VARIE ED EVENTUALI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2014 @ 6:48 pm

Detto altrimenti? E dai … ci risiamo … non sono io quello che è “detto altrimenti”, bensì è ciò che dico che è detto altrimenti, in altro modo. (post 1506)

E poi, anche le “varie ed eventuali” ve le ho già spiegate … comunque rieccomi qui: nelle riunioni dei Consigli di Amministrazione delle SpA, le decisioni importanti si prendono spesso (distrattamente da parte di alcuni) alla fine, quando all’ordine del giorno ci sono le “varie ed eventuali” … quando la gente è stanca, si è alzata dalla sedia, sta già facendo la “cartata” ovvero la raccolta dei propri documenti, tanto poi li metto in ordine dopo … (e invece … n.d.r.)        (post 1506). Il mio Direttore Generale (io ero Direttore “semplice”) in Siemens, uscendo sul finire della riunione, diceva “Verkaufen Sie nicht die Firma!” … cioè, (in mia assenza) “non vi vendete la Società!”.

Mi dicono che scrivo molto … e anche che i miei articoli (post) sono un po’ lunghi … ma, scialla raga, calma ragazzi … oggi ho comperato due quotidiani. Non faccio nomi. Sono bellissimi, ricchissimi, per leggerne anche solo uno ci vorrebbe qualche giorno, ma domani ne esce un altro … e allora? Allora leggo i titoli e poi scelgo quale articolo leggere. Comunque oggi voglio accontentare i “cortisti”, quelli che amano i post corti.

Mutu aiu a stari ...

Mutu aiu a stari …

1)    Cuffaro, ex Presidente della regione Sicilia, in carcere da tre anni (e per quattro ancora) per appoggio esterno alla mafia. Percepisce “regolare” (?) pensione di €6.000,00 (euro seimila) al mese perché la Legge Monti prevede la sospensione della erogazione solo per “delitti contro la Pubblica Amministrazione”, non per “reati di mafia”. Magistrati ordinari e della Corte dei Conti …. sveglia! Che fine ha fatto la interpretazione della legge, il rispetto dello spirito della legge? Legislatore, sveglia! Giù dalle brande … ricordate? Si pecca per pensieri, parole, opere e OMISSIONI!

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2)    Senigallia, la new entri delle emergenze alluvioni. Due morti e milioni di danni. E noi acquistiamo gli F 35. E bravi che siamo …

3)    Trentino. Comunità di Valle – CDV. Ente intermedio. Chi le vuole, chi no. Oggi gli amministratori delle CDV dicono che tali enti devono avere più poteri (e più soldi). Mi chiedo: sottraendoli a chi? Alla Provincia Autonoma o ai Comuni?

4)    Gli immigrati sono sempre di più. L’Italia ne sopporta il peso e li gestisce (male). Dov’è l’UE? Facciamo la voce grossa: o ci aiutano o noi facciamo come la GB, che ottiene eccezioni, esoneri, disciplina diversificata su vari argomenti, quali ad esempio, il segreto bancario e la circolazione delle masse finanziarie …

5)    I dieci italiani più ricchi “valgono” come mezzo milione di operai. Non mi scandalizza che un imprenditore si arricchisca, purchè lo faccia legalmente. Vorrei inoltre vederci chiaro sui flussi finanziari internazionaliper cercare di capire se e come questi capitali che fanno capo a Italiani sono reinvestiti in Italia.

E allora … che ne dite? A domani!

 

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IL MIO CALCIO non e’ questo …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 4 Maggio, 2014 @ 6:44 am

Detto altrimenti: l’ultima partita di calcio che ho visto allo stadio?   (post 1505)

Mio babbo, classe 1912, era toscano (Montalcino). “Teneva” per la Fiorentina. La mia ultima partita allo stadio: con babbo, Genoa-Fiorentina, anno 1956, vince il Genoa 3 a 1 , Genoa che finisce il campionato imbattuto in casa. La Fiorentina si era già aggiudicata in anticipo quel campionato. Io sono nato “in guerra”, il 3 febbraio 1944 alla Doria, una frazione montana di Genova, dove i miei erano sfollati. Ho inaugurato quel fonte battesimale. Mio figlio Edoardo giocava a calcio (ora è “mister”) ed è sampdoriano. Io da ragazzo ero tifoso “viola”. Poi, da padre di famiglia, per due ragioni, sono diventato sampdoriano.

thCAJHBNYOIeri sera accendo la TV e, per caso, vedo lo scempio del pre partita Napoli – Fiorentina, all’Olimpico di Roma, poi vinta dal Napoli per 3 a 1. Mi limito ad una sottolineatura: le Autorità di Pubblica Sicurezza e calcistiche sono state costrette a trattare e concordare lo svolgimento della partita nientepopodimeno che con il capo popolo Tommaso Gennaro, detto “Genny a carogna”, figlio di Ciro De Tommaso, soggetto affiliato al clan camorrista Misso. Genny indossa la maglietta con scritto “Speziale libero, libertà agli ultras” (Antonio Speziale è colui che ha ucciso il commissario Raciti negli scontri di Catania del 2007).

Ma è mai possibile? Certo, è stato il solo modo per non fare scoppiare il peggio … ma la mia rifessione riguarda i presupposti che hanno condotto a queste “necessità“. Panem et circenses, dicevano gli imperatori rimani, al popolo date quel po’ da mangiare e i giochi del circ, e non penseranno alla politica … Ecco, oggi la “fede” non è in un Dio, non è in ideali di civiltà, pace, giustizia sociale ed altre cosucce simili. La “fede” è nella massa urlante, nell’orda barbarica che spara bombe di carta e petardi contro chi si avvicina per cercare di spiegare, di trovare un accordo, di calmare gli animi … Un mio “antico” professore, Luigi Porro (Ginnasio Doria di Genova) ci raccontava che uscendo di casa la mattina incontrava uno strillone che per vendere il giornale “Popolo d’Italia” lanciava un richiamo che assomigliava tanto, forse troppo a “Pover’Italia!”

