FISCAL COMPACT – MES

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 3:58 pm

Detto altrimenti: Patto Fiscale e Meccanismo Europeo di Stabilità (post 1335- 85/2014)

Ho scritto più volte che il mio è un “open blog” aperto a terzi. Mi scrive Alberto e mi prega di pubblicare quanto segue (denuncio la mia ignoranza: non sono preparato a verificare quanto riporto. Invito pertanto ad intervenire persone più preparate del sottoscritto. Grazie).

Inizia

“Il Fiscal Compact (letteralmente “patto fiscale”), è un trattato internazionale firmato il 2 marzo 2012 dai presidenti del Consiglio di 25 dei 27 stati membri dell’Unione Europea, ratificato poi dal nostro Parlamento e dal Presidente della Repubblica, inserito nella nostra Costituzione ed entrato in vigore il 1 gennaio 2013.
Il patto prevede che il rapporto deficit/PIL di ciascuno stato debba scendere, entro 20 anni) al 60%.
Attualmente il rapporto in Italia è al 133% ma può ancora aumentare se il deficit aumenta (cosa che si sta verificando, ora siamo a 2104 mld) e/o diminuisce il PIL (cosa che, sostanzialmente, si sta verificando da anni).
Per rispettare il trattato l’Italia dovrà “risparmiare” qualcosa come 50 mld all’anno per 20 anni. Come farà? Taglio dello stato sociale? Nuove tasse? Privatizzazioni? …..
Per rendersi conto dell’entità dei tagli basta pensare alle difficoltà circa la spending review (taglio di spese di 29 mld in tre anni) ed ai problemi che ci sono stati per il reperimento di 4,5 mld per l’abolizione dell’IMU
A questo esborso va aggiunto quello previsto dal trattato istitutivo del MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), ratificato contestualmente al fiscal compact, che impegna l’Italia a versare 15 miliardi in 5 anni per la realizzazione di un fondo “paracadute” per le banche”.

Finisce

Che dire … se non “verifichiamo:  quanto sopra; la validità dell’attuale modello di sviluppo; l’attuale ordine delle priorità di spesa”? Da parte mia aggiumgo: continuo a credere negli Stati Uniti d’Europa.

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REGALI REGALI, CIOE’ REGALI DA RE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 1:53 pm

Detto altrimenti: est modus in rebus, c’è (rectius, ci dovrebbe essere) un limite nelle cose (regalate) (post 1334 – 84/2014)

Amministratori Pubblici. Non possono ricevere doni se non entro valori limitati. mi pare giusto. Politici, contra.

Un politico paga 7 una casa che vale 17. Gli altri 10 li paga un altro soggetto. Il politico è assolto. L’altro è prescritto.

Tutto giusto, giusto cioè secundum jus, secondo la legge. Una assoluzione “procedurale” perchè il fatto, che è stato commesso – e su questo non ci piove, è stato commesso  – non è classificabile come reato. L’altro è “innocente” perché prescritto cioè perchè il fatto commesso – reato o no che sia – è comunque caduto in prescrizione. Giusto anche questo, secondo la legge, secundum jus.

Ma almeno lasciatemi sfogare: “summa lex summa injuria”: per quanto sia perfetta una legge, tuttavia essa potrà sempre recare ingiuria (danno, offesa) a qualcuno. In questo caso ad essere ingiuriate sono l’intelligenza, il buon senso e il senso del limite di ognuno. Ed inoltre la coerenza stessa dell’Ordinamento Giuridico.

A quest’ultimo riguardo, o estendiamo ai politici il limite dei regali ricevibili o lo togliamo anche agli Amministratori Pubblici. Tertium non datur? Non esiste una differente, terza soluzione? Ma si che esiste: indicatemi chi sia disponibile a dare anche a me, senza chiedere alcuna contropartita, quei 10 a fronte di una casa che costa 17. Gli altri 7 li metto io!

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TRENTINO CONSULENZE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 8:28 am

Detto altrimenti: occorre distinguere, non si è mai abbastanza specifici … (post 1333)

Vi sono consulenze e consulenze.

