I CLASSICI NELLA BIBLIOTECA DI TRENTO, CON LA PROF MARIA LIA GUARDINI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 14 Maggio, 2014 @ 8:14 am

Detto altrimenti: la peste in Atene e la guerra del Peloponneso – Pericle muore   (post 1516)

Penultima “lezione” dell’anno. la prossima sarà il 27 maggio 2014, ore 10,00 primo piano della Biblioteca Comunale di Trento, sala a fianco della Sala degli Affreschi e verterà sulla “Apologia di Socrate” di Platone.

Tucidide

Tucidide

Tucidide descrive la peste (430-429 a. C.). Con freddezza e distacco. Per certi aspetti tecnici (ad esempio: gli untori …) richiama alla mente la peste manzoniana dei Promessi Sposi.

La peste e gli esiti incerti della guerra inducono gli Ateniesi a mettere sotto accusa Pericle che se la caverà con una multa (a fronte di sottrazione di denaro pubblico!) e che poi comunque verrà rieletto.

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Pericle

Pericle

Pericle ha autorevolezza ed autorità. Sa comunicare bene. Trasforma il momento dell’accusa mossagli in una occasione per il suo terzo ed ultimo discorso all’Assemblea:

 “Il politico che ha buone idee e intuizione ma non sa comunicare vale poco, quanto il politico senza idee e senza intuizione. Io ho idee e intuizione e so comunicare.

La guerra va malino? L’abbiamo decisa insieme. E poi, noi siamo una tirannide (sic): possiamo anche non fare nuove conquiste, ma perdere quelle che abbiano già fatto è pericoloso. Lasciamoli avanzare per terra. Chiudiamoci in Atene e dominiamo il mare. Non potranno rifornirsi e se ne andranno, anzi, andiamo noi a portare loro la guerra a casa loro via mare!

Molti nemici, molto onore; credere, obbedire, combattere. Vincere! E noi vinceremo se non perderemo la calma; se manteniamo forte la flotta; se non cerchiamo di estendere il dominio terrestre; se non mettiamo a rischio la città di Atene.

Quando è salvo il pubblico interesse, sono i privati a trarne maggiore profitto. Profitto che manca loro quando lo stato va in rovina. Se il privato va bene ma la città va male, tutto crolla. Se il privato va male ma la città va bene, tutto è salvo.

Oggi purtroppo il furbastro che ha successo è ammirato. L’uomo onesto è disprezzato. Si preferisce essere stimati abili bricconi piuttosto che onest’uomini.” 

Tucidide sembra stimare Pericle. Afferma: Atene era formalmente una repubblica, di fatto un principato ben governato da Pericle. La guerra fu persa perché dopo Pericle, morto di peste, si scatenano lotte interne; si organizza una inopportuna e disastrosa spedizione in Sicilia (voluta da Alcibiade); scoppia una sanguinosissima guerra civile, durante la quale scompare qualle ache sarà la pietas romana e il rispetto di tutto e di tutti; durante la quale durante la quale vince chi grida più forte, chi soverchia, chi uccide prima.

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NUOVO LESSICO FAMILIARE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Maggio, 2014 @ 6:34 am

Detto altrimenti: “nuovi” modi di dire che – purtroppo – ci sono diventanti familiari … (post 1515)

Agibilità politica, diritti acquisiti, gestioni separate, too big to fail, too big to jail, così fan tutte, a mia insaputa, democrazia della rete.

(N.B.: le foto non sono in ordine. Fra tutti coloro che avranno saputo metterle nell’ordine giusto sarà estratta una copia della nostra Carta Costituzionale con evienziate in rosso le parti non attuate)

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Agibilità politica. Puoi pretendere che ti sia concessa solo se sei un politico, diventa un tuo “diritto acquisito” (v. relativa voce). In realtà è un privilegio di casta. Ti consente di non “andare al gabbio”, cioè di non essere arrestato, nemmeno ai domiciliari. Se non sei un politico non la puoi reclamare e vai al gabbio.

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Diritto acquisito. Dicesi di privilegio medievale consolidato nel tempo, da tempo (e nello spazio, nel senso che “così fan tutti”, v. relativa voce). Si applica solo a privilegi odiosi soprattutto per chi è privo del necessario. Non si applica ai diritti sanciti dalla Carta Costituzionale quali quelli alla famiglia (potersene costituire una), al lavoro (averlo e mantenerlo), all’istruzione, alla salute, etc..

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Gestioni separate. In una famiglia le risorse sono limitate. Ad un componente – un figlio prepotente, viziato e capriccioso – si consente l’acquisto e la manutenzione di un’auto di lusso, con il che è impegnato il 70% del totale delle risorse. Il rimanente 30% viene suddiviso (ma equamente, che vi credevate?) fra tutti gli altri componenti per tutte le altre necessità familiari. La gestione di quel 70% dicesi “gestione separata”.

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Too big to fail. Altri dicono “too big to jail”. Troppo grande per essere lasciata fallire e/o arrestata. Dicesi di ciascuna delle principali banche europee che con i risparmi dei depositanti invece di fare banca (prestare denaro a famiglie e imprese) si sono messe a fare speculazioni finanziarie sino a rischiare il fallimento, per evitare il quale l’UE ha dato loro 3.200 miliardi di euro che l’UE aveva ricevuto dagli Stati e che gli Stati avevano ricevuto (rectius, prelevato) dalle tasche dei cittadini.

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thCAG7L1F7Così fan tutte. Opera di tale W. A. Mozart. Dicesi anche delle tesorerie dei partiti politici che hanno rubato denari. Il lessico è stato introdotto da tale B. Craxi. Dicesi anche nei casi di mega-pluri-corruzione in grosse OO.PP. (Opere Pubbliche). In questo caso il lessico è stato adattato alla nuova fattispecie da tale S. Berlusconi, il quale, di fronte alla raffica di arresti per l’Expò di Milano, afferma: “In tutto il mondo quando vi sono grandi iniziative, è normale che ognuno cerchi di farsi raccomandare, cerchi appoggi per avere appalti … tutto normale … così fan tutte le imprese …”

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A mia insaputa. Dice così che riceve in regalo una somma da €800.000 in su, o chi viene intercettato dagli inquirenti (a sua insaputa, appunto) mentre agevola la latitanza di condannati. L’espressione è stata inoltre adattata dal citato S. Berlusconi per indicare la condizione di un proprio deputato condannato per mafia etc., il quale era deputato del suo partito “ a sua insaputa”, nel senso che era proprio lo stesso Silvio che “non se lo ricorda … ne aveva tanti di deputati propri …”