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PRIMO MAGGIO A TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2014 @ 1:39 pm

Detto altrimenti. una delle tante manifestazioni … (post 1504 – Le maiuscole non sono utilizzate a caso …)

Ho scelto quella organizzata da un Amico, Alfonso Masi, il quale insieme a due colleghi Mariaconcetta Lucchi e Bruno Vanzo ha organizzato un recital – concerto: Portatemi al sole che illumina la piazza“: letture di poesie e testimonianze della Resistenza intercalate da canti della Resistenza eseguiti del Coro “Bella Ciao” presieduto da Ottorino Bressanini e diretto dal M.° Professore Tarcisio Battisti. Il tutto all’interno della sala ricavata all’interno delle gallerie di Piè di Castello. Folta la partecipazione di pubblico, nonostante la giornata di sole, il che è tutto dire.

La Resistenza, la Liberazione, la Libertà … ma che c’azzeccano con il Lavoro? c’azzeccano, c’azzeccano, per una serie di ragioni. Proviamo a ragionare su alcune di esse.

Il Sacrificio di molte persone, di molti giovani per liberare l’Italia dalla dittatura e dall’oppressione straniera; per fondare le basi della Democrazia, cioè di un Valore che è come la salute: ne comprendi l’importanza quando inizia a mancarti … Parlo della Democrazia vera, di quella da sempre teorizzata come la migliore forma di governo, non di quella talvolta male attuata sì da perdere il suo reale significato. Se leggiamo la nostra (ottima) Costituzione, vediamo che Democrazia è “Libertà e Lavoro”. Libertà, parola spesso abusata. Libertà che non vuol dire possibilità di fare ciò che voglio, di violare impunemente le leggi, di evadere il fisco, di dileggiare le sentenze dei tribunali. Ma tant’è … il “popolo della (finta, n.d.r.) libertà” era già tale all’epoca della (finta) democrazia ateniese di Pericle (450 a. C.), in quanto, come ci ricorda l’Anonimo Ateniese – pesantemente critico di quel sistema di governo – “quel popolo preferiva essere libero sotto un mal governo molto permissivo, piuttosto che regolato, anche con rigore, da un buon governo”.

No, amici: Libertà è la possibilità di operare delle scelte, all’interno di una serie di possibilità “legali e legittime”. Libertà è in altre parole perseguire ciò che si ritiene essere il “proprio bene”, purchè il nostro singolo bene perseguito sia “comune” – cioè coesista – con i tanti altri eventualmente diversi “beni” perseguiti dagli altri, e per converso non li distrugga, non li schiacci. Libertà è quindi la possibilità per tutti di perseguire un Bene che sia Comune: il Bene Comune.

Ora, cercare di lavorare è un Dovere Morale e Sociale ed un Diritto Acquisito Legittimo per tutti, quindi è il Bene Comune per eccellenza. Pertanto, non avere un Lavoro e nemmeno potere aspirarvi significa non potere perseguire il proprio Bene e quindi significa non essere liberi.

Libertà, quindi, dalla “schiavitù della mancanza di lavoro”. Ma non basta: Libertà della mente dai lacciuoli della retorica; Libertà dal travisamento del significato delle parole (“Le parole sono pietre”, scriveva Don Lorenzo Milani ad una professoressa …); Libertà dai condizionamenti mentali di una informazione strumentale; Libertà dalla mancanza di una informazione corretta; Libertà da leggi più uguali per alcuni; Libertà dalla mancanza di cultura; Libertà dalle percezioni sensoriali che ci fanno perdere la visione d’insieme; Libertà dalla immoralità; Libertà dalla amoralità; Libertà dagli estremismi, quindi, moderazione.

I cori sono spontaneamente proseuiti alla fine della rappresentazione, all'esterno delle gallerie

I cori sono spontaneamente proseguiti alla fine della rappresentazione, all’esterno delle gallerie

La moderazione, i moderati … recentemente un politico appartenente ad un partito che si definisce “moderato” ha affermato: “Se il PPE espellesse il nostro partito dalla propria compagine sarebbe un guaio perché non ci potremmo più chiamare moderati”. Ecco, hai calato la maschera, “amico”: tu stesso parli del rischio di non “essere chiamato”, e non del rischio di non “essere” più moderato. Apparire, più che essere. Le parole sono pietre, si diceva … ed allora stiamo attente ad usarle!

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Programma 

  • Bella ciao                        
  • O ragazza dalle guance di pesca (Italo Calvino)
  • La scelta partigiana ( Nuto Revelli)
  • Dalle belle città
  • Perché gli ho sparato? (Pino Levi Cavaglione)
  • Il partigiano Ulisse (Davide Lajolo)
  • Lettera alla figlia (Giulio De Sanctis)
  • Bersaglier ha cento penne
  • Racconto di Alcide Cervi
  • Papà Cervi raggiunge i sette figli
  • Lettere dei condannati a morte
  • Fischia il vento
  • Prose e poesie sui caduti per la Resistenza
  • Bandiera nera (Pietà l’è morta)
  • Le torture
  • E quei briganti neri
  • La partigiana nuda (Egidio Meneghetti)
  • Sebben che siamo donne
  • Sull’attenti, o borghi di pianura
  • Festa d’aprile  

Nel recital si alternano canti, pagine di diario, lettere, poesie, stralci di racconti per celebrare la Resistenza attraverso la testimonianza di chi vi prese parte. I brani recitati sono tratti dai seguenti volumi:

  • AA. VV. – Lettere di condannati a morte della resistenza italiana
  • Calamandrei - Uomini e città della Resistenza
  • Luti – Romagnoli, L’Italia partigiana
  • Tarizzo – Come scriveva la Resistenza
  • Maestri – Resistenza italiana e impegno letterario
  • Gobbi – Il mito della Resistenza
  • Falaschi – La Resistenza armata nella narrativa
  • Meneghetti – La partigiana nuda

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Appendice: ricevo e pubblico

Coro Bella Ciao

I cori in Trentino, lo si sa, sono molti, perché radicata è fra la nostra gente la tradizione del canto popolare e, trattandosi di gente di montagna, è evidente che la predilezione di settore, anche nel mondo dei cori, ha riguardato principalmente la canzone di montagna.

