MOSTRA FIAB DI PITTURA E FOTOGRAFIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 20 Agosto, 2017 @ 6:47 amDetto altrimenti: This in Fiab too, Fiab è anche tutto questo!      (post 2814)
La FIAB-Federazione Italiana Amici della Bicicletta, organizza la sua prima mostra di pittura e fotografia. L’iniziativa è del socio FIAB pittore ad olio Giovanni Soncini, della sua collega acquarellista Nicoletta Briarava e del Presidente FIAB Guglielmo Duman. Io sono stato invitato ad esporre qualche mia bicifoto.
La mostra sarà allestita in Trento, Torre Mirana, Via Belenzani, 3 dalle ore 18,00 di Venerdì 1 settembre alla Domenica 10 settembre.
Ringrazio sin d’ora le amiche navigatrici e gli amici navigatori di questo blog che volessero farci visita.
Un cordiale saluto dal vostro biciblogger fiabbino Riccardo
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Oggi, 1 settembre,  dalla Basilicata ove mi trovo, vi allego la foto che ho ricevuto poco fa da Trento dall’amica Rina Pezzin circa la (anche) mia mostra che sto vivendo “in contumacia” causa vacanze: me ne scuso con il colleghi espositori Nicoletta e Giovanna, con il mio Presidente Fiab Guglielmo e con tutti voi che invece all’inaugurazione eravate presenti. Da destra: il pittore Fiab Giovanni Soncini, il Presidente Fiab Guglielmo Duman e dieto le mie foto Fiabbine.
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VISIONE D’INSIEME E PERCEZIONE SENSORIALE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 19 Agosto, 2017 @ 7:15 amDetto altrimenti: proviamo a fare qualche riflessione … (post 2813)
Una scogliera sul mare: dall’alto, del mare hai un’ottima visione d’insieme e nessuna percezione sensoriale. Man mano che scendi la prima diminuisce e la seconda aumenta. Quando ti immergi in acqua, la prima è nulla e la seconda è massima. Una visione d’insieme del nostro piccolo-grande mondo? Proviamo a fare qualche riflessione.
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Globalizzazione al contrario tipo Graecia capta ferum victoren cepit, ovvero, la Cina – tanto per fare un esempio – che nell’800 noi Europei attaccammo con ben due guerre (le guerre dell’oppio) perché si era rifiutata di importare l’oppio inglese coltivato nella loro colonia India – oggi si sta comperando l’occidente.
La politica coloniale europea dei secoli scorsi ha impedito la maturazione democratica di quei paesi, nei quali oggi vige la violenza e la fuga dalla violenza (immigrazione).
La costruzione imperfetta dell’UE, troppo incompleta (la moneta unica, come una grande nave portaerei che non sia non adeguatamente scortata dalla necessaria flotta a sua protezione) e troppo accelerata (l’apertura a paesi non ancora adeguati) ha generato comportamenti contrari alla sua stessa missione.
Il terrorismo “fai da teâ€, Francia, Germania, Spagna … sembra inarrestabile. Data la giovane età dei criminali esecutori, giovani esaltati facilmente manovrabili dai guru di turno, sembra difficile riuscire a trovare in loro stessi la motivazione che li spinge a delinquere (percezione sensoriale). Piuttosto occorrerebbe trovare i loro mandanti (visione d’insieme).
Desertificazione, morte dei ghiacciai, icebergs giganteschi che si staccano dalla banchisa … ma tant’è, il signor Trump ha la percezione sensoriale della sua produzione di energia sporca (petrolio e carbone) e non invece la visione d’insieme del mondo.
E da noi, qui in Sud Tirolo, qualcuno ha pensato bene di avvelenare ben 2000 (duemila) piante di mele. Un delitto ad opera di chi? Mafiosi nostrani o dell’Est che poi chiederanno il pizzo agli altri coltivatori? Naturalisti esaltati che vogliono punire chi usa insetticidi a tutelare la propria produzione? Sicuramente un atto di terrorismo anche questo.
I cacciabombardieri i F35 ci stanno costando il doppio del previsto. Infatti il progetto è in ritardo di ben cinque anni per la sistemazione delle pesanti carenze tecniche note sin dall’inizio (!). La nostra Corte dei Conti lo rileva, ma aggiunge che uscire dal progetto costerebbe ancora di più, ed ecco che la sua apparente reprimenda (percezione sensoriale) è in realtà un sostegno al progetto (visione d’insieme). Ed eccoci prigionieri di un’altra percezione sensoriale (quella del progetto) senza potere conoscere (visione d’insieme) chi abbia la responsabilità di avere impegnato il paese in una simile spesa senza esserci garantito contro le eventuali imperfezioni di quanto stava acquistando. Qui, in questo semplice blog, fra i miei tanti semplici post, troverete l’elenco degli incredibili difetti del progetto F35. Ne cito solo quattro: il loro gancio di attacco al cavo frenante per l’atterraggio sulle navi portaerei non riesce ad agganciare il cavo; il ponte delle nostre navi portaerei non regge la spinta del loro decollo verticale; il carburante si trova in un serbatoio-camicia che circonda la fusoliera: basta una fucilata per …; tutta la visibilità è anteriore. Lateralmente il pilota non vede nulla, tutto è affidato ai segnali sulla visiera del casco. Se si guasta quello …
Una nuova moneta, l’ “F35”. Quanto costa rilanciare la ricerca ed evitare la fuga dei cervelli? Risposta: tot F35. Quanto costa completare le sistemazioni idrogeologiche? Risposta: tot F35. Quanto costa la ricostruzione immediata del dopo terremoto; quanto le sovvenzioni all’agricoltura disastrata da siccità e grandinate; quanto la sistemazione delle aree bruciate da incendi; quanto risanare e rilanciare veramente Alitalia dotandola di aerei e rotte internazionali per la “cattura” del turismo mondiale verso uno dei paesi più attraenti del mondo? Riposte: tot, tot, tot …  F35. Etc. La moneta F35 si compone di tante monetine più spicciole, gli F24. Un esercizio di matematica finanziaria per voi: quanti nostri F24 ci vogliono per fare un F35?
