paese, violando le regole di accesso (controlli elettronici compresi, tanto per capirsi), invadano il tribunale di Milano cercando di forzare l’andamento della giustizia e interferendo nel principio costituzionale della separazione dei poteri. Inoltre, così come non approvo chi nel passato ha definito il parlamento un possibile “bivacco di manipoli”, non approvo oggi chi lo definisce “una scatola di sardine”. Prendo infine atto che oggi due persone sono purtroppo di ostacolo all’esercizio della democrazia: una, per i suoi problemi giudiziari; l’altra, per la indisponibilità a “partecipare” al governo del paese, essendo disponibile solo al “proprio” governo, benche’ in minoranza, aspirando inoltre essa – nel frattempo – non a raggiungere la maggioranza dei consensi, ma la totalità.

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa

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CARNE DI CAVALLO …POST D’INTERVALLO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2013 @ 5:48 pm

Detto altrimenti: fra tanti post di storia, politica, economia e finanza …

Come controllare la carne di cavallo in entrata (illecita) nel nostro Paese? Come si fa per l’olio d’oliva.

La più pericolosa è la carne dei cavalli da corsa, per le sostanze che possono avere propinato loro

Un importatore italiano in assoluta buona fede importa olio extravergine d’oliva da un paese estero e per tale lo paga. Una volta immesso nei suoi magazzini, si scopre che l’olio è adulterato. La legge italiana prevede che l’importatore ne risponda anche penalmente. Pertanto, gli importatori si dono attrezzati e operano come segue: inviano propri rappresentanti nei porti esteri o nei magazzini esteri di carico dell’olio. Costoro prelevano di persona campioni d’olio dalle tanche della nave olearia o da quelle dei TIR, fanno sigillare i campioni con il sigillo del venditore, assistono alla partenza della merce, rientrano in Italia ed analizzano i campioni ben prima dell’arrivo della merce. Se essa risulta adulterata, denunciano il fatto all’autorità competente liberandosi in tal modo da ogni responsabilità. Se i campioni risultato in ordine, attendono l’arrivo della merce e, prima di immetterla nei propri magazzini, effettuano una seconda campionatura ed una seconda analisi. Se le seconde analisi confermano le prime, ok. In caso contrario, non ritirano la merce e sporgono denuncia alle autorità competenti.

Un meccanismo analogo potrebbe essere previsto anche per gli altri generi alimentari.

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa

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TRENTO: CANONICHE VUOTE? DIAMOLE AI POVERI!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2013 @ 11:34 am

Detto altrimenti: un “regalo” della Curia trentina al nuovo Papa? Ce lo auguriamo tutti!

Trento: la storica Piazza del Duomo

Trento. Convegno promosso dalla Caritas:  “Un futuro pieno di speranza”. Moderatore Paolo Ghezzi. Don Lauro Tisi, Vicario del Vescovo di Trento, ha detto che per venire incontro alle famiglie bisognose la diocesi potrebbe mettere a disposizione gli edifici vuoti che ha a disposizione, a partire dalle canoniche”. Marco Zeni, Direttore del settimanale Vita Trentina, che qualche settimana fa aveva fatto appello alla carità, osserva. “A fronte do 450 parrocchie ci sono 150 parroci. Da 100 a 150 canoniche sono vuote. L’apertura ai bisognosi deve avvenire non solo dalle parrocchie ma anche dalla società civile. Pensiamo ai senza tetto”. Don Tisi: “Dobbiamo tornate a fare della solidarietà il motivo dell’azione”. Paini (AltraEconomia) ha affermato: “I bocconiani ed i politici (o i  bocconiani politici? N.d.r.) ascoltino di più le associazioni”.

Una decisione simile sarebbe un esempio per tutta la Chiesa e  il miglior regalo che il Trentino potrebbe fare al nuovo Papa!