Vi è quella vera, del soggetto “partita IVA vera”, che fa il consulente di mestiere. Costui ha diversi clienti.

Vi è poi l’ex dirigente dipendente, licenziato e subito dopo “riassunto” come consulente a “partita IVA finta”, perchè “costa meno”. Costui fattura solo un cliente,  il proprio ex datore di lavoro. Mi chiedo: ma se è “finta” perchè mai l’Agenzia delle entrate non controlla ed evita di rilasciare o di rinnovare queste finte  partite IVA?

Altro modello di consulente è il Presidente Operativo e Amministratore Delegato di una Spa, di cui di fatto è anche Direttore Generale, che viene remunerato solo a titolo di Presidente e di consulente (con unico cliente), “così ci costa meno”… Altra finta partita IVA (v. sopra).

Infine, vi sono i consulenti che io definisco “postumi”, cioè coloro che, dopo l’ “estinzione naturale per anzianità o vecchiaia” (ecco perché “postumi” !) del loro rapporto di lavoro subordinato, di fatto continuano a fornire la loro opera alla ditta. Parliamone un po’.

E’ indubbio che vi sono persone che durante la vita lavorativa accumulano una preziosa esperienza la quale non può essere immediatamente rinunciata nel momento del loro pensionamento. In questi casi occorre comunque che – prima – ci si preoccupi di formare la loro successione interna, e – dopo – che ci si garantisca la loro disponibilità ad eventualmente affiancare i “giovani” sostituti che sono subentrati in quelle posizioni.

In Olanda esistono organizzazioni pubbliche che operano per evitare la dispersione dell’esperienza degli “anziani” che vanno in pensione. Pertanto, mi sento di affermare che queste ultime “consulenze” non siano da demonizzare tout-court. Tuttavia una notazione la esprimo: la loro retribuzione deve tener conto che il “consulente” percepisce già dalla stessa SpA (o Ente Pubblico) una lauta pensione e che il rapporto consulenziale è costituito anche sulla base dell’interesse del consulente stesso, che gradisce ed ambisce a non essere estromesso del tutto dal sistema lavorativo. Sempre però che egli sia chiamato ad affiancare, a formare, non a sostituire chi dovrebbe operare al suo posto.

In medio stat virtus, anche in questi casi …

P.S.: Un tale al bar … l’ho entito affermare “In mediaset virus” ! Povero latinorum!

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MASTRAPASQUA, CHI ERA COSTUI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 7:52 am

Detto altrimenti: Carneade, chi era costui? (post 1332 – 82/2014)

Ah … il Manzoni … i suoi “Promessi Sposi”! Sempre attuali … Mi domando: se fosse vissuto ai nostri giorni, sarebbe stato giornalista? E se si, di quale quotidiano? Io la risposta ce l’avrei … ma preferisco non condizionare la vostra immaginazione …

Mastrapasqua, Presidente dell’INPS. Qualche tempo fa ne parlai con un mio amico, una persona molto inserita nel sistema, pensionato “ma” anche consulente, presidente di …etc. Insomma, una persona che conta. Di Mastropasqua, contestavo la retribuzione, quale risultava dalla dichiarazione dei redditi: un 1,2 milioni di euro l’anno. “Si, ma ha chiarito: non è lo stipendio dell’INPS, bensì la somma dei proventi di tutti gli incarichi che ricopre”.

Ah … be’ … se le cose stanno così …

Mi domando: a parte che pare – “pare” che in qualche occasione sia andato un po’ fuori delle righe (sarà la magistratura ad accertare i fatti, grazie all’iniziativa del Governatore del Lazio Zingaretti) - … mi domando:  come faceva a gestire bene e senza entrare in conflitto di interessi  tutte quelle cariche, tutte quelle mansioni?

E allora, che il Governo apra una inchiesta conoscitiva ed esamini se e quante altre abnormi situazioni del genere pervadono il nostro apparato pubblico. Non potremmo accettare che si faccia luce solo sulla punta dell’iceberg … occorre intervenire sul sistema.