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Dagli F 104 agli F 35 – Historia magistra vitae? Non pare, visto che 60 anni fa ci avevano rifilato gli F104 Starfighter, poi soprannominati “Bare volanti” poichè durante il volo spesso diventavano deportanti e precipitavano, pilota incluso. Comunque “costavano poco”, all’epoca un miliardo di lirette ognuno.
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(Mi sorge un dubbio: hai visto mai che tutte queste “F” stiano per “Fregatura”?)
L’Italia sta crescendo più del previsto (percezione sensoriale). Siamo “migliori†solo del Portogallo e della Grecia (visione d’insieme).
I nostri giovani migliori migrano all’estero (percezione sensoriale) e noi non ci poniamo un riordino delle nostre priorità (visione d’insieme) che potrebbe evitare questo impoverimento. E dire che si tratta di un “già vistoâ€, allorquando noi del nord conquistammo il sud del paese, spogliandolo delle sue ricchezze (acciaierie, riserve aure delle banche; fabbriche ferroviarie etc.), per cui le menti migliori migrarono da quelle terre impoverite … (nostra attuale mancata visione d’insieme).
Dice, ma tu, caro blogger, niente niente che tu fossi contrario al nostro sistema politico democratico? No raga, scialla, calma ragazzi: io sono assolutamente e fermamente sostenitore del sistema democratico, il quale, storicamente ed anche oggi, è il migliore sistema di governo fra tutti i “peggioriâ€. Mi spiego: la democrazia è un sistema imperfetto rispetto al quale la gente si pone in modo diverso: alcuni, fra i quali mi colloco io stesso, cercano di migliorarlo; altri sono ben lieti della sua imperfezione e “ci marcianoâ€.
Per non parlare dei colpi di stato finti-militari o di quelli narco-pseudo-costituzionali.
Concludo questa mia visione realistica (sì, realistica, non pessimistica). L’unica risposta che riesco a darmi si chiama Stati Uniti d’Europa, di quell’Europa culla e madre della civiltà occidentale, senza nulla togliere agli USA, per carità i quali sì che sono venuti in Europa per salvarci dal nazifascismo, ma che si sono mossi anche e soprattutto per salvare se stessi da quel pericolo (o no?) … senza nulla togliere agli USA, dicevo (per quanto … a queLli attuali …), che però quanto ad esperienza storica … lasciatemelo dire che la cosa più vecchia che hanno sono le pantofole della nonna. O no?
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BARCELLONA LA STRAGE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 18 Agosto, 2017 @ 6:23 amDetto altrimenti: il giorno dopo …. (post 2812)
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Tutti unanimi nel condannare, nell’ “essere viciniâ€. E ci mancherebbe altro! Ma nessuno a dire che la migliore risposta a questi criminali vigliacchi assassini sarebbe la nascita, finalmente, degli Stati Uniti d’Europa. Una sola politica, un solo esercito, una sola polizia, una sola finanza, un solo fisco, una sola regola sui diritti umani, una sola voce nei confronti degli USA, della Cina, del terrorismo, del resto del mondo.
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UNA NUOVA FORMA DI SCHIAVITU’
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 15 Agosto, 2017 @ 2:55 pmDetto altrimenti: non certo fra le più gravi, per quanto … (post 2811)
 “Ti ho cercato al telefono ma non eri raggiungibile, Come mai? Cos’hai da dire a tua discolpa?†Ecco, la “sconnessioneâ€, un reato “atipico†ovvero non (ancora) espressamente contemplato dalla legge penale. Certo che se la Costituzione prevedesse: “Tutti i cittadini devono essere immediatamente reperibili al telefonino. Ogni cittadino, indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla fede religiosa, dal grado di cultura e dal censo può accedere alle cariche pubbliche e politiche purchè sia sempre collegato anche via internet …†… ecco, se la legge fosse questa sarebbe tutto più semplice!
E invece … invece poi c’è “uozapâ€, una nuova diavoleria, perché ti permette di costituire i “gruppiâ€. Mi spiego, un gruppo è la famiglia allargata, ovvero le famiglie tua, dei figli, dei fratelli. Poi c’è quella degli amici del circolo sportivo, di quello culturale, etc.. Morale: ogni giorno ricevi una ventina di uozap circolari e per capire se fra i tanti vi è una comunicazione “vera†te li devi sbolognare tutti. Che poi nel telefonino le uozap appaiono in ordine cronologico e non logico, per cui vi è un rischio: se il partecipante “A†ti pone una domanda che presupporrebbe la risposta “X†ma prima della tua risposta in partecipante B te ne pone una che presupporrebbe la risposta “Yâ€, e tu rispondi solo “X†solo “Yâ€, almeno uno dei due lo sorprendi o anche scontenti!
