APOLOGIA DEL FASCISMO E IMMIGRAZIONE (DUE)

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 2 Luglio, 2014 @ 3:26 pm

Detto altrimenti: sarebbe un commento al post precedente, ma preferisco pubblicarlo come post autonomo …  (post 1576)

Inizia

Caro Riccardo,

ho letto della tua indignazione al discorso di quell’anziano signore che rimpiangeva “l’ordine del regime fascista di quando c’era lui”.

Sandro Schmid (foto d'archivio)

Sandro Schmid (foto d’archivio)

La cosa avvilente è che, specie in tempi di crisi, si strumentalizzi il dramma di chi fugge dalle coste della sponda africana del Mediteraneo per trovare rifugio su quella europea. A costoro non importa nulla del perchè delle guerre fanatiche etniche-religiose-economiche e di potere che sono in corso. Delle tremende conseguenze di queste guerre sulla popolazione e in particolare su quella civile più debole come le donne e i bambini. Costoro sono incapaci di provare, almeno per un attimo e anche solo col pensiero, a mettersi nei “panni dell’ Altro” e capire che di fronte alla violenza delle armi, degli stupri, della fame, delle malattie, dell’odio si farebbe di tutto per salvare la propria famiglia, i propri bambini, il proprio futuro. Sui barconi che traversano l’avventura del mare a rischio della vita, ogni Persona ha un proprio dramma personale. Persone che lasciano tutto e che cercano solo uno spazio di libertà per poter vivere e lavorare.

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Si dice che il problema vada affrontato in Africa, nei Paesi d’origine. Giustissimo. Il tema è enorme. L’Italia, ma anche la Spagna e la Grecia non possono essere lasciate sole ad affrontare questa emergenza. Il problema non è solo la diretta responsabilità dell’ Unione Europea nel suo insieme, ma dell’ ONU,  di tutti i Paesi democratici del mondo;  degli USA in particolare; da chi ha scatenato nel Nord Africa una sequenza di guerre guardando più agli interessi del petrolio e del mercato delle armi  che non a quelli delle popolazioni da chi in nome della giusta aspirazione della “Primavera Araba” ha lasciato prevalere e avanzare il predominio dei fanatismi politici e religiosi più spietati.

Ma intanto cosa si deve fare? Respingere a cannonate, come qualcuno ha già proposto, la gente stipata sui barconi della speranza? Oppure lasciare che anneghino peggio delle bestie? No di certo. Il nostro primo dovere umano è comunque di evitare altri morti innocenti e della solidarietà.

E’ avvilente che il razzismo arrivi da un anziano. Evidentemente un ex fascista che dalle leggi razziali, i lager, la guerra coloniale (dove sono stati usati  sulle popolazioni anche i gas sprigionati dall’iprite e si sono consumate orrende nefandezze) e la tragedia di una guerra devastatrice con 60 milioni di morti fino all’ultimo a fianco di Hitler, non hanno insegnato nulla!

 La cosa grave è che questi discorsi nostalgici facciano presa in significativi ambiti della popolazione. I risultati delle elezioni europee hanno fatto emergere consistenti movimenti di forze che “girano le spalle all’Europa” , con ideologie di nazionalpopulismo, razzismo, xenofobia, antisemitismo, omofobismo o che si richiamano apertamente a quelle nefaste del passato del nazifascismo, fino a negare l’esistenza stessa dei lager di sterminio e dell’Olocausto.

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Le stelle le ha già: mettiamole presto anche le strisce!

Le stelle le ha già: mettiamole presto anche le strisce!

ai fatto bene, caro Riccardo, a non stare zitto. La tua è stata una risposta civile. Quella che ogni cittadino democratico che vuole bene alla Costituzione nata dalla Resistenza dovrebbe essere pronto a sostenere. Non è tempo di “stare zitti”. E’ tempo di mobilitarsi con ogni energia per trasmettere alle nuove generazioni “la memoria della tragedia del passato” perchè sia un antidoto di democrazia e di libertà per il presente e perchè a trionfare sia il segno della pace e della solidarietà fra i popoli. Mobilitarsi perchè le nuove generazioni non “girino le spalle all’Europa”. Al contrario perchè siano protagonisti di quel grande sogno di libertà, democrazia e solidarietà realizzando davvero gli Stati Uniti d’Europa: il vecchio Continente come faro di pace e di convivenza  esempio per tutta l’Umanità.

Sandro Schmid

Finisce

Caro Sandro, grazie del tuo prezioso intervento. L’Europa? Io 38 anni fa mi iscrissi al MFE-Movimento Federalista Europeo (Altiero Spinelli), e sono ancor oggi un europeista più che convinto! Con l’Europa – fra l’altro – possiamo superare anche questi rigurgiti di barbarie. Se clicchi su mio blog troverai tante volte il tema Stati Uniti d’Europa!