E poi dicono che l’Italia non è una SpA! Per questi aspetti l’Italia deve essere una SpA, con tanto di certificazione di qualità, la quale impone di intervenire sui sistemi delle funzioni e delle disfunzioni, non sui singoli fatti. Altrimenti i revisori ti tolgono la certificazione!

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LICENZI QUEL DIRIGENTE!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Gennaio, 2014 @ 7:13 am

Detto altrimenti: Il grande statista Alcide De Gasperi soleva dire: “Fate il vostro dovere, a qualunque costo”.                         (post 1331 – 81/2014)

Ero appena stato assunto in una grande Spa, in una posizione di responsabilità. Mi convoca il super-super-super capo e, riferendosi ad un dirigente che operava all’interno della struttura a me affidata, mi dice: “Licenzi quel dirigente”.

La risposta che io NON diedi, politicamente in linea con il mio personale, egoistico e cinico interesse ma moralmente e professionalmente censurabile, sarebbe stata: “Lei non mi ha detto nulla. Averi già dovuto accorgermi io stesso della necessità di questo provvedimento. La prego di perdonare la mia inerzia. Provvederò al più presto”.

La risposta che io diedi invece fu: “La ringrazio della segnalazione. Controllerò con particolare attenzione l’operato di quella persona e se necessario interverrò”. Il dirigente non meritava il licenziamento. Non lo licenziai. Dopo due anni fui costretto a cercarmi un altro lavoro. E portai con me quel dirigente.

Nella mia vita di lavoro ho purtroppo riscontrato casi di impiegati che, per ingraziarsi il capo, non hanno esitato ad infierire sui colleghi.

Perché cito questi episodio? Questa sera la TV trasmetterà la seconda puntata del L’Ingegnere. Fiat Torino anni ’70. Gli intimarono di licenziare – licenziare a torto o a ragione, non è questo il punto – operai per comportamenti da lui non conosciuti e non conoscibili, bensì conosciuti ai suoi superiori gerarchici. Nella stessa fiction, il Direttore Amministrativo di un Ospedale (per paura di ritorsioni da parte del terrorismo) si rifiuta di denunciare fatti criminosi scoperti da un primario e manda avanti quel primario, che denuncia, si espone e poi viene ucciso dai terroristi.

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IO E IL TERRORISMO – Seconda puntata

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 11:57 pm

Detto altrimenti: la prima puntata? Il 15 gennaio scorso. (post 1330)

Questa sera ho assistito alla prima puntata del “L’Ingegnere” (Fiat, n.d.r.). Torino anni ’70. Io ero a Torino, dirigente responsabile della Finanza Italia della Stet. Questa sera, su un altro canale, la storia di SIP-Telecom. Ho scelto lo sceneggiato. Tuttavia, una coincidenza, una provocazione  troppo forte per me: ed ecco un post!

Ero amico di quegli ingegneri, di quelli che vivevano sotto scorta, la cui scorta preavvisava la portineria qualche minuto prima di arrivare sotto casa, perché qualcuno aprisse cancelli e portoni, perché non ci fossero tempi “morti” a disposizione dei terroristi.

Alcuni dei nostri interlocutori bancari, nostri della Stet intendo, furono gambizzati (Dr. Astarita, Chemical bank Milano, se non ricordo male …). Al mio ufficio … primo piano in Via Bertola 28, angolo Via Barbaroux, furono messi i vetri antiproiettile. Sotto le mie finestre passò la marcia dei 40.000 colletti bianchi, per manifestare contro ogni forma di violenza. A mio fratello ingegnere alla SIT Siemens di Milano arrivarono minacce. Ricordi sfumati … ricordo che dopo un certo periodo di “pausa” venne ucciso un ingegnere (Italtel?) che si occupava dei semafori intelligenti …

Cosa penso oggi rivedendo tutto ciò? Che noi, in Stet Torino, stavamo lavorando per mandare avanti un gruppo industriale la cui maggiore società (la SIP) era quotata in borsa, come noi, la Holding, del resto. Anche quando le tariffe SIP vennero “bloccate” per oltre un anno, quando il denaro ara al 15%-20% (tasso nominale annuo, costo effettivo anche il 35%), quando c’era stretta creditizia e valutaria. Consapevoli … fino a che punto? O troppo occupati – almeo io – per essere tali … Infatti, nei mesi che avrebbero potuto precedere il crollo delle istituzioni, da parte di molti “si assiste al venir meno della consapevolezza di ciò che sta accadendo” (sempre a pag. 94 del libro che cito poco più avanti).