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thCAXW2FWKDemocrazia della rete. Dicesi di situazione nella quale si ricevono milioni di voti; si crea una rete di centomila aderenti; si votano decisioni con la partecipazione di diecimila votanti; decide uno solo anzi due. L’espressione, sia pure con lessico adattato ai tempi, trae la sua origine storica dalla cosiddetta Repubblica Ateniese di Pericle, nella quale i numeri erano i seguenti: sudditi (delle città conquistate, i cosiddetti “alleati”) paganti tributi ad Atene: 250.000. Cittadini Ateniesi aventi diritti politici: 30.000. Cittadini votanti partecipanti alle assemblee. 5.000. Cittadini che prendevano la parola nelle Assemblee: 10. Cittadino che decideva: 1 (uno): Pericle. L’evoluzione del concetto sta in questo, che si è passato da un solo decisore e due decisori. Questo passaggio dicesi “positiva evoluzione della democrazia”

 

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EUROPA! EUROPA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Maggio, 2014 @ 6:12 am

Detto altrimenti? “Terra! Terra!”, gridò quel marinaio di Cristoforo Colombo allorquando ….  E fra qualche anno, chi dall’Ameica arriverà con una (simbolica) caracca (non era una caravella!)  in vista del nostro continente, ci auguriamo che possa lanciare il grido “Europa, Europa!”   (post 1514)

Quarant’anni fa. Ne avevo trenta. Mi iscrissi al MFE – Movimento federalista Europeo di Altiero Spinelli. Oggi ricordo questa mia decisione d’allora con orgoglio. Il mio collega della Stet Roma e carissimo amico Gianni Ruta (poi prematuramente scomparso) salì sul Monte Bianco per piantarvi la bandiera europea. Quarant’anni fa.

L’Unione Europea, nata come CECA nel dopoguerra, per regolare carbone e acciaio, per regolare cioè la non-guerra e darci la Pace. Come è avvenuto. In seguito la collaborazione europea si è ampliata. La pace ormai per noi parrebbe un bene scontato, come la salute: la apprezzi veramente quando comincia a mancarti.

Solo che nel frattempo è intervenuta la globalizzazione, che non era prevista. Ed allora, anzi, ed ora, abbiamo bisogno di una Europa sempre più unita, degli Stati Uniti d’Europa. Checchè ne dicano i distruttori, detrattori, superficiali e pericolosissimi lettori della realtà geopolitica odierna e prossima futura.

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Ieri sera. Sono stato ad ascoltare un’amica, Donatella, la quale ora è “anche” segretaria di un partito politico. Ma è rimasta soprattutto una cara amica, ovviamente. Ed ho ascoltato con uguale attenzione e piacere anche  Herbert Dorfmann, candidato alle elezioni europee.

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Donatella: soprattutto la dimensione “storica e geopolitica” di una Europa Unita. Dorfmann, quella operativa e autonomista. Ottima integrazione!

EUROPA, EUROPA; in quanti (molti!) miei post trovate la fotografia della bandiera dell’Unione Europea …

Le elezioni europee. Molti le interpretano erroneamente come “elezioni di secondo grado”. E invece no, amici, sono di primissimo grado! Infatti se vogliamo continuare ad avere “voce in capitolo” nel mare magnum della globalizzazione geopolitica, dobbiamo diventare Cittadini degli Stati Uniti d’Europa.

Le elezioni europee. Si vota in 73 seggi suddivisi in cinque circoscrizioni. Noi apparteniamo alla circoscrizione del Nord Est. Il Parlamento Europeo. 751 deputati, in numero costante pur in presenza di un numero crescente di stati aderenti … quindi per essere eletti occorre poter contare su di una massa considerevole di voti, cosa che qui da noi manca. Per fortuna, tuttavia, esiste il nostro diritto ad avere un rappresentante delle minoranze linguistiche, purchè – ecco il punto – raggiunga 50.000 preferenze. Ed ecco che l’unica possibilità – unica! – che abbiamo di avere un rappresentante “territoriale”, del nostro territorio, della nostra Terra (“Terra! Terra!” … ritorna quel grido …) è di concentrare i nostri voti su un unico candidato.

Macchè – dice – fai propaganda elettorale? No, faccio propaganda europea! Eppoi, quando arrivai in Trentino, 25 anni fa, chiamato (sic!) a lavorarvi sotto tale Bruno Kessler a fare il Direttore dell’ISA, mi dissero: “Qui in Trentino non si può fare a meno di fare politica”. Io non avevo mai fatto politica, né la faccio ora. Solo che qui vivo la “polis”, la comunità in modo molto più intenso che altrove (e il mio “altrove” lavorativo e di vita è stato Roma, Torino, Genova, Milano). Tutto qui.

Qui in Trentino ho risolto il mio problema antropologico, ovvero mi sono sentito appieno parte integrante, soggetto attivo della “polis”  come non mai. Ecco, si dice che il primo problema in Europa sia quello dei 20.000.000 di disoccupati. Io mi permetto di dire che il primo problema è quello antropologico: cioè, che ognuno di noi, occupato o disoccupato, si “senta” Cittadino Europeo.

Europa e Autonomia. Don Lorenzo Guetti andò in Austria e volle l’Autonomia perché era impossibile per la sua gente andare anche solo ad Innsbruck a reclamare e a difendere i propri diritti. E noi oggi dobbiamo “andare in Europa” per far altrettanto, per assicurare a noi, ai nostri figli, ai nostri nipoti l’Autonomia di oggi e ancor di più quella di domani, l’Autonomia delle Euroregioni (montane, soprattutto) all’interno della evoluzione del rapporto Stati Nazionali – Stati Uniti d’Europa. “Andare in Europa” … Ma … dice … come fare? Come? Andando a votare alle Europee, e votando per “il” nostro (unico possibile) rappresentante: Herbert Dorfmann. Chi non va a votare non vuole governare se stesso e lascia ad altri il diritto, il potere di governare se stesso.

Le stelle ci sono già: ora mettialole le strisce!

Le stelle ci sono già: ora mettiamole le strisce!

Votare in Europa, votare per l’Europa: un “dovere di coscienza”. Il primato della coscienza. E il rispetto della nostra coscienza viene ancor prima del “dovere morale”, come ci insegna Papa Francesco. Detto altrimenti? Se non lo vogliamo fare per noi, facciamolo per i nostri figli e nipoti: votiamo per il processo che può e deve condurci agli Stati uniti d’Europa! Ce la sentiamo di tradire le generazioni passate che ci hanno regalato l’Autonomia? Ce la sentiamo di tradire le generazioni future che la nostra eventuale inerzia potrebbe sottrarre loro questo preziosissimo bene?