Oltre e insieme  alla specializzazione “orografica”, tuttavia, la coralità trentina esprime anche un forte senso di solidarietà        e di appartenenza: cantare in coro è più importante di cantare e basta; si impara a vivere insieme, uno vicino all’altro, facendo andare in sintonia (o perlomeno sforzandosi perché ciò avvenga) modi diversi di interpretare la stessa canzone, per ricavarne un’armonia che è diversa, complementare e più ricca di ogni singolo modo individuale.

In questo ampio, ricco ed entusiasmante mondo, vi era una lacuna, mancava in  Trentino un legame con il settore della società che attraverso la musica popolare guardava agli ideali espressi dal mondo del lavoro, da quello per la pace  e della lotta alla violenza (in primo luogo dalla resistenza al nazi-fascismo), all’uguaglianza fra gli uomini, fra tutti gli uomini, montanari o meno che essi siano.

Nel 1994, 20 anni fa, dall’ ambiente sindacale della CGIL ed alla guida del maestro Giuseppe Grosselli  (don Bepi), si rifondevano quelle tensioni ideali che rappresentano anche la base della nostra Costituzione repubblicana; nasceva il Coro Bella Ciao, proprio con l’intento nobile e difficile di andare a colmare quella lacuna.

Il nostro repertorio sta lì a ricordare questo nostro impegno:

le canzoni sul lavoro (Canto del minatore – Son la mondina – Sciur padrun) e, in particolare, sull’emigrazione del nostro popolo per andarselo a cercare (in Germania, in Belgio, in America … nel mondo) con delle sensibilità strazianti e, a tutt’oggi, attualissime (Aizinponeri – Merica merica – Bella se tu sapessi).

Le canzoni sulla resistenza con il ricordo crudo di episodi che le nostre genti hanno subito a causa della guerra e degli invasori; ma anche con la celebrazione dovuta, perché meritata, e gloriosa di quanti, spesso anche senza la consapevolezza dell’eroismo, hanno dato la vita per un mondo più libero (E quei briganti neri – Fischia il vento – Bella ciao – Veniamo da lontano – Ragazze di Auschwitz).

Le canzoni sulla giustizia sociale, contro ogni disuguaglianza

(Sebben che siamo donne – Nick e Bart – Che ne sarebbe del mondo –  Non maledire – Son cieco) e contro ogni tipo di guerra (O Gorizia -    Maledetta la guerra – Katzenau).

Sotto la guida artistica di don Bepi e, da ultimo, del maestro Tarcisio Battisti, ci sembra che lo scopo che ci eravamo preposti si stia piano, piano realizzando; ci sembra di riuscire a cantare, con dignità, quelle canzoni che pur fanno parte della nostra tradizione popolare; ci sembra di riuscire a comunicare anche ai più giovani di noi, in maniera leggera, ma non per questo meno importante, la memoria di valori del vivere civile che a volte, nella nostra frenetica vita di tutti i giorni ci sembra di smarrire.

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VUOLSI COSI’ COLA’ DOVE SI PUOTE CIO’ CHE SI VUOLE …

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Maggio, 2014 @ 8:21 am

Detto altrimenti: per l’Autorità, volere è potere    (post 1503, ma prima leggete  il post precedente …)

Tale Alighieri Dante, nell’Inferno della sua Commedia Divina, per bocca di Virgilio in tal modo fa apostrofare gli spiriti infernali che vorrebbero impedire il cammino di Dante e Virgilio. Tradotto: “Si vuole così, che questo accada, che i due proseguano, là dove è possibile realizzare ogni volontà”.

Ecco ciò che mi è venuto alla mente sentendo il capo della polizia dire alla madre del ragazzo ucciso dai poliziotti, che lui, di fronte agli applausi riservati ai condannati ”ha le mani legate … non può fare nulla …”.

Lo stesso sentimento (rectius, risentimento, n.d.r.) provo quando sento dire che un ospedale “non è gestibile … sapete … ha 2.000 posti letto”. Oppure quando si dice che “i privilegi (medievali, n.d.r.) di cui godono (ingiustamente, n.d.r.) le varie caste non sono eliminabili … sapete … sono così tanti …” o altre baggianate del genere.

Ho lavorato (anche) alla Siemens. Ero un capo. Ogni capo, in Siemens, non deve avere più di cinque persone a lui direttamente sottoposte. Infatti se sono di più si rischia il suo ingolfamento, si rischia di creare una strettoia a collo di bottiglia. Ebbene, io avevo sotto di me cinque dirigenti. Ognuno di loro cinque funzionari. Ognuno di loro cinque capi ufficio etc. in tale modo io concordavo con i “miei” dirigenti gli obiettivi di fondo, e loro, via via, a cascata, obiettivi sempre più dettagliati nel senso che se per caso io avessi trovato carta straccia abbandonata all’interno di un laboratorio (o cicche di sigaretta all’interno dell’ascensore di un grande ospedale, senza fare nomi, il S. Martino di Genova!), si sarebbe saputo immediatamente di chi era la responsabilità di quella trascuratezza.