Comunicazione vera? Cos’è mai? Ecco alcuni esempi: “Ho avuto un piccolo incidente in auto/bici etc. ma non mi sono fatto nulla, non vi preoccupate se tardoâ€, oppure “Sei convocato per una riunione di lavoro in data … alle ore …â€; oppure “Ho appena terminato un viaggio in auto di 500 km e sono arrivato beneâ€. Ma allora, le comunicazioni “non vere†quali sono? Quelle tutto sommato inutili, quelle di cui fino a ieri facevamo tranquillamente a meno: “Ho mangiato un’ottima frittura di pesce; qui piove e da voi? Ti scrivo per dirti che ti voglio comunicare che non ho alcuna novità da comunicarti …†etc..
E allora … amiche lettrici e amici lettori, se mi telefonate o mi uozappate e non vi rispondo subito on lain (on line) non vi preoccupate e soprattutto non me ne vogliate … non è certo mia intenzione mancarvi di riguardo … Solo che a tardare un po’ nelle risposte mi sento un poco più libero, un poco meno schiavo della comunicazione elettronica. Tutto qui. Grazie della vostra comprensione.
P.S.: che poi … se avete un’amante (lo so, è una cattiva abitudine, non si deve fare! Tuttavia avverto quei pochi o tanti che ce l’hanno, a fin di bene) se proprio volete avere un’amante, dicevo, vi conviene prenderne una con il nome molto diverso da quello di vostra moglie. Ad esempio sono da evitare le accoppiate Ada-Anna; Rina-Rita; Lucia-Luisa; Maria-Marina; Eva-Evia, etc.. Infatti ne ho visto io di famiglie rovinate per un errore di invio uozap!
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MAREMMALMARE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 13 Agosto, 2017 @ 4:32 pmDetto altrimenti: Maremma al mare        (post 2810)
Foto che sembrano senza significato, e invece no: ognuna di esse ci dice qualcosa.
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Sullo sfondo: Castiglione della Pescaia le cui colline boscose sono state diligentemente solcate da disboscamenti tagliafuoco. Chissà , forse si potrebbe prendere esempio anche per Riva del Garda, per la montagna che sovrasta la centrale elettrica ….
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Onde … pericolose? Ma dai … il il fondale sprofonda gradualmente … che pericolo ci può essere? E invece … invece dove le onde frangono, l’acqua viene letteralmente portata verso terra. Ma la stessa acqua deve poi ritornare al mare, ed ecco che si scava un canale verso il largo – e qui le onde non frangono! – canale nel quale la corrente può raggiungere in direzione verso il largo la velocità di 8 nodi, impossibile da contrastare a nuoto. Ed ecco che il pericolo è proprio là , proprio dove le onde non frangono …
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Sullo sfondo il Promontorio dell’Argentario e l’isola del Giglio, quella vera. Luglio 1993: Giro d’Italia in vela (in regata). Noi Trentini mettemmo su un equipaggio alla bell’e meglio e facemmo da skipper a turno. Era il mio turno di timoniere-skipper. Si veleggiava verso sud, con il maestrale al traverso da destra. S’era fra le ultime posizioni. All’altezza del Giglio, le barche davanti a noi interpretarono il promontorio dell’Argentario come se fosse il Giglio e si infilarono, con andatura larga e spinnaker gonfi, verso la … spiaggia che al momento era invisibile, sotto la linea dell’orizzonte. Alla fine restai solo e “primo†sulla rotta corretta, con lo spinnaker strallato al massimo, velocissimo. Gli altri si accorsero dell’errore e dovettero risalire con bordi di bolina. Momenti di gloria, anzi, “il†momento di gloria!
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Aquiloni, senza parole … ci parlano i loro colori!
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ROCCATEDERIGHI
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 12 Agosto, 2017 @ 8:12 amDetto altrimenti: Maremma ricorda                (post 2809)
Maremma amara … sì, certo, molto amara. 1943, il “Capo della Provincia†di Grosseto, il fascista Alceo Ercolani, in un’ala del seminario vescovile di Roccatederighi presa in affitto dal vescovo Paolo Galeazzi, organizza un vero e proprio campo di concentramento di ebrei. Roccatederighi, frazione di Roccastrada, costruita sulla roccia, dalla quale ti affacci sulla ricca maremma grossetana a suo tempo paludosa prima della bonifica effettuata dai Lorena.
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I Lorena: Maria Teresa d’Austria sposa il Duca di Lorena, concede quel ducato alla Francia e ricompensa il marito con il Granducato di Toscana, dotandolo di Autonomia Amministrativa. Su queste basi il nuovo governo locale bonificò l’intera area, dando uno schiaffo morale ai Medici ai quali Leopoldo II di Lorena subentrò nel 1737, Medici che a suo tempo si erano limitati a istituire un “Ufficio de’ fossiâ€.