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Dice … si, vabbè … ma terra terra … se uscissimo dalla “Terra Europa” e dall’Euro, che succederebbe? Vi elenco solo poche conseguenze:

La moneta lira si svaluterebbe da sola; il costo del ripagamento (in EURO!) del nostro debito salirebbe alle stelle; la bolletta energetica esploderebbe;  i risparmi, le pensioni, gli stipendi perderebbero metà del loro potere di acquisto. L’unico apparente rimedio sarebbe svalutare noi stessi ed ulteriormente la lira per incrementare le esportazioni, ma essendo noi un paese manifatturiero privo di materie prime, il costo dell’acquisto delle materie prime salirebbe di molto etc. etc.. Ed allora, come potremmo “manifatturare” materie prime che non riusciremmo ad importare? Il risultato? Una economia di tipo albanese (e dico questo con il massimo rispetto per quel Pese, s’intende!). Eppoi, le decisioni geopolitiche … quale ruolo avrebbe il “vicus Italia”, il “villaggio Italia” nel contesto dei colossi mondiali USA; URSS (già … URSS!), BRIC, etc.? AND, LAST BUT NOT LEAST, LA NOSTRA AUTONOMIA? In Europa si difede e rafforza a livello euroregionale. Nell’Italia voluta dagli anti europeisti, viene distrutta.

Quindi: “Terra! Terra!” ma “Terra Europa”, questa volta, non terra America …

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ABBIAMO IL CERVELLO: USIAMOLO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Maggio, 2014 @ 11:45 am

Detto altrimenti: dai, che non ce lo siamo ancora bevuto …   (post 1513)

Alla TV

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Tizio insiste perché gli appartenenti alla Forze dell’Ordine siano contraddistinti da numeri di riconoscimento.

Caio replica e obietta: “Se in una manifestazione ci sono manifestanti con casco o con fazzoletti e passamontagna che li rendano irriconoscibili, la manifestazione deve essere vietata”.

Io dico: Caio non può obiettare con “pere” a chi gli parla di “mele”. I due frutti (e le soluzioni dei due problemi) non sono alternativi/e!

 2

Tizio critica gli applausi dei poliziotti ai colleghi condannati per omicio colposo.

Caio, loro rappresentante sindacale. si arrampicaa sui vetri per giustificarli, con frasi dìgeneriche del tipo: noi siamo per la legge, la verità …

Sempronio, dopo una settimana, informa che gli applausi erano diretti ad altri poliziotti, quelli insultati dai manifestanti in altra occasione.

Io dico: Sempronio interviene solo dopo una settimana?

3

Tizio afferma che il pericolo di corruzione non c’è solo per l’Expò di Milano, ma anche per il TAV e si chiede perché non si esamina a priori la correttezza delle procedure degli appalti TAV.

Caio replica: per il TAV il problema è un altro, quello della decisione del governo e della opposizione dei violenti e dei non violenti.

Io dico: Caio non può obiettare con “pere” a chi gli parla di “mele”. I due frutti (e le soluzioni dei due problemi) non sono alternativi/e!

 

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FIAB TRENTO – FEDERAZIONE AMICI DELLA BICICLETTA …E ANCHE DELLA VELA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 10 Maggio, 2014 @ 6:41 pm

Detto altrimenti: oggi alcuni soci Fiab hanno aumentato le loro conoscenze. L’insieme della conoscenze è “cultura”. Oggi Fiab ha aumentato la cultura di alcuni suoi soci.    (post 1512)

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Le due neo battezzate

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Battesimo della vela! Già, perchè almeno due “fiabbine”, Rina e Adriana, in barca a vela non c’erano mai state. E allora, dai … 50 km in bici nell’Altogarda Trentino e due ore di vela! Altri soci su altre barche, ma erano già “battezzati”. Ma per Adriana e Rina invece è stata la prima volta!

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I fiabbini Sergio ed Helmut sulla barca di Luciano P.

I fiabbini Sergio ed Helmut sulla barca di Luciano

Ma andiamo con ordine. La pattuglia dei pedalatori inizia a pedalare da Sarche verso Riva del Garda, ma i “marinai” raggiungono Riva del Garda in bus. Nel frattempo le loro bicilette sono state portate da un furgone a Riva del Garda, dove ad attenderle – in Fraglia Vela Riva – c’ero io, che, nell’ulteriore frattempo, avevo armato il mio FUN, un sette metri da regata. Altri “fiabbini”, Sergio e Helmut, sono ospitati sulla barca di Luciano P. un caro collega fragliotto che si è prestato alla bisogna e che ringraziamo di cuore!

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Si bolina!

Si bolina!

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Si salpa con perfetta manovra parallela coordinata: le due barche sembravano due nuotatrici di nuoto sincronizzato, tanto era perfetto il loro parallelismo nello staccare a marcia indietro contemporaneamente la prua dal molo, nell’arretrare quel tanto necessario, nel ripartire in avanti a motore verso l’uscita del porto della Fraglia Vela Riva.

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First lesson!

First lesson!

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Si rientra!

Si rientra!

All’inizio poco vento, poi, più presto del solito, si alza l’Ora: evviva! Boliniamo, incrociamo l’altra barca, scattiamo foto … Le due neo battezzate sono entusiaste, scattano molte foto che si sono impegnate a spedirmi e che arricchiranno questo post. Io ne ho scatto una sola, anche perché ero impegnato a governare la barca da solo. Comunque le due amiche non hanno avuto esitazioni, parure, ansie … ma solo espressioni di gioia per questa loro “prima volta”. Alle 12 rientriamo. Sul molo c’è il resto della nostra squadra che ci saluta festosamente.

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Nella ciclabile Petramurata - Drò

Nella ciclabile Petramurata – Drò

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Quindi – dopo avere ormeggiato e riordinato la barca – tutti in Fraglia a “pastasciuttare! Alle 13,15 si parte a pedali, destinazione Sarche. Utilizziamo l ciclabili, procediamo lentamente (non tutti sono ugualmente allenati) ma superiamo con impegno lo strappo al 20% della centrale Fies le successive salite. Al bivio per Pietramurata io e Sergio salutiamo e torniamo a Riva del Garda via Lago di Cavedine. Gli altri proseguono per Sarche dove li attende il furgone per il carico delle bici e il bus di linea per il rientro a Trento.

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Evviva questa bella giornata! Evviva la FIAB! Tempo ottimo, niente pioggia (promessa sul tardo pomeriggio, e invece …). Ripeteremo l’esperienza “a vela” per altri “fiabbini”.

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LE RISORSE (ANCORA INUTILIZZATE) DEL TRENTINO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Maggio, 2014 @ 11:59 am

Detto altrimenti in Francia il turismo è la prima industria. E in Trentino?    (post 1511)

La graziosa con titolare dell'impresa ...

