DIETRO E DENTRO LE PAROLE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2014 @ 12:08 pmDetto altrimenti: “Le parole sono pietreâ€, firmato Don Lorenzo Milani. (post 1385)
Ieri pomeriggio un mio vecchio conoscente che non incontravo da anni, riferendosi alle richieste di molte parti sociali, mi dice: “Chiedono questo e quello … ma con quali soldi?†E sorride, sereno, rassicurato dalle sue stesse parole di superburocrate in pensione, sposato ad altra super burocrate in pensione.
Io leggo dentro e dietro le sue parole e penso: “Ma i soldi per le tue due mega pensioni, quelli sicuramente devono continuare ad essere trovati. E gli altri si arrangino … vero? Chissene …”.
Poi mi immagino la sua risposta: “Ma si tratta di diritti acquisiti!â€.
E immagino la mia duplice risposta: “ … acquisiti e quindi garantiti da quale articolo di quale legge? E che mi dici dei diritti acquisiti di ogni disoccupato ad “avere†un lavoro, alla dignità , ad un futuro, diritti garantiti e acquisiti – questi sì – dalla nostra Costituzione? Si tratta dello scontro fra i tuoi diritti acquisiti al mantenimento di una situazione di forte benessere contro i diritti acquisiti di altri a raggiungere e a vivere una situazione di benessere almeno sufficiente. Quale dei due diritti dobbiamo privilegiare?â€
Ma taccio, sorrido a mia volta, non rispondo, lo saluto e me ne vado. Tanto sarebbe stato inutile. Poi rifletto sulla sua domanda. “Con quali soldi?† E cerco di rispondermi. Oggi si parla in termini di alternativa fra “politica dei tagli†e “politica degli investimentiâ€. Io mi permetto di sottoporre all’attenzione delle lettrici e dei lettori una sottolineatura: proviamo a specificare un po’ meglio.
Tagli di cosa?
Di sprechi? Di furti? Di evasioni fiscali? Di privilegi di casta? Mi sta bene.
Del welfare? Non mi sta bene.
Investimenti in cosa?
In una politica industriale (Fiat ha trattato con gli USA la sua entrata in USA ma non con l’Italia la sua uscita dall’Italia)? Mi sta bene! Nello studio dell’adeguatezza dell’attuale modello di sviluppo? Mi sta bene! Nel finanziamento dello start up di decine di migliaia di piccolissime imprese e/o cooperative nei settori dell’artigianato, agricoltura, risparmio energetico, turismo, custodia dei siti naturalistici e/o archeologici? Mi sta bene! Nella confezione di un modello (anche solo teorico, per ora) di Stati Uniti d’Europa? Mi sta benissimo!
In mega opere superate dai tempi (TAV) mentre la linea Genova- Ventimiglia, ad un solo binario, è interrotta da quanto … da oltre un mese? Non mi sta bene!
Nella difesa del territorio con gli F35 e non con opere di ingegneria contri i disastri idrogeologici? Non mi sta bene!
Alcuni mi dicono: “Ma la legge prevede …†Ed io rispondo: “Voi ragionate de iure còndito (sulla base delle leggi esistenti), io de iure condendo (sulla base delle nuove leggi che è necessario emanare)”. Cioè, se una legge crea tensioni sociali, non adempie alla sua funzione sociale di equa distribuzione della ricchezza, privilegia investimenti non più prioritari, la si cambi! (congiuntivo esortativo). Un Sindaco di Firenze (Giorgio La Pira, non Renzi!) stava assegnando case popolari secondo equità . I suoi gli fecero osservare che la legge prevedeva diversamente. Lui rispose. “Io assegno le case. Voi andate a cambiare la leggeâ€.
Dice … ma le situazioni da correggere sono troppe, troppi i casi …  migliaia sarebbero gli interventi, anzi, decine di migliaia, centinaia di migliaia … Al che io rispondo: “Dov’è il problema? Fatevi aiutare da Telecom, dalla TRE, da Wind, da Infostrada … gruppi che gestiscono miliardi di informazioni … Dai che oggi non è questo il problema …”.
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PARLAMENTO SCIPPATO?
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2014 @ 9:28 amDetto altrimenti: … scippato perchè la crisi di governo non è stata formalizzata in quella sede? (post 1384)
No. Il parlamento non è stato scippato, si è scippato da solo. Da tempo. Tante volte. Infatti i parlamentari sono ben contenti di esserci, in PARLAMENTO (il corsivo, le maiuscole e le minuscole non sono utilozzate a caso!) e ci sono in quanto scelti dai capi partito, in PARLAMENTO, e sono ben contenti di “non lavorareâ€, nel senso che le leggi vengono definite nelle sedi dei partiti e poi in sede governativa. Loro … poi, ma solo poi … in PARLAMENTO i parlamentari ratificano (ma quanto ra-ti-faticano!) e/o procedono a colpi di (non faticoso) voto di fiducia.
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Tutti, parlamentari in testa, contestano l’attuale legge elettorale. Da anni. E da anni non la cambiano. Chevvordì? Ora pare veramente che la si voglia cambiare (Renzi). Al che io mi e vi domando:
• solitamente dopo una nuova legge elettorale si va a votare. O no?
• Renzi afferma: “Al 2018! Al 2918!” …  O no?
• E allora … avremo legge nuova e eletti (rectius: nominati) vecchi?
• E poi, si chiamano a votare la nuova legge i parlamentari che con il cambiamento e nuove elezioni potrebbero perdere il vitalizio … ops, scusate, volevo dire potrebbero perdere il pesante ed impegnativo, responsabile ruolo di rappresentanti del capo partito … ops, scusate, volevo dire del popolo?
• Come voterebbero i senatori sull’abolizione del SENATO?
Diice … si …vabbè … ma i parlamentari intanto protestano di essere stati scippati dalla “manovra†Renzi a danno di Letta e dalla necessaria conseguente azione (assolutamente costituzionale, n.d.r.) del Presidente Napolitano …
Protestano? E’ la protesta di un assente contro chi è stato sempre presente, dico io.