E quegli ingegneri … io li conoscevo benissimo: padri di famiglia, 12 ore e più al giorno di lavoro, ben pagate, s’intende, ma che vita … quale vita … era vita quella? E non mi riferisco solo al molto lavoro, ma alla mente, si, alla loro mente che era occupata solo dal lavoro, anche quando ci trovavamo sulle piste a sciare. E il terrorismo? Ragazzi. Manovrati da chi? Lo sapremo mai?

E oggi? Per nostra fortuna la società è almeno in parte maturata, certe tendenze criminali si sono esaurite … tuttavia mi è venuta da fare una riflessione. Sto leggendo un libro, anzi, un Libro, con la L maiuscola, se lo merita: “I conti con la Storia – Per capire il nostro tempo” di Paolo Mieli (Rizzoli). A pagina 94, una sottolineatura (oltre alle tante altre) mi ha attratto. “… l’ipotesi che la rivoluzione non sia la causa, bensì la conseguenza del collasso del sistema (democratico, n.d.r.) per occupare lo spazio lasciato vuoto dalle Istituzioni”. Ecco, se questo ragionamento ha un qualche fondamento storico (e ce l’ha, come lo testimonia il crollo della Russia di Nicola II°:dell’Austria-Ungheria di Carlo d’Asburgo e la Germania di Guglielmo II° – op. citata, pag. 91), be’ … in questo caso a maggior ragione non ci resta che difendere le nostre Istituzioni, ad iniziare dalla Magistratura. E non ci resta che cercare di migliorare le altre. Per migliorare l’intero sistema sociale. Questa deve essere la vera rivoluzione: non lasciare più spazio al terrore, alla paura … della mancanza di futuro. Soprattutto nei giovani.

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DIE TARTAR WUESTE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 7:42 pm
Villa Buzzati

Detto altrimenti: “ll deserto dei Tartari”, splendido romanzo di Dino Buzzati. Villa Buzzati, appena fuori Belluno, venendo verso Trento. L’ho visitata questa estate, durante il giro ciclistico Dobbiaco – Cortina – Sulla frana del Vajont – Belluno – Feltre. (post 1329 – 79/2014).

 

Dino Buzzati, 9 ottobre 1973, uno dei primi giornalisti recatisi sul posto della tragedia del Vajont (lui partiva da Milano). Dino Buzzati, ottimo scrittore. “Il deserto dei Tartari” … dal libro un film. Da leggere, da vedere, da capire.

Dalla cima del monte che sta in mezzo all’ex lago! Sullo sfondo ciò che resta del lago!

Il deserto di fango, il nulla, quello che è rimasto dopo la frana del Vajont. Il deserto, il nulla, la paura del nulla, del vuoto, della mancanza di un futuro, quella che fa sperare nell’arrivo dei Tartari, del nemico, di qualcosa o di qualcuno, purchè sia. Ecco cosa mi viene in mente quando penso ai giovani senza lavoro, senza futuro, senza nemmeno più la forza, la volontà di cercare un lavoro. In cosa possono sperare? Cosa si augurano che accada? Ecco che non mi stancherò mai di insistere. se la Politica è “riordino delle priorità” e “ricerca del Bene Comune” … allora, rimettiamole in ordine queste priorità, ricerchiamolo, questo bene Comune!

Priorità. Ve ne sono alcune che possono aspettare, quali l’acquisto dei cacciabombardieri F35, il completamento del TAV.