La graziosa contitolare dell’impresa …

Fiumi. Oggi ho fatto una breve uscita di allenamento in bici: Trento-Bicigrill di Nomi e ritorno, 35 km. Al Bicigrill mi affaccio sull’Adige: sorpresa! Finalmente anche qui sul nostro fiume, una iniziativa “in canotto”: due giovani si sono lanciati un una nuova intrapresa, portare a spasso la clientela per le “rapide” del fiume, su canotti di gomma. Un piccolo Colorado, insomma. Oggi, dal citato Bicigrill alla chiusa si Mori. Domani si partirà da S. Michele all’Adige. A chi rivolgersi? Info@trentinowild.it – Tel.- 0039 329 2743226 www.trentinowild.it.. Si è accompagnati da un istruttore pluridiplomato e pluriesperto. Coraggio ragazzi, bravi! Avanti così!

La "lezione di guida" proma della navigazione

La “lezione di guida” prima della navigazione

Montagne. Da tempo insisto perchè il Trentino valorizzi i suoi “dislivelli” (leggi: montagne) anche in estate, anche in discesa, anche con le biciclette. Il CAI Centrale, nel 2012, ha edito il “Quaderno di ciclo escursinismo”, per regolare e incentivare tale attività. In Austria (tel. 0043 5127272-0, www.tirolo.com/bikesafari) a partire da questa estate sono messe in rete 18 funivie già esistenti per integrare un percorso di 660 km in bicicletta, con 25 km di dislivello in salita, di cui 12 in funivia. A supporto dei ciclisti sono forniti GPS. Il biglietto cumulativo vale tre o sei giorni.

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Riflessi al laghetto del Claus

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Oggi, ricevo la rivsta mensile del CAI, maggio 2014. Pagg. 46 e sgg.: “In bicicletta ai laghi glaciali piemontesi”: Lago Inferiore di Valscura, Lago Pistono, Lago Nero, Laghetto del Claus, Laghi delle Portette. Splendide foto di gite assolutamente non inquinanti!

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E noi, qui in Trentino, cosa facciamo? La funivia da Trento a “Trento 2000” (alias Monte Bondone)? Il collegamento Zambana Vecchia – Fai? Etc. etc….. Perché no?

E come l'acqua a correr mette co' - non più il Leno ma Ades si chiama ...

E come l’acqua a correr mette co’ – non più ‘l Leno ma Adige è appellato …

Nel frattempo, ieri ho pedalato da Trento a Arco-Riva per andare a sentire Don Marcello Farina (v. post precedente). Ho notato una carenza nella segnaletica della pista ciclabile, che invece io “segnalo”. Dopo Rovereto, poco prima della diga della centrale idroelettrica, la pista è interrotta per lavori e la segnaletica per un percorso alternativo (strada provinciale -ponte di ferro-Mori) è assolutamente insufficiente per i tanti turisti stranieri che ormai transitano “a pedali” in comitive spesso numerose. Lo stesso dicasi per Mori, dove la ripresa delle ciclabili per Verona e per il Garda per chi non è pratico della zona è un bel rebus. Che fare? Coraggio, PAT, coraggio, Comuni e Comunità di Valle! Qualche piccolissimo investimento nella segnaletica non vi manderà falliti di certo!

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PAPA FRANCESCO E DON MARCELLO FARINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Maggio, 2014 @ 8:09 am

Detto altrimenti: “Li guiderò a fresche sorgenti”: un libro dell’ amico, sacerdote, storico e filosofo Don Marcello Farina su Papa Francesco    (post 1510)

Coordinate: “Lega Vita serena”, Sala Segantini, Arco, 7 marzo 2014 ore 15,00.

Marcello è appena rientrato da Roma, dove è stato in udienza dal Papa. Il suo libretto – così lo definisce – è stato scritto in due mesi, a Balbido (Tn), il suo paese (“dipinto”) natale. Lo ha terminato l’11 ottobre 2013, giorno del suo compleanno.

IMG_2200Le date. Non sono un caso. 11 ottobre 1962, Marcello aveva 22 anni, il discorso della luna del Papa Buono, detto altrimenti Papa Roncalli o Papa Giovanni XXIII. Marcello dice che il 13 marzo 2013, data di elezione del nuovo Vescovo di Roma, e quindi anche Papa (Francesco), egli ha provato lo stesso senso di tenerezza, la stessa intensità di sentimenti, la stessa emozione. Francesco, un “rivoluzionario” che ha impresso un cambiamento radicale alla vita della comunità cristiana e non solo. Egli ha rivitalizzato gli insegnamenti del Concilio Vaticano II°, ha condotto la comunità attraverso un “tornante storico” (sic) assolutamente fondamentale, ha indotto un mutamento della sensibilità stessa della Chiesa, la quale ha modificato il proprio rapporto con il “Mondo”: non più “Mondo del male” e “Chiesa del bene”, bensì Chiesa e Mondo in una reciproca reazione “parificata”, comunicanti attraverso un dialogo sincero. Il Papa Buono aveva sostituito alla “Chiesa che giudica il Mondo” la “Chiesa che ama il Mondo”. E Francesco prosegue su questa strada, riprende quella “primavera” che dal 1062 era stata “interrotta” anche da alcuni (troppi, n.d.r.) “inverni”.

IMG_2204Sollecitato dal conduttore della riunione, Marcello ci parla anche del Cardinale Martini che sul finire della sua opera pastorale, scriveva “Ho sognato una Chiesa povera attenta ai poveri. Ora che sono in pensione, a 75 anni inizio a pregare per la Chiesa”. Prosegue Marcello: “Ed io inizierò a pregare quelle stesse preghiere l’anno prossimo, quando compirò anch’io 75 anni!”.

Il nome: Francesco. Nel Conclave si stava delineando la sua elezione, il collega Vescovo di San Paolo del Brasile (che di poveri se ne intendeva! N.d.r.) gli disse “Ricordati dei poveri”. Ed ecco il nome. Che poi Francesco ci ha spiegato ogni sua motivazione nella Evangeli Gaudium del novembre 2013 (da leggere, n.d.r.): “La Chiesa ha diritto di esistere perché condivide da povera la condizione dei poveri”. In questo Francesco supera il Vaticano secondo, che voleva una Chiesa (non obbligatoriamente povera) “semplicemente per” i poveri.

IMG_2207Le insegne: croce di ferro, niente paramenti super accessoriati, niente auto di lusso. Un Vescovo (italiano) viene arrestato perché ha rubato? “E’ un ladro”. Un altro Vescovo (tedesco) spende 36 milioni di euro per ristrutturare il proprio palazzo? In un convento in Baviera  a riflettere. Francesco ha impresso una “direzione irreversibile” alla Chiesa e al mondo. Al mondo? Si, egli infatti afferma “Non sono un esperto di economia, ma le regole del libero mercato non sono eterne, non sono immutabili …”. Francesco, una discontinuità rispetto ai Papi precedenti. Francesco, un Papa Nuovo, molto di più che un “nuovo papa” (le maiuscole non sono da me utilizzate a caso, n.d.r.).