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Anche Dante cita la località (Inf. XXXV, 75 – 81)
Sì come ‘l Tederighi in su la rocca / guata la valle e tutta la comprende / ad evitar che sua ricchezza tocca / chi la rapina e poi altrui la vende, / così pur io lo sguardo mio fissai / dritto com’arco che sua corda tende / a che a noi non sovvenisser guai.
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A passeggio per il centro storico, salitelle del 40% ma le scarpe sono gommate e tengono bene. Il 14 agosto si terrà il Palio delle (piccolissime) contrade del paese: la corsa degli asini. Ne chiediamo ad un paesano seduto sull’uscio. Da cosa nasce cosa, ci invita nella sua minuscola cantina a bere un sorso del suo vino. Spartaco Mattioli il suo nome. Vive in paese tutto l’anno … “d’inverno poi, quando nevica, qui è bellissimo … ma voi … il 14 agosto … siete qui nei paraggi? Dai, venite e tifate per La Torre, la nostra contrada, i colori sono bianco e rosso …â€.
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Vedremo. Nel frattempo per farmi percepire da Spartaco “meno turista†e più “toscano†trovo il modo di citare l’origine toscana del mi’ babbo, che era di S. Angelo in Colle, paese famoso perché frazione di Montalcino (o è Montalcino ad essere famoso per avere una simile frazione?).
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Comunque sia … buon Brunello a tutte e a tutti!
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P.S.: Per la gioia dei bimbi, a Roccatederighi c’è … la spada nella roccia!
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STEFANIA NEONATO A PALAZZO DUCALE (Genova)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 11 Agosto, 2017 @ 6:47 pm
Detto altrimenti: musica a Genova      (post 2808)
L’ea za trent’anni forse anche ciù … Erano già trent’anni e forse anche più … così un verso della bella canzone genovese “Ma se ghe pensu†(riascoltatela cantata da Mina!). E anche di più sono gli anni trascorsi da quando io ho lasciato la mia città natale, Genova. Per lavoro. Genova, dove sono nato, cresciuto, studiato, sposato, diventato bi-padre. Ed ecco che ieri sera, nel cortile interno del Palazzo Ducale che si affaccia sulla bella ciassa (piazza) De Ferrari, la nostra cara amica Stefania Neonato, pianista su pianoforti moderni e storici, insegnante di pianoforte storico alla Hochschule di Stuttgart (città che raggiunge da Trento, dove risiede) improvvisamente, per la prima volta dopo tanto tempo, mi ha fatto sentire di nuovo partecipe e orgoglioso de la me Zena (già la camminata di avvicinamento aveva contribuito, a naso all’insù per le monumentali e nobili vie del centro: Da Piazza Tommaseo a Piazza Corvetto e a piazza De Ferrari: i nostri Champs-Elysées …)
“I notturni en plein air – Cinque pianisti per cinque nottiâ€, a cura de “Genova Palazzo Ducale – Fondazione per la culturaâ€. Il cortile maggiore pieno di gente, nella notte di San Lorenzo. E se guardando in su non abbiamo visto stelle cadenti, una stella per noi c’era, ed era Stella Stefania con la sua scia di note dolcissime che faceva emanare dal suo pianoforte a coda: una coda – appunto! – di note luminose e illuminanti. E fra la gente la mamma Mirna, orgogliosa e commossa, e noi, amici trentini, in prima fila, a restituire a Stefania un po’ del molto calore che ogni volta lei ci regala.
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Presentazione della musicista e dei brani e dei loro autori da parte del M° Pietro Borgonovo, Direttore artistico della GOG-Giovane Orchestra Genovese. Stefania ha suonato su un pianoforte del 1926, di Erard, la casa costruttrice storica di Parigi che ha attraversato la storia del pianoforte, da Beethoven a Debussy. Chopin anche usava pianoforti Erard nell’800…. La differenza qui risiede più che altro nel suono, come conseguenza di un progetto di costruzione non-standard, ancora peculiare di Erard.
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Quindi il programma eseguito:
- Melanie Bonis, da “Femmes de legende: Phoebé op. 30
- Claude Debussy, da Préludes I libro: Des pas sur la neige; Ce qu’a vu le vent d’Ouest
- Melanie Bonis, Melisande op 109
- Claude Debussy, da Préludes I libro: La serenade interrompue – La Cathedrale engloutìe
- Melanie Bonis, Viviane op. 80
- Claude Debussy, da Preludes II libro: La puerta del vino; Les fees sont d’exquises danseuses
- Fryderyk Chopin; Preludio in do diesis minore op. 45; Notturno in si maggiore op. 62 n. 1; Notturno in mi maggiore op. 62 n. 2
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Ogni brano è stato preceduto da una breve ed illuminante spiegazione da parte di Stefania, applaudita al pari dell’esecuzione. Solo un appunto: peccato che il concerto sia durato solo un’ora e mezzo!
Ancora brava, Stefania e un grazie anche a la me Zena ….
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 Un commento. Scrive Mirna: “Non riesco con questo PC a scrivere un commento. Letto il tuo post. Grazie Riccardo che riesci sempre a regalarci speciali atmosfere e vive emozioni. Che bello rivedervi tutti a Zena, questa magica città di mare. Ed avervi vicino durante il concerto di Stefania. Ci siamo sentite abbracciate dal vostro calore affettuoso. Aggiungo anche che i tuoi scritti fanno vivere più intensamente i momenti importanti della vita. Un abbraccio, Mirna.”