Dice … ma il PARLAMENTO è sovrano, “è†la sovranità del popolo …
Dico io: ma qua’ sovranità del popolo, ma mi faccia il piacere … (firmato Totò) … se manco noi vi abbiamo eletti  a voi! Eppoi, vi sta bene vivacchiare protestando con cartelli, litigando, votando fiducie a raffica, uscendo dall’aula, non salendo al Colle … tanto “stipendium decurritâ€, cioè scorre lo stipendio e matura il vitalizio! Ecchè, siete mica fessi, siete! Del resto uno di voi che non nomino per rispetto della “praivaciâ€, lo dice spesso e chiaramente “Io penso ai c… miei … - A me che me ne f … – Tu pensa ai c… tuoi …†(sic!). Uno solo lo dice, ma voi .. dite la verità … voi … quanti di voi pensano la stessa cosa? Dai, siate sinceri, almeno con voi stessi … non dico di scriverlo come commento al mio post, ma di fronte alla vostra coscienza, nel segreto del Vostro ampio e bel arredato ufficio. Cosa? Mi chiedete cosa è la coscienza? Ve lo dico subito: la coscienza è quella “cosa†che dovrebbe indurvi a dimettervi di fronte a quello che voi ritenete essere uno scippo ai vostri danni. Dimettervi, come ha fatto quel Galantuomo di Letta che io stimo moltissimo. Oppure, almeno, non gridate allo scippo, grazie.
E voi invece rientrate dal vostro stato di letargo/assenza per protestare contro il Grande Scippo! Già , dite voi, siete “sovrani†… eh … siete sovrani come quel presidente di una Spa che se ne stava assente dalla “sua†SpA per mesi, si curava  i suoi (altri) interessi e poi improvvisamente rientrava nella SpA e pretendeva di criticare, giudicare e modificare l’azione del suo Amministratore Delegato (l’Amministratore Delegato ero io, n.d.r.), il quale invece era stato a farsi il mazzo nella SpA tutti i santi giorni … quel presidente che sparava le sue improvvisate nella Assemblea degli Azionisti e che avrebbe voluto che il suo Amministratore Delegato gli dicesse “Bravo, è proprio così†. E invece no, io non lo dissi quel bravo, esposi le mie (diverse dalle sue) idee ed alla fine io fui confermato e lui se ne andò via (per dimissioni, ecco … almeno quelle!)  dalla SpA. Ecco cosa mi richiamate alla mente, voi parlamentari oggi gridanti allo scippo.
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UNA DOMENICA DIVERSA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 17 Febbraio, 2014 @ 8:23 amDetto altrimenti: Musica “sacra†e spettacolo “profano†(post 1384)
1 – MUSICA “SACRAâ€
Trento, Sala Filarmonica, “I concerti della Domenica†ore 10,30 – quintetto:
Stefania Neonato, pianoforte antico, alias fortepiano
Miriam Caldarini, clarinetto
Elisa Bognetti, corno libero
Magdalena Karolak, oboe
Michele Fattori, fagotto
Pianoforte antico o fortepiano, lo trovate ai post del 26 gennaio e 1 febbraio 2012. Gli strumenti musicali utilizzati per il concerto sono riproduzioni di originali. Per i fiati, infatti, l’invecchiamento è “deterioramentoâ€, a differenza dei violini che “migliorano nel tempo come il vinoâ€. Il pianoforte del concerto? Una copia di un originale del 1810!
Le musiche eseguite? Brani di Mozart e Beethoven. Mozart, il primo a “nobilitare†i fiati, sino ad allora quasi esclusi dai salotti. Beethoven, ponte fra l’ultimo settecento e il primo romanticismo.
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Stefania Neonato, poi ha eseguito da solista la fantasia op. 77 in sol min. di Beethoven, lasciandoci letteralmente a bocca aperta e ad occhi chiusi! Stefania, docente di Fortepiano alla Musikhochschule di Stoccarda e sempre più impegnata in ambiti internazionali!
La sala, stracolma. Conviene infatti arrivare molto prima, per assicurarsi i posti migliori. L’orario. L’inizio è fissato per le 10,30, il che comporta che alle 12,00 – a concerto in corso – giunga il suono delle campane …. Forse si potrebbe anticipare l’inizio alle 10,15 …
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Una considerazione non strettamente “musicaleâ€. La bellezza del concerto è consistita anche nell’incontrare in sala tanti amici, appartenenti a circoli e a gruppi con interessi diversi: circoli sportivi di ciclisti o di amanti della montagna; frequentatori di gruppi di lettura; soci di circoli culturali; etc… tutti accomunati dall’amore per la Musica, tutti palesemente felici nel riscoprirsi accomunati anche per questo motivo, quasi un ri-conoscersi, un conoscersi nuovamente, sotto un ulteriore piacevolissimo profilo.
E’ difficile per un non-musicologo quale sono io, semplice musicofilo, commentare i brani e la loro esecuzione, se non con la magìa del lasciarsi trasportare dai suoni settecenteschi in un altro mondo, nel quale i suoni di un quintetto di fiati e pianoforte avevano l’esclusiva rispetto all’affollata distrazione odierna di radio, tv, cd, etc, etc.. Mi auguro che i miei lettori musicologi vogliano commentare queste mie poche righe con interventi ben più significativi delle mie poche, dilettantesche righe!
Che dire? Evviva la Musica!
2 – SPETTACOLO “PROFANOâ€
Trento-Villazzano, Circolo Bonporti, ore 17.00.
Daniela Dalrì Sardi organizza e presenta lo spettacolo musicale e di arte varia dialettale e non del gruppo PoeMus, “Poema†di Poesia e Musica. Autori ed interpreti, Antonia Dalpiaz (voce), Alessio Di Caro (pianola e voce), Piergiorgio Lunelli (chitarra e voce), Lino Roccabruna (voce). Voci, chitarra, pianola. Anche qui, sala stracolma. Brani di prosa dialettale, poesie, musiche popolari e non (fra cui brani di De Andrè e Dalla).
“Il Gruppo, cositutito nel 1976 da Piergiorgio Lunelli, musicista ed attore, offre ad più di 15 anni un viaggio nella cultura popolare trentina. sia attraverso al musica, il canto, la poesia ed il teatro. La finalità è quella di istruire divertendo o se volete di divertire istruendo attingendo ad un patrimonio ricchissimo che vede in prima fila autori di rilevante spessore che hanno raccontato il Trentino con sensibilità , arguzia ed ironiaâ€.
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Co-autrice, co-recitatrice e presentatrice la dinamica Antonia, allo stesso tempo anche ottima regista dei tempi serrati ed incalzanti dei vari momenti, che non lasciano spazio allo spettatore di riprendersi dalle emozioni di ogni singolo pezzo che si trova calato in quello successivo.
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Un intelligente e ricco mix di rispolverature dialettali, di musica, di scherzi dal Veneto al Sud Tirolo, intervallate da brani musicali e vocali, sempre comunque con il sottofondo “orchestrale†della miracolosa pianola tuttofare di Alessio Di Caro.
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Ed alla fine, gentilmente offerti dall’ospitale Daniela Dalrì, grostoi e smaccafam.