Nuovo per il nome, Francesco. Per la prima volta nella storia. Carlo Bo, negli anni ’80 aveva scritto un libro “Se tornasse Francesco”. Ebbene, Francesco è tornato!

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IMG_2208Nuovo per il linguaggio (“Le parole sono pietre”, firmato Don Lorenzo Milani, n.d.r.). Il linguaggio di Francesco, semplice, quello della gente comune: “Buon giorno, buon pranzo”, lontanissimo dal linguaggio (ex) ufficiale dei papi precedenti, dal linguaggio di una Chiesa che “assolve ma non perdona”, che “giudica e decide”. Francesco dice ai sacerdoti: “Non opponetevi ai Sacramenti che i cristiani vi chiedono”. Una rivoluzione. Le frasi di Francesco cambiano secoli e secoli di storia. Le Sue parole più ricorrenti  … “tenerezza, gioia, misericordia, pace, popolo, amore …, occorre sentire l’odore delle pecore”.

La Verità di Francesco. “La Verità è relazione; non è vero ciò che io riesco a dimostrare, ma ciò che riesco a condividere; la Verità si costruisce almeno in due.“

La coscienza di Francesco. Francesco riprende il Vaticano II° e ristabilisce il primato della coscienza. Io decido della mia vita. Ciò è molto importante, perché non tutti – anche fra i laici – ammettono questo primato. Già nel 1800 il Cardinale Newmann affermava: “Prima la coscienza, dopo il papa”. E Don Primo Mazzolari: ”Quando entri in Chiesa ti levi il cappello, non la testa. Occorre dare potere alla coscienza dopo aver dato per secoli coscienza al potere”.

La morale di Francesco. La morale è al secondo posto. Al primo posto c’è il Vangelo, le sue Beatitudini, la Creazione, la Resurrezione. la Chiesa non “è” più la morale, bensì semplicemente “ha” (anche, n.d.r.) una morale. E’ la fine del cristianesimo moralistico. E’ la fine dei cosiddetti “valori non negoziabili”. L’unico valore non negoziabile è l’amore.

I due mondi di Francesco. Questo Mondo e l’aldilà. Francesco ci insegna a vivere in questo Mondo. L’aldilà poi … ci viene regalato da Dio.

I modelli di Francesco.  S. Agostino (354-430), in quanto “tormentato, sempre alla ricerca di Dio. S. Francesco (1200) per quanto già detto. S. Ignazio di Loyola, in quanto profondo studioso che “tiene sempre aperto il dialogo”. “La frontiera del dialogo deve essere spostata sempre in avanti”.

Riflessione finale:  alcuni preti sono stati avanti rispetto al proprio Papa. Altri indietro. Oggi, lo seguiranno? Il pericolo è che tutti lo inneggino ma che molti continuino per la loro strada.

Mia riflessione finale: Francesco ha autorevolezza, cioè una dote che “si è dato da solo”. L’autorità è della carica, del ruolo. La eserciterà fino in fondo? La rispetteranno gli altri? A mio personale e sommesso avviso Papa Francesco è “anche” un papa laico, nel senso che i principi ai quali informa la sua azione potrebbero e dovrebbero esser alla base anche dell’azione della politica laica del Mondo.

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INCIDIT IN SCILLAM CUPIENS VITARE CARYBDIM

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Maggio, 2014 @ 6:59 am

Detto altrimenti: incappa in Scilla chi cerca di evitare Cariddi   (post 1509)

Stretto di Messina. Uno scoglio, un gorgo. Il timoniere che cerca di evitare un pericolo, incappa nell’altro. Oggi diremmo: dalla padella nella brace (a proposito, incidit si legge ìncidit, non incìdit!), oppure, in dialetto trentino, l’è pezo ‘l tacon del bus!

Gli uomini del destino. Nel secolo scorso ne abbiamo avuto uno. In questo secolo due: un primo che diceva che tutto andava bene, quello che “ghe pensi mi” e “chi non salta con me comunista è”. L’altro che dice che tutto va male, che glie è tutto sbagliato, tutto da rifare: ma non è un ex campione di ciclismo. Il rischio è che per evitare il secondo si debba dare o ridare credito al primo! Ma se poi vogliamo evitare anche il primo, be’ .. allora tanto vale che da subito si dia credito ad un terzo!

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La pensionata Claudia Lombardo

Le due curve di ultras. Ma non del calcio, questa volta, ma della Politica. Anzi, della politica. Certo che quando non ci ribelliamo ad una legge che va contro i principi fondamentali del nostro Ordinamento Giuridico e contro quelli della nostra Costituzione e permette di erogare quali cosiddetti “diritti acquisiti” (ma quando mai??) pensioni mensili di migliaia di euro (sei)  a politici (napoletani) condannati a sette anni per mafia o altre m igliaia (cinque) a signore (sarde) quarantunenni … be’ allora non ci dobbiamo più stupire e lamentare di nulla. O no?

P.S.: al momeno di andare in stampa giunge un’Ansa: tale Scajola sarebbe stato arrestato. A sua insaputa.

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DINO BUZZATI, MA NON SOLO (vedi prima i post del 29 luglio 2013 e del 27 gennaio 2014, cliccando “Dino Buzzati” nell’apposito riquadro sotto il mio curriculum)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Maggio, 2014 @ 1:32 pm

Detto altrimenti: la bellezza del “moto browniano” degli eventi   (post 1508)

Con in termine “moto browniano” si fa riferimento al moto disordinato delle molecole presenti nei fluidi, quando stanno trasmettendo calore. Orbene, anche i nostri eventi – apparentemente disordinati – trasmettono calore … umano!

Villa Buzzati

Villa Buzzati

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Luglio scorso: tanti amici in bici da Dobbiaco a Cortina – Longarone – Belluno – Feltre. Poco dopo Belluno … un’idea! Proviamo a vedere se si può visitare Villa Buzzati. Dino Buzzati per me, lo confesso, da ignorantone qual sono significava quasi esclusivamente (e me ne vergogno!)  “Il deserto dei Tartari”, Die Tartar Wueste … uno splendido romanzo pieno di significati. E invece quanto, quanto  di più … ma rimedierò! Andiamo, ci fermiamo e siamo accolti da Valentina.