P.S.: e i locali del Seminario Maggiore a Trento? Quante decine (o centinaia) di seminaristi ospitavano? Quanti sono oggi? Dieci?  Certo, è più agevole mantenere (vuoti e) puliti i locali nella situazione attuale, assai meno impegnativo, meno costoso … – Alla TV vidi un’intervista relativa all’apertura   ai poveri di un enorme palazzo centrale, a Roma, palazzo al momento abitato da dieci suore in tutto. Si diceva: “Che volete, come si fa a gravare dieci suorine di tutto il lavoro che ne scaturirebbe, ove aprissimo il palazzo ai poveri …” –  Ho capito … (peccato che il problema non fosse quello: nessuno avrebbe avuto quella pretesa …)

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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LA STORIA D’ITALIA – 1) DAL FASCINO AL FASCISMO AL FASCINO (No, Fassino non c’entra, no …)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2013 @ 11:14 am

Detto altrimenti: dall’inizio delle guerre risorgimentali al fascismo di ieri ed al “fàscino” odierno delle moderne sirene (politiche) ammalianti.

In breve, quasi per schemi, magari in più post, cioè a puntate, proverò ad esporre e commentare qualche fatto storico, cercando di costruire una catena di anelli molti dei quali ritroviamo nel tempo presente. Historia magistra vitae … diceva quell’uno. Ed allora, vediamo un po’ se la storia riesce ad insegnarci qualcosa, per aiutarci a non ripetere gli errori del passato, perchè errare humanum est, perseverare diabolicum.

1820 al 1870: cinquant’anni di guerre verso l’Unità d’Italia.
1860: quotidiano più venduto? 25.000 copie. 1914: 600.000 copie.
1860-1880: quanti elettori? 250.000 -  1881: 662.000 -  1913: 5.000.000 di votanti su 8.672.000 aventi diritto, quasi il 60% (quasi la stessa % USA, dove però si votava nel comune di residenza e non in quello di nascita come in Italia!)
1870- 1920 : cinquant’anni di conquiste economiche (ferrovie, flotta, rete elettrica, risparmio bancario, produzione e consumo delle merci, pareggio della bilancia commerciale, lotta all’analfabetismo, rete stradale, sviluppo industriale ed agricolo, ricerca scientifica, etc.).

1920 – 1943: ventennio fascista. Disconoscimento dei risultati precedenti. La rivoluzione fascista si differenziò da quella russa e da quella tedesca, in quanto negò e interruppe un processo in corso. Infatti in Russia la dittatura comunista sostituì un’altra dittatura (zarista) e in Germania la repubblica di Weimar non abolì i privilegi e le proprietà degli Hohenzoller. In Italia una dittatura sostituì un sistema economico in crescita e in corso di diventare democratico.

Negli anni anteriori alla “guerra civile” 1921-1926 l’Italia non era in condizioni di particolare arretratezza, e comunque il fascismo nacque nel “ricco” nord e non nel “povero” sud. Durante questa “guerra civile” ci fu chi cercò di opporsi: isindacati italiani resistettero a Mussolini ben più di quanto non avrebbero poi fatto i sindacati tedeschi contro Hitler.

Il “nostro” fascismo. La letteratura politica ante fascismo criticava tutto e tutti. Quella fascista elogiava qualsiasi atto, decisione, legge, etc., anche perché gli atti, le decisioni e le leggi erano sempre e solo tutte fasciste.

Il nostro “oggi”. Da parte di taluno si critica tutto e tutti della politica precedente, relativa ad un periodo nel quale, nonostante i molti aspetti negativi (scandali, furti, sprechi, etc.), si è “fatta molta democrazia”, ed in particolare ci si è dati la nostra Costituzione e i relativi organismi istituzionali. Oggi, ciò che taluno propone, viene definito “eccezionale, salvifico, monumento di saggezza, di efficacia, di buon senso”. Tutta la ragione da una parte e tutto il torto dall’altra. Con buona pace del Manzoni, che era contrario alla possibilità di un “taglio netto” fra ragione e torto.

Ecco, vedete come è utile studiare la storia e fare i collegamenti fra i singoli fatti di una stessa fase e fra fasi diverse? Cosa ne deduco? Che non dobbiamo buttare via il bambino con l’acqua sporca …

 

Piazze di ieri …

Il fascismo nacque da una crisi. Crisi non economica, ma “crisi della diplomazia (fallimento diplomatico del dopoguerra) e da una “crisi di crescita della democrazia” che era ancora retta e dominata dal parlamento degli “anziani”, cioè dalla oligarchia degli anziani, per cui la democrazia era una “democrazia paterna” nella quale, per dirla con il Salvemini, “trenta milioni di cittadini erano governati da trenta persone a favore di 300.000 famiglie”. L’azione del “parlamento formale” era “deficiente” cioè “manchevole” e lasciò spazio allea “ammalianti sirene fasciste” che pretesero di cancellare l’intero sistema politico, facendo leva anche sul“grande numero di elettori” raggiunto con il suffragio universale.