U BAGNUN A CAMUGGI (CAMOGLI)
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 9 Agosto, 2017 @ 6:41 amDetto altrimenti: un tipico piatto ligure e molto altro (ospiti di Gigliola)Â Â Â Â (post 2807)
(U bagnun, zuppa di acciughe tradizionale di Riva Trigoso, piccolo paese della Riviera Ligure di Levante. Il bagnun va servito con le gallette del marinaio. La ricetta in internet).
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Camuggi il ristorante. Lui si chiama Riccardo come me. Sul tavolino del suo ristorante “Il cucù’†campeggia un sasso colorato rosso e blu, i colori del Genoa. Ma io sono sandoriano … ci salutiamo: Riccardo piacere … Riccardo piacere. Però devo dirglielo. Lo dico, sono sandoriano … evvabbè dice lui, evvabbè dico io. Siamo nella prima strada a ridosso del lungomare: più frequentata dai turisti, quella; più genuina e più frequentata dai “Camugin†doc, questa.
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Dico io: “Ho inaugurato il fonte battesimale alla Doria, come faccio a non essere sandoriano?” Dice lui: “Quando la Samp gioca contro altre squadre, io tifo Samp”. Dico io: “L’ultima partita che ho visto allo stadio, 1956 (avevo 12 anni!): Genoa-Fiorentina, 3 a 1, la Fiorentina di Fulvio Bernardini campione d’Italia per la prima volta; il Genoa imbattuto in casa”. Dice lui: “Viva le due squadre genovesi”. Dico io: “Io ho un figlio sandoriano ed una figlia genoana”. Diciamo noi: “Pace fatta”.
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Già , siamo a Camogli, Camuggi in dialetto, Ca’ delle mogli oppure Ca’ a muggi. Casa delle mogli perché i Camugin in passato armavano fino a mille velieri e a casa restavano solo le mogli; Ca’ a muggi, Case a mucchi per via di come sono “ammucchiate†le sue case, originariamente dipinte con le vernici che residuavano dalla verniciatura dei pescherecci. L’armatore di una nave? E’ colui che prende la nave in affitto dal proprietario e “la fa viaggiareâ€. Quindi, nell’ordine, di una nave: proprietario, armatore, capitano, timoniere.
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Riccardo ci suggerisce “U bagnùn†piatto veramente tipico dei pescatori: acciughe piccole, appena scottate, in un bagnetta di pomodoro e da una parte, in piedi nel piatto, in una sorta di bagnasciuga, una galletta, l’erede nobile della galletta cibo dei marinai d’un tempo. E’ troppo buono il Bagnùn, lo divoro sgranocchiando la galletta man mano che si inzuppa di sugo… dimenticandomi di fotografarlo! Mi rifaccio con uno scatto di Riccardo e degli ingredienti di quel piatto. Per secondo, altra portata che respira di mare.  Riccardo, promosso a pieno voti, torneremo! Firmato Riccardo
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Camuggi il porto
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Camuggi il gozzo ligure (6,5 m lft, motore eb diesel Yanmar 40 CV)  con nipote Cap. Enrico Perasso a bordo. Sullo sfondo, alcune case a mucchi.
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Camuggi il promontorio
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Camuggi a pesca: a Punta Chiappa, confine fra la zona di pesca libera e il parco naturale, ecco la pinna di un delfino, ma soprattutto una “mangianza di tonni”. Dicesi “mangianza di tonni” un’area di mare nella quale un branco di acciughe è stato sorpreso dai tonni che fanno di tutto per mangiarsele. I tonni attaccano da sotto, le acciughe fuggono verso la superficie trovano … molti gabbiani che come tanti caccia le catturano a pelo d’acqua. La superficie del mare è resa schiumeggiante da tanta attività . Se il pescatore lanciasse la lenza dentro tale area, avrebbe il 90% di probabilità di catturare un tonno. Nel frattempo le acciughe si sono rifugiate sotto al barca: se fossimo usciti a pesca. le avremmo potute catturare con il retino! Due giorni prima, nella stessa area, a due miglia dalla costa, avvistate due balenottere che “soffiavano”.
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Camuggi il mis-fatto. Tonni, tonnara. Con filati speciali acquistati in India, i pescatori di Camogli, con mesi di lavoro, seduti allineati lungo il molo del porto, avevano costruito una rete e allestita una tonnara. Una notte ignoti l’hanno distrutta. Il giudizio sul mis-fatto: discussione aperta …
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Camuggi vista mare
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Camuggi cumm’eimu (come eravamo)
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Camuggi verticale
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Camuggi d’a … mare!
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Camuggi mattino
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Camuggi mezzogiorno
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Camuggi il pescato
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Camuggi buonanotte
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Camuggi le stagioni. Pieno di turisti e di vita in estate. Magico nelle altre stagioni. Io preferisco la sua bellezza invernale. Quando la città è quasi deserta, come quando i suoi uomini erano per mare …
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Camuggi libecciate. Oltre il molo.