(www.poemus.net – Piergiorgio Lunelli, Via Marnighe, 21/2 – 38121 Cognola Trento TN)
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PER VEDERE ALTRE FOTO, ECCO IL LINK:
https://drive.google.com/folderview?id=0B0KJPd_XoznSc0Z5N1g3blNHMFk&usp=sharing
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GIOVINEZZA, GIOVINEZZA …
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2014 @ 9:22 amDetto altrimenti: nostalgia fascista? No, raga, bensì … (post 1383)
Quant’è bella giovinezza,
Che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza
(Lorenzo de’ Medici, Canti Carnascialeschi, Canzone di Bacco)
Quant’è bella giovinezza? Per i giovani disoccupati? Per i giovani che hanno addirittura perso la fiducia nella ricerca di un lavoro? Per i giovani che non hanno futuro? Certo che in parte Lorenzo De’ medici ragione l’aveva, quando affermava che del doman non v’è certezza ….
Già nel passato, tale Signor De Michelis (1), Ministro del lavoro: “I giovani devono inventarselo, il lavoroâ€.
Ieri, altro Ministro (ma allora è un vizio!), la Signora Fornero: “I giovani sono chooseâ€, schizzignosi, troppo esigenti …
Oggi, tale Lapo Elkann (figlio di FIAT): “I giovani sono pigri, preferiscono stare in casa con i genitoriâ€.
Ecco, finalmente ho capito di chi è la colpa! Eppure tale Fedro, qualche millennio fa, ce l’aveva insegnato con la favoletta del lupo e dell’agnello:
Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, vanno allo stesso ruscello. Il lupo sta più in alto e, un po’ più lontano, in basso, l’agnello. Allora il malvagio, incitato dalla gola insaziabile, cerca una causa di litigio. “Perché – dice – mi hai fatto diventare torbida l’acqua che sto bevendo? E l’agnello, tremando: “Coma posso – dice – fare quello che lamenti, lupo? L’acqua scorre da te alle mie sorsate!” Quello, respinto dalla forza della verità : “Sei mesi fa – aggiunge – hai parlato male di me!” Risponde l’agnello: “Ma veramente… non ero ancora nato!” “Per Ercole! Tuo padre – dice – ha parlato male di me!” E così, lo afferra e lo uccide dandogli una morte ingiusta. Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con false accuse.
La volete in latino? Eccola!
Ad rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi. Superior stabat lupus, longeque inferior agnus. Tunc fauce improba latro incitatus iurgii causam intulit: “Cur – inquit – turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?” Laniger contra timens : “Qui possum – quaeso – facere quod uereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor.” Repulsus ille veritatis viribus: “Ante hos sex menses male – ait – dixisti mihi”. Respondit agnus: “Equidem natus non eram!” “Pater, hercle, tuus – ille inquit – male dixit mihi!” Atque ita correptum lacerat iniusta nece. Haec propter illos scripta est homines fabula qui fictis causis innocentes opprimunt.
Ecco, raga, chi ha oppresso chi? I giovani, nati dopo di noi, nati dopo che il debito pubblico era già elevato, nati dopo che l’immoralità era stata sconfitta dall’amoralità … i giovani hanno oppresso e violentato noi anziani e/ figli di Fiat oppure siamo noi anziani e/o figli di Fiat ad opprimere e violentare loro?
(1) De Michelis, ricordate? Amante dei night club … ma con quali soldi ci andava? Se oggi riusciamo appena appena a scorgere la punta dell’iceberg dei furti dei fondi assegnati ai partiti politici, in allora … forse …. ma no, cosa penso mai? Queste cose allora non succedevano! No … no di certo che non succedevano … solo oggi, oggi, non ieri … ci mancherebbe altro! Certo però che a pensar male …
RENZI E I MARO’
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 16 Febbraio, 2014 @ 7:54 amDetto altrimenti: per cercare di capire (post 1382)
Un lettore – con lettera firmata ma chiedendomi l’anonimato – mi scrive una serie di sue osservazioni, che riporto da me tradotte in forma schematica
Inizia
1 – RENZI
• Un partito decide di fare le primarie aperte.
• Fatto positivo: votano tre milioni di persone.
• Fatto negativo: la metà non sono suoi iscritti.
• Ne consegue che il vincitore delle primarie è tale anche per volontà “esterna†al partito.
• Ne consegue che a maggior ragione all’interno del partito possono verificarsi fratture fra chi sostiene il vincitore e chi sostiene Letta.
• Renzi dice: â€Letta, non voglio il tuo posto, a meno che tu non cambi marcia e acceleriâ€
• Letta più di tanto non può accelerare, visto che una componente della sua maggioranza non glie lo permette.
• Questo Renzi lo sa.
• Ne consegue che Renzi “voleva†il posto di Letta.
• Letta è conscio che se si va alla fiducia in parlamento, lui rischia una umiliazione personale e il suo partito rischia una figuraccia e per evitare tutto ciò si dimette.
• Taluno grida che il Parlamento è stato esautorato, che la fiducia/sfiducia la si accerta con voto in Parlamento.
• Ma dove e quando si è iniziato a confondere le acque?
2 – MARO’
– Io ho fatto il militare in marina.
– Per centrare con il fucile da una nave in movimento due persone (due!) che si trovano su una barca in movimento occorre abilità , fortuna e che la distanza non superi 100-200 metri.
– A quella distanza con i normali binocoli in dotazione si può vedere benissimo se le persone colpite hanno fucili, bazooka, o altre armi.
Finisce
Io, alcuni post fa, prevedevo l’esito del “Marò affair†secondo una procedura a passi successi, che denomino C&CS, Capra e Cavoli System, come segue:
1) Pena di morte per pirateria …
2) … pirateria ma non pena di morte …
3) … non pena di morte, per altro reato …
4) … altro reato? Cinque anni …
5) … cinque anni? Due già scontati …
6) … due già scontati? Risarcimento danni pagato …
7) … risarcimento danni pagato? Tre anni condonati: i marò tornano a casa.
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14 FEBBRAIO 2014 – ASSEMBLEA FIAB-AMICI DELLA BICICLETTA TRENTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Febbraio, 2014 @ 9:51 amDetto altrimenti: “l’importante è partecipare†(post 1381)
FIAB, FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA. Un’ Associazione di amici. Amici fra di loro. Amici della bicicletta. A Trento, fondata 30 anni da Roberto de Bernardis.
(due post fa, al post n. 1379, Â trovate la storia di Fiab Trento)
L’annuale Assemblea della FIAB Trento di ieri, 14 febbraio 2014, ha registrato una foltissima partecipazione di soci: ben 54 hanno affollato la saletta della sede di Via Coni Zugna 9. Un terzo in rappresentanza dei vecchi iscritti e ben due terzi di nuove matricole! Un doppio successo, se consideriamo che i partecipanti sono solo una piccola frazione degli iscritti totali (la cui reiscrizione è in corso) e che siamo solo ai primissimi giorni di apertura delle iscrizioni (e delle reiscrizioni)! Fra l’altro si è rinnovato il Consiglio Direttivo e si è definito il programma di massima per il 2014: bici, cultura, ambiente, socializzazione, rispetto per la natura e per tutti.