 

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APOLOGIA DEL FASCISMO E IMMIGRAZIONE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Luglio, 2014 @ 5:43 pm

Detto altrimenti: l’apologia del fascismo è un reato. L’immigrazione no. (post 1575)

th4EBRXUB2Oggi mi trovavo in un locale pubblico. Accanto a me, a mezzo metro di distanza, un anziano signore, avrà avuto 85 – 90 anni, ricurvo, così si rivolgeva ad un gruppetto di giovani signore: “Io sono vecchio ma mi ricordo benissimo: quando c’era lui, durante il fascismo, se per le nostre strade si aggirava uno straniero, entro tre giorni veniva individuato e fermato. Doveva dimostrare di cosa viveva, il perché della sua presenza, altrimenti veniva spedito a casa. Allora c’era ordine (sic), altro che oggi che accogliamo migliaia di stranieri. Dobbiamo rispedirli a casa e dare loro i soldi per crearsi il futuro a casa loro”.

Mai in vita mia mi sono sentito così profondamente indignato, offeso, coinvolto e obbligato a intervenire.

L’immigrazione. Ho guardato in faccia quel tale: all’inizio pareva che mi sorridesse, forse aveva creduto di trovare un supporter alla sua tesi. Io l’ho raggelato: “Non ho potuto fare a meno di sentire e le dico che sono assolutamente in disaccordo con tutto quello che lei sta dicendo. Gli africani che arrivano da noi? I suoi fascisti sono stati gli ultimi colonizzatori imperialisti dopo il Portogallo, la Spagna, l’Olanda, il Belgio, la Francia, l’Inghilterra, la Germania, ma sono stati i primi ad usare l’aviazione per bombardare con bombe incendiarie i villaggi delle popolazioni africane. Davvero un bel primato! Dopo le bombe, abbiamo mandato loro le multinazionali, per spremerli ben bene. Quello che lei dice andava fatto con qualche secolo di anticipo. Oggi è semplicistico affermare che devono essere aiutati in loco. Tanto meno concordo con il suo “odine fascista”. Non potrò mai essere d’accordo con le sue affermazioni”.

La persona si è ritirata.

I fascisti mettono in "ordine" la libertà di stampa

I fascisti mettono in “ordine” la libertà di stampa

Il fascismo. Ecco, raga, io sono nato nel 1944. Non ho vissuto direttamente il fascismo, ma l’ho studiato a fondo; ho parlato con tante persone che lo hanno vissuto; sono figlio di un carabiniere che si è fatto anni di prigionia in Germania. Il fascismo: quello della non libertà di pensiero, associazione e stampa; quello del delitto Matteotti e di tanti altri simili; quello dei giornali e delle sedi degli altri partiti incendiate; quello delle leggi raziali; quello delle guerre (perse) di milioni di morti; quello dei nostri ragazzi mandati a morire in Grecia, in Africa, in Russia. No grazie: il fascismo? Se lo conosci lo eviti. Ma poi …. l’apologia del fascismo non è un reato?

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P.S.: ho consegnato un mio biglietto da vista al personale del locale, perché possano venire a leggere questo mio post.

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I CONTI CON LA STORIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 1 Luglio, 2014 @ 7:42 am

Detto altrimenti: “dovremo fare i conti con …”, “dovrai fare i conti con me …” (post 1574)

thPOR6EISDEspressioni figurate, metafore molto significative. “I conti con la Storia”:  Paolo Mieli ne ha fatto il titolo del suo ultimo (bellissimo) libro. Io mi approprio di questa sua idea e la “applico” ad un altro (bellissimo) libro, “Il predominio dell’occidente – Tecnologia, ambiente, imperialismo” (Ed. Il Mulino, 2011), di Daniel R. Headrick, Professore Emerito di Storia e Scienza Sociale nella Roosvelt Univerity di Chicago. Ho definito “bellissimi” i due libri. Il primo un po’ più difficile, lo ammetto, per le tante citazioni le quali non sono tutte alla portate di ognuno di noi, a cominciare da me. Tuttavia in ciascuno dei capitoli, di argomenti “separati”, non molto lunghi e quindi facilmente “isolabili” e assimilabili attraverso una lettura “a tappe”. In ciascuno dei capitoli troverete una preziosa perla di esperienza e di saggezza testimoniata, come quella che afferma che i compromessi possono essere scellerati ma anche leciti, possibili e doverosi.

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T6YPveB7JJP8_s4-mb[1]“Il predominio dell’Occidente”: questo secondo libro si divora. Quasi un romanzo storico, quasi una cronaca avventurosa di guerre e di esplorazioni. Solo che – purtroppo – non sono romanzi le “storie” che vi si espongono, ma Storie vere, cioè Storia: quella della colonizzazione occidentale – tecnologicamente organizzata – degli ultimi cinque secoli. Come sintetizzare questa Storia? Se dovessi scegliere una foto, prenderei quella in cui di vedono governatori e importanti personaggi inglesi in bella posa sopra le carcasse di alcune splendide tigri del bengala uccise (nobile uccisione questa, nobile secondo i canoni della nobiltà made in GB) in una delle tante battute di caccia di cui l’imperialismo inglese era solito dilettarsi nella sua colonia indiana. Già … perché come gli Albionici facevano strage delle tigri, gloriandosene, così i nostri pro-pro genitori europei hanno fatto strage della libertà, della democrazia, della ricchezza, della civiltà, della cultura dei popoli colonizzati. Gloriandosene … naturalmente!

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Il Nord Ovest del mondo, il cosiddetto Occidente, alias noi Europei, da secoli abbiamo schiavizzato l’Oriente, in sud del mondo e l’Occidente transoceanico (le Americhe) e … chi semina vento, raccoglie tempesta. Oggi più che mai ce ne stiamo accorgendo.