Inoltre … troppi dati da gestire? Ma quando mai!? Pensate un po’ a quanti dati gestisce l’Agenzia delle Entrate che sa rilevare se voi vi comperate un orologio di marca! O quanti miliardi (miliardi) di dati gestisce una qualsiasi compagnia telefonica!

E allora? Allora, se non si interviene è solo perché non si vuole (o non si ha voglia o interesse a) intervenire. Tutto qui. Per dirla con il Padre Dante: se si afferma che “non si puote” (“non si può”) è solo perché non “vuolsi”, cioè perché non lo si vuole …

Capito, raga?

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APPLAUSI AI POLIZIOTTI CONDANNATI?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 30 Aprile, 2014 @ 12:53 pm

Detto altrimenti: no!   (post 1502)

Sono figlio di un maresciallo dei Carabinieri che a suo tempo si è fatto due anni di prigione: in Germania. La sua vita, il suo lavoro, l’educazione che ha dato a noi figli era del tutto diversa rispetto ai comportamenti di alcuni attuali appartenenti alle forze dell’ordine.

Infatti, troppe volte abbiamo visto in TV anonimi appartenenti alle forze dell’ordine manganellare gente inerme, sdraiata a terra, ferita. Ieri poi, si è toccato il fondo: la platea dei poliziotti che applaude i cinque colleghi condannati con sentenza passata in giudicato per delitto colposo (colposo? “Troppe” percosse, “troppe” botte! Come se “poche” fossero legali!). Cinque minuti di standing ovation. Ebbene, a mio avviso si tratta di un atto rivoluzionario, sovversivo, illegale, un totale dispregio delle Istituzioni democratiche tanto più grave in quanto perpetrato da chi invece dovrebbe difenderle! Un tale “ammutinamento” contro le Istituzioni in tempo di guerra meriterebbe la decimazione. Dico questo solo per far capire quale gravità si possa e si debba riconnettere a quel comportamento.

Ma non basta. Alla radio, il presidente del sindacato di quella platea, messo alle strette dal giornalista, minimizza e paragona il “delitto colposo” di chi uccide per “troppe botte” a quello di chi uccide per “delitto colposo stradale”: ma ci siamo bevuti il cervello? Inoltre costui ha affermato: “Noi siamo per la ricerca della verità”. Ma la verità è stata accertata da tre gradi di giudizio! Quale altra verità vorrebbe costui? La sua? Una verità “ad personas”?

Al Premier Renzi e ai Ministri degli Interni e della Difesa, chiedo:

1)    le forze dell’ordine impiegate in servizio di ordine pubblico siano riconoscibili attraverso numeri apposti sui caschi e sui giubbotti;

2)    non basta stigmatizzare: occorre intervenire, prevenire, educare e formare diversamente le forze dell’ordine e, dopo (cioè adesso!), anche reprimere i comportamenti deviati. Perseguiamo chi – dando uno pericoloso esempio – dimostra di non meritarsi l’affido ai servizi sociali. Perseguiamo anche chi – seguendone lo scellerato esempio – disprezza le sentenze della Magistratura, minando scandalosamente la credibilità delle Istituzioni.

Come fare? Si intervenga dall’alto, sui capi, e poi via via sempre più giù, a cascata. Altrimenti la nostra Repubblica diverrà come quella dell’Atene di Pericle: ottima, teoricamente, ma in prativa una “archè”, un principato anti democratico (nel quale una persona da sola poteva decidere di scatenare una guerra – quella del Peloponneso - per poi, fra l’altro,  perderla).

 

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LA STORIA DI IERI E (“E” senza accento) QUELLA DI OGGI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Aprile, 2014 @ 1:10 pm

Detto altrimenti? La Storia di ieri  “è” (con l’accento) quella di oggi!    (post 1501)

Anteprima

Sono nei corridoi della Biblioteca Comunale di Trento, al primo piano. Devo andare al bagno. So che all’interno vi è  solo un gancetto per appendere una giacca. Domando all’addetta al bancone: “Per favore potrei poggiare qui un momento un giornale e un libro … sa, devo andare al bagno”. Mi guarda seccata, con aria di sufficienza, socchiude gli occhi, inarca le sopracciglia, piega leggermente la testa all’indietro, aspira, sospira, infine concede: “Lasci qui, un minuto (sottinteso: solo un minuto … ma come si permette? Che non si ripeta, n,d,r,)”. “No grazie” rispondo secco e al bagno poggio le mie cose per terra.

Fine dell’anteprima

Qualche minuto dopo. Prof Maria Lia Guardini (Prof senza il puntino, lei è Prof e basta, la nostra amata Prof e lo dico senza alcuna ironia!). Lettura e commento dei classici. Tucidide, La guerra del Peloponneso.

Atene, Pericle, la sua “repubblica” (anacoluto manzoniano) in realtà era una “archè” cioè un principato. E lui, il principe.

Atene, la sua potenza (altro anacoluto manzoniano) la doveva al dominio delle reti. La rete delle rotte marine dominate dalla sua flotta. La rete della cultura (presente o mancante) e dell’informazione. Oggi, chi ha il predominio delle reti? Chi di quella televisiva? Chi di quella web? Chi di quella delle piazze? Chi di quella dei movimenti dei capitali?

Ieri. Solo due sono i casi di aperta critica alla cosiddetta repubblica ateniese. quella fatta dall’araldo ne “Le supplici” di Euripide e le denunce dell’anonimo ateniese (appunto, anonimo e probabilmente esule!). Oggi io mi domando: perché mai in ben otto anni di scuole classiche (le vecchie “medie”, il ginnasio e il liceo classico) e dopo una laurea in giurisprudenza nel corso della quale ho studiato anche le origini del diritto romano), mai nessun professore ha portato alla luce la “sostanza” del fenomeno “democrazia” nell’antica Grecia?