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Dino Buzzati aveva due fratelli ed una sorella, Nina, maritata Ramazzotti. Nina ha una figlia, Lalla Ramazzotti maritata Morassutti. Lalla ha una figlia, Valentina. Valentina, sebbene non preavvisata, ci accoglie cortesemente nella Villa. Grazie ancòra, Vale! Dico Vale, coì come spesso chiamo mia figlia Valentina, appunto … E la cosa sembrava finita lì. E invece poco tempo fa ricevo una mail da Valentina che ci segnala “DOLOMITI”, la mostra dei quadri ” (e della vita) di sua mamma Lalla, deceduta nel 2012: Trento, Palazzo Trentini, sino all’11 maggio (chi non c’è ancora andato ci vada, ne vale la pena!), nell’ambito del 62° Film Festival della Montagna.

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Lalla Ramazzotti Morassutti

Lalla Ramazzotti Morassutti, pittrice, scalatrice, etc.

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Mostra di quadri (inchiostri di china e colori acrilici) che ritraggono moltissime cime dolomitiche ed altro. Mostra di testimonianze di vita di una Famiglia. Famiglia sicuramente molto benestante soprattutto dati i tempi. Ma molte famiglie anche più benestanti non ci hanno lasciato nulla. Questa famiglia, anzi, queste Famiglie, al contrario, ci hanno lasciato romanzi, novelle, racconti, quadri, calore umano, passioni di vita – per la montagna e l’alpinismo, ad esempio – come ha fatto mamma Lalla. In una parola: cultura.

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Quadri di colori, quadri di vita e scritti su pannelli murali: sono tentato di fotografarli tutti, i pannelli! Poi rifletto: telefonerò a Valentina e le chiederò di mandarmi i testi per e – mail.

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Il Cimon de la Pala, che ho fotografato anche perchè ... l'ho scalato tre volte!

Il Cimon de la Pala, quadro che ho fotografato anche perchè questa cima l’ho scalata ben tre volte!

 “Non si può fotografare” mi avvisano. “Ma … sa … io sono un giornalista … scrivo su Trentoblog” il mio bigliettino da visita mi salva. Scatto qualche posa con il telefonino. Maria Teresa ed io siamo entusiasti. Lasciamo traccia scritta del nostro comune sentimento sul “libro di bordo”. Appena fuori telefoniamo a Valentina per manifestarle il nostro “grazie” per averci segnalato la mostra della mamma. Grazie, di cuore … e, mi raccomando, per favore mandami i testi dei murales. Ecco, sono passato al “tu”, mi è scappato dalla penna … ops … dalla tastiera del PC, ma ne sono contento. Dopo tutto sono un signor nonno e dare del Lei ad una giovane Signora che si chiama Valentina  come mia figlia  proprio non mi riesce …

Per ora la chiudo qui. Dico per ora, perché questo post alla fine risulterà scritto a più (coppie di) mani: le mie, quelle di Maria Teresa che conosce Dino Buzzati molto meglio di me; quelle di Valentina appena mi menderà quanto richiestole.

Buona mostra a tutti, a Palazzo Trentini, Via Manci 27, Trento, sino all’11 maggio!

P.S.: …  e se, come Accademia delle Muse (v. post precedente) organizzassimo una gita in pullman per visitare Villa Buzzati?

Valentina della mamma Lalla scrive: “Le dolomiti di Lalla”

A Lalla piace danzare, ma ai suoi tempi danzare non è “conveniente” per una ragazza di buona famiglia. A Lalla piace anche dipingere, ma anche dipingere non è proprio così “conveniente” per una ragazza di buona famiglia. “Non convenienti” ai suoi tempi sono tutte le cose non opportune, che non rientrano in determinati schemi mentali del ceto sociale di appartenenza, perché inconsuete, perché sfiorano mondi non regolari, perché sono pericolose, inadatte, “sconvenienti” appunto. A Lalla piace anche la montagna, e la montagna, stranamente e per fortuna non rientra in queste categorie di cose sconvenienti, forse solo perché è osannata e celebrata da tutti! Certo Lalla è una donna, ma tutto sommato questo non è considerato così un male come tutte le altre sue sconvenienti passioni !

Lalla frequenta la montagna fin da piccola con suo padre, l’ingegnere Eppe Ramazzotti, sì proprio quel Ramazzotti, che discendeva da una famiglia di appassionati viaggiatori che erano andati in Cina nei primi anni dell’ottocento, riportando a casa, insieme a originali oggetti e antiche stampe, anche la ricetta di un amaro, che poi avrebbero messo in commercio in tutto il mondo, con il rinomato nome sull’etichetta rossa. A Eppe piace la montagna, da giovanissimo ha fatto la Prima Guerra da volontario sull’Adamello e per fortuna è tornato a casa! Ama anche le motociclette, esplora l’arco Alpino, da Occidente a Oriente, in lungo e in largo, su e giù per le valli spesso con Lalla seduta sul piccolo sellino posteriore della sua Moto Guzzi verde, reso più confortevole da un vecchio cuscino legato con le cinghie. Il sellino è duro ma Lalla è felice.

Eppe sposa Nina Buzzati Traverso, sorella proprio di quel Buzzati, quello che avrebbe lavorato per 40 anni al Corriere della Sera, dipinto fantastiche tele e scritto romanzi e racconti tradotti in tante  lingue e che sarebbe diventato uno dei più grandi scrittori del ‘900 italiano.

Eppe e Nina hanno due figlie femmine, Pupa e Lalla. Ed è proprio di Lalla, mia madre, che vi sto parlando.

Non è facile raccontare di qualcuno che conosciamo bene, si ha paura di dire cose non vere. Gli occhi vivi di mia mamma nascondono verità, dai suoi racconti ricostruisco la vita dei miei nonni e dei miei zii e di tutto quello che ci gira attorno. La nostra storia.

Non saprei dire se poi la mia immaginazione a volte ha superato i suoi racconti, piccoli frammenti lasciati cadere per caso sul fare del discorso. A lei non piace raccontare, preferisce il presente, i giornali, le recensioni, le mostre, i libri, tanti e nuovi. A lei, pare che il passato le scivoli via, come sapone dalle mani. Non le interessa.

Lalla non lascia che le proprie passioni, così poco convenienti per una ragazza di buona famiglia, vengano sepolte dalle convenzioni, lei le coltiva con energia, è caparbia e intelligente, un po’ ribelle ma timidissima, riesce a convincere tutti e si iscrive al Liceo Artistico a Milano. Nel dopoguerra affina la sua arte presso importanti studi d’artista a Milano e a Torino, conosce giovani pittori che poi diverranno famosi e di tutto questo fa tesoro. Durante quegli anni frequenta l’atelier di Casorati e sperimenta tecniche e soggetti. Milano rinasce dopo la guerra, con le prime grandi mostre d’arte, la vita che riprende, la voglia di vivere.