Ed io mi sono chiesto come meglio celebrare questo avvenimento. Ecco, ho pensato di farlo riprendendo un mio vecchio post … quello del 28 febbraio 2012 nel quale scrivevo:
Inizia
L’Olanda è il paese con il più alto numero di ciclisti nel mondo, ed è anche il posto più sicuro per andare in bicicletta. Questo è in gran parte dovuto alle perfette infrastrutture ciclabili presenti in tutto il Paese. Come sono riusciti gli Olandesi a costruire questa rete ciclabile di qualità ? Alcuni, fra i quali anche molti Olandesi, pensano che questa rete sua sempre esistita. Ciò è vero solo in parte. Infatti, alcune piste ciclabili esistono da sempre, ma erano completamente diverse da come sono oggi. Strette, malamente asfaltate, pericolose ed interrotte da incroci fra di loro. D’altra parte, all’inizio, le piste ciclabili non erano davvero necessarie: infatti le biciclette erano di gran lunga le “padrone quasi incontrastate della stradaâ€, rispetto alla scarsa dimensione del restante tipo di traffico.
Dopo la seconda guerra mondiale tutto cambiò. Gli Olandesi dovettero ricostruire il Paese e divennero incredibilmente ricchi. Dal 1948 al 1962 il reddito medio aumentò del 44% e nel 1970 l’aumento toccò l’impressionante incremento del 222%. La gente poteva ormai permettersi beni di lusso e soprattutto dal 1957 in poi le auto in circolazione aumentarono moltissimo in città che non erano state pensate per accogliere automobili. Così, molti edifici vennero demoliti per far spazio per le automobili. Anche alcune vecchie infrastrutture ciclabili vennero rimosse. Le piazze vennero trasformate in parcheggi e i nuovi insediamenti vennero serviti da strade larghissime adatte al traffico a motore. Le distanze quotidiane percorse crebbero dai 3,9 Km del 1957 ai 23,2 Km del 1975. Ma questo “progresso†ebbe un costo terribile: il ciclismo venne ignorato diminuendo del 6% all’anno e nel solo 1971 ci furono bel 3.000 morti. Più di 400 di essi furono bambini sotto i 14 anni d’età .
La strage dei bambini portò la gente nelle piazze a protestare: “Fermate la strage dei bambini†si gridava chiedendo strade più sicure per loro, per i pedoni e per i ciclisti. Questa richiesta venne ascoltata, soprattutto quando nel 1973 la prima crisi petrolifera bloccò il paese. L’allora primo ministro olandese disse alla gente che quella crisi avrebbe cambiato la vita, che si dovevano cambiare abitudini per essere meno dipendenti dall’energia petrolifera e che tutto ciò sarebbe stato possibile senza ridurre il livello della qualità della vita. Inoltre, le domeniche a piedi per risparmiare il greggio ricordavano alle persone come apparivano le città senza auto in circolazione. In questo periodo vennero pedonalizzati i primi centri storici, ma le proteste continuarono.
La motorizzazione di massa infatti continuava a uccideva le persone, le città , l’ambiente. A quel punto, imponenti biciclettate pubbliche in tutte le città olandesi e proteste anche nei centri minori a sostegno della bicicletta crearono una consapevolezza che alla fine modificò il modo di pensare i trasporti. A metà degli anni ‘70 si cominciarono sperimentare percorsi ciclabili a Tilburg e a L’Aja. In una visione retrospettiva, essi rappresentano l’inizio della nuova rete ciclabile del Paese. L’uso della bicicletta crebbe in misura esponenziale, a l’Aja sino a + 60% e a Tilbur sino a + 75%. “Costruite e arriveranno†era il motto che si rivelò vero in Olanda.
Oggi il ciclismo in Olanda è una componente primaria ed integrante della politica della mobilità e la piazza, un tempo asfaltata, sulla quale avevano manifestato i ciclisti, oggi è un gran prato verde, diventato il logo della città .
Finisce
Che ne dite? Non sarebbe il caso di imitare gli Olandesi?
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CARLA CARLONI MOCAVERO, “La donna che uccise il generale†– Ibiskos Ed. Risolo, Collana Le protagoniste, 2012
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Febbraio, 2014 @ 2:22 pmDetto altrimenti: una donna che sfida la storia, una data, un episodio storico, un libro, una riunione, tante riflessioni. (post 1380)
Martedì 11 febbraio 2014. L’Associazione “Dante Alighieri†in Trento ha organizzato la presentazione del libro della Carloni Mocavero. Sala piena, molti in piedi. Copie del libro, esaurite prima della conferenza. Uditorio attentissimo. Sull’Autrice, sul libro e sulla protagonista dei fatti ivi documentati trovate molte notizie in internet. Ma allora, perchè questo post?
Maria Pasquinelli (Firenze, 16 marzo 1913 – Bergamo, 3 luglio 2013) è stata un’insegnante italiana, aderente al Partito Nazionale Fascista. Laureata in pedagogia ed insegnante, uccise a rivolverate il trentottenne generale inglese Robin W. M. de Winton a Pola, massima autorità alleata nella città , la mattina del 10 febbraio 1947, il giorno in cui a Parigi veniva sancito il passaggio dall’Italia alla Jugoslavia di Fiume, Zara, le isole Lagosta e Pelagosa, l’alta valle dell’Isonzo, gran parte del Carso triestino-goriziano e dell’Istria. La data del trattato è stata assunta come giorno della memoria per le popolazioni italiane esiliate o uccise nelle foibe.
La cronaca
Lunedì 10 febbraio 1947a Pola nevischia e tira una brutta bora. La città è ormai abbandonata, le saracinesche abbassate, le insegne spente, solo qualche gruppo di esuli con i loro carretti colmi di masserizie si avvia verso la motonave che li porterà non sanno neanche loro dove. Anche i sacerdoti e le suore e solo in ultimo il loro Vescono lasciano la città .
Occorre indicare le antiche vestigia romane, l’arena, i monumenti veneziani con i loro leoni marciani, l’ampio e possente arsenale costruito dagli Asburgo, quando Pola era la sede della loro marina militare, mettendo in rilievo l’incredibile degrado della città in quegli anni.Â
Come sempre alle otto la nave Toscana si stacca dal molo per portare il carico di esuli verso Trieste: le masserizie, i bauli sono già sul molo sopra la fanghiglia di neve, un vecchio prima di salire si ferma a baciare la terra, mentre le sue spalle sussultano per i singhiozzi. A salutarli, anche questa mattina, una giovane donna, Maria Pasquinelli nel suo cappotto rosso scuro. Ha gli occhi rossi di chi non ha dormito e la mano destra chiusa nella manica. Saluta i suoi amici, il giornalista Guido Miglio e l’architetto Gino Pavan.