Pericle aveva speso molto denaro pubblico,  si era “impegnato”. Aveva introdotto la “paga” per i politici di mestiere (eccolo …!), aveva lanciato un maestoso piano di opere pubbliche, fra le quali spicca la ricostruzione dell’Acropoli. Accampando ragioni di sicurezza aveva trasferito da Delo ad Atene il tesoro della Lega (Attica, Attica, non altra, che stavate pensando?!) e se ne era servito a piene mani (ecco da dove hanno imparato i tesorieri dei nostri partiti politici, n.d.r.). Ma non bastava. Atene non aveva un sistema fiscale: incassava solo dazi portuali ed aveva un paio di miniere. Quindi era “corta di liquidità”. Occorreva altro. Ed allora … guerra! Guerra, quella del Peloponneso che poi alla fine Atene, dopo 27 anni di guerra, perse contro Sparta, aiutata dai Persiani, nella battaglia di Egospotami, (agosto 405) in Asia Minore. Così impara.

 Ma … e per iniziare? Andiamo un po’ a provocare Corinto e l’isola di Meli, alleati di Sparta. I resoconti dei colloqui fra i futuri invasori ateniesi e i futuri “invasi” sono impressionanti. Tucidide, all’inizio della sua opera, ci ha avvertito: è tutto vero, ho registrato con rigore … e allora vediamo qualcuna di queste “perle” con le quali la diplomazia ateniese cercava di ottenere la “resa preventiva” di chi altrimenti avrebbe attaccato.

  • “Noi siamo i migliori (pura razza ariana, n.d.r.), tutti gli altri i peggiori”.
  • “Noi siamo dominatori perché gli altri ci chiedono di essere dominati”.
  • “Noi non siamo qui per ricordavi i nostri meriti storici, che sono :…… (e intanto li elencano tutti, n.d.r.)”.
  • “Le circostanze ci inducono ad essere egemoni: il timore che avete dei Persiani; il nostro prestigio; il nostro interesse”.
  • “Non potete odiarci se cerchiamo di difendere al massimo tutto ciò che abbiano conquistato”.
  • “La regola che vale è la seguente: il dominio del più forte sul più debole. E i più forti siamo noi”.
  • “Ma … scusate: chi mai, potendo fare un acquisto con la forza, fa uno sconto all’avversario per rispettare il suo diritto?”
  • “Noi siamo bravi nella retorica ma voi non ci consentite di parlare al vostro popolo e ci mandate ambasciatori” (Chi “parla al popolo” in TV, sulla rete, nelle piazze, anche oggi, se conosce l’arte della retorica, prevale a prescindere dalle sue idee, n.d.r.).
  • “Alla giustizia si fa ricorso quando le forze in campo sono pari. Ma se una è più forte, allora questa vince e l’altra soccombe”.
  • “Non temiamo i nostri nemici, ma i nostri sudditi”.
  • “Se accettassimo la vostra amicizia direbbero che siamo deboli. Se invece vi sconfiggiamo e voi ci odiate, saremo più rispettati” (“Molti nemici, molto onore, n.d.r.).
  • “Non temiamo i grandi regni del continente, ma i liberi pensatori sulle piccole isole (mi chiedo: anche i free bloggers? N.d.r.)”.
  • “Anche gli dei sono con noi, il dio più forte vince gli dei più deboli e comunque sta con gli uomini più forti” (Got mit Uns, n.d.r.).
  • “L’interesse politico esige la sicurezza dello stato (nostro, n.d.r.). La giustizia e l’ideale, a metterli in pratica (altro anacoluto manzoniano) chiunque  corre dei rischi”.
  • “Gli Spartani non vi aiuteranno: infatti si va in aiuto del più forte non del più debole”.
  • “La vita migliore del successo è non transigere con gli uguali; avere tatto con i più forti; non esagerare con i più deboli”.
  • “Ragionate … convincetevene … vi diciamo noi cosa vi conviene: a voi conviene arrendervi prima che noi vi assaliamo: diventate nostri alleati, ci pagate un tributo e mantenete le vostre proprietà. Conviene sia a voi che a noi” (Della serie: pagami il pizzo altrimenti ti brucio il negozio, n.d.r.). E oggi? Anni fa chiedevo ad un mio impiegato: “Se tu mi domandassi un aumento di stipendio, quale sarebbe la mia risposta migliore e quale la peggiore?”. Mi rispose. “La migliore sarebbe che lei mi dicesse di si. La peggiore che mi dicesse di no”. “No, dissi io, la peggiore sarebbe che io ti dicessi di riflettere bene … che se tu riflettessi bene ti accorgeresti da solo che hai fatto male a domandare questo aumento, che non sono momenti adatti, che ancora non te lo meriti …”. Ecco, quella sarebbe stata la risposta di gran lunga la peggiore!

E brava Atene! La morale elastica, a contenuto variabile: prevale l’utilità!

Historia magistra vitae? Sit sane verum … la storia è maestra di vita? Sia pur vero … certo è che noi o mariniamo la scuola, o siamo disattenti alle spiegazioni o proprio siamo de coccio (romanesco. In trentino, corti de gabana).

Ma … dice …come è finita la storia? Gli Ateniesi hanno sconfitto Meli, ucciso gli uomini, ridotto in schiavitù donne e bambini, immesso al loro posto 500 coloni. Gli Spartani, 27 anni dopo, hanno distrutto la flotta ateniese, catturato 3.000 prigionieri che hanno subito ucciso e instaurato in Atene una dittatura  favorevole a Sparta. Historia magistra vitae … si diceva poc’anzi …

 

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COME CELEBRARE IL POST 1500?