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Il terzo libro di oggi, qui a fianco. E poi se la prendono con la nostra ‘ndrangheta che avrebbe inventato il commercio della droga … ma quando mai!? (Una curiosità: la bandiera inglese deriva da quella della Repubblica di Genova, croce rossa in campo bianco. Infatti spesso gli inglesi preferivano affidare i loro velieri a  comandanti genovesi-camoglini, i quali issavano la bandiera d’origine. E i pirati, sapendo la perizia dei nostri, si astenevano dall’attaccare quei velieri).

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"Indian coolies"

“Indian coolies”

Tempesta armata jihadista, iraniana, irachena, libica, palestinese, africana, etc.. Tempesta commerciale cinese e indiana, solo per citare alcuni casi. La Cina? Le abbiamo fatto ben due guerre, le guerre dell’oppio, perché (udite, udite!) si era rifiutata (ma come si permette!?) di importare l’oppio che gli inglesi facevano coltivare ai propri schiavi (schiavi? No, anzi, coolies, fa più fine …  del resto facevano loro dei coolies così …) indiani. La Cina, aggredita e dilaniata dal nostro alleato Giappone: non ci dimentichiamo, una per tutte, la strage di Nanchino. L’India? Ci sta facendo pagare il prezzo delle sue tigri sterminate dai nostri fucili. Lo so, amici, sto procedendo per immagini e semplificazioni, ma che volete … spero solo che il senso delle mie parole vi sia chiaro: d’altra parte questo mio non può essere un testo di storia.

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Dramma palestinese. Tre ragazzi israeliani rapiti ed uccisi. Condanno fermamente (e ci mancherebbe altro!) e in assoluto questo atroce crimine. Tuttavia se sei malato, non basta affidarsi ad una antidolorifica indignazione: occorre risalire alla causa del male ed eliminarlo alla fonte. E qual è la fonte del cancro che tormenta quella regione? Leggete un altro libro, il quarto ed ultimo che mi permetto di sottoporre oggi alla Vostra attenzione: “Con il vento nei capelli. Una palestinese racconta” di Salwa Salem, una Donna palestinese che ha tenuto anni fa una conferenza anche qui da noi, a Riva del Garda … (Salwa Salem, trasferitasi da ultimo in Italia dove muore nel 1992). Poi ne riparliamo.

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I FICHI DEL FERSINA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 29 Giugno, 2014 @ 6:00 pm

Detto altrimenti: la forza che è dentro la natura, anche dentro la natura umana   (post 1573)

Devo andare in officina a ritirare la mia auto. Si è scaricata la batteria. Io abito più a monte, l’officina dell’amico Marco è più a valle. Cosa di meglio che fare quattro passi? E così mi trovo a passeggiare lungo il Fersina, anzi, scusate, lungo la Fersena,  in dialetto locale, è più corretto. Camminare. Io non cammino spesso. Mi trovate piuttosto in sella alle mie biciclette (questa stagione ho già macinato 1885 km, meta stagionale, non sotto i 4000), oppure sugli sci. Più raramente in barca a vela: già, ne ho fatto tanti anni di vela, sul Garda, con il mio FUN, al quale ho anche dedicato una poesia (mia moglie Maria Teresa è gelosa!). Bellissimo, non c’è che dire, ma “varietas delectat” e con la bici faccio turismo per le nostre valli ed anche fuori regione, spesso insieme agli amici di FIAB Trento. Ma torniamo alla passeggiata, che, come tutti sanno, si fa pedibus calcantibus.

WP_20140627_003Rilassato. Solo che guardo, vedo, ammiro la forza di certe piante di fico che hanno il coraggio di nascere, crescere e fruttificare partendo dagli … interstizi del muraglione dell’argine della Fersena! Non ho con me la macchina fotografica … ma già … le macchine fotografiche sono in declino dopo che ci siamo abituati a fotografare con i cellulari. Ecco, il cellulare! Lo estraggo di tasca e lo riempio di alcuni scatti. Dal punto di vista tecnico, niente di che, ma dal punto di vista della loro spontaneità, be’ spero che un qualche valore vogliate riconoscerlo loro. La forza, la forza delle piante che nascono fra i macigni dell’argine,  che crescono “malgrado”, che non si arrendono, che producono frutti.

RAI 5, Domenica pomeriggio. Piove. Accendo la TV: si replica. Non arrendersi, estrarre da dentro se stessi la forza per andare avanti, come i ragazzi detenuti del carcere di Nisida i quali Mercoledì 29 dicembre alle ore 21,00 presso il teatro Mediterraneo della mostra d’Oltremare di Napoli, hanno messo in scena l’opera teatrale “Maria Luna, una vita tutta in salita”, scritta e diretta da Pino De Maio.

Riabilitazione? In queste condizioni?

Spazio “riabilitativo” ….

Lo spettacolo si articola in quattro segmenti. Nel primo, si narra la vicenda di un tossicodipendente che preferisce il carcere di Poggioreale ad un centro per recupero di giovani drogati. Nel secondo, si racconta una giornata tipo con i ragazzi del carcere di Nisida che, attraverso l’incontro con il maestro di laboratorio musicale, vivono forti emozioni e maturano grandi esperienze. Nel terzo, forte è la voce delle vittime innocenti della camorra che chiedono di non essere dimenticate. Infine, nel quarto segmento, si racconta di un immigrato disprezzato e maltrattato da alcuni e poi accolto e difeso da altri.