Il primo aveva diretto il giornale “L’arena di Pola†e si accingeva a raggiungere la moglie che insieme alla figlioletta l’aspettava a Trieste; aveva deciso di lasciare la città quando uno slavo aveva sputato sul lenzuolino di sua figlia che dormiva nella carrozzina.
Il secondo, Gino Pavan, aveva partecipato al restauro del tempio di Augusto lesionato dai bombardamenti e Maria era intervenuta come madrina alla cerimonia quando il capitello era stato ricollocato al suo posto. Avevano passato piacevoli momenti insieme, qualche bagno al mare, una mangiata di calamari in trattoria, la messa ogni domenica dove lei faceva sempre la comunione. Nel salutarla l’architetto Pavan che diventerà professore universitario e soprintendente ai Beni Culturali del F.V.G. non poteva certo immaginare quello che da lì a qualche ora lei avrebbe fatto. Â
Partita la nave che Maria P. salutò con la mano sinistra, visto che la destra era sempre chiusa nella manica, la donna si diresse verso la caserma dove si trovava il quartier generale dell’esercito inglese che allora reggeva la città di Pola, mentre tutto il resto dell’Istria era governato dal maresciallo Tito Pola e Trieste costitvano la zona A, retta dal governo militare alleato, il cui futuro era stato a lungo incerto, contesi dall’Italia e dalla Jugoslavia. Quest’ultima, sostenuta dall’URSS, aveva vinto la guerra a fianco degli alleati e rivendicava il suo diritto sull’Istria, la Dalmazia, la Venezia Giulia, mentre l’Italia rivendicava l’italianità di quelle terre che dovevano poter scegliere il loro destino come previsto dai trattati.
Dei 32.000 cittadini polesani 28.000 preferirono scegliere la via dell’esilio ricordando le violenze fatte durante il fascismo, le impiccagioni eseguite dal governo tedesco, i massacri nei quaranta giorni del potere titino e soprattutto la tragedia di Vergarolla, quando sulla spiaggia scoppiarono delle mine mentre si disputava una gara sul mare della sociatà Pietas Julia. Nessuno nell’ultimo periodo a difendere gli
italiani. E’ormai assodato che un patto segreto tra inglesi e il maresciallo Tito prevedeva la cessione di tutta la Venezia Giulia alla Jugoslavia, anche come tributo per il grande aiuto data dalle truppe jugoslave all’inizio della guerra contro i tedeschi che bombardavano Londra, mentre gli italiani avevamo domandato l’onore di partecipare a quei bombardamenti.
E quel 10 febbraio 1947 a Parigi si firma la pace che affida Pola agli jugoslavi.
 Il generale Robert de Winton (1908-1947) che avrebbe dovuto consegnare in settembre la città alla Jugoslavia giunge alle ore 9.10 in auto alla caserma per passare in rivista la sua guarnigione.
Scende con il suo cagnetto, ha appena salutato la moglie che con il bimbo di tre mesi l’ha da poco raggiunto a Pola. Ha partecipato allo sbarco in Sicilia,
allo sbarco in Normandia dove è stato ferito e dove si è guadagnato una bella
medaglia, pensa al ritorno a casa con la sua famiglia, ai giorni tranquilli da passare nella sua terra, anche se sente il dolore della città ormai abbandonata, e soprattutto quella bora lo disturba e lo turba. E non può non sapere che quel giorno si firma la pace, anche perché dai pochi presenti parte qualche fischio di disapprovazione.
Quando con la sua divisa e le sue medaglie il generale inizia la rivista alle truppe schierate, Maria Pasquinelli (di seguito nominata M.P.) esce dal portone della vicina casa dove si è nascosta, si avvicina alle spalle del generale e finalmente tira fuori dalla manica destra la mano con la pistola per sparare. De Winton si gira
meravigliato per capire chi lo sta colpendo, e solo al secondo sparo cerca rifugio all’interno della caserma. Troppo tardi, cade a terra. Parte un’ altra pallottola che ferisce lievemente un soldato.
La donna si era immaginata una pronta risposta dei soldati schierati, non sapendo non immaginando che le loro armi fossero scariche e anche lei meravigliata non sa più cosa fare.
Un soldato uscito dalla caserma imbracciando un fucile avanza con molta circospezione e, solo quando Maria deposita a terra la pistola, lui le si avvicina.
Le troveranno in tasca una lettera dove spiega di aver sparato a De Winton in quanto lui aveva la sfortuna di rappresentare i grandi che firmavano il Trattato di Parigi con il quale si consegnava l’Istria e la Dalmazia alla Jugoslavia. Sicura di essere uccisa
voleva avere la certezza che tutti conoscessero le motivazioni del suo atto.
Del resto quella stessa mattina aveva affidato a uno sconosciuto due lettere identiche da impostare a Trieste per le Associazioni degli Esuli. E’ molto probabile che uell’atto dovesse costituire parte di un progetto molto più grande che in realtà abortì come viene riportato in seguito.
Coprifuoco a Pola, le spoglie di De Winton attraversano l’Istria, passano la notte a Trieste e infine vengono trasferite dal Castello di Miramare e in fine al cimitero di Adagliacco, sempre scortate da un seguito di soldati con la fascia nera al braccio. Funerale con rappresentanti di tutti i paesi, anche italiani e una banda militare scozzese lo accompagna con la su musica alla tomba.
Trasferimento della M.P. a Trieste in nave. Detenzione a Trieste e suo diario di Spalato dove dissotterra i resti dei suoi colleghi docenti nella scuola locale  e delle sue avventure in Africa quando da crocerossina si traveste da uomo per raggiungere i soldati al fronte.
Il processo, le pressioni dei governi alleati sulla decisione della corte per evitarle la morte. Carcere a Perugia e poi a Firenze Processo Borghese  Legami con i partigiani della “Osoppo”.
La grazia
La sua vita e il suo silenzio a Brescia e poi a Bergamo dove si ritira con la sorella Tina e dove le allieve della scuola di Milano la andavano spesso a trovare
Maria Pasquinelli è morta in aprile 2013 all’età di cento anni, sempre ricordata dagli esuli. Forse usciranno altre carte, tanto più che tra i documenti recentemente resi
pubblici  in Inghilterra e riportati nel saggio si trova la lettera di una spia italiana nella quale si comunica agli alleati che la Pasquinelli si stava esercitando nella
palestra della scuola di Pola per uccidere il loro generale. Ma nessuno se ne preoccupò.