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 28 Aprile, 2014 @ 2:50 pm

Detto altrimenti: era un po’ che me lo stavo chiedendo … (post 1500, ad oggi cifre tonde: 1500 post e 1900 commenti!)

… ed ecco che, passeggiando (a Trento) nel Viale Trieste, davanti a casa mia,  lungo la Fersena (per i non Trentini: lungo il torrente Fersina, n.d.r.), vedo un signore (poi rivelatosi essere  LUIGI ZULLO, classe 1934 molto ben portata!) con un cagnotto (di 13 anni) al guinzaglio (della serie Lassie) che fotografa una famiglia di papere (germani reali). Detto, fatto. Ci accordiamo. Dopo alcuni giorni mi telefona, scendo, mi consegna una chiavetta con alcune foto. Ecco che il problema del mio 1500° post è risolto! “Papere ed altri racconti” … Papere direte voi … e i papaveri? Eh già, ne ho visti ben molti lungo le nostre ciclabili, ma oggi piove, no podo anar a fotografarli … ma ecco le belle foto di Luigi:

.1 -Copia di IMGP0538

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Mamma papera sorveglia la prole …

 

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1,5 Copia di IMGP0548.

 

  … e la porta a passeggio!

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.Copia di sei 885

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Papà papero, orgoglioso, osserva le scena

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.2 -Copia di cinque 011

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L’airone cinerino in paziente attesa del cibo …

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3 -Copia di IMGP2613.

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Arriva il pranzo!

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.4 - Copia di IMGP0019

Si mangia!

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.5 -Copia di foto varie 392

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Un po’ difficile da  inghiottire …

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.6 Copia di IMGP6906

E questo qui chi è?

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Che dire? Bravissimo, Luigi! Ed inoltre … ricordiamo a tutti che siamo “in città”, a Trento, a 900 metri da Piazza del Duomo!

 

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POST 1499 – LIGURES IN TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 26 Aprile, 2014 @ 7:13 pm

LIGURES IN TRENTINO

Detto altrimenti: una comitiva di Liguri in gita di quattro giorni in Trentino  (post 1499)

Ligures

Ligures

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Se andate a Riva del Garda, nel porticato della Casa Comunale, trovate una lapide che indica le varie dominazioni sulla città. I primi furono i Ligures. Ma qui a Trento, in quello stesso periodo, probabilmente c’erano i Veneti. In Trentino poi abbiamo la Val di Genova … c’è chi dice che qui venivano dalla Liguria per scegliersi gli alberi delle navi  … chissà se è vero …

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Fatto sta che oggi i Ligures che arrivano nella nostra Provincia sono turisti. Vabbè, io ci sono arrivato prima come figlio del Maresciallo Maggiore dei CC (Cles), poi come turista ed infine chiamato a lavorarci. E mi ci sono fermato, ormai da 25 anni. E ben volentieri. Ed ecco che quando alcuni nostri amici liguri  dicono a me e mia moglie che sarebbero venuti per tre giorni “n Trentino” (il Ligure omette la “i” di “in”) non ci è parso vero accettare il loro graditissimo invito di trascorrere una giornata con loro, sul pullman, turisti noi stessi. Per farla breve: i miei “Ligures”, guidati dalla bravissima guida Flavia, dove ci hanno portato oggi? Ma in Val di Non naturalmente! Sarà per la comune tendenza sparagnina … chissà, ma i Ligures si trovano molto bene con i Nonesi …

Amici vecchi e nuovi, tutti molto gentili ed accoglienti con me e Maria Teresa. Grazie, amici! E grazie soprattutto a Gigliola che ci ha invitati e presentati; a Flavia che ci ha guidati; a Roberto che ha guidato … il pullman! Una nota: sul pullman per puro caso ho incontrato una signora, risultata moglie di un mio carissimo amico di infanzia, Sandro M., che quindi ora, dopo 52 anni, avrò il piacere di reincontrare! (della serie: il mondo è piccolo!). Ma veniamo al tour.

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La nostra guida (arancione) Flavia

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In un sol giorno: Castel Thun, semplicemente favoloso. I Principi Vescovi ce ne hanno lasciate di cose belle da ammirare! Veri tesori d’arte e di testimonianze di vita e di storia …

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E poi, il Santuario di San Romedio, raggiunto per la quasi via ferrata da sopra San Zeno (area Parcheggio Museo Retico). Qui, l’unica nota negativa della giornata … quel povero orso che ormai mangia dalla mano del suo guardiano …

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3 - WP_20140426_007Infine il Lago di Tovel. Qui alcune notazioni. Innanzi tutto le due belle ragazze di Cles che lo hanno raggiunto in bicicletta! Brave raga, siete forti! Sono bene in grado di valutare la vostra pedalata. Infatti io stesso ho fatto – qualche anno fa – questa “scalata” con diversi tratti al 15% … e ricordo che era stata dura. Avevo la bici da corsa, rapporti “al la vecia” cioè 42-28 (oggi ho il 34-28!). E poi oggi con le mountain bike si va meglio, ma comunque è sempre un’impresa apprezzabilissima. Brave! E fate bene a rifocillarvi con le banane: contengono molto potassio anti crampi.

4 -WP_20140426_009Infine tutti al bar, al Mountain Lake Chalet Tovel (www.chaletovel.it) . Ottima accoglienza. Peccato che. Peccato cosa? Cosa? Che la neve si sia portata via la linea aerea telefonica (0039 0463 450090); che non ci sia copertura per i telefonini (0039 348 06 27 003) e che lo chalet sia prenotabile solo attraverso il sito info@chaletovel.it. Domando, mi informo. Mi dicono che sarebbero già stati posati i tubi per le fibre ottiche, ma che dette fibre “non ce le hanno ancora infilate dentro”. Mi chiedo: ma si può? Si può trascurare il collegamento con le strutture alberghiere di uno dei posti più belli e affascinanti del Trentino? Vabbè che dal 1964 non è più rosso, ma è pur sempre una meraviglia! Non credo proprio che si possa trascurare il suo collegamento telefonico con il sistema “mondo”. Me par propio na talianada!