 

… piazze di oggi

Anche oggi taluno agisce approfittando della crisi. In questo caso economica. E non è disponibile a contribuire ad una sana ed immediata correzione di marcia, la quale potrebbe evitare ulteriori cadaveri, preferendo aspettare che ulteriori cadaveri passino lungo il fiume della cronaca imminente, per addossarne la colpa al passato sistema e trionfare ulteriormente alle successive elezioni. Sulle ceneri dei “cadaveri ulteriori”.

Oggi si grida: il popolo vuole questa “rivoluzione generale”. Ma se la rivoluzione generale (di ieri, fascista) fosse stata “Volksgeist”, cioè “spirito del popolo”, essa avrebbe dovuto scoppiare soprattutto negli USA e in GB … non in Italia!

Infatti, tanto per fare un po’ di storia, mentre gli Italiani nel 1183  ottennero dal Barbarossa (Trattato di Costanza) l’autogoverno per le città italiane, la GB con la sua Magna Charta del 1215 sanciva diritti e privilegi dei baroni feudali! E nel 1915-1018 in USA chi era contrario alla guerra era imprigionato per 30 anni per il reato di pacifismo; gli insegnati contrari alla guerra venivano licenziati; venne bandito dalle scuole l’insegnamento della lingua tedesca. In GB l’arruolamento forzato in marina venne abilito solo nel 1870; fino al 1872 il voto era pubblico e palese; il voto plurimo (quello dei ricchi conta di più) fu abolito solo nel 1918; nel 1914 nacque un “esercito provato, quello dell’IRA!

Oggi si grida? Si, letteralmente, si grida: il popolo vuole questa rivoluzione. Quindi si tratterebbe di una rivoluzione voluta dal Volksgeist, dallo spirito del popolo. Ma ne siamo sicuri? Ne è sicuro chi ha preso il 25% dei votanti, votanti che sono il 75% degli aventi diritto, aventi diritto che sono (circa, dato assolutamente stimato da me, n.d.r.) l’80 della popolazione? Cioè, sarebbe una rivoluzione “generale” quella voluta dal 15 % della popolazione italiana?

Anche l’entrata in guerra nella prima guerra mondiale fu decisa su pressione di una minacciosa minoranza parlamentare e di una minacciosa minoranza della popolazione (“O la guerra o la rivoluzione civile!”) benchè la maggioranza del parlamento non ne fosse convinta e benchè la maggiorana della popolazione fosse contraria. Anche la fiducia al primo Governo Mussolini, rappresentnte formale di una esigua minacciosa minoranza parlamentare e di una esigua minacciosa ed armata minoranza di cittadini, fu decisa da una maggioranza parlamentare non convinta, contro il sentimento della maggioranza della popolazione. 

Prima guerra mondiale?  Già che ci siamo sfatiamo una leggenda: che l’Italia abbia tradito Germania ed Austria. Infatti l’accordo della Tiplice Slleanza era per guerre difensive e non aggressive (tanto è vero che Berlino e Vienna non protestarono quando l’Italia firmò un patto di non aggressione con la Francia) e comunque impegnava le parti a pre-consultarsi prima di assumere iniziative internazionali. Invece l’Austria aggredì la Serbia senza pre-consultare l’Italia, la quale fece sì un errore …  che fu quello di “non protestare formalmente in via prioritaria ” ma di “dichiararsi direttamente neutrale”. Il resto lo conoscete … e comunque ne parleremo nelle prossime puntate.

Fine della prima puntata

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LARGO AI GIOVANI (DEPUTATI, SENATORI)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2013 @ 8:22 am

Detto altrimenti: “Adelante Pedro, con juicio …” scriveva il Manzoni

Largo ai giovani. Con giudizio. Io stesso mi sono sempre battuto in favore dei miei ex colleghi (i giovani, appunto), in particolar modo nel mondo del lavoro, rispettandoli, non strumentalizzandoli, cercando di farli crescere professionalmente. A ultima riprova di ciò, la critica che io ho fatto al Governo Monti è stata quella di essere composto solo da “grandi” (adulti, persone mature) e ricchi. Nemmeno un giovane, nemmeno una persona “ricca in modo normale, cioè oggi – purtroppo – quasi povera”.