Dice: ma tu sei un antimilitarista? No amici: provengo da una famiglia che “ha fatto il militare”, dal (minimo) grado di Maresciallo Maggiore del CC – mio babbo – a quello (nassimo) di generale di corpo d’Armata a quattro stelle di Comandante della FTASE – Forze Terrestri Alleate del Sud Europa – mio zio -. In mezzo ci sono stato io, classe 1944, Sotto Tenente di complemento della Brigata Alpina Tridentina, nel 1969.

Ma allora, direte voi, almeno … lo sarai un no-TAV? No, amici! Nemmeno questo! Infatti per anni sono stato amministratore di Società e GEIE pubblici e privati che si occupavano del traffico lungo l’asse del Brennero …

Ma allora, direte voi!? Allora ogni progetto, ogni investimento va ricollocato nel giusto ordine delle priorità. E per me la prima priorità è la soluzione del problema antropologico, e cioè che ognuno di noi si senta parte della stessa famiglia: oggi l’Italia, domani l’Europa, dopodomani il Mondo. Il secondo è il problema morale, e cioè la ricerca del Bene Comune. Ma … dice … all’atto pratico? All’atto pratico? Lavoro e Futuro, Futuro e Lavoro, all’interno di un Modello di Sviluppo aggiornato, cioè verificato ed eventualmente, se necessario (come pare, n.d.r.), cambiato.

Dice … Bene Comune? Ma se io ne perseguo uno diverso da quello di tanti altri, e così via … come fa ad essere “Comune”?… Ok, raga, scialla, ragazzi, calma. Intendiamoci. Ognuno si scelga pure liberamente il “proprio tipo di Bene Comune”: ma fate attenzione, il “mio” Bene Comune è legittimamente e moralmente perseguibile solo se non violenta il Bene Comune di ciascun’altra persona.

Un esempio? E’ lecito e morale che io desideri arricchirmi, a patto che il mio arricchimento non avvenga a scapito dell’impoverimento altrui, dello sfruttamento altrui, della sopraffazione altrui, sotto ogni profilo. Il mio “Bene” è “Comune” solo se coesiste con gli “altri” Beni Comuni, ad esempio con quelli di chi vuole un lavoro, vuole uscire dalla povertà, dalle guerre, etc.. Insomma, “comune” se coesiste con il Bene Comune di chi anela per un futuro di dignità.

E la Banca d’Italia oggi ci dice che il 10% della popolazione possiede il 49% della ricchezza nazionale (perCentuale in crescita da anni!); che il 16% della popolazione è a rschio povertà. E la Germani auspica – in generale – una patrimoniale sui grandi patrimoni (sic, TG3 delle ore 19,00 di oggi, di poco fa …).

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IN CHE MONDO, IN CHE PAESE VIVIAMO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 1:16 pm

Detto altrimenti: proviamo a salire in piedi su di un banco, a guardare (e vedere) il mondo da un diverso punto di vista …sciacquiamoci il cervello, mettiamo la testa sotto un getto di acqua fresca, di montagna …almeno qui, in Trentino, che di fresca acqua montana ne abbiamo tanta … (post 1328)

Gli USA vogliono riprendere a crescere. Stampano moneta (4.000 miliardi di dollari dal 2009 ad oggi). Gli USA “ripartono”, la liquidità aggiuntiva si riversa anche sul BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) anche sotto forme speculative. Che ora stanno scoppiando “in casa altrui” e i paesi del BRICS entrano in crisi e tendono a diventare i CF (Cinque Fragili) (la Repubblica odierna, pag. 12). Ma anche gli USA restano un po’ zoppi, nel senso che la crescita non può fondarsi solo su manovre monetarie. Domani Obama ci dirà qualcosa, mi auguro, su una ripresa (mondiale) fondata su una economia vera. Insomma, comunismo e liberismo puro hanno mostrato i loro fallimenti. E allora …

…allora, a quando una crescita fondato su un diverso modello di sviluppo, più equilibrato, molto meno finanziario, assolutamente morale, che conosca la forza, l’impeto, il coraggio, l’inventiva ma anche “il limite” (sic un sociologo argentino. v. nota 1).