Tutti gli anni la famiglia trascorre l’estate, da giugno a ottobre, in Villa Buzzati a San Pellegrino, alle porte di Belluno. La villa, con la sua caratteristica chiesetta rossa e il lungo viale di carpini, è un luogo magico. Qui sono nati tre dei quattro fratelli Buzzati, Lalla e Pupa sono le uniche nipoti e adorano quella vecchia casa piena di stanze e quel giardino con gli stradini di ghiaia bianca e il vecchio granaio. Sullo sfondo le montagne. Le Dolomiti.

Si parte, oggi finalmente si va, con gli zii Augusto e Dino e tantissimi altri amici. Con loro sempre le ragazze, Lalla e sua sorella Pupa, le cugine Silvana e Bianca Maria, Adelisa e tante altre, quelle che arrampicano bene e quelle che solo camminano, tutti insieme, in bicicletta, partenza dalla Villa e poi su verso il Cadore, l’Ampezzo o San Martino di Castrozza, nelle amate Dolomiti. Treno, bici, scarponi, scarpette…un racconto che non finisce mai: prati, boschi, rifugi, bivacchi, panini, salame, tutto nello zaino, a volte anche l’ombrello, strade sterrate, sentieri e ferrate, cenge, canaloni e ritorni a valle…tutti a cena alle venti in punto, sala da pranzo, gambe sotto il tavolo, richiesta puntualità assoluta.

Lalla ama la montagna, le Dolomiti le entrano nella pelle, a poco a poco, arrampicare per una donna all’epoca è cosa abbastanza rara, anche se non rarissima, le piace seguire Zio Dino in parete, non è bravissima sui gradi alti, ma è agile e veloce. Preferisce divertirsi ed esplorare piuttosto che piangere per una via troppo difficile o una doppia, che lei odia esattamente come me, sarà un difetto di famiglia! Le giornate prima si allungano e nel caldo della sera arrivano i temporali e poi torna il cielo di settembre, quello migliore per andare in montagna e per scalare. Una volta si diceva proprio così, “quel giorno abbiamo scalato la Croda da Lago…” “ ti ricordi ? …che emozione !”

Poi c’è la vita, Lalla nel ’51 si ammala di TBC e trascorre parecchi mesi in sanatorio a Sondalo, lì riceve quasi tutti i giorni cartoline dallo Zio Dino, che raffigurano quadri di famosi pittori o montagne o vedute, Dino la incoraggia a dipingere e tutti i suoi cari a non mollare, a guarire…e Lalla guarisce! Nel ’55 sposa Mariano Rech di Rovereto, psichiatria e specialista in malattie tropicali. Nel ‘56 nasce Sebastiano, ma purtroppo poco prima del lieto evento, Mariano muore. La vita a volte può non essere facile, può segnare e scalfire per sempre, come una linea, uno spigolo netto in parete. Se si riesce si supera, ci si prova, con tutte le forze, non è facile… e si esce, da quel infido diedro, stanche, con le mani sbucciate, con la sabbia tra i denti e un bambino dai riccioli d’oro da portare sui prati.

Tra gli anni ‘50 e ’60 Lalla si dedica alla grafica e alla pubblicità, è moderna e precisa, linee pulite e volti stilizzati, colori pieni e decisi, segno veloce nella città che cresce. Quelle linee e quel tratto segneranno in seguito le sue montagne, le sue pareti, rendendole uniche in quei tagli di luce e di ombre ma lei adesso ancora non lo sa.

Nel ’58 Lalla sposa Bruno Morassutti, architetto padovano tornato da poco dal suo viaggio di formazione professionale presso la scuola di F.L.Wright in America. Bruno diventerà un affermato architetto nel panorama italiano e internazionale di quegli anni, firmando e costruendo tra l’altro, tre bellissime case ai piedi delle Pale di San Martino e decidendo di tenersene una, la più bella, per sé. Lalla è felice.

Lalla e Bruno hanno due bambine Valentina e Antonella. A me, Valentina,  piace disegnare, costruire oggetti e raccontare storie, a mia sorella Antonella piace danzare e recitare.

Non vorrete che vi racconti tutta la storia ? …E’ la vita di tanti, oppure è quella di noi, o una storia qualunque… Oppure una storia un po’ speciale come questa, che Lalla ci ha raccontato nel libro-diario. Sono Montagne. Tutte le storie del mondo, da che mondo è mondo, hanno ad un certo momento un inciampo, un dolore, una svolta, una vetta, una stella cometa…

E Lalla un bel giorno riprende i pennelli, i cartoni, le carte, i colori, quei vasetti quadrati, le chine, con quel loro fortissimo odore, gli acquarelli, gli acrilici dai tubetti giganti e contorti, le matite, la gomma, gli occhiali e riprende a sognare…sopra i fogli di carta, rivedendo la roccia, camminando sull’orlo di quel precipizio, percorrendo un ghiaione, scivolando sull’ultima neve, ritrovandosi dentro ad un buco, superando una cengia, raggiungendo una vetta, ritrovando uno sguardo che la porta a dipingere per la prima volta le sue amate Dolomiti, le montagne che ha dentro nel cuore e negli occhi, tra le mani e sotto le dita, nei pensieri.

Io scrivo e dipingo per passione e vorrei diventasse il mestiere ma non sono un critico d’arte. Attraverso una vita trascorsa a cercare di capire cosa intendo e si intenda per bello, ho una serie di idee e pensieri sull’estetica e il gusto. Lalla dice :i maestri hanno sempre insegnato che il bello non muore, supera mode e tendenze, dura negli anni e regala stupore. Sembra molto scontato, perfino banale, ma in questo momento storico assai dimenticato.…il bello che esprime l’essere intrinseco delle cose crea emozione. Ecco la chiave in natura come in architettura, in pittura come nella scultura, in un gesto, una danza, un segno…

Nelle Dolomiti di Lalla io vedo il colore che lei ha sempre amato, trattato come un gesto e quasi mai come la ricerca assoluta della riproduzione della realtà, intesa come raffigurazione della stessa, assai rara da ottenere e raggiungere in un soggetto tanto rappresentato come è la montagna e, invece, qui così esplicito e semplice. Vedo il segno che negli anni è cambiato e ha portato alla luce la vita. Racconta di passione autentica e vissuta per la roccia, la verticalità, la parete ma anche di dedizione dell’artista al lavoro, al segno pittorico, la linea, l’ombra, il nero che danno vita a quelle pareti ma esprimono, nello stesso tempo, anche l’anima di chi  le dipinge. Tutto il sentire, nel bene e nel male, la gioia e la sofferenza, il ricordo e il distacco. Negli ultimi anni Lalla si è espressa al meglio, stilizzando quel segno, quel colore e quelle forme con una modernità ed essenzialità che amo pensare sarebbe piaciuta molto anche a mio padre, architetto, che di linee e volumi se ne intendeva.

Lalla ha imparato a togliere, a eliminare, come tutti i grandi artisti che arrivano a capire l’essenza di un semplice gesto che rappresenta un pensiero.