Un Guru (di quelli d’una volta …)

Quindi ben vengano i giovani anche in parlamento. Solo mi permetto di sottoporre all’attenzione ed al giudizio delle lettrici e dei lettori una osservazione. Per fare bene qualsiasi mestiere/professione occorre una preparazione. Ciò vale per il meccanico d’auto, per il professore, per l’amministratore di condominio, per il dentista, il notaio etc.. Sembra invece che per quanto riguarda in nostro parlamento si sia passati da un eccesso all’altro. Cioè dai “parlamentari a vita” ai “parlamentari (troppo) improvvisati”, cioè a giovani “catapultati” in Parlamento da una assoluta mancanza di esperienza gestionale e politica.

Mi spiego meglio. Come dicevo, nella mia vita lavorativa (ero dirigente all’età di 30 anni) ho sempre valorizzato e formato i giovani. Ciò non ha significato che io abbia preteso di trasformare direttamente un neoassunto in un direttore generale. Natura non facit saltus, diceva quell’uno …

Ora vediamo che per selezionare gli assistenti dei neo parlamentari (preferisco non usare il termine “portaborse”), il Movimento5Stelle ha lanciato un bando-ricerca su internet (curriculum@movimento5stelle.it), per la ricerca di “assistenti legislativi con laurea in materie giuridiche-economiche con indirizzo pubblico, una profonda conoscenza del diritto costituzionale e diritto parlamentare, dei sistemi applicativi software di scrittura, database e fogli di calcolo, di internet, dei social network e della posta elettronica” (una nota comica: vorrò vedere se  a rispondere ad un’offerta di impiego, molto allettante soprattutto dati i tempi, vi saranno anche giovani laureati bocconiani!).

Bene, benissimo, per gli assistenti. Ma per i “titolari”, quali requisiti si sono richiesti? A me pare, in molti casi, nessuno, se non quello di fare numero, di non parlare, di non parlamentare e di votare come ordina il capo gruppo, che a sua volta vota come ordina il suo guru Grillo che a sua volta “ascolta molto” il suo guru Casaleggio. Di guru un guru … insomma.

P.S. 1):  aveva detto massimo €2.500 a testa. Ora mi pare che abbia detto: a testa  €5.ooo lordi. Ma siccome sono esentasse, i lordi sono anche netti. Insomma, sono 2.500 o 5.000? Chi mi può chiarire?

P.S. 2): dalla TV (RAI, L’Arena, domenica pomeriggio 10 marzo 2013) apprendiamo che una signora (infermiera) è neo senatrice e il figlio convivente  (musicista disoccupato) è neo deputato: ma allora, non c’è conflitto di interessi? Dove va a finire il bicameralismo?

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Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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LA FINE DEGLI F35

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Marzo, 2013 @ 6:49 am

“F” come “fine”, “F” come “era ora!”

Pochi giorni fa il Pentagono USA aveva interotto i voli di prova degli F35 a causa della loro inaffidabilità. Ora l’ “Operation Test and Evaluation Directorate” ha inoltrato un rapporto al capo di stato maggiore delle forze armate USA, rapporto pubblicato a stralci da diversi media internazionali, fra cui il Der Spiegel: “L’F35 ha problemi di sicurezza gravissimi fra i quali la insufficiente visibilità da parte del pilota, per cui sarebbe molo facilmente abbattibile in combattimento. Inoltre è stata riscontrata l’estrema difficoltà se non l’impossibilità per il pilota di abbandonare l’aereo una volta colpito”.