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Camuggi la vela. Un mio sogno, essere a Camogli in inverno con il mio fun Whisper ITA 526 e il vento da nord. Mare teso, senza onde, colori vivacissimi, soprattutto il bianco della schiuma sollevata dalla prua … (nella foto sono verso Riva del Garda)
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Camuggi per finire. Sulle prime non ve ne accorgete. Dopo un po’ si: nel porto non ci sono barche a vela né yacht privati, solo i battelli di linea e i tanti gozzi dei Camugin. Il molo del porto negli ultimi anni è stato prolungato ma ciò solo per garantire maggiore protezione all’esistente dalle libecciate (vento da sud ovest). D’altra parte una delle due: mantenere la frequentazione autentica, originaria, autoctona di quello specchio d’acqua o snaturare il porto (e quindi il borgo) e aprirsi al turismo nautico. Hanno preferito la prima soluzione, ed io, pur essendo un velista (v. foto sopra), concordo in pieno. Il turismo arriva via acqua con i battelli di linea e via terra: poco in auto, vista la limitatezza delle aree di sosta e parcheggio; molto via ferrovia: Camuggi non è attraversata dall’Aurelia.
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I VIAGGI DI LUCIA
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 8 Agosto, 2017 @ 6:25 pmDetto: altrimenti: Lucia Bruni, a pedali da Roma a Bruxelles per celebrare i 60 anni dei Trattati di Roma, quelli che diedero l’avvio al processo di unificazione europea … (v. post precedenti) ma anche molto, molto altro!        (post 2806)
Ciao raga! Sulla mia (ormai) amica Lucia Bruni avrete letto in molti post precedenti. In questi giorni è stata nostra ospite a Riva del Garda a sperimentare – ieri – un tipo di viaggio nuovo per lei, la navigazione a vela! E siccome da vela nasce cosa … mentre risalivamo l’Ora di bolina, dal nostro colloquiare sono emersi gli altri suoi viaggi, a denotare – mi permetto di dire – lo spessore della persona, i suoi interessi, il suo impegno su ogni fronte. Mi è sembrato interessante riferirne, soprattutto a vantaggio delle lettrici e dei lettori più giovani, quale esempio di un impegno e di una maturità che non tutti “noi adulti†abbiamo (Lucia ha solo 34 anni).
Lucia, come è nato il tuo interesse per il tuo primo viaggio?
Ho sempre avuto la sensazione che la visione del mondo in cui noi in occidente cresciamo e viviamo fosse faziosa e lacunosa. Ricomporre almeno qualche lato del poliedro della realtà , della storia, della contemporaneità , è sempre stato per me lo stimolo a partire per luoghi che mi offrissero una diversa prospettiva.
In ordine cronologico, i tuoi viaggi, così … semplicemente, un elenco, almeno sappiamo subito di cosa si sta parlando
Difficile da metterli in ordine, comunque direi Bosnia, Tanzania, Israele/Palestina, Croazia, Serbia, Romania, Austria e Germania, Siria, Montenegro…
La motivazione che ti ha spinto ad ogni singolo viaggio
Ho conosciuto la Bosnia inizialmente con alcuni viaggi studio e di volontariato, in cui con gruppi legati all’Azione Cattolica o a parrocchie della mia città siamo andati a conoscere le vicende della guerra degli anni ‘90, ad ascoltare i racconti delle persone, a vedere i luoghi colpiti e a portare un piccolo aiuto con piccoli lavori pratici o gestendo attività estive per bambini e ragazzi. La Bosnia in primo luogo e poi gli altri Paesi dell’ex Jugoslavia sono diventati per me una passione, davvero un punto di vista straordinario per leggere la realtà , la storia e l’attualità europea. Ci sono tornata almeno tre volte per studiare la lingua di quei Paesi,  solo per parlare della quale ci vorrebbe un libretto…
In Tanzania sono stata grazie al gemellaggio tra la Diocesi di Bologna e quella di Iringa. Sono decenni che da Bologna vanno e vengono persone e nel 2000 ci sono andata anche io, in un piccolo villaggio, con il pretesto di aiutare a intonacare il dispensario. Chiaramente il nostro contributo era poco più che simbolico, ma era soprattutto un’occasione di incontro con le persone e la loro vita. Ragazzi della nostra età (avevamo sui 18 anni) già genitori, che vivevano in capanne di fango, che hanno ricevuto in regalo i nostri scarponi usandoli come le scarpe della festa, della domenica. Acqua e polenta bianca come alimentazione quotidiana, ma mille astuzie e risorse per la sopravvivenza, in primis uno spirito allegro e resiliente.
Anche il Medio Oriente esercita su di me un’attrazione particolare. È una regione cruciale per la storia dell’umanità , per l’importanza nelle vicende mondiali da più di un secolo, per ospitare i luoghi sacri dei tre grandi monoteismi, per il contrasto tra la spietatezza delle lotte per le risorse e il potere e la dolcezza dell’umanità che vi si può incontrare. Sono andata a Gerusalemme, in pellegrinaggio sui luoghi santi; a conoscere villaggi palestinesi nei Territori Occupati; a camminare nel deserto e a toccare pietre memoria di storia trimillenaria. Sono stata in Siria a coltivare un po’ di arabo, a conoscere la comunità di Mar Musa fondata da Paolo dall’Oglio, dove le pietre affrescate cantavano di una storia preziosa e fragile come l’equilibrio tra le comunità siriane. Era sette anni fa, prima dell’inizio di questa immane e interminabile tragedia di guerre concatenate.