Molto probabilmente il suo non è l’atto i un’ invasata ma parte di un piano non portato a termine. Il silenzio che ha ircondato tutti questi avvenimenti è stato voluto per evitare quella guerra ivile che in Italia era molto probabile.
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Perché un libro su questo episodio? L’intenzione è dichiarata in apertura, e riguarda proprio la possibilità di guardare da un punto di vista diverso un’azione che è condannabile, come qualsiasi omicidio, ma che in altre occasioni ha suscitato anche condivisione, tanto da restare impressa quale gesto eroico nella memoria collettiva.
Ma allora, perché questo post su un “saggio†scritto da una donna sulla vita di una donna? Non certo per fare del revisionismo ma per trarre una conclusione: la Storia va esaminata da tutti i punti di vista e la guerra non risolve nulla.
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Una donna … sola? Con precise idee politiche che però dopo la condanna a morte convertita in ergastolo, poi liberata dopo 15 anni, non ha mai più propugnato alcuna fede politica.
Una donna, sola? Che ha “trovato†la pistola a Milano, che si è esercitata d usarla all’interno di una palestra … tutto da sola?
Molte le considerazioni emerse nella discussione seguita alla presentazione dell’opera:
il silenzio postumo della Storia ufficiale sul momento storico.
Il rischio che “scoppiata la paceâ€, scoppiasse una guerra civile.
L’obbligo morale, sollecitato all’epoca da Gaetano Salvemini, di non ratificare un accordo internazionale così umiliante.
Il ritardo nella effettuazione del plebiscito.
Le pre-violenze fasciste e le successive violenze dei “Titiniâ€.
L’indifferenza USA.
Il cinismo GB.
La mancanza di una interscambiabilità fra la perdita dell’Istria-Dalmazia e la eventuale cessione dell’Alto Adige (ma questa è un’altra storia).
L’etichettatura (italiana) di “fascisti†per tutti i profughi sopravvissuti alla stragi titine …
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Molti i libri citati dal pubblico a supporto delle tesi sostenute nel corso degli interventi:
Dichiarazioni, articoli e saggi di Gaetano Salvemini.
“Con il vento nei capelli Vita di una donna palestineseâ€, di Salem Salwa a testimonianza del comportamento inglese contro i palestinesi.
“I conti con la Storiaâ€, di Paolo Mieli, per una conoscenza della storia da tutti i punti di vista.
“Le origini del fascismo†in Italia, lezioni di Harward, di Gaetano Salvemini.
“Il rogo nel porto di Boris Pahorâ€, circa le violenze fasciste a danno della popolazione slava.
L’Autrice ha lavorato otto anni alla stesura del saggio. Non è un grosso libro, no, non è big, bensì it is a great book! Un importante saggio storico, su un frammento significativo e poco conosciuto della nostra Storia. Non per fare revisionismo, No, per conoscerla tutta.
FIAB- AMICI DELLA BICICLETTA TRENTO
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2014 @ 7:40 pmVENERDI’ 14 FEBBRAIO 2014, VIA CONI ZUGNA 9, AD ORE 16, CI SI ISCRIVE E POI, AD OREÂ 17,00, ASSEMBLEA ANNUALEÂ DELLA ASSOCIAZIONE FIAB-AMICI DELLA BICILETTA TRENTO. INTERVENITE NUMEROSI! (Segue ricco buffet).
Detto altrimenti: questo è post – open blog,  e quanto segue è firmato dalla Presidente della Associazione, MANUELA DEMATTE’, per celebrare trent’anni di attività ! (post 1379)
Inizia
Bicicletta, mezzo di locoEmozione ….
… ovvero,“la bicicletta è una macchina che trasforma il lavoro muscolare in paesaggi“, come usa siglare un socio creativo di FIAB-Ruotalibera Roma. Il cicloturismo infatti è un viaggio in presa diretta, dove non stai alla finestra – al finestrino di un’auto – ma sei al centro della scena, in e con tutti i sensi.
Ma non solo di cicloturismo si occupa la FIAB, anzi potremmo dire che esso rappresenta la parte “circenses†della nostra attività ; il “panemâ€, ovvero la nostra ragione sociale, è l’impegno per una mobilità – innanzitutto urbana – rispettosa della persona e dell’ambiente.
La nostra Associazione ha festeggiato nel 2012 trent’anni di attività , infatti è nata il 21 marzo 1982 organizzando la prima festosa “Biciclettata di primavera†per reclamare aria pulita e percorsi ciclabili in città . L’idea di questa iniziativa era scaturita in un gruppo di lavoro sulla mobilità urbana che si riuniva a Bologna nei primi anni 80 all’interno del cosiddetto “Arcipelago Verdeâ€, gruppi ecologisti impegnati su vari temi come il no all’energia nucleare, sui rifiuti, sulla mobilità . Dopo l’ubriacatura della motorizzazione di massa degli anni 60-70 cominciava a farsi strada il concetto di “società a bassa velocità †con la bicicletta come simbolo di una diversa concezione del modo di vivere la città ed il tempo libero.
Concetti tuttora validi per noi: bicicletta come vettore di qualità ambientale urbana perchè non consuma, non inquina, non ingombra, non fa rumore; bicicletta come strumento privilegiato per immergersi profondamente nel territorio per incontri ravvicinati – ma mai invadenti – con la natura, l’arte, la cultura. Concetti ora finalmente entrati nella testa della gente, ma allora si doveva lottare anche contro una visione pauperistica della bicicletta dominante dagli anni 50, sintetizzata nel film “Ladri di biciclette†dove essa era l’unico mezzo di trasporto che ci si poteva permettere e se te la rubavano finivi alla disperazione.
Nascono così i primi gruppi “cicloecologisti†che si danno i nomi più fantasiosi: un po’ epici come i “Ciclopici†di Milano, un po’ vernacolari come “Quji d’la bizicleta†di Cesena. A Trento si sceglie il più lineare “Amici della Bicicletta†che poi darà il nome alla Federazione Nazionale.
Negli anni 80 l’Associazione si occupa prevalentemente di mobilità urbana organizzando passeggiate in bicicletta in città , raccolte di firme e cartoline da spedire al Sindaco con richiesta di piste ciclabili, rastrelliere e biciclette da mettere a disposizione dei cittadini, convegni per presentare esperienze di ciclabilità in Olanda e Germania; nel 1986 tiene con il VKE uno stand alla Fiera del Tempo Libero a Bolzano sull’uso della bicicletta negli spostamenti urbani e nel turismo con la presentazione di un percorso ciclabile lungo l’Adige fra Trento e Bolzano, che nel 1991 diventa ufficialmente la tratta trentina del progetto FIAB “Ciclopista del Sole†dal Brennero alla Sicilia.