 

A quetso punto Vogliamo augurarci:

1) che l’Italia cancelli l’ordine di acquisto dei 90 caccia ordinati. Si parlava di circa €100 milioni cadauno, anche se non si comprende come il prezzo avrebbe potuto rimanere tale di fronte ad un costo di produzione salto ad oltre 250 milioni di dollari USA;

2) che l’Italia eventualmente reclami la restituzione dei circa €2 miliardi già pagati a titolo di “partecipazione al progetto” a causa dei macroscopici ed incredibili errori di progettazione: ad esempio,  l’impossibilità di volare a non meno 35 km da un temporale (!!); l’impossibilità dell’aereo di agganciare il cavo di arresto in fase di atterraggio su di una portaerei, dovuta alla eccessiva vicinanza del gancio al carrello (ruote) di atterraggio, che urtando il cavo lo abbassa rendendolo irraggiungibile dal gancio: per ovviare a questo inconveniente si dovrebbe “allungare l’aereo” (!), il che dimostra un palese, incredibile e inaccettabile  errore concettuale del progetto;

3) che le somme così “recuperate” (fra costo di acquisto e di gestione, calcolate quest’ultime dagli USA doppie rispetto all’acquisto) pari complessivamente a non meno di 30-40 miliardi di euro)  siano immediatamente destinate alla defiscalizzazione del Sistema Italia (famiglie e piccole imprese);

4) che il (prossimo) governo italiano riveda la legge che nel dicembre 2012 ha assegnato al Ministero della Difesa oltre 200 miliardi di euro da investire “a sua discrezione” senza ulteriore preventivo controllo parlamentare. Ciò a causa della dimostrata inaffidabilità di certe decisioni di investimento.

E’ chiedere troppo?  Spes ultima dea …

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PITTRICI TRENTINE: ANITA ANIBALDI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Marzo, 2013 @ 7:18 am

Detto altrimenti: Anita Anibaldi espone a Trento dall’8 marzo, alla Torre Mirana, Via Belenzani, 3

L'inaugurazione della mostra

Anita è (anche) una “nostra” Accademica, nel senso che appartiene a quel gruppo di amici che da cinque anni ha costituito e anima l’ “Accademia delle Muse”, il circolo culturale e amicale privato di cui al post del 5 marzo scorso. Pertanto questo mio breve post è particolarmente un duplice, piacevole “dovere”. Anita si è cresciuta e si è formata anche artisticamente in ambienti “caldi” di affetti familiari e da lì ha iniziato, a soli dodici anni, a disegnare e dipingere nonni, zie, sorelle, padre e poi figlie. La sua arte è eclettica. Infatti è disegnatrice, realizza incisioni, acqueforti, dipinge a pastello, acquarello, olio. Si tratta di tecniche diverse che hanno richiesto molto studio, passione ed applicazione e nelle quali ormai Anita è bravissima.

 

Maria Grazia, Anita e la blogger Mirna

Prendendo le mosse da questa solida base tecnica, Anita, attraverso una grafica simbolica ed allegorica, ha saputo tradurre  sentimenti e sensazioni le più diverse e ricche di patos. Molto presente nella sua opera è la Donna, sia mitica  (“Venere, 1979) che attuale (“Nascita”, 1980).
Alcune sue realizzazioni richiamano visioni di Salvador Dali (La corrida: “L’ingresso del toro”, “Lo spettacolo”, “Quale vittoria?”, 1991). Altre, i gialli di Van Gogh (“La mia città”, 1983). Altre ancora i post impressionisti francesi (“Lavanda”, 1998; “Villalagarina”, 2002). Poi, improvvisamente, si viene rapiti da “inchiostri metallizzati su carta” (“Donna bambina”, 1999; le quattro composizioni “Donna” rispettivamente “ autunno, estate, primavera, inverno”, 2000), composizioni ricchissime di significati ultra-metaforici.

Pensando alle fiabe per i bambini ...

 

 

 

Artista piena, Anita, dunque … anche poetessa e scrittrice (ad esempio, di un bel libro di fiabe per bimbi!), artista che meriterebbe – anche su questo mio semplice blog – una recensione ben più professionale e colta della mia, che proprio critico d’arte non sono, e di ciò l’amica Anita mi vorrà perdonare …

Complimenti, Anita, ad majora!