E qui da noi? Noi voliamo più in basso … noi potremmo contare qualcosa solo quando si arriverà agli USE – United States of Europe, alias Etats Unis d’Europe. Nel frattempo, in Italia …

… in Italia un capo politico che ha avuto per anni una maggioranza bulgara e che non ha fatto le riforme, cerca di appropriarsi dell’avvio delle riforme che ora altri stanno cercando di varare;

 … in Italia si accusa “una certa parte della magistratura” di essere “comunista”. Nel frattempo esiste un’ampia parte della Magistratura (personalmente non so se sia composta da comunisti e non comunisti), che scopre, indaga, reprime una serie infinita di malaffare pubblico e privato. Magistratura, speranza, ultima speranza, e la speranza, si sa, è ultima dea …

 … in Italia la magistratura sentenzia la decadenza del Sindaco di Salerno per incompatibilità ed altro. Incompatibilità stabilita da una legge dello Stato, valida ma non efficace perché non sanzionata.

… in  Italia si “scopre” che il Presidente dell’INPS Signor Mastrapasqua, occupa contemporaneamente circa 10 poltrone di prestigio e remunerate e pare che da una o alcune di queste possa avere commesso alcuni reati;

… in Italia un ministro si dimette e i giornali “Il Governo lo ha difeso si/no” anzichè “esaminiamo qual è l’accusa dalla quale eventualmente avrebbe dovuto essere difeso”;

… in Italia chiodo scaccia chiodo, “calati iunco ca passa la china”, scandalo scaccia scandalo. Chi parla più dell’ILVA di Taranto? Non fa più notizia.  “Buona l’ultima!”

… in Italia si attaccano Autonomie Speciali che hanno dimostrato di sapersi bene governare (“Autonomia = aspirazione, volontà, capacità e partecipazione all’autogoverno”)…. bah, vedremo domani che succede …

… in Italia? Medice, cura te ispsum!
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(1): un sociologo argentino, tale Papa Francesco

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COMUNITA’ DI VALLE SI O NO?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 12:14 pm

Detto altrimenti: dire si o no è solo un esercizio di politica. Invece … proviamo insieme a fare POLITICA, cioè, ad occuparci dei problemi reali della gente … (post 1327 – 57/2014)

Comunità di Valle. Si o no? Si se funzionano. E funzionano se agiscono da catalizzatori di gestioni intercomunali dei servizi pubblici locali. Orbene, ricordiamoci che in chimica “elemento catalizzatore” è un elemento che agevola la reazione, senza prendervi parte. Ecco che a mio sommesso avviso le CdV dovrebbero essere gestite dai Sindaci dei Comuni interessati, al fine di promuovere le gestioni intercomunali dei servizi, senza sostituirsi o sovrapporsi ai singoli Comuni.

Mi spiego con un esempio. Busa del Garda: ben prima dell’introduzione delle CdV sono state riunificate le tre polizie Locali (Riva, Arco, Nago-Torbole). Orbene, l’attuale Comunità di Valle potrebbe catalizzare la fusione dei tre sistemi comunali della sosta, oggi separati: un’unica centrale di telegestione e telecontrollo (io stesso ne dotai Riva di una già pronta per questo scopo), un unico servizio di assistenza tecnica, etc., rimanendo ogni comune libero di fissare tariffe e regole e di incassare gli introiti di propria competenza.

In tal senso la Provincia, tramite la Comunità di Valle, potrebbe incentivare (co-finanziare) l’operazione, come ha già fatto per le Polizie Locali.

E la nuova SpA intercomunale, in un secondo tempo potrebbe essere privatizzata in senso anglosassone, ovvero non ceduta all’imprenditore privato di turno, bensì con una cessione diffusa delle proprie azioni ai cittadini dei Comuni interessati. All’anglosassone, dicevo, mondo nel quale “privatizzare” si traduce con l’espressione “to go public” , andare verso il pubblico, verso i cittadini … a parte che …

… a parte che lo stesso sistema di gestione e tessera unica (e di azionariato popolare diffuso) per la sosta potrebbe essere allargato a livello provinciale, con vantaggi per l’utenza turistica e residenziale, miglioramento della qualità del servizio e rilevanti risparmi gestionali. Bolzano lo sta facendo …

E poi … pechè no?