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Ma eccoci alle due date cruciali di questo breve excursus: nel 1988 in Provincia di Trento viene approvata la legge sui “Percorsi ciclabili e ciclopedonali di interesse provinciale†(su proposta presentata dall’Assessore Walter Micheli ed elaborata da esponenti Amici della Bicicletta), la prima legge in Italia, che diventa lo strumento legislativo di supporto al lavoro del Servizio Ripristino e Valorizzazione Ambientale (ora Servizio Conservazione della Natura, con relativo Ufficio Piste Ciclabili), grazie al quale il Trentino può vantare la più bella rete di piste ciclabili in Italia. Nel 1990 in Comune (su impulso dei Verdi) vengono approvati i “Piani per la rete di piste ciclabili urbaneâ€.
E’ il traguardo che tutti attendevamo, ma si sa che il controllo dal basso sull’applicazione delle leggi è fondamentale quindi non molliamo: nel 1991 si ripete la tradizionale “Biciclettata di primavera†con slogan come “assessore strafficaci! – one more bike one less carâ€. Nel 1992 si organizza una singolare gara nel traffico tra pedone, ciclista, auto e bus dove vince la bicicletta dell’attore Andrea Castelli e si tengono “flashmob†in via Belenzani e via Esterle con apposizione di una striscia gialla a simbolizzare una ciclabile per la circolazione delle biciclette in doppio senso. Bisognerà poi attendere più di dieci anni per vedere realizzati questi semplici provvedimenti.
Purtroppo ai progetti delle piste in città non seguono le opere, mentre nel frattempo la realizzazione delle piste ciclabili provinciali procede speditamente, quindi ci dedichiamo a promuoverne la conoscenza: nel 1994 organizziamo il primo Cicloraduno Triveneto sulla “Ciclopista del Sole†fra Trento e Bolzano e nel 1995 il Cicloraduno Nazionale FIAB in cui per 4 giorni accompagniamo 250 cicloturisti da tutta Italia a visitare il Trentino in tutti i suoi aspetti paesaggistici – laghi, castelli, musei, cantine – con avventuroso carico di biciclette sulle ferrovie Trento-Malè e Valsugana.
Dal 1997 al 2006 siamo impegnati nella valorizzazione della “Ciclopista del Brenta†fra Trento e Bassano, per promuovere il progetto, e sostenerne la realizzazione, del nuovo tratto ciclabile Primolano-Forte Tombion, necessario per non dover più pedalare in superstrada per 3,5 km. La sua inaugurazione nel 2005 è seguita nel 2006 dall’apertura del nuovo Bicigrill di Tezze di Grigno, sorto proprio nel prato dove avevano luogo i nostri rendez-vous in bici da Trento e dal Veneto.
Contemporaneamente si porta avanti la battaglia per il “Servizio Treno+Biciâ€, che era iniziata già negli anni 80 con gite domenicali fra Trento e Verona per dimostrare alle FS la necessità di far salire sul treno la bicicletta al seguito del viaggiatore. Si contesta l’introduzione sulla Valsugana (e sulla Trento Malè) del treno “Minuetto†(“Vivaltoâ€) che prevede solo due (quattro) stalli per le bici, su linee che corrono parallele alla pista ciclabile. Si organizzano incontri con i sindaci di Pergine, Caldonazzo, Levico, Borgo e Grigno per chiedere l’appoggio delle comunità locali, che si dichiarano interessate allo sviluppo di un turismo dolce ed ecosostenibile.
Con la puntuale collaborazione del gruppo FIAB di Mestre – l’altro capolinea della Valsugana – viene raggiunto nel 2007 il traguardo della prima carrozza attrezzata porta-bici e del biglietto-bici a 1 Euro entro i confini provinciali (a livello nazionale costa 3,5 Euro). Ad un altro importante risultato si arriva nel 2009 quando, sia sulla Valsugana che sulla Trento-Malè, per intervento della Provincia a seguito di numerose proteste per episodi di disservizio, nei mesi estivi viene agganciata a tutti, o quasi, i convogli una carrozza dedicata al trasporto di 32 e 40 biciclette.
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Dal 1997 al 2010 coordiniamo la tappa a Trento del cicloviaggio “Monaco-Cesenatico” di ADFC Baviera; nel 2002 la tappa viene strategicamente dirottata a Nomi (TN) per promuovere il primo Bicigrill d’Italia, lanciato e gestito da FIAB nei primi due anni.
Nel 2000 ha finalmente inizio la realizzazione delle piste ciclabili in Trento città : via Alfieri, via Vannetti, via Brennero, Cavalcaferrovia, corso Alpini, Lung’Adige Montegrappa, via Verdi, via Esterle, via 24 Maggio, via Endrici, via Mattioli, via Veneto, via S. Pio X, via Degasperi, viale Verona, corso Tre Novembre, che nel 2011 assommano a 23 km dei 25 progettati nel 1990.Ecco il momento tanto atteso! Il nostro lavoro nel primo decennio del millennio si concentra quindi sul riannodare il confronto con gli assessori comunali alla mobilità e all’ambiente per seguire gli stati di avanzamento della rete ciclabile urbana e segnalarne le carenze, per invitarli alle iniziative del mondo cicloambientalista (convegni tematici e viaggi di studio organizzati da FIAB per mostrare le strutture per la ciclabilità dei Paesi più avanzati), per informarli sulle novità tecnologiche pro-bike (nuovi modelli di rastrelliere, sistemi di targatura ecc.).
Organizziamo “Bimbimbici†– evento di punta della FIAB dedicato al diritto dei bambini a muoversi liberi e sicuri in bici nelle strade del proprio quartiere e nei percorsi casa-scuola – portando i piccoli pedalatori alla scoperta delle nuove piste in città , fino a percorrere nell’edizione 2012 un itinerario di 13 km da Trento nord a Trento sud interamente in ciclabile. Altro evento nazionale è “Giretto d’Italiaâ€, il campionato della ciclabilità urbana con check-point conta-ciclisti in città , in cui nel 2012 Trento si classifica prima, rubando il podio a Ferrara. A settembre nell’ambito della “Settimana Europea della Mobilità ” rispolveriamo una nostra vecchia iniziativa “Accendi la tua bici per favor!†per sensibilizzare i ciclisti sul dovere di rendersi visibili. Con “TrentoInBiciâ€, gruppo di pressione formato da ciclisti urbani, proponiamo sondaggi sul finanziamento della ciclabilità e sul percorso casa-lavoro in bici.