 

 

 

Fine del post

 

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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8 MARZO: FERMIAMOCI UN PO’ A RIFLETTERE TUTTI INSIEME … le mimose non bastano!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Marzo, 2013 @ 9:08 am

Detto altrimenti: … tutti insieme, donne e uomini

 

Mimose? Bene, purchè non si pretenda di risolverla così …

Se avessi scritto “riflettiamo sulla donna” avrei – anche se inconsciamente – presupposto che un “essere ripensante e riflettente” si attivasse per dedicare la sua attenzione a qualcuno/qualcosa al di fuori di sè. E invece no. La riflessione deve essere di tutta la società su tutta se stessa. Donna e uomo, componenti (teoricamente e moralmente) omogenee di un’unica società. Solo che poi, storicamente, una parte si è allargata troppo, ha assunto un maggiore peso specifico a scapito dell’altra. Di conseguenza oggi dover risalire la china del percorso verso la constatazione di quello che è, ossia non semplicemente la parità, ma in taluni campi anche una naturale superiorità, è sempre più faticoso che non pedalare in pianura, ve lo garantisce un ciclista! 

Ecco: un’unica società, dicevo, un disco che ruota intorno ad un asse verticale (la famiglia, in tutte le sue diverse forme). Solo che, osservando la rotazione del disco, si vede che traballa un po’, ogni tanto si disassa, fino a quando l’asse di rotazione si inclina troppo, il bordo del disco urta la superficie sulla quale insisteva l’asse, e il movimento armonico si arresta di colpo. E una donna è disoccupata, emarginata, violentata, uccisa.

Ecco, noi dobbiamo riomogenizzare la composizione materiale di quel disco. Come fare? Proviamo a pensare in modo diverso, secondo la tecnica (aziendale) dello zero base budget, cioè di una programmazione che riparta da zero, a prescindere da quello che oggi si è già fatto. Ad esempio, istituiamo anche la “festa dell’uomo” e poniamo il problema delle “quote azzurre” (non delle “quote rosa”).

In altre parole: cerchiamo di vedere le cose da un altro punto di vista (cfr. il film “L’attimo fuggente”, nel quale l’insegnante sale in piedi sulla cattedra e invita gli alunni a salire in piedi sui banchi, proprio per insegnare loro ad osservare la realtà anche da angoli visuali diversi).

 

 

Una confessione: quando mia moglie, pensionata come me ma con una giornata pienissima di anziana mamma da accudire, di nipotina da accompagnare qua e là, di cura per la casa, di attenzione per tutti (parenti e amici), mi si rivolge per chiedermi se per favore posso fare qualcosa o se, appena ho fatto quel qualcosa, mi ringrazia molto, ecco … io cerco di dirle : “Non mi chiedere “per favore”, non mi dire “grazie”. Se non altro perché in tal caso io dovrei chiederti se “per favore” puoi fare la spesa, puoi cucinare, puoi attaccarmi un bottone alla camicia, puoi ricordarti dei compleanni dei figli, puoi occuparti dell’anziana mamma, della casa, della nipotina, dei figli (ancorchè “grandicelli” ormai) … e dopo ogni tuo singolo intervento, dovrei ringraziarti, caso per caso, ogni volta. Facciamo così: da 42 anni siamo soci. Ognuno faccia la sua parte, senza chiedere che “per favore” l’altro faccia la sua e senza ringraziarci ogni volta. E’ tutto implicito.

Ma quanto sopra non basta. Maria Teresa è intervenuta e mi dice: “No caro, la parità ci sarebbe se tu, da solo, ti accorgessi e intervenissi d’iniziativa su tutto quello che c’è da fare”.  What I tell you? Che vi stavo dicendo? Eccolo qui, un diverso angolo vusuale

Ma … direte voi, e le “donne nel mondo”? Ad esempio, nell’Afghanistan? Certo quello è il problema di gran lunga maggiore, e non è problema “dell’8 marzo” ma di ogni giorno e di ogni luogo. Ne parlerò a parte, in un post dedicato. In ogni caso, viva le donne!

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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IMPASSE POLITICO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Marzo, 2013 @ 5:24 pm

Detto altrimenti: Nel frattempo. Nel frattempo  un blog attira l’altro e tutti e due attirano l’attenzione dei lettori (almeno così mi auguro!)

Nel frattempo. Nel frattempo gli Italiani soffrono. La crisi aumenta. Soprattutto per molti. Infatti come dice Don Ciotti (“La speranza non è in vendita”, Giunti-Edizioni Gruppo Abele), “La crisi non incide ugualmente su tutti, non ugualmente su chi perde o non trova il lavoro (molti, n.d.r.) rispetto a chi (pochi, n.d.r.) nella stessa giornata acquista un’auto da oltre €100.000”.