Queste le Dolomiti di Lalla”.

Ecco, grazie Valentina. Posso aggiungere una mia poesiola sulle e “alle” Dolomiti?

Dolomiti la prima volta

 Si sale pian piano

con una seicento che sbuffa

fra nuvole stanche

sedute nei prati rossi di umori

e di foglie.

E sotto il maglione d’autunno

compare

dapprima ogni tanto

e quindi ogni poco

il bianco sparato di neve.

D’un tratto si apre

nel sole

una torre dorata

adagiata su coltri

di freddo vapore d’argento.

Il ricordo di Lei

profuma nei sogni nascosti

di un solitario turista

un po’ fuori stagione

che ha spalancato per caso

la porta di un camerino

e s’innamora alla vista

della Prima Donna

intenta a rifarsi il trucco

per lo spettacolo d’inverno.

 

 

 

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ACCADEMIA DELLE MUSE, TRENTO

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 6 Maggio, 2014 @ 6:26 am

Detto altrimenti: un circolo culturale amicale privato (post 1507)

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Dai … che se leggete i miei post, sapete benissimo di cosa si tratta! Comunque, per chi si fosse messo in ascolto in questo momento … si tratta di un gruppo di amici che si ritrovano una volta al mese in casa della Presidente Cristina. Si fa un po’ di tutto: teatro, libri, molta musica, canto, viaggi, pittura, arti varie … ognuno ci mette del suo, ognuno contribuisce con ciò di cui è capace, con ciò che ama, con ciò che può donare  … con “l’arte sua”, insomma,  direbbero a Napoli …

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E ieri sera eravamo in cinquanta! Per fortuna non tutti (siamo un centinaio!). Cinquanta, ma che fai, li conti? No, scialla raga, calma ragazzi: “siccome che” tre di noi erano rimasti in piedi ed hanno dovuto prendere tre sedie dalla cucina e “siccome che” i posti a sedere normalmente sono 47, il conto è presto fatto! La foto di gruppo non rende, ma mica posso farli ammucchiare tutti entro il mio obiettivo i miei amici … mica posso … io!

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Tutto comincia con la presentazione di due “nuovi” accademici, Davide Pivetti e la sua bella fidanzata berbera che parla benissimo italiano ma con la quale ho voluto sfoggiare tutto l’arabo che conosco, con il saluto: “Salam aleikum va rahmal Liali va barakatu”: un saluto che va benissimo per tutte le religioni “La pace sia con te e la misericordia di Dio e le Sue benedizioni”. Davide è il direttore del quotidiano l’Adige, redazione di Riva del Garda.

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Quindi Cristina ci spiega i segreti del canto lirico ed introduce il primo “numero” della serata: i sei cantanti lirici che lei stessa segue (Cristina oltre che prof di piano è stata cantante lirica!): Cinzia Rosati, Michela Andreatta, Stefano Galetti, Giovanna Laudadio, Sergio Runcher, Letizia Grassi. Costoro cantano da tempo: chi da un mese, chi come Letizia è prossima al diploma o chi come Sergio, rinato ad una nuova giovinezza canora! Che età hanno? Be’ … coprono un ampio spettro! Il repertorio eseguito? Il programma di sala? Eccolo!

 “LA VOCE UMANA – QUESTA SCONOSCIUTA”

CINZIA – “Quando spezziamo il pane” di Anonimo

R. CACCIAPAGLIA – Oceano

 MICHELA – J. BRAHMS Ninna Nanna

F. SCHUBERT – Serenata

STEFANO – W.A.MOZART- dalle Nozze di Figaro -Se vuol ballare

Non più andrai farfallone amoroso

GIOVANNA – G. GIORDANI – Caro mio ben

G.GLUCK – O del mio dolce ardore

 SERGIO – V.BELLINI – Vi ravviso o luoghi ameni da Sonnambula

VERDI – Il lacerato spirito da Simon Boccanegra

 LETIZIA – G.PUCCINI – Mi chiamano Mimì da Boheme

Tu che di gel sei cinta da Turandot

LETIZIA/STEFANO – Là ci darem la mano

duetto dal Don Giovanni di Mozart

GIOVANNA/LETIZIA – G.ROSSINI Duetto dei gatti

FUORI PROGRAMMA – Tutti eseguono FASCINATION

Intervallo: si cena! Come sempre, grazie alla generosità della padrona di casa e di tutte le signore intervenute, c’è solo l’imbarazzo della scelta!

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4 IMG_2192Indi si riprende. Io stesso presento brevemente Davide che ci parla delle “Isole” e cioè del suo “isolamento” che nel caso suo vuol dire “andar per isole”! Il tutto per introdurre il suo libro “Emersioni”, un piccolo grande libro, tredici racconti “su” tredici isole. No, non che si parli di tredici isole, ma quel “su” significa “racconti di vita vissuta su quelle isole”. La sua è filosofia e poesia del viaggiar per isole. Come definire il suo “sentire e scrivere”? Io ci ho provato: si tratta di poesia scritta in prosa … Il tutto accompagnato dalla proiezione di sue “foto di isole”. Grazie Davide! E complimenti! Intervieni ancora alle nostre, ormai anche tue, serate! Che poi è saltato fuori che sei un tenore! Cristina non ti mollerà di certo!

5 IMG_2194,

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L’angolo delle anteprime? Lo abbiamo saltato … l’ora era tarda … gli interessati mi mandino le loro proposte che io circolarizzerò.

Prossimi appuntamenti: Lunedì 9 giugno 2014,  Cristina in Recital pianistico. Riccardo (cioè io) ed i suoi (cioè i miei)  post. Giovedì 24 luglio 2014, Festa di mezz’Estate. Poi … si riprenderà in autunno!

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P.S.: ho preso una fra le tante belle foto scattate da Davide e mni sono permesso di accompagnarla con una mia poesiola, integrandone il titolo con una parentesi … per l’occasione! (In realtà la poesia è stata ispirata dai gatti di Boccadasse, a Genova)

Gatto (isolano!) di mare

Foto Davide Pivetti: "Gatti a Chioggia"

Foto Davide Pivetti: “Gatti a Chioggia”

Non insegui il Tempo

e grato

il Tempo

non ti rincorre.

Immobile sulla tela di un gozzo

assapori l’amico profumo di pesce

il caldo insperato del sole invernale

e mi osservi

col nobile sguardo

del marinaio antico

al quale ogni giorno tu presti la barca.

Voglio indossare

pantaloni di tela

colore del mare profondo

sfumati di bianco salino

sedere in silenzio al tuo fianco

su questo gradino

dal bordo ormai liso e rotondo

per non disturbare

segreti

ricordi

speranze

e tesori

dei gatti del posto

e dei pescatori.

 

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