A questo punto – direte voi – ci sono tutte le piste provinciali e quasi tutte quelle urbane, cosa volere di più ?
In realtà il lavoro non è finito: c’è da completare la rete cittadina mettendo in connessione fra loro gli assi principali; dove non è possibile creare una ciclabile in sede propria introdurre elementi di “moderazione del traffico†(zone 30, strade residenziali, isole ambientali, attraversamenti con isoletta centrale ecc.) per scoraggiare la velocità delle auto ed aumentare la sicurezza di pedoni e ciclisti; liberalizzare il doppio senso ciclabile; promuovere l’uso della bicicletta con eventi come il “Radtag†(che si tiene da vent’anni a Bolzano) e con strutture dedicate come l’Ufficio Biciclette per coordinare le varie iniziative e convincere i cittadini più pigri sui vantaggi del muoversi in bici (uno studio della UE del 1999 dice che il 30 e il 50% dei nostri tragitti in auto coprono distanze inferiori a 3 e 5 km, proprio le distanze ideali da percorrere in bicicletta!).
Esempi europei da cui prendere spunto non mancano: in Belgio, oltre al “Code de la route†(Codice della Strada) valido sulle strade extraurbane, esiste il “Code de la rue“ (Codice della Via) nel quale è prioritaria la considerazione per le funzioni pubbliche – non meramente automobilistiche – di una strada.
In Italia nei prossimi mesi si inizierà a discutere la riscrittura integrale del Codice della Strada, che auspichiamo recepisca le indicazioni dell’ANCI (Associazione Comuni Italiani), che ha fatto proprie molte delle proposte che la FIAB sostiene da anni (riconoscimento dell’infortunio in itinere, limite dei 30 km/h in ambito urbano, doppio senso di circolazione per le bici ecc.).
Insomma, sono stati trent’anni non pensiate solo di impegni e fatiche: ci siamo anche molto divertiti – e vogliamo continuare a farlo – con ciclogite, cicloweekend, cicloraduni, ciclovacanze in allegra compagnia e perfino alcuni capodanni in bicicletta: “Bicincin!â€
Finisce.
Che altro dire, amici, se non venite all’Assemblea ed iscrivetevi per partecipare poi alle numerose iniziative bici-culturali dell’anno. Vi aspettiamo numerosi! Nell’attesa di incontrarvi, vi saluto con una mia poesiola:
BICI, PERCHE’ ?
Perché
in una chiesetta al Ghisallo
riposa sospesa
antica reliquia a pedali.
Perché
insieme a lei
tu scali la vetta
compagno soltanto a te stesso.
Perché
ti ha insegnato
ad alzare più spesso lo sguardo
a scrutare che cielo farà .
Perché
sempre incontri qualcuno
che non ha timore
di aprire la sua vita al vicino.
Perché
con il vento dei sogni
giocando
ritorni un poco bambino.
Perché
restituisce
ad un uomo affannato
profumi di suoni e colori.
Perché
in salita
ricorda ad ognuno
che volendo e insistendo si può.
E poi, … perché no?
CDA – COMMEDIA DELL’ARTE A RIVA DEL GARDA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Febbraio, 2014 @ 8:27 amDetto altrimenti: cultura itinerante … itinerante come la Commedia dell’Arte! (post 1378)
Amici … amici che fanno parte di un circolo culturale privato trentino (l’Accademia delle Muse) … uno dei contributi offerti dal loro “volontariato culturale trentino†… la Commedia dell’Arte … conferenza-spettacolo tenuta all’Accademia delle Muse e alla FIDAPA (Trento) e ieri all’Università della Terza Età di Riva del Garda.
CDA, per me fino a poco tempo fa era “Consiglio di Amministrazioneâ€! Ma quanto è più bello “Commedia dell’Arteâ€! Ma cosa era questa CDA? Semplice! Dal 1550 circa al 1750 circa:
• gli attori recitavano improvvisando, senza un testo preparato;
• venivano utilizzate maschere (per il viso) e a recitare erano anche le “maschere†(Arlecchino, Pulcinella, Colombina, etc.);
• gli attori erano professionisti che si esibivano dietro compenso;
• le rappresentazioni erano itineranti, sulle piazze;
• le recite erano in lingue e dialetti diversi;
• a recitare erano ammesse per la prima volta anche le donne.
La fine della CDA fu segnata dalla saturazione del “prodotto offertoâ€, dal trionfo del melodramma e dalla rivoluzione della commedia operata da Carlo Goldoni.
Ma è proprio morta la CDA? Non credo … Ricordo infatti, nel primo dopoguerra … a Genova … circolavano teatranti ambulanti. Ricordo una troupe, “Fagiolino†… una maschera romagnola. Un carrozzone, una ribalta che “ribaltata†diventava il palcoscenico. Alcune sedie (a pagamento) all’interno di una staccionata. Offerta libera per chi si assiepava al di fuori.
E poi, le improvvisazioni di Totò, la sua mimica facciale e del corpo … ecco, la CDA non era morta nei film–commedia dell’immediato dopo guerra, in bianco e nero e spesso “dialettali†(gettonati soprattutto romanesco, napoletano, siciliano e veneto); non è morta ancor oggi nelle improvvisazioni radiofoniche del “Ruggito del Coniglioâ€, nelle battute-intervista degli ospiti di Fabio Fazio … non è morta, solo che noi non la chiamiamo più con quel nome, ma ne godiamo l’eredità !
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Totò “Antonio La Trippa” poi, una tragicomica anticipazione di una parte della politica odierna … quasi un secondo “1984” … che intuito, che preveggenza, che intramontabile attualità la sua! E che dire della sua mobilità corporea! Sul palcoscenico e sul set saltava come un … grillo! “Totò politico” ripreso da “Antonio Albanese politico” con il suo Cetto La Qualunque …
P.S.: Chi sono stati i conferenzieri, i “lettoriâ€, gli “attori†della rappresentazione rivana?  Maschere, maschere, persone paludate, quindi! Chi li può mai identificare!? Se proprio vogliamo, ai nostri conferenzieri e attori (e a certi nostri politici) potremmo chiedere di … togliersi la maschera, che ne dite?
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A SUA INSAPUTA NN. 3 E 4
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Febbraio, 2014 @ 12:48 pmDetto altrimenti: in Italia e all’Estero … (post 1377)
In Italia: il Ministro Mauro … pare che la sua foto sui depliant Lockeed di vendita dei cacciabombardieri F 35 nel mondo sia stata messa a sua insaputa …
All’estero: l’Infanta di Spagna … spendeva milioni di euro che provenivano da fonti a sua insaputa illegali.
Signor Scajola, anche all’estero va forte il Suo lessico … ne può ben essere orgoglioso!
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