Senza governo. Nel frattempo. Nel frattempo la sola fabbrica che funziona è quella della disoccupazione

 Nel frattempo. Nel frattempo c’è chi ha deciso di sedersi sulla riva del fiume ad aspettare …  mentre davanti agli occhi gli passano i molti cadaveri di chi non ce la fa più, magari dopo averlo anche votato. Costui aspetta e spera che il peggio arrivi, tanto sarà colpa degli altri … ma … nel frattempo? Quanti altri morti lasceremo per strada, anzi, nel fiume? Grillo, che fai? Il Cunctator? Il temporeggiatore? A quale prezzo? (Pagato dagli altri, s’intende!)

 

Nel frattempo.  Nel frattempo, tu, Beppe, prima eri fuori dal Parlamento, ora sei dentro. Anzi, ci sono i tuoi. Ora ti devi esprimere, devi paretcipare,  non puoi nè “bloccare i lavori” nè “reclamare la guida del governo con la tua minoranza”, sia pure crescente.

 

 

 

Già in passato abbiamo visto uno che con una minoranza ancora minore della tua ha preteso di governare. In allora ci riuscì sulla base dello scontento della popolazione; della disattenzione del governo e delle altre forze politiche; della debolezza di Sua Altezza (“altezza” …?) Reale Vittorio Emanuele III°; e sulla base della mancanza della nostra attuale Costituzione (“Con il Vangelo e con la Costituzione non si può barare”, Don Ciotti, op. cit.). Il parallelo salta agli occhi. Scusa sai, ma te la sei cercata: infatti avere affermato “governo si ma a nostra guida” è stato (per dirla in dialetto trentino) come anar col cul nelle pedate o anar col cul nella brase (brace, n.d.r.), il che è lo stesso.

Nel frattempo. Nel frattempo non mi dilungo oltre. Per chi vuole approfondire la “colpa dell’attesa” rimando all’articolo che ogni lettore potrà trovare sul link  http://narcolessico.wordpress.com sotto il titolo I MORTI DELLA CRISI CHE SCORRE DAVANTI A GRILLO“.

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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SIGNOR GRILLO, DAVVERO VORREBBE IMPORRE IL VINCOLO DI MANDATO AI PARLAMENTARI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Marzo, 2013 @ 7:41 am

Una sparata al giorno leva la democrazia di torno: ieri il referendum per uscire dall’euro (cfr. post). Oggi l’art. 67 della Costituzione. Ma noi, mica ci siamo bevuti il cervello … Signor Grillo!

Detto altrimenti: “Open blog”; rielaboro, sintetizzando, un articolo di narcolessico ( http://narcolessico.wordpress.com) anticipando la conclusione: se per legge si garantisse l’obbedienza del Parlamentare al Partito o al Movimento, perché mai il Partito o il Movimento dovrebbe farsi carico di selezionare (legge elettorale attuale) o far selezionare dagli elettori (legge elettorale auspicata) candidati al Parlamento dotati di particolari doti di onestà, moralità, competenza, spirito di servizio, etc.? Basterebbe redigere un elenco a caso … e che poi quei parlamentari, per votare, potrebbero rilasciare una delega permanente al loro Capogruppo … o meglio … chiedere ed ottenere che il Capogruppo possa votare da casa: dopo tutto abbiamo già l’home banking, il telelavoro, il televoto (per Sanremo funziona!).

Articolo 67. Questione politica o giuridica?

A Ballarò si è discusso dell’articolo 67 della Costituzione sulla natura del mandato del Parlamentare, recentemente messa in discussione dal Signor Grillo.
L’art. 67 stabilisce che è vietato imporre al Parlamentare una condotta che non sia frutto, votazione per votazione, dei suoi liberi intendimenti.
L’art. 67 si è rivelato estremamente prezioso alla luce della prassi parlamentare consolidatasi negli anni, esposta in misura critica all’ingerenza delle segreterie di Partito.

 

"Senza vincolo di mandato? Quando mai!? Te la do io la libertà ..."

 

Facendo balenare il rischio di una “circonvenzione d’elettore”, il Signor Grillo ha invece attaccato la Costituzione, dicendo che essa consentirebbe al Parlamentare di votare diversamente rispetto al programma sulla base del quale è stato eletto.