E se ci fossero da segnalare un allarme incendio, un soccorso in montagna, un malessere di una persona? Come si avviserebbero Protezione Civile, Soccorso Alpino, Vigili del Fuoco, Carabinieri, Ambulanze?

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 5 -WP_20140426_006“Ma la Telecom…”. Cosa? Io credo che la Telecom sia obbligata a realizzare e a mantenere in funzione il collegamento. Perché dovrebbe? Perché sicuramente ha questo obbligo nel contratto di concessione; perché quel collegamento lo aveva già realizzato e non certo per farlo interrompere dalle nevicate del primo inverno. Già, perché in montagna, raga, si sa … nevica! Io – quanto meno – andrei a protestare al Centro Tutela Consumatori Utenti, (Via F. Petrarca, 32 – P.zza Raffaello Sanzio, 3 – tel. 0461 984757 – info@centroconsumatori.tn.it) . E poi ci lamentiamo che la Francia abbia un volume di turisti doppio del nostro (italiano)!  … Nel frattempo il lago era bellissimo. In parte ancora ghiacciato, le sponde in parte ancora innevate … e sullo sfondo Sua Maestà il Brenta!

Morale: occorre rimediare e al più presto ai collegamenti: non vi pare? Videant consules … ci pensi chi di dovere, “cribbio!” E nel frattempo? Nel frattempo io … ci tornerò a Tovel, magari in mountain bike!

E per finire, il mio omaggio alla Val di Non: una mia poesiola

ANAUNIA

Il Lago Smeraldo, a Fondo (Alta Val di Non)

Il Lago Smeraldo, a Fondo (Alta Val di Non)

T’adorna corona di monti

tu stessa diadema regale

a smeraldi lacustri

di verde.

Ti apri allo sguardo

che insegue i gonfi altipiani

ondeggianti

qual giovane petto al respiro

plasmati da un vento

che scala le cime

e si perde.

La mente che t’ama

curiosa

più attenta ti scruta

e profonda

ov’acque percorron segrete

le nobili rughe

che segnan l’altero tuo viso

d’ antico lignaggio

e indagan

leggendo il passato

il tuo storico viaggio.

Risuonan le selve

di ferri e armature

latine

che scuotono i passi

per le aspre montane

tratture.

Tu, ramnus, romano,

tu, uomo del fiume

pagano

ora un altro è il dio che tu onori,

ma l’acqua è la stessa che bevi

del cervo

sacrifica preda

di principi vescovi

e di senatori.

E senti vibrare le note

di orda cruenta

le grida di donna

che arman lo sposo

a difender le messi

il figlio che piange

furor di Tirolo

equestre rimbombo

sul suolo

operoso

che viene a predare

ma inerme

di fronte ai castelli

s’infrange.

Munifica Rocca di luce

saluto lo Spazio

che scende

dal Tempio maestoso del Brenta

e dopo che t’ha generato

dall’alto di crine boscoso

cascata di pietra

a sponda atesina conduce.

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P.S.: riprendo il giorno dopo, cioè oggi domenica 27 aprile 2014. I Ligures sono andati al MART di Rovereto per vedere la mostra permanente degli autori del primo Novecento che però, mi dicono, “sono stati rimossi senza alcuna segnalazione al pubblico”.

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FIAB A VERONA. PER LA PACE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Aprile, 2014 @ 8:58 pm

Detto altrimenti: Arena di Verona, per la pace parlano Gino Strada e il Padre missionario verbita  Alex Zanotelli (post 1498)

1 -Verona 25 aprile 2014. (15)

Pronti … a posto … via!

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Non era nel nostro programma ufficiale, ma … ci siamo andati. Con le biciclette da Domegliara, 52 km. fra andata e ritorno.

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2 -Verona 25 aprile 2014. (16)

Mary An e Dario

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A Domegliara, prima di iniziare a pedalare, siamo stati invitati a casa di Dario (la nostra guida)  e Mary An, che al prossimo agosto saranno rispettivamente papà e mamma! Auguri vivissimi agli sposini e … grazie per la simpatica e graditissima accogliente sorpresa!

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3 -Verona 25 aprile 2014. (22)

Il Presidente Guglielmo con gli “addetti al pezzo” !

Bussolengo. Breve sosta per una riflessione: com’è la nostra Associazione? Una cannonata! Ma come, direte voi, state andando a Verona per celebrare il 25 aprile inneggiando al disarmo ed alla pace e poi fate la foro col canone? Si, perché a questo devono poter servire, le armi, per essere fotografate come cimeli di un passato che non deve tornare. Comunque la nostra FIAB – Federazione Amici della Bicicletta Trento è proprio una cannonata, come si suol dire!

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.4 -Verona 25 aprile 2014. (2)

Prima di entrare nell’Arena, breve sosta in un parco pubblico per un panino. Un parco dotato di un laghetto  nel quale le persone “camminano sulle acque!”

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.5 -Verona 25 aprile 2014. (5)

Verona, Arena stracolma. Parlano  Gino Strada per teleconferenza e Padre Alex Zanotelli di persona. pochi dati: ogni anno il mondo spende in armamenti quanto potrebbe soddisfare le esigenze di 2,5 miliardi di persone. Il 20% della popolazione mondiale ha la disponibilità del 90% delle risorse. Atualmente sono “in corso “ 36 guerre (130 nell’ultimo secolo). In Europa sono dislocate 200 bombe atomiche. 70 in Italia.