In Romania sono andata con un gruppo in seguito alla forte immigrazione a degli anni Duemila da quel Paese in Italia e a Bologna. Rimase celebre e controversa la politica di ferro di Cofferati allora sindaco che faceva sgombrare senza tregua gli accampamenti dei romeni/romeni e rom/romeni in particolare dal lungo Reno. Noi andavamo a trovarli, per trovare famiglie intere accampate nel fango, nelle stagioni piovose o fredde. Siamo andati in Romania per conoscere meglio questo popolo, la loro cultura, la loro provenienza, le ragioni che li spingevano a venire in Italia.
In Austria e Germania sono stata con un gruppo di amici sulle tracce dei testimoni della coscienza europea. Josef Mayr Nusser, sudtirolese, morto per essersi rifiutato di giurare a Hitler; Franz Jägerstätter, austriaco, ucciso per aver rifiutato di arruolarsi nell’esercito nazista. Hans e Sophie Scholl e gli altri ragazzi della Rosa Bianca, che facevano resistenza di pensiero e volantinaggio contro la propaganda nazista; Dietrich Bonhoeffer, pastore della chiesa protestante tedesca, straordinario teologo e pensatore contemporaneo, morto per aver partecipato alla congiura degli ufficiali per uccidere Hitler.
Cosa hai trovato e cosa riportato a casa da ogni viaggio
Ogni viaggio mi ha reso ancora più consapevole di quanto sia complesso e sfaccettato il diedro della realtà . Se prima di ogni viaggio partivo con l’intento di smontare almeno un pezzo di rappresentazione bianco-nera della realtà , con delle ipotesi da verificare, delle curiosità da sfamare, il desiderio di rendermi utile… ogni volta sono rientrata con meno certezze di quando partivo, con ancora più urgenza di dubitare in primo luogo delle semplificazioni che facevano comodo alla mia mente, di farmi domande.
Viaggiare … le barriere … ecco il collegamento con l’Europa Unita
Ho passato ore, mezze giornate o nottate alle frontiere tra l’Italia e i Paesi dell’ex-Jugoslavia. Prima che Slovenia e poi Croazia entrassero nell’UE, nei giorni in cui viaggiavamo (che erano i giorni in cui molti viaggiavano), tre frontiere a cui presentare i documenti, la carta verde, spiegare dove andavamo e perchè, ogni volta due volte, all’uscita da un Paese e all’entrata nell’altro. Per andare in Tanzania e Siria ho fatto e rifatto il passaporto, e chiesto il visto. Per andare e anche tornare da Israele, per non parlare di dopo che ero stata in Siria, interrogatori e indagini a mai finire nei miei effetti personali. Ma per quanto lunghi, stancanti, a volte intimidatori siano stati questi attraversamenti, i miei documenti italiani alla fine mi hanno sempre lasciato passare. E questa non è una cosa che si possa dire di molte persone su questo pianeta, che per questioni di vita o di morte dovrebbero poter passare delle frontiere, e non sono in condizioni di poterlo fare. I miei amici che conoscono il Medio Oriente mi raccontano che pochi decenni fa si poteva andare con i taxi collettivi su e giù per Israele, Giordania, Egitto… In pochissimo tempo il mondo si è blindato come mai prima d’ora. In Europa abbiamo abolito le frontiere interne, un grande passaggio che ha reso reale e tangibile la libertà individuale di circolazione, simbolo dei valori europei che al centro hanno la dignità della persona. Ma quello che ho imparato, soprattutto, è che i beni fondamentali sono indivisibili. Non potremo continuare a godere del bene della pace e della libertà se non lo condivideremo, se continuiamo a murare le frontiere esterne per tenere fuori il caos che anche noi abbiamo contribuito a creare.
In novembre sarai ospite dell’Accademia delle Muse a Trento. Che ne diresti anche di una serata Fiab Trento, ove il locale direttivo ti invitasse? Io lo sto proponendo da tempo, e poi un nostro associato Fiab che tu ben conosci, Fabio Martorano, in un recente passato ha ottimamente relazionato sulla Ven-To, il percorso ciclabile Venezia-Torino: potrebbe fare una cosa analoga per il tuo Roma-Bruxelles
Le grandi ciclovie hanno il merito di far visualizzare al grande pubblico la magia e il fascino della bicicletta. Per me è cruciale che dopo decenni di monocoltura automobilistica gli italiani tornino in massa a scoprire l’immenso potenziale della bicicletta anche e soprattutto per le esigenze quotidiane di mobilità . Sarebbe per me un piacere condividere il mio viaggio con le realtà che hanno collaborato a costruirlo, per continuare ad alimentare il progetto di rendere ciclabile l’Italia.