 

 

 

 

 

Durante la trasmissione sono stati presentati i risultati di un sondaggio. Il campione, interpellato sulla questione, risultava spaccato a metà fra i favorevoli ed i contrari all’introduzione di detto vincolo.

Ora, perché dobbiamo ridurci a ragionare in questo modo?

Dove sta scritto che l’alternativa sarebbe fra una soluzione nella quale il parlamentare rispetta  il programma e una soluzione nella quale il parlamentare combina un po’ quello che vuole? Chi ha deciso, a nome di tutti, che le questioni devono essere affrontate riducendole alla loro versione intellettualmente più disonesta? Infatti, ognuno di noi si augura che il Parlamentare eletto nella lista votata onori e rispetti il programma sulla base del quale si trova in Parlamento. Ci si potrà dividere, semmai, sugli strumenti da usare affinché questo avvenga.

La domanda, quindi, andrebbe articolata come segue:

• Quali cautele e quali misure volete adottare per garantire che il Parlamentare si impegni per realizzare il proprio programma elettorale?
• Volete che ci sia una disposizione, una legge, un articolo della Costituzione che  impedisca al Parlamentara, a prescindere dai suoi convincimenti, di venire meno a quanto pattuito con i propri elettori o volete piuttosto che spetti al suo Partito l’onere di selezionare e formare un ceto politico la cui qualità renda assolutamente inutile quel vincolo e, anzi, trasformi il libero mandato del Parlamentare in una risorsa?
• Pensate che la questione debba essere risolta per via giuridica, imponendo un vincolo, o per via politica, rilanciando con forza il rinnovamento dei partiti e il tema della formazione del ceto politico?
• Preferite delegare alla legge un compito politico, imponendo un vincolo che garantisca la fedeltà del parlamentare anche se 1) il Parlamentare è un cretino e 2) il suo Partito non è in grado di presentare gente decente o, piuttosto, preferite delegare alla politica un compito normativo, inchiodando i partiti alle loro responsabilità sulla selezione del personale politico e, al contempo, garantendo al Parlamentare quella libertà dalla valutazione del cui esercizio sia possibile capire quanto il suo partito sia stato bravo e intelligente nel selezionarlo?
• Non pensate che un vincolo di mandato, impedendo al Parlamentare di venire meno al suo programma, affranchi il suo Partito dai compiti in cui dovrebbe impegnarsi per portare in Parlamento una classe politica degna di questo nome?
• Se una legge garantisce al Partito (o Movimento) la fedeltà di quella persona, anzi di una qualunque persona, perché mai il Partito/Movimento dovrebbe perdere tempo a selezionarla, a formarla, a coinvolgerla nel mio progetto politico, a farglielo sentire suo, a motivarla, a renderla protagonista e interprete cosciente del proprio messaggio?

De Gregorio, in fondo, non è colpa del libero mandato: è colpa di Di Pietro.

E allora non si risolve la crisi della politica mettendo la politica nel congelatore dei vincoli, impedendole di sbagliare – certo – ma impedendole anche di crescere e di maturare. Non si combatte l’irresponsabilità togliendo le cose di cui occorre essere responsabili. La castità (sessuale e/o intellettuale, n.d.r.) non è un contraccettivo. È la rinuncia alla nostra libertà. È la fine.

E allora, Signor Grillo, che risponde? Lei mi sta chiedendo di preferire scaffali bianchi a quelli color legno per una Enciclopedia che invece io proprio non voglio acquistare …

P.S.: alla TV ho sentito e visto un grillino dire: “Grillo, con la sua circolare n. 57, ha stabilito che …”.       Ah, ho capito …

Fine del post

Ceterum censeo familiam Riva de possessione ILVAE deiciendam esse”, e cioè ritengo che occorra espropriare l’ILVA alla famiglia Riva, per evitare di essere costretti a scegliere fra due mali: la perdita di posti di lavoro o della salute pubblica. Il prezzo potrebbe essere corrisposto in “Monti bond Serie Speciale ILVA irredimibile 2%”, al netto delle somme trattenute per il risarcimento dei danni provocati, per l’adeguamento degli impianti, per il ripristino ambientale e per pagare gli operai anche se – nel frattempo – costretti a casa.

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