6 -Verona 25 aprile 2014. (9)

Dario, la Presidente emerita Fiab Manuela, Rina P.

Ma la violenza non viene solo dalle armi. Viene anche dalle multinazionali e soprattutto dalla (mala) finanza. Padre Alex invita i giovani ad essere la “realtà di oggi” non gli adulti del domani. E i giovani hanno risposto. i giovani e i meno giovani, tutti, insieme, pacificamente riuniti, senza violenza, senza aggressioni e senza contestazioni. Ma allora si può, mi sono detto, si può manifestare in favore delle proprie idee senza usare violenza, senza essere fatti bersaglio di violenza … in una giornata di sole caldo che però non ha dato alla testa a nessuno …

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Un vicino mi guarda e dice: “Certo che però … se gli USA non fossero stati ben armati … oggi forse a comandare qui da noi sarebbero i nazisti ..”. Ed io mi sono chiesto: “Ma tu, che hai fatto il militare, che ci fai qui?”. Poi ho ragionato: si tratta di una questione “planetaria”, di un concetto che sta maturando e che deve prevalere globalmente. Infatti, là dove si accetta che a parlare siamno le armi, viene meno la ragione, la “ratio” e prevale la prepotenza irragionevole. E’ giusto che vi siano movimenti che esprimono tutto ciò … E poi, Riccardo, quando eri Sten di complemento, mica c’era l’obiezione di coscienza. Infine … la “sopraffazione planetaria”: nei secoli scorsi si chiamava imperialismo coloniale. Oggi si chiama imperialismo della finanza e delle armi. Ne sono convinto. Almeno … diciamolo!

Il 3 aprile corso, parlando di Erodoto, scrivevo: “…  guerra o pace? Al tempo di Erodoto questa era l’alternativa della politica. Scrive Erodoto: Nessuno è così pazzo da preferire la guerra alla pace. Infatti in pace i figli seppelliscono i padri. In guerra, avviene il contrario”. Ecco, pare che siamo ritornati indietro di 2500 anni!

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LA MIA BARCA A VELA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 24 Aprile, 2014 @ 6:42 am

Detto altrimenti: quando un Ligure come me dice “una barca” … si tratta di una barca. Se lo dice un Milanese … è uno yacht di 15 metri … (post 1497)

1990: salone nautico di Genova. Tu sei un FUN. Eri lì, esposta … uno sguardo … innamoramento a prima vista. Sei stata subito mia. Ti ho chiamato Whisper, bisbiglio, sussurro in omaggio alla leggerezza con la quale scivoli sull’acqua. Ti ho portato sul Altogarda Trentino (visto che abito a Trento), ti ho dedicato molte poesie. Eccone due:

 WHISPER

 2010_01_china 813S’illumina al sole

t’aspetta.

La prendi

la porti nel vento

respira il tuo stesso respiro

sussulti

lei freme

sospira.

FUN FRA LE NUVOLE (Il canto di Whisper alle nuvole)

thCAMKH0GGNuvole amiche del ciel vagabonde

che non restate mai ferme un momento

onde d’un lago ch’è privo di sponde

madrine dell’Ora e figlie del Vento;

 

nuvole dolci se il sole v’irrora

voi sempre riuscite ad essere nuove

calde la tramonto più fredde all’aurora

liete col bello e un po’ tristi se piove;

 

nuvole diafane ai raggi solari

che v’arricchite di porpora e d’oro

e nel chiaror di regate lunari

fate del cielo un cangiante traforo;

 

Eurpean Championship Fun 2007 - Fraglia Vela Riva

Whisper, rosso vestita

nuvole buone che ‘l Garda ombreggiate

e che lenite l’arsura de’ campi

del Nastro Azzurro oppur corrucciate

dell’Intervela fra fulmini e lampi;

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... e poiane ...

… e poiane …

nuvole alte dai bianchi contorni

diademi regali a cime rivane

nuvole sparse in cui volano storni

nido incantato di cigni e poiane;

 

di tutte voi dal meriggio allorquando

io nacqui sul lago mi innamorai

da molti anni ormai sto veleggiando

senza potere raggiungervi mai!

 

gennaio 06 neve e Rika (15)

… al sole e al gelo …

E la mia randa io sempre l’ho indosso

la tuga consumo al sole ed al gelo,

ma in Fraglia Vela star fermo non posso:

non voglio aver altro ormeggio che il cielo!

 

Rotte fra i monti io vo’ percorrendo

e in questo un poco ci assomigliamo:

nulla vi chiedo io nulla pretendo

se non poter dire quanto vi amo.

 

Eterna meta di tutta la vita

è il vostro porto che mai ho raggiunto,

è questa dura bolina infinita

che mi sospinge pur sempre a quel punto.

 

Neve fra le veleQuando dall’alto del monte Brione

la vela mia bordeggiar non vedrete

ed intonar questa alata canzone

voce planante di Fun non udrete,

 

amiche nuvole non lacrimate

poiché veliero del ciel diverrò

fra Dolomiti di neve imbiancate

prora di nuvole e cielo sarò.

 

Whisper

 

Note per i non velisti

 
IMG_0066Ora: brezza termica da Sud

Vento: tramontana

I campi sono quelli di regata

Nastro Azzurro ed Intervela: due regate

Randa: vela principale, main sail

Tuga: coperta della barca

Bolina: andatura per risalire il vento

Bordeggio: andatura a zig zag per risalire il vento

Planare: scivolare sull’acqua come un surf, come un sasso piatto che rimbalza sull’acqua

Prora: rotta, direzione della barca (spesso erroneamente intesa come prua, parte anteriore della barca)

 

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