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Ecco, in due giorni, i due “eventi” che mi hanno coinvolto per puro caso ma che mi è piaciuto raccontarvi in parallelo. Per la stessa forza che esprimono. Oltre i macigni dell’argine, oltre i macigni della vita.

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LA BICICLETTA? EPPUR SI MUOVE

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 27 Giugno, 2014 @ 5:49 am

Detto altrimenti: la politica si sta accorgendo della bicicletta.    (post 1672)

Dal Lago Toblino, verso il Garda

Dal Lago Toblino, verso il Garda

Riva del Garda 25 giugno 2014: “Garda by bike”, un protocollo d’intesa fra le pubbliche amministrazioni del Garda per lo sviluppo delle piste ciclabili e del turismo a pedali. Bravi! Tuttavia mi chiedo: quale è stato il prossimo passo da compiere? Me lo chiedo perché io sono stato abituato – fra l’altro – alla “scuola tedesca della Siemens”, la quale, al termine di ogni riunione, prevedeva che si stabilisse (per iscritto) “chi fa cosa entro quando; chi controlla; chi convoca la riunione successiva; chi riferisce”.

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Arrivati!

Arrivati! Good bike, Garda!

Metodologia di pianificazione. Sicuramente ogni forza politica ha un suo programma di governo, quello che ha redatto nella fase elettorale. Tuttavia il piano strategico di una entità (economica, politica, sociale etc.) è cosa diversa. contiene meno promesse e più idee realizzabili. Un documento di tre quattro pagine è sufficiente.

Su questa base si può e deve redigere il piano triennale scorrevole. Su questa base il piano annuale. Ora mi chiedo: la politica al governo opera così? Anzi, i due soggetti, quello al governo e quello politico, operano così? Entrambi o uno solo di essi? E se operano entrambi, come raccordano le reciproche pianificazioni?

Gentili lettrici e lettori, iniziate a pensare al problema. Ci risentiamo nei prossimi post!

GardaBike!

GardaBike!

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Nel frattempo, sempre a Riva del Garda, “SAT & Bike, per domenica 29 giugno una pedalata in montagna organizzata dalla SAT: EVVIVA! La bici in montagna non è più considerata “nemica” dalla SAT! (v. quotidiano l’Adige  27 giugno 2014 pag. 31).

Insomma, se i velisti si salutano con un’unica espressione: “Buon Vento!”, i ciclisti ne hanno due: una per quando si incontrano: “Bie Bike”; una per quando si accomiatano: “Good bike”.

Ufficio Stampa della Provincia Autonoma di Trento, Comunicato n. 1606 del 25 giugno 2014 ore 17,11

Le province di Trento, Brescia, Verona e Mantova insieme per il cicloturismo sul Garda – GARDA BY BIKE: FIRMATO IL PROTOCOLLO D’INTESA

“Le piste ciclabili sono spazi di vivibilità che il territorio si conquista, per migliorare la qualità della vita di chi lo frequenta ed hanno per questo un grosso appeal in chiave turistica”. Così l’assessore provinciale alle infrastrutture e ambiente Mauro Gilmozzi ha aperto la conferenza stampa che si è tenuta oggi a Riva del Garda nell’ambito della firma del protocollo d’intesa per la promozione del percorso ciclabile GARDA BY BIKE, che raggiunge 190 km complessivi di lunghezza. Un’intesa a quattro, tra la Provincia autonoma di Trento e le province di Brescia, Mantova e Verona, che si pone l’obiettivo di affrontare in maniera unitaria la problematica della mobilità sostenibile attorno al Lago di Garda. “La rete delle piste ciclabili, quasi 450 km, è per il Trentino di fondamentale importanza –  ha detto Gilmozzi – e questo protocollo aggiunge un ulteriore tassello ad un’offerta già molto ricca, mettendo in rete e proponendo in maniera unitaria, insieme agli altri territori, tutte le piste ciclabili finora realizzate intorno al Lago di Garda e le interconnessioni con altri percorsi ciclabili o ciclopedonali, identificabili in un unico marchio, quello appunto di Garda by Bike”. “Le istituzioni devono collaborare fra di loro – ha aggiunto –  e questo progetto, partendo dalle piste ciclabili, mette insieme tutta una serie di ragionamenti complessivi sul sistema di mobilità attorno al Garda, che deve andare nella direzione della sostenibilità perché i turisti scelgono in modo selettivo e attorno a questo tipo di turismo ci sono molte offerte in Europa”.

L’importanza del progetto è stata ribadita anche dagli amministratori delle altre istituzioni firmatarie del protocollo. Per la provincia di Brescia erano presenti Mariateresa Vivaldini, assessore ai lavori pubblici e Silvia Razzi, assessore al turismo, per la provincia di Verona, Carla de Beni, assessore manutenzione e progettazione viabilistica e per la provincia di Mantova, Francesca Zaltieri, vicepresidente e assessore al lavoro. Tutti hanno ribadito l’importanza di affrontare insieme, attraverso un gioco di squadra, le problematiche relative alla viabilità del Garda, ricordando come il cicloturismo sia oggi un fenomeno fortemente in espansione. “Bisogna andare avanti così, è stato detto, ragionando in termini di aree vaste al fine di mettere in rete i territori”. Concetti condivisi anche dai sindaci dei comuni trentini della zona, Adalberto Mosaner per Riva del Garda, Luca Civettini per Torbole e Alessandro Betta per Arco, presenti all’incontro, che hanno evidenziato come il sistema cicloturistico del Garda possa competere oggi a livello europeo. Nel protocollo si sottolinea come sia indispensabile favorire le condizioni di massimo utilizzo della bicicletta, divulgando il più possibile le informazioni sulle opportunità di percorso. In particolare, in una zona altamente turistica come quella del lago di Garda, si punta a creare un’informazione capillare sulle piste ciclabili finora realizzate o in fase di realizzazione lungo lago e nel suo immediato entroterra, nonché sulle interconnessioni con altri percorsi a traffico promiscuo. Per far questo è prioritario inserire il bacino gardesano in un più ampio contesto. In particolare per la sua posizione strategica e la sua collocazione rispetto al Nord Italia, il percorso ciclabile “GARDA BY BIKE” può essere inserito in un più ampio contesto collegato al network europeo degli itinerari Eurovelo, un gruppo di piste ciclabili che attraversa tutta l’Europa. Per la realizzazione dell’itinerario verrà installata una segnaletica che lo identifichi come percorso uniforme in tutti i territori attraversati così come, per la promozione, verranno redatto un materiale cartaceo unico ed uguale per tutte le province, che riporti il percorso individuato e denominato “GARDA BY BIKE” ed evidenzi tutti i percorsi ciclopedonali e le piste ciclabili finora realizzati intorno al Lago di Garda e le interconnessioni con altri percorsi ciclabili o ciclopedonali. Si punterà dunque con forza alla promozione del percorso ciclabile attraverso l’individuazione dell’itinerario ciclabile e la divulgazione di materiale promozionale coordinato.

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POST 1571 – DARE CENTRALITA’ AI PROBLEMI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 25 Giugno, 2014 @ 5:38 pm

Detto altrimenti: il Trentino (e l’Italia, l’Europa) che vorrei … (post 1571)

Quando nel dicembre 2011, cioè 1570 post fa, l’editore Andrea Bianchi mi offrì di scrivere per Trentoblog e di diventare “suo” blogger, io gli chiesi se avesse idea di come avrei potuto iniziare. Mi disse: “Parla del Trentino che vorresti”. Lo feci, successivamente ripresi il tema, oggi ne parlo per la terza volta.

Il Trentino (e l’Italia, e l’Europa) che vorrei è il Trentino che voglio e cioè quello che sa dare centralità ai problemi; che sa porre al centro, con uguale dignità ogni problema, anche il problema apparentemente minore e/o di apparente facile o impossibile soluzione e/o del quale non ci si è mai occupati, e/o che “si vabbè ma questa è un’emergenza”. Il Trentino che voglio è quello che non trascura alcun particolare; che quando risolve un problema, si preoccupa di affrontare e/o prevenire tutta la possibile serie di problemi analoghi; che opera secondo la tecnica dello zero base budget, che cioè riesamina ex novo tutte le sue criticità e opportunità, osservando le une e le altre da un unico diverso, nuovo angolo visuale.

Ma veniamo alla necessità di dare centralità ai problemi. Ad ogni problema. Prendiamone uno, tanto per fare un esempio. Il Turismo. L’incremento di questo settore assolutamente primario per la nostra economia. Dice … ma ci sono gli Assessorati, le APT etc.. No, amiche ed amici, non intendo riferirmi alla necessità/opportunità di valutare e/o integrare e/o sostituire le attuali strutture di marketing. Intendo soffermarmi sul “prodotto turistico” e mi/vi domando: siamo sicuri che stiamo attivando al massimo tutte le nostre potenzialità? Ma facciamo esempi concreti.

1)    Ciclismo. I miei amici sanno che sono un ciclista dilettante, un ciclista “turistico” … da 4.000 km alla stagione. Ed allora lasciatemi parlare del ciclo-turismo e del ciclo-escursionismo. Non passa giorno che sulla stampa – locale e non – si parli di biciclette in città, di vacanze in bicicletta, di piste ciclabili etc. Non v’è dubbio che il mondo sta andando sempre di più in bicicletta. Noi reagiamo migliorando – ogni Comune – la propria rete di piste ciclabili; aprendo (i privati) nuovi bicigrill, etc. Ma, mi/vi domando, esiste una politica provinciale per lo sviluppo del ciclo-turismo e del ciclo-escursionismo? Esiste un piano per la reclamizzazione della messa in rete e vendita delle risalite meccaniche per i ciclisti a valere sugli impianti esistenti, come invece sta facendo la vicina Austria (che reclamizza tale iniziativa sulle riviste italiane del settore, FIAB in testa)? Si sono fatti convegni con la SAT in merito al Quaderno di ciclo-escursionismo edito nel 2012 dal CAI Centrale (e reperibile in internet)? Ci siamo posti la domanda se sia il caso di continuare a veder sulle nostre piste ciclabili comitive di ciclo turisti organizzati solo da società di fuori regione e non da nostre società? In breve, abbiamo dato centralità questo problema?

2)    Vela. I miei amici sanno che da buon Ligure sono un velista regatante a Riva del Garda. Nell Busa abbiamo ottimi circoli velici, ottime scuole di vela (per derive, non per cabinati classe crociera, n,d,r,). Ma mi/vi domando: siamo sicuri che stiamo facendo il massimo per attrarre turisti o invece non è che siamo seduti su pur meritatissimi allori? Abbiamo pensato se e come recuperare alla zona un Main Sponsor come a suo tempo furono gli Agnelli per il Colle del Sestriere? Abbiamo pensato se e come organizzare a Riva del Garda il Film festival Internazionale della Navigazione a Vela, che sarebbe un unicum europeo e forse anche mondiale? Abbiamo pensato se e come organizzare nella Busa una Scuola Superiore di Perfezionamento Velico Classe Crociera, a metà fra i famosi Glenans francesi e la nostrana Caprera? In breve, abbiamo dato centralità questo problema?

3)    Le malghe. Ci siamo posti il “problema centrale” di “copiare” chi, vicino a noi, è più attento a questo problema quanto a qualità dell’offerta turistica? In breve, abbiamo dato centralità questo problema?

4)    Mobilità terrestre. Dei turisti (e dei residenti). Le auto passano il 90% del loro tempo ferme, cioè nei parcheggi o nelle aree di sosta. Abbiamo pensato di realizzare una tessera per l’utilizzo e il pagamento della sosta, unica per tutta la provincia (e anche regione!) lasciando liberi i singoli Comuni di fissare le proprie tariffe edi incassare il proprio denaro (vi assicuro che si può fare)? In breve, abbiamo dato centralità questo problema?

5)    Circuiti.  Gli affreschi dei Baschenis, i castelli, i concerti, etc.. Abbiamo pensato al problema della organizzazione dei circuiti? In breve, abbiamo dato centralità questo problema?

Altri esempi? Scopriteli e proponeteli voi, gentili lettrici e gentili lettori …

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IMMUNITA’ PARLAMENTARE ED ALTRI CONCETTI

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 23 Giugno, 2014 @ 7:26 am

(Immunità: questa mattina è il tema principale della stampa politica)

Detto altrimenti: immune da ogni sospetto, immune da ogni peccato, immune da … ogni punibilità? Immunità, quanti significati! Vediamo di mettere un po’ di ordine fra i vari concetti (abbiate un po’ di pazienza, raga, scialla … il vostro blogger è laureato il legge! Ogni tanto un po’ di spazio se lo deve pur riservare, no?)    (post 1570)

Se un reato è perseguibile solo dietro querela di parte, la querela è una condizione di procedibilità: cioè se manca la querela, non si può procedere.

Se il reato è commesso da un minore, il colpevole non è punibile, manca cioè la condizione di punibilità (si vedano gli scritti di Antolisei).

Se Tizio è riconosciuto colpevole ma non è punito perchè il suo reato si è prescritto, egli non è innocente: è un colpevole impunito.

Immune da ogni peccato, anche da quello originale: vi sono solo un paio di casi …

Immune da ogni sospetto: non lo è chi insiste per l’immunità parlamentare, o almeno su come oggi essa viene applicata. Infatti io non sono contro l’immunità parlamentare, sono contro il concetto stesso di “questa” immunità, nel senso che se essa fosse applicata per escludere la procedibilità nei casi di reati commessi nell’esercizio della funzione politica e/o nei casi di tentativo di ostacolare l’azione politica dell’interessato, mi potrebbe andare bene.

thI8T6V7QIOggi invece oggi l’immunità (presente e presumibilmente anche futura) viene applicata contro la stessa legge. Mi spiego: il parlamento dovrebbe pronunciarsi contro la procedibilità, e cioè rendere “immune” il parlamentare, ove riscontrasse che l’accusa mossagli è stata formulata “circa reati commessi nell’esercizio della sua azione politica e/o per impedirgli di esercitare la sua funzione politica”. Invece oggi il Parlamento basa la concessione o meno dell’autorizzazione a procedere sulla affermazione o negazione “nel merito” dei fatti contestati al parlamentare, fatti che il più delle volte configurano reati comuni e non altro. Quindi assistiamo ad una doppia distorsione: 1) l’emissione di un giudizio di merito in arbitraria sostituzione del giudizio della magistratura; 2) il giudizio viene formulato su reati comuni non commessi nell’esercizio della funzione politica.

Ecco, mi sono spiegato e sfogato. Ora si capirà perchè io sono contrario all’immunità parlamentare fino a quando essa viene interpretata e applicata in questo modo distorto.

In altre parole: il problema oggi è mal posto, e non è immunità si/no, bensì occorre rivedere il concetto e l’applicazione dell’immunità. Solo dopo potremmo eventualmente ragionare sul successivo problema immunità si/no.

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IL PREFETTO IMPERFETTO DI PERUGIA

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 22 Giugno, 2014 @ 7:40 am

Detto altrimenti: Antonio Reppucci ormai quasi ex Prefetto di Perugia, anzi, ormai quasi ex Prefetto    (post 1569)

A cosa servono i Prefetti? Anni ’60. Studiavo giurisprudenza a Genova. Esame di Scienza delle finanze e Diritto Tributario. All’alunno che fosse riuscito ad arrivare alla fine di un complesso ed articolato esame, il Professor Victor Uckmar  faceva una domanda sul contenzioso tributario: se la sbagliavi eri comunque bocciato. Domanda: “IGE” (Imposta Generale sull’Entrata, quei caselli rossi d’una volta, i dazi … ricordate?) – Risposta: “Sindaco, Prefetto, Ministro”. Esatto. Promosso.

th[7]Ecco la prima volta che ho sentito parlare dei Prefetti. Oggi ne sento riparlare. Forse per una delle ultime volte. Il Signor Dottor Eccellenza Antonio Reppucci, Prefetto di Perugia, nel corso di una conferenza stampa afferma che “la madre che non si accorge che il figlio si droga è una fallita, si deve suicidare” (sic). Il Premier e il Ministro intervengono. Reppucci sarà rimosso: “Non può stare né lì né altrove”.

 Mi chiedo: quanta è la struttura, la burocrazia che serve e che non serve? Nelle piccole cose come nelle grandi …

Corsica. Dopo un giorno di navigazione dall’Isola d’Elba arrivo al porto di Campoloro (scalo tecnico) con la mia barchetta a vela da regata, un Fun, 7 metri, una tonnellata di dislocamento. Vado alla stazione di polizia a registrarmi. Nello stesso locale, sul bancone, sono in vendita i gettoni per fare la doccia.
Italia del nord (Trento). Motorizzazione Civile. Una pratica. Faccio la coda allo sportello. Poi devo uscire e andare all’ufficio postale per tre mini versamenti su tre bollettini separati. Ritorno alla Motorizzazione Civile. Manca la marca da bollo. Loro non la vendono. L’ufficio postale nemmeno. Devo cercare un tabaccaio. Una mattinata di andirivieni.

Ma torniamo al Prefetto di Perugia. Tutti parleranno della sua dichiarazione … e poi in internet c’è il video, “con il sonoro e a colori”! Io mi occupo di un altro aspetto, assolutamente secondario ma pittoresco: “quello il Prefetto” parlava in dialetto napoletano, non strettissimo, ma pur sempre dialetto. Un esempio? “So’ strunzate” per dire che sono cose sbagliate.  Vabbuo’ … che vulite …  a me i dialetti mi (“a me mi”, vabbuo’ …) piacciono molto. Il napoletano poi più di tanti altri. Ma in una conferenza stampa, un Prefetto … dai … “quella l’Italia è il bel paese ove il sì suona …”. Chissà come si rivolta nella tomba il nostro Padre Dante!

Qualche mese fa un altro Prefetto nel corso di una conferenza stampa TV ha aspramente ripreso il parroco della Terra dei Fuochi perché si rivolgeva ad un suo (suus, suo di lui Prefetto; non eius, suo di lui il parroco. E così vi siete beccati anche una lezioncina di latinorum!) collega Prefetto senza chiamarlo “Eccellenza”. Delitto di lesa maestà, anzi di Lesa Maestà: va ripristinato a livello prefettizio, non vi pare?

“Vostra Eccellenza che mi sta in cagnesco …” ricordate la poesia “Sant’Ambrogio” di Giuseppe Giusti? Ecco … mi pare che quanto alle Eccellenze, dopo ben due  secoli si sia purtroppo rimasti a quel livello …

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I MONDIALI DI CALCIO: CHE BRUTTA FIGURA!

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 21 Giugno, 2014 @ 11:05 am

Detto altrimenti: si vabbè, anche quella con il KOstarica è brutta, ma io intendo parlarvi di un’altra brutta figura, molto peggiore …  (post 1568).

Quale? “Quella che” alla nostra TV si vedono numerosi spot reclamizzanti il gioco/scommesse sulle partite dei mondiali! Tutte queste “reclame” avvertono “Vietato ai minori di 18 anni e poi … attenti che può indurre assuefazione”. Ah, vabbè, se ci avvertite … siamo a posto!

Ma via … e poi – come se non bastasse – per reclamizzare questa “ultima droga” una di queste proposte fa ricorso anche al nostro Inno nazionale!

Sono senza parole! Mi spiego meglio: “io” sono senza parole, non loro, non quelli che drogano la gente … loro le parole le hanno, loro e tutti quelli che permettono loro di dirle in TV. Una sorta di associazione a delinquere: il gioco scommessa è la droga, la TV è la siringa.

(oggi, 25 giugno 2014, scrivo: amici, noterete che il post è stato pubblicato il 21 giugno, cioè ben prima dell’esclusione dell’Italia dai mondiali di ieri 24 giugno pomeriggio …)

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UNA GIORNATA DIVERSA: IN VAL DI NON

pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Giugno, 2014 @ 4:24 pm

Detto altrimenti: non tutti sanno che la Val di Non è anche ben altra cosa che solo mele! Infatti essa è attraversata da molte “nobili rughe” (vedi la mia poesiola in appendice), cioè da veri e propri canyon, non così imponenti come quelli made in USA, ma affascinanti e soprattutto inaspettati.          (post 1567)

Lorenzo ed il sottoscritto

Lorenzo ed il sottoscritto

Oggi, accompagnati dall’ ottima guida Lorenzo, siamo stati a visitare il Rio Sass a Fondo, la capitale dell’Alta Valle. Canyon inaspettati, dicevo, infatti siamo nella piazza principale del paese e da una finestrella aperta in un muricciolo già si intravede il canyon che passa proprio sotto le case! L’inizio del nostro “viaggio” infatti è proprio lì, nel paese, anche se una parte di canyon già esiste a monte, dal lago Smeraldo sino al paese.

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Nella piazza del paese campeggia un orologio ad acqua, si, ad acqua, mosso dall’acqua, come un mulino!

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Per me si va nella gola silente ...

Per me si va nella gola silente …

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Lorenzo ci conduce alla “sede della partenza”, dove indossiamo caschi e impermeabile giallo. E la nostra “discesa” agli inferi incomincia! Siamo un gruppo di circa 20 persone. Fra discesa e risalita a “riveder le stelle” impieghiamo un paio d’ore: 500 metri all’andata, altrettanti al ritorno. Dislivello complessivo, 130 m. Non vi spaventate per la pendenza, non siete in bicicletta! Si cammina agevolmente su passerelle di robuste grate di metallo, protette da ringhiere e reti, in tratti pianeggianti alternati a scalette.

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Lorenzo poi è una persona squisita: cortese, attento, spiritoso, pronto a fare da spalla alla battuta di una moglie: “Mio marito … va bene se lo butto giù di qui?” – “No signora, pazienti ancora un po’ …fra dieci metri il canyon è più profondo”.

Nel mezzo del cammin de la discesa ...

Nel mezzo del cammin de la discesa …

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Si scoprono dighe in legno del 1800, muretti a secco del ‘500, alghe rosse, tronchi che pur abbattuti germogliano, si accarezzano pareti di roccia ricoperte di muschio sulle quali fioriscono esili fiorellini protesi verso l’alto, verso la luce. Quasi ovunque il tuono del torrente. Ogni tanto, doccia! Ma nessun problema. i nostri impermeabili “tattici” sono muniti di cappuccio! Si scende in stretti corridoi bui, il percorso si riapre alla luce, indi alla penombra, all’acqua, al verde. Insomma, una splendida mini-avventura senza alcun rischio e senza grande spesa (€8,00 a testa per la guida e per l’uso della attrezzatura).

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Uno dei rifugi delle regola, com'era una volta. Oggi è un nuovo albergo ...

Uno dei rifugi delle Regole, com’era una volta. Oggi rinnovato albergo ristorante

Risaliti, decidiamo di andare a pranzo alle Regole di Malosco. Come si fa? Prendete la strada per la Mendola e appena superato Ronzone, dopo l’unico tornante (a destra) intorno all’Hotel regina del Bosco, prendete subito a sinistra una strada boschiva, di 3 km e siete arrivati. La strada è asfaltata ma. Ma peccato, piena di buche: procedete lentamente, è meglio: chissà perché le amministrazioni pubbliche locali e quella provinciale non intervengono. E’ inspiegabile ed anche ingiustificabile, dico io! Infatti la strada conduce ad una radura meravigliosa. le (ex) regole, cioè località per un uso della collettività locale secondo certe “regole”, appunto, oggi Regole di Malosco. Da qui si sale a piedi al Monte Penegal, al passo della Mendola, al monte Macaion. Qui, a 1350 metri di quota, si gode il sole dalle sette la mattina al tramonto. Qui si trovano ottime brise (funghi porcini) e si pranza ottimamente nelle malghe e nei ristoranti della zona e, in inverno, si fanno splendide sciate (sci da fondo) nei boschi.

Avremmo voglia di fermarci sino a sera ma. Ma non si può! Raga, ‘sta sera alle 18,00 gioca l’Italia, e quindi a casa, de bala. Infatti in questo momento sono già in casa a Trento, sono le 17,00, pubblico questo post e poi mi sprofondo in poltrona davanti alla TV: Forza nazionale di calcio italiana! (Non scrivo né “Forza Italia” né “Forza Azzurri” perchè questo non è un post “politico” e poi io la penso diversamente …).

Appendice: la mia poesiola dedicata alla Val di Non …

ANAUNIA

T’adorna corona di monti

tu stessa diadema regale

a smeraldi lacustri

di verde.

Ti apri allo sguardo

che insegue i gonfi altipiani

ondeggianti

qual giovane petto al respiro

plasmati da un vento

che scala le cime

e si perde.

La mente che t’ama

curiosa

più attenta ti scruta

e profonda

ov’acque percorron segrete

le nobili rughe

che segnan l’altero tuo viso

d’ antico lignaggio

e indagan

leggendo il passato

il tuo storico viaggio.

Risuonan le selve

di ferri e armature

latine

che scuotono i passi

per le aspre montane

tratture.

Tu, ramnus, romano,

tu, uomo del fiume

pagano

ora un altro è il dio che tu onori,

ma l’acqua è la stessa che bevi

del cervo

sacrifica preda

di principi vescovi

e di senatori.

E senti vibrare le note

di orda cruenta

le grida di donna

che arman lo sposo

a difender le messi

il figlio che piange

furor di Tirolo

equestre rimbombo

sul suolo

operoso

che viene a predare

ma inerme

di fronte ai castelli

s’infrange.

Munifica Rocca di luce

saluto lo Spazio

che scende

dal Tempio maestoso del Brenta

e dopo che t’ha generato

dall’alto di crine boscoso

cascata di pietra

a sponda atesina conduce.

 

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