Firmato: il vostro blogger,  già Amministratore di Genova Parcheggi SpA e Presidente Amministratore Delegato APM Altogarda Parcheggi e Mobilità SpA e membro del Direttivo AIPARK (non Acipark), l’Associazione Nazionale di categoria dei gestori della Mobilità.

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IN GITA ALL’ALPE DI RODENGO – RODENECKERALM

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Gennaio, 2014 @ 8:07 am

Detto altrimenti: …in Sud Tirol   (post 1326 – 86/2014)

I “volantini” … non sono poi così necessari …
Il Sass Putia

Organizzata da Monika. Da Rovereto, Trento, Lavis, Ora … eravamo quasi cinquanta sul pullman: in parte del Gruppo Accademia delle Muse; in parte dei Gruppi ciclistici FIAB e Bici Uisp; in parte “liberi”. La maggior parte già amici. Pochi altri amici da subito. Alcuni di noi c’erano già stati, altri no. Per me è la quarta volta.

In ogni caso l’emozione del luogo è forte!.
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A Trento alle 07,15, sosta per un caffè, Rio Pusteria, salitaccia in pullman, posteggio a quota 1650 a pagamento. Servizi igienici, a offerta libera. In auto, dal parcheggio si può proseguire, scendendo verso Ellen-S.Lorenzo-Brunico oppure verso Luson – Bressanone. Mi riprometto di rifare tutto il tour questa estate, con la mountain bike. Si comincia a camminare alle 10,15. Pista agevole, su neve battuta, km 5,5 per un dislivello di 300 metri, sino alla malga Rastner Huette (www.rastnerhuette.com), a 1930 metri l.m..
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Alcuni hanno le ciaspole e “tagliano” per neve fresca, La neve, asciutta, farinosa, sotto i doposci e gli scarponi “canta”, “scrocchia” … una neve come quella di sti ani ….

La malga … molta gente è già dentro, c’è spazio per tutti. Gli interni sono in legno, ogni arredo è “spontaneamente studiato”, niente di posticcio, tuttavia. La scelta dei cibi, ampia. Il servizio, veloce. Altrettanto la presentazione del conto. L’organizzazione perfetta. Ogni tavolo ha un numero, I camerieri hanno il loro computerino per le ordinazioni che sono trasmesse direttamente in cucina … non ci sono tempi morti né errori di sorta. Il prezzo? Con 17 euro mangiate e bevete bene, il che è apprezzabilissimo, soprattutto in un rifugio nel quale i viveri sono portati con la motoslitta (prenotabile per chi volesse soggiornare alcuni giorni e quindi avesse problemi nel trasporto dei bagagli, o pe chi avesse problemi di deambulazione).

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Dice … ma ti hanno pagato? Tutta questa reclame!? No, amici, questo non è un “servi” a pagamento. Scrivo tutto ciò per invogliare i “nostri” malgari trentini a fare un salto qui, una visita per “vedere come si fa”…
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Verso sud, il Sass Putia, la Plose, in lontananza, da sinistra a destra, la Vigolana, la Paganella, il Brenta. A nord tante montagne cariche di neve, più vicine, a me sconosciute.
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Ma soprattutto, la dolcezza dei pendii di neve, lisci, uniformi, arrotondati, di un bianco immacolato, solcati qua e là da una traccia di ciaspole, incastonati da boschetti, arricchiti da pochi e ben conservati fienili … paesaggio da favola, da film di cartoni animati di Walt Disney, tanto è perfetto rispetto a qualsiasi aspettativa.
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Mascotte della gita? Mia nipotina Sara, tre anni e tre mesi, spesso slitta-trasportata da papà Daniele …

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