Scusa se ritorno sul tuo biciviaggio UE: qualche cenno sulle tappe più significative e soprattutto sul tuo arrivo a Bruxelles
L’Emilia del post terremoto 2012, di cui ho riscoperto la tenacia e la laboriosità di rimettersi in piedi. Il sudtirolo, architrave del multiculturalismo italiano, promemoria del fatto che l’identità nazionale è composta di tanti elementi e livelli. La valle della Saar, ieri teatro primario del conflitto franco-tedesco sul carbone e l’acciaio, oggi regione pacifica, industriosa, votata alle energie rinnovabili. Strasburgo, città stupenda e cuore della democrazia europea, uno degli ingredienti da continuare a mettere giù in abbondanza. Schengen, paese lussemburghese dove furono firmati tutti gli accordi sull’abolizione delle frontiere interne. Lussemburgo, alloggio della Corte di Giustizia europea. Maastricht, bellissima cittadina olandese, dove 25 anni fa fu firmato l’omonimo trattato. Bruxelles, città fatta di tanti comuni, complessa e affascinante, brulichio di popoli e culture oltre che di mille uffici e istituzioni europee.
Per finire, un tuo breve commento sulla veleggiata di ieri e della pedalata di oggi, due “viaggetti†trentini
Sono andata a vela sul lago di Garda, un’esperienza per me totalmente nuova. La barca mi affascina soprattutto per la storia che contiene la sua tecnologia, epica, millenaria! L’ardimento umano di dominare l’acqua e il vento, la materia primaria che tuttavia non è il nostro habitat naturale, la fonte della vita ma capace di uccidere in un momento. Ho veduto decine e centinaia di persone venute a giocare in mille modi diversi con la superficie dell’acqua, il vento, le onde, la velocità , i muscoli e l’agilità . Mi sono resa conto che nonostante il passare del tempo l’essere umano resta uguale a se stesso nelle dimensioni fondamentali, per esempio nel desiderio di mettersi alla prova, superare i propri limiti, esplorare la natura. La pedalata poi … confesso … che mi ha messo un po’ di invidia per chi abita vicino a montagne, boschi, fiumi e laghi così belli, dove dovunque ti giri vedi uno spettacolo, dove mi sono resa conto che il Trentino non è una regione…è il paradiso degli sport all’aria aperta!!
Grazie Lucia e … avanti così, a tutta forza! E … torna in Trentino – sei invitata sin d’ora – per una pedalata con tanti amici Fiab!
Un commento. Maria Teresa scrive:
Conoscerti ed averti come amica, cara Lucia, è una grande ricchezza e una lezione anche per noi diversamente giovani, noi che abbiamo davvero molto bisogno di riflettere con energie mentali rinnovate su argomenti e fatti che ci scorrono intorno e a cui prestiamo insufficiente attenzione. Forse è perché ci pare “di averne viste tante… che non cambi mai niente…” ecc ecc. Ti aspettiamo presto ancora tra noi, ciao Lucia!
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MONTE BALDO IN E BIKE
pubblicato da: Riccardo Lucatti - 7 Agosto, 2017 @ 2:19 pmDetto altrimenti: non tutto … un assaggio (post 2805)
Ho voluto vedere. Vedere come sono cambiato. Una volta lo salivo con la bici da corsa, rapporti 39-28 e in discesa ogni tanto dovevo fermarmi e invertire la ruota anteriore perché le frenate su un pendio così ripido (15-18%) alla lunga facevano slittare il palmer sul cerchione. Sono passati tanti anni ed io ne ho 73. Oggi sono salito con la e-bike, un rampichino con motore Bosch da 400 watt.
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Parto alle 07,30 da Riva e dopo 4,5 km di lungolago, raggiungo Torbole. Salgo la vecchia Torbole (15-18%). Arrivo a Nago e via, a destra si sale! Utilizzo sin dall’inizio la seconda modalità di aiuto elettrico (tour). Nei punti più ripidi passo alla terza (sport). Mai all’ultima (turbo). Ho deciso che non voglio soffrire. Pedalo in scioltezza alla velocità di 9-10 kmh. Ora inserisco quasi sempre il terzo livello (sport). Ogni tanto mi fermo per qualche foto, cosa che avrò poi fatto anche in discesa. Dopo 11 km di salita raggiungo Malga Casina (m. 1030), meta che avevo raggiunto anni prima con la citata bici da corsa. Proseguo per altri 200 metri di dislivello. In totale ho percorso 17,5 km fino a quota 1250 m.. Battito cardiaco: 100, ottimo. Mi fermo anche perché ho consumato l’80% della batteria (vabbè che poi è tutta discesa, ma tant’è, come prima volta può bastare).
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Scendo. Pochi i ciclisti che salgono. Alcuni con la E-bike, altri senza aiuto elettrico. Arrivo all’altezza di Nago: bivio, prendo a sinistra verso “Tempesta-Busatteâ€: è per me un percorso nuovo, bellissimo, fra ulivi e praticelli ben curati che finisce alle Busatte (campo sportivo di Torbole), da cui si diparte la consueta, nota discesa che conduce a Torbole. Da qui, lungo lago e a casa. In totale 35 km..
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A cosa mi è servito questo “esperimento� Oggi porto la mia bici al ciclista, moto i pneumatici scolpiti e appena potrò salirò ai 1760 m in funivia da Malcesine, in bici raggiungerò il Rifugio Altissimo Damiano Chiesa (m. 2060) e scenderò fino a ricongiungermi con la mia salita di oggi. Cosa? Questo giro da solo? No, preferirei avere con me un amico che conosca già un poco la zona: vuoi che fra i miei tanti colleghi fiabbini non ce ne sia uno? Ce ne sarà anche più d’uno … scommettiamo?
Good e-bike